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Autore: Heihei    15/02/2017    1 recensioni
TRADUZIONE
La storia è stata scritta da Alfsigesey e pubblicata su fanfiction.net in lingua inglese.
Bethyl post-finale della 4 stagione
"Nulla sarà più facile di nuovo. Scappare da Terminus, sconfiggere una mandria di vaganti, cercare provviste. Ma niente di tutto ciò sarà difficile come innamorarsi e provare a costruire una vita insieme in mezzo a tutto questo."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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MATRIMONIO APOCALITTICO


 

 

Si avvicinarono a Terminus per uno dei controlli giornalieri stabiliti da Rick. Erano abbastanza vicini da vedere ancora piccoli gruppi di vaganti aggirarsi all’interno. La Casa delle Madri, invece, era ancora sbarrata.

Sophie, le altre madri e i bambini avevano ancora delle provviste solo per altri sei giorni. Se Rick avesse aspettato ancora a lungo, avrebbe preso una macchina e sarebbe entrata lì da sola, anche se probabilmente era la scelta peggiore che potesse fare, per lei e per Sophie. Ma era una brutta situazione, non esisteva una soluzione più adatta per gestire la cosa, aveva quell’unica possibilità.

Quando la jeep ripartì da Terminus per ritornare al motel, Carol osservò Daryl di nascosto mentre parlava con Bob e Abraham.

“Potrei aver esagerato ieri”, ammise. “Intendo… con la caccia”, aggiunse poi, tempestivamente.

“Il muscolo è debole, devi andarci piano”, disse Bob.

“Scusa se ti ho snobbato, non so fare il paziente”, borbottò.

Bob alzò le mani.

“Un mio amico era stato sparato esattamente nello stesso punto e neanche lui voleva che qualcun altro salvasse la sua fottuta vita”, s’intromise Abraham. “Quel bastardo è diventato zoppo e tu farai la stessa fine. Ricorda le mie parole.”

“Meglio io invalido che voi morti”, rispose Daryl, con una nota di black humor che, così come fece sorridere Bob, fece aggrottare le sopracciglia al soldato.

“Avevo visto quel vagante, non c’era bisogno che tu...”

“Ringrazia semplicemente l’uomo che ti ha salvato la vita e falla finita!”, esclamò il medico con una risata.

“Non mi ha salvato la vita, ha interferito con la mia uccisione!”, gridò Abraham.

Poi risero tutti e tre. Insieme.

Da quando si erano riuniti, passavano tutti i giorni in compagnia gli uni degli altri, ma non si era mai sentita così distante da Daryl. Era frustrante, perché avrebbe dovuto essere felice del fatto che stava bene e che si era aperto con qualcuno, sapeva che era quello che doveva fare per stare meglio. Non voleva che restasse asociale per sempre, ma in quell’ultima settimana, in cui non avevano fatto altro che preoccuparsi del gruppo e scambiarsi risposte monosillabiche, si rese conto di qual era il fulcro del problema: non era Daryl a non parlare con lei, ma il contrario.

Magari era sempre stata lei a spingerlo a relazionarsi con lei, magari non voleva condividerlo con nessun altro. Sapeva che era da egoisti, ma avrebbe voluto continuare a sentirsi l’unica persona con cui lui potesse davvero scherzare, parlare, passare del tempo…

Aveva incrinato un po’ la sua corazza alla morte di Sophia. Riuscì a vedere quanto stesse soffrendo e cercò di fare quello che poteva per consolarlo. Lui, di quella corazza, lasciò aperta una fessura. E l’aveva fatto solo per lei.

Aveva visto molte persone, prima, provare a parlare con lui, ma, nella maggior parte dei casi, si rivelavano imbarazzanti conversazioni a senso unico. Ora, invece, sembrava molto meno a disagio nel relazionarsi con gli altri. Beth non solo aveva rotto la corazza, ma gliela stava anche sfilando. Poteva anche essere rimasto il solito Daryl scontroso e riservato, ma a poco a poco momenti come quello con Abraham e Bob erano sempre più frequenti. Si stava avvicinando alle persone. Come con Rick, per esempio: lui e Daryl erano in buoni rapporti da un bel po’, anche se lei non lo approvava del tutto, ma non li aveva mai visti così vicini prima d’ora. Era stato il più sottile dei cambiamenti, ma era evidente nei loro piccoli gesti, nei silenzi in cui si capivano anche solo con uno sguardo. Per non parlare poi di come Rick cercava sempre di confrontarsi con lui quando doveva prendere una qualsiasi decisione. Sembravano più fratelli che amici. Forse i figli di Rick, crescendo, avrebbero imparato a chiamarlo zio.

Non è neanche il fatto che stia con Beth che mi infastidisce, è il fatto che lui stia rinascendo dalle tenebre mentre io mi ci sto inoltrando ad uccidermi.

Più avanti, la strada si aprì a tal punto che riuscirono a vedere l’ultimo mezzo miglio che li avrebbe condotti a una stazione secondaria. Altre auto abbandonate erano sparpagliate lungo tutto il perimetro. Rick cominciò a rallentare, quando un rumore proveniente dai boschi li allarmò.

Daryl, ovviamente, fu il primo a rendersi conto solo dal rumore che non era un vagante.

“Chi ha voglia di cervo?”

Come saltò giù dall’auto, il cervo cominciò a scappare nei boschi e lui non esitò a seguirlo.

“Non andare da solo! Carol, lo seguiresti?”, le chiese Rick, guardando il punto tra gli alberi in cui le ali d’angelo dietro al gilet di Daryl erano sparite.

Annuendo, Carol seguì il suo percorso e lo ritrovò poco dopo tra gli alberi. Il cervo si era allontanato abbastanza.

“Dobbiamo restare indietro, deve pensare che non vogliamo raggiungerlo.”

Seguirono le tracce fresche che l’animale aveva lasciato sul terreno, senza parlare.

“Tutto bene tra te e Rick?”, chiese poi Daryl.

“A che ti riferisci?” Carol sospirò.

Nessuno le aveva chiesto nulla a proposito fino a quel momento, ma era certa che qualcuno doveva averli sentiti litigare qualche notte prima.

Sicuro di se stesso, Daryl alzò lo sguardo su di lei che, a dispetto di se stessa, dovette soffocare un sorriso amaro.

“Vi siete allontanati nei boschi e dopo qualche minuto vi ho sentiti urlare. Pensi che io non sia corso a controllare? Appena ho visto che non eravate stati attaccati, sono tornato indietro. Ma anche se non ho ascoltato quello che stavate dicendo, è evidente che le cose tra voi non vanno bene.”

Appunto, qualcuno li aveva sentiti urlare. Almeno si tranquillizzò nel sapere che era stato Daryl, forse l’unico che non si sarebbe schierato. Si fidava di lui e sapeva che le avrebbe dato un giudizio imparziale, ma non era sicura che sarebbe stato d’accordo con lei. Si chiese quale parte della conversazione avesse sentito.

“Faccio quello che mi chiede di fare”, disse con fermezza. “Cioè tutto quello che vuole lui, in ogni caso.”

“Ti sbagli, a lui importa di te. Gli importa di tutti noi”, borbottò Daryl.

“Di me meno degli altri”, sbuffò lei. “Sono pericolosa, hai sentito quella parte? Non ci si può fidare di me, faccio le cose di mia iniziativa, uccido persone innocenti. Non mi vuole intorno ai suoi figli.”

“Ha detto tutto questo?”

Teoricamente no. Aveva iniziato dicendole che Tyreese gli aveva raccontato tutto quello che avevano passato per strada e che gli dispiaceva per Lizzie, Mika e Sophie. Le aveva detto che voleva dimenticare tutto e andare avanti. In realtà, si era anche scusato per alcune cose che le aveva detto quando l’aveva allontanata dalla prigione e si era quasi rimangiato quello che aveva detto su Carl e Judith. Aveva ammesso di sapere che avrebbe fatto di tutto per proteggerli e la ringraziò per essersi presa cura della piccola. Poi, le aveva anche detto che se Tyreese era riuscito a perdonarla, poteva farlo anche lui.

Ma era stata proprio l’implicazione di dover aspettare il suo eventuale perdono a infastidirla. Non aveva fatto niente di male e lui l’aveva allontanata, e ora se n’era uscito con quel “ti farò sapere se riuscirò a perdonarti”.

“Anche se non l’ha detto, mi è chiaro ciò che pensa di me.”

“Cambierà idea.” Daryl scrollò le spalle. “Io ho capito che l’hai fatto per proteggerci e l’ha capito anche lui.”

“Ma capisci che mi ha fatto, Daryl? Mi ha lasciata lì fuori da sola. Quante chance pensi che avrei avuto di sopravvivere? Quante pensi che ne abbia chiunque? Non gli importava del fatto che rischiassi di morire.”

“Non sarebbe accaduto”, le rispose con sincerità. “Se il Governatore non avesse fatto ciò che ha fatto, sarei venuto a prenderti, Rick lo sapeva. Ti avrei riportata indietro, come ho fatto con Merle, e vi avrei chiusi in una stanza finché non sareste andati d’accordo.”

Il confronto con Merle la colpì come un pugno allo stomaco, ma cercò di non darlo a vedere.

“Come avresti fatto? Come mi avresti trovata?”

Daryl non rispose, ma si fermò, mantenendo lo sguardo fisso sul terreno. Guardò con curiosità la direzione opposta a quella che stavano seguendo, forse domandandosi cosa avesse spinto quel cervo a cambiare così bruscamente il suo percorso.

Forse l’avrebbe trovata. Era strano come tutti si fossero ritrovati ogni volta, in effetti. Era difficile per lei pensare a cosa sarebbe potuto succedere, se quello che era davvero successo di recente era così vivido nella sua mente. Probabilmente, sarebbe ritornata da sola alla prigione, divisa tra l’idea di pregare gli altri di riammetterla confessando la verità a Tyreese e l’idea di provare a convincere Daryl a partire con lei. Ma tutti i suoi piani erano stati stravolti da quello che aveva subito poco dopo e aveva abbandonato quei pensieri negli angoli più reconditi della sua memoria.

Se era davvero destinata ad essere la reietta, doveva affrontarlo. Poteva non riavere più un’altra occasione per farlo.

“Cos’è successo… tra te e Beth?”

Odiava il modo in cui quella domanda era uscita dalla sua bocca. Riuscì a sentire gli echi della persona timida e debole che era prima.

Smise per un attimo di seguire le tracce per voltarsi e guardarla, studiandola.

“Non so spiegarlo”, ammise. “E’ successo.”

Annuendo, Carol cercò di capire. “Avrei mai potuto immaginarlo?”

Fece un passo verso di lui, accorciando le distanze. Daryl non si mosse, ma mantenne lo sguardo su di lei, finché, finalmente, non scosse la testa.

“Tu non potevi immaginare niente, Carol. Se volevi, ero lì. Infatti, non volevi.”

“Non pensi che magari me lo tenevo per me?” Rise lievemente.

“Non volevi”, scosse ancora la testa. “Se l’avessi voluto davvero, avresti fatto qualcosa.”

A quelle parole, Carol alzò gli occhi al cielo. Almeno in parte, sapeva che aveva ragione. Per tutto il tempo in cui erano stati amici, aveva pensato, una volta o due, di fare qualche passo in più verso di lui, ma qualcosa l’aveva sempre frenata. Forse era la stanchezza.

Era così stanca.

Daryl si avvicinò, mantenendo la voce bassa anche se non c’era nessuno a spiarli. “Sei la persona più coraggiosa che conosco. E nella vita ho conosciuto molti figli di puttana, fattelo dire.”

C’era una serietà nei suoi occhi che la sorprese, anche se non avrebbe dovuto. Daryl non parlava mai con leggerezza.

“Tu, io, anche Beth… tutti noi abbiamo ottenuto uno scopo e tutti noi abbiamo bisogno delle persone, ma tu, più di tutti, non hai bisogno di un marito apocalittico.”

“A volte penso che Ed… la morte di Sophia… penso che mi abbiano distrutta in un modo che neanche io riesco a capire. E se non riuscissi più a farlo di nuovo?”

E se non riuscissi più ad amare?

“Stronzate. Ti ho detto che non hai bisogno di nessun uomo. Tu puoi fare tutto quello che vuoi.”

   
 
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