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Autore: 9dolina0    16/02/2017    3 recensioni
«Il futuro di Chichi è drammaticamente avvolto da una coltre di nebbia attraverso la quale i miei poteri non possono penetrare. Vedo i malvagi incombere sul suo regno; vedo il sangue scorrere lentamente lungo le terre di Furipan e contaminare il vostro fiume; ma non posso vedere cosa ne sarà esattamente di vostra figlia. Perderà, usurpata dai malvagi, il controllo delle sfere del drago, ma che lei sopravviva o meno alla venuta di quegli esseri non posso in alcun modo saperlo. Tuttavia, riesco distintamente a scorgere accanto a lei la figura di un giovane forte e valoroso. Non so chi sia, né da dove venga, né se sarà davvero in grado di proteggerla. Cerca quel giovane e spera che possa davvero fare qualcosa. Ma sta’ attento a non confondere il designato con un malintenzionato: il destino di tua figlia potrebbe essere nelle sue mani.»
Amore, lotta, usurpazione e sentimenti...
Un destino da cambiare e una principessa da salvare.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bulma, Chichi, Goku | Coppie: Bulma/Vegeta, Bulma/Yamcha, Chichi/Goku
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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La scopeta di Condor

Capitolo XVIII – La scoperta di Condor


Da quando in qua Chichi sapeva volare?
Yamcha pensava di conoscere la principessa abbastanza bene, ma evidentemente la bella guerriera gli aveva nascosto questa verità.
Già, ma a che pro?
Forse nemmeno lei si fidava completamente di lui?
L’idea di essere stato in un certo modo preso in giro da Chichi non gli piaceva per niente: Yamcha era ancora talmente disgustato dal trattamento che gli aveva riservato Bulma che ormai vedeva come un affronto personale praticamente ogni cosa che gli venisse detta.
O taciuta.
Persino i colpi infertigli da Kakaroth gli dolevano meno al confronto.
Ecco, appunto.
Kakaroth.
Da quanto poteva scorgere attraverso il suo sguardo confuso, nemmeno lui sapeva che Chichi fosse in grado di volare.
Benissimo: erano stati presi in giro entrambi.
Tra l’altro, sebbene ancora Yamcha non riuscisse a scorgere la sua figura nel cielo, si era reso conto benissimo che la principessa stava volando a una velocità piuttosto sostenuta. Un essere umano normale non avrebbe potuto arrivare a tanto.
Come accidenti era possibile?

Dal canto suo, Kakaroth aveva finalmente deciso di lasciar perdere la faccia martoriata di Yamcha per dirigere il suo sguardo – e la sua attenzione – verso la giovane donna che stava arrivando.
No, ne era certo: Chichi non aveva quella capacità.
Se ne fosse stata in grado, avrebbe certamente utilