Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Stella_Potter394    15/02/2017    1 recensioni
[...]Un altro giorno, ancora. Mi chiedo ancora come abbia fatto a non diventare pazzo nelle mie condizioni, credo che se non avessi avuto una ragione per resistere, qualcosa, un pensiero, a cui aggrapparmi adesso sarei già scivolato da tanto nella pazzia o, peggio, avrei chiesto pietà e allora avrei dovuto vuotare il sacco. Solo al pensiero rabbrividivo. No, non avrei mai fatto nessuna delle due opzioni a costo di morire qui, da solo, solo per proteggerli.
Come un futuro può essere cambiato. Un intreccio di ricordi, sensazioni, sguardi e sentimenti che (spero) vi sorprenderà: è la storia di Jenna e di lui. Lui che le è sempre vicino e che deve proteggerla.
entrate e scoprirete il loro mondo
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 7

 

La prima cosa che sentii fu il calore. Seguirono delle leggere carezze -al volto, alla nuca, al polso- contornate da dei leggeri sussurri. Era una voce carezzevole, mi faceva sentire protetta. Istintivamente sorrisi.

Poi mi ricordai di quel che era accaduto e il sorriso scomparve per lasciar posto alla paura. L'uomo, la bestia, l'attacco, Cameron.

Aprii gli occhi di scatto, alzandomi con la schiena e rannicchiandomi in un punto. Le mani sparirono subito. Appena lasciarono il mio corpo sentii un freddo invadermi fin nelle ossa, il che non fece che peggiorare la situazione.

«Jenna?»

Troppo accecata dalla paura non badai alla voce. Col cuore in gola riconobbi la mia stanza, i miei libri, le mie cose. Mi accorsi che ero sul mio letto e un po' della paura che mi serrava lo stomaco scivolò via.

«Jenna, è tutto apposto ora. Sei al sicuro.» scivolai con lo sguardo fin dove stava lui. Teneva le mani avanti, come a farmi vedere che era innocuo, gli occhi ghiacciati erano docili. La sua voce, mi sorpresi, era arresa, come se pensasse che io non lo avrei sentito.

Strinsi ancora di più le braccia attorno alle mie ginocchia. «Cos'era quella cosa?» la domanda mi uscì come un sussurro ma, al contrario di quello che mi sarei aspettata, era calma, non una nota di paura ad invaderla.

Vidi il suo volto contorcersi in un'espressione di sorpresa mista a gioia e paura. Istintivamente sorrisi leggermente, come per rassicurarlo.

Continuai. «Cosa voleva da me?»

Lui, imperterrito, non apriva bocca. Perché non rispondeva?

«Chi sei tu, Cameron?» chiesi infine, alzando la voce e calcando sul suo nome.

Sussultò come se lo avessi punto. Aprì la bocca, forse per dire qualcosa, ma non uscì niente, se non un tremulo sospiro. I suoi occhi divennero lucidi e, quando stavo per chiedergli perché non volesse rispondere, parlò.

«Ridillo.» la voce gli tremava.

Lo guardai, non capendo, ma i suoi occhi mi stavano pregando di acconsentire alla sua richiesta. Per qualche strano motivo, lo accontentai.

«Chi sei tu, Cameron?»

Questa volta lo vidi chiudere gli occhi, come per assaporare il suono di quelle parole.

Quando li aprì, mi sorrise riconoscente.

«Grazie.»

Non sapendo che dire rimasi zitta. Avrei tanto voluto sapere perché mi stesse ringraziando ma non trovavo la voce per chiederglielo. Se ci fosse stata Ronnie avrebbe riso e segnato quel giorno sul calendario. Io non perdevo mai le parole, anche nei momenti meno opportuni avevo sempre qualcosa da dire, che fosse una cosa seria o stupida io la dicevo senza preoccuparmi.

Lasciai andare le mie gambe che, a causa della scomoda posizione, stavano cominciando a dolermi, e mi sedetti sul bordo del letto guardandomi i piedi.

Il silenzio e il suo sguardo fisso su di me cominciava a mettermi in imbarazzo. L'avevo già detto che coi ragazzi ero una frana?

Con la coda dell'occhio lo vidi sedersi affianco a me.

«Quella cosa che ha cercato di ucciderti è una creatura del buio, nata dai sentimenti negativi delle persone.» mi voltai a guardarlo. Cameron fissava il vuoto davanti a sé, la schiena curva, gli avambracci poggiati sulle ginocchia. Ogni suo muscolo era in tensione, come se si stesse sforzando di parlare. Non riuscivo a capire quanti anni avesse, non ero mai stata brava in quelle cose. «Io le chiamo Ombre, perché se nessuno le invoca queste svaniscono come se non fossero mai esistite, distrutte dalla luce.»

Mentre parlava, continuavo ad aspettarmi che da un momento all'altro mi dicesse che era tutto uno scherzo, ma era serio. Terribilmente serio. Credeva davvero a quello che mi stava dicendo anche se questo era paradossale, tuttavia non potevo non credergli. Sentivo ancora le mani di quella cosa addosso e l'odore di zolfo che mi soffocava. Scossi la testa per scacciare queste sensazioni, concentrandomi su Cameron.

«Perché qualcuno avrebbe... avrebbe dovuto invocare un... un'Ombra per uccidermi?» chiesi lentamente.

Cameron abbassò il capo scuotendolo e guardandosi le mani. Avevo tante domande da fargli, tipo “che cosa poteva invocare un ombra?” ma qualcosa mi diceva che non voleva rispondere e che non sarebbe stato facile cavargli qualcosa.

Decisi di lasciarlo in pace. Per ora. Cocciuta com'ero non mi sarei arresa. Matt diceva sempre che avrei convinto anche un pesce a camminare se solo lo avessi voluto.

«Come stai?» ricordavo ancora le sue urla. Era un suono che non sarei più riuscita a dimenticare.

Girò il capo per osservarmi e i nostri sguardi si fusero.

Il mio cuore fece una capriola.

Quegli occhi azzurri erano come un balsamo per la paura che ancora provavo.

Continuò a fissarmi, annuendo lentamente. «Bene, adesso.»

Riuscivo a sentire il cuore battermi per fino nelle dita dei piedi e la faccia in fiamme. Dovevo calmarmi. Mi alzai in piedi di scatto e con un sorriso dissi: «Beh, sono contenta!»

 

 

***

 

 

«Beh, sono contenta!»

Mi sorrise, quel suo sorriso caldo e dolce che tanto ho desiderato di poterlo vedere rivolto a me.

Mi incantava.

Credo di averla guardata con uno sguardo ebete e quindi pensai che mi stesse prendendo per pazzo. Non avrei potuto biasimarla se avesse pensato questo, visto le cose impossibili che le stavo dicendo e il fatto che sembravo un imbecille muto, ma, diamine!

Lei era lì, mi stava guardando, parlando, e conosceva il mio nome e io... io credo di non essere stato così vicino a piangere da tanto tempo. Era da tanto che non sentivo pronunciare il mio nome. Era da tanto, troppo tempo che sentivo di non essere invisibile.

La paura minacciava ancora di stendermi. Avevo avuto paura. Paura che sarebbe morta. Paura di non vederla più sorridere o arrabbiarsi. Paura di non riuscire a salvarla.

Semplicemente, paura di perderla.

Ora, mi resi conto quasi tremando, lei era ancora più in pericolo. Lui non si sarebbe dato pace finché non l'avrebbe uccisa quindi non dovevo fare cazzate. Non potevo rischiare dicendole tutto, sarebbe stato troppo da sopportare per lei.

Mi guardò inclinando la testa da un lato con quel piccolo broncio che metteva su quando stava pensando a qualcosa che non riusciva a capire. Sorrisi. Era adorabile.

« Cameron... » il mio nome detto dalla sua voce, dalla voce di colei che mi aveva impedito di impazzire nella mia prigionia, era una splendida melodia che mai mi sarei scocciato di ascoltare. Con la mano le feci segno di continuare.

Si morse il labbro inferiore, arrossendo prima di continuare. « Tu... ecco... eri tu che... eri tu il ragazzo dei miei sogni? » mi lasciai scappare una risatina e lei, sempre più rossa, si rese conto di ciò che aveva detto. « oddio, non è quello che pensi tu! Intendevo dire che... ecco » continuò a farfugliare.

Intervenni, stava diventando di uno strano color porpora. « Sì. E'... era» mi corressi « il solo modo che avevo per riuscire a... parlarti.»

« Parlarmi. » borbottò facendomi ridere. « Mi stavi facendo impazzire. Tu e le tue irritanti risposte! » mi accusò, andando verso la finestra nella stanza. Scostò la tenda e la luce del sole, in contrasto a quella specie di temporale di poco prima, entrò nella stanza.

« Scusa, solo che non potevo parlarti e quando potevo non dovevo rivelarti troppo. » ammisi cercando di nascondere un sorriso.

Dopo un momento di silenzio, Jenna, ancora rivolta alla finestra, parlò con voce più seria. « Cameron, perché qualcuno dovrebbe voler uccidermi? Come ho fatto a sbarazzarmi di quell'Ombra? E, soprattutto, chi sei tu e...cosa sei? » si volse a guardarmi, le braccia abbandonate lungo i fianchi e i pugni che si stringevano e si aprivano in continuazione. Era nervosa, quel gesto lo conoscevo bene. Sospirai.

« Jenna io... non posso dirti tutto, sarebbe troppo rischioso per » te. Ma questa parola non volli dirla, si sarebbe solo intestardita ancora di più.

« Allora dimmi quello che puoi. Ho il diritto di sapere. Dimmi, ad esempio, come fai a conoscermi e perché tu mi sembri così familiare pur non avendoti mai parlato. Oppure come facevi ad apparire in quei miei... sogni? Non so nemmeno come chiamarli ormai. »

Io rimasi in silenzio a guardarla. Il viso dolce, le labbra piene e rosse, gli occhi color tempesta brillanti di determinazione e curiosità, il tutto incorniciato da dei corti capelli mossi, neri con riflessi blu. Adoravo quella combinazione, la rendevano unica e bellissima ai miei occhi. Sospirò e guardò in basso, martoriandosi il labbro inferiore e tormentandosi le mani. Non potevo sopportare quella vista ma...

« Io... » sentii i suoi occhi puntarsi su di me, trattenendo il fiato. Sospirai frustrato.

« In realtà non avevo mai pensato di parlarne, con nessuno, certo, ma soprattutto con te. Ho sempre pensato che alla fine sarei morto ma che almeno tu fossi al sicuro. Sai, era una cosa che riusciva a non farmi avere paura della morte. Pensavo, se morissi, almeno lei sarebbe salva. Che pensiero egoista. » risi amaramente. Stavo parlando a ruota libera, senza guardarla o stare a pensare che lei non stesse capendo, troppo impegnato a rivivere quei momenti bui, ma, all'improvviso sentii la sua presenza accanto a me e la sua mano sulla mia spalla.

Fremetti. Non ricordavo la sensazione di calore che poteva dare un semplice gesto come quello.

« Molte volte mi sono lasciato cullare da questo pensiero prima di addormentarmi, altre invece mi aggrappavo alla vita con tutto me stesso. Era una tortura psicologica che lui amava somministrarmi. Poi un giorno, quando stavo ormai per impazzire, non so come, riuscii ad entrare in quella stanza. Pensai che stessi delirando ma in realtà era una via d'uscita che avevo creato per evadere da questa vita così ingiusta e, pensando a te, riuscii ad invocarti. » ripresi fiato, ricordando. « La prima volta non riuscivo neanche a parlare. Non sapevo neanche come avevo fatto, i miei poteri erano e sono ancora un mistero per me. Poi, man mano, capii che potevo invocarti quando volevo lì, così ne ho approfittato. » chiusi la bocca, avevo deto troppo. Ora mi avrebbe sicuramente preso per pazzo.

Non osavo guardarla, non aveva aperto bocca ma almeno non aveva lasciato la mia spalla, potevo considerarla una buona cosa, no?

« Co... come fai a conoscermi? Sei una specie di stalker? Perché sembra che tu non abbia fatto altro che seguirmi » mi chiese un po' seriamente un po' scherzando.

« Non sono uno stalker, se questo ti preoccupa. » le dissi cercando di non farla impaurire. Finalmente mi girai verso di lei. Mi guardava intensamente, con le guance un po' rosse. Il suo sguardo era imperturbabile ma dopo poco la vidi annuire e sorridermi.

« Ti credo. Ma, se non uno stalker, allora cosa sei? »

« Colui che ti proteggerà a costo della vita, ti basti sapere questo. » 





I'm back, bitches! 
okay questa è la prova che The Vampire Diaries fa male hahaha
comunque finalmente sono riuscita a finirlo, non facevo altro che scrivere e cancellare ed esasperare le persone quindi spero che questo capitolo vi piaccia e che mi facciate sapere le voste impressioni, sono pronta a tutto!
Grazie ancora a chi segue questa storia,
Stella *bacini*

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Stella_Potter394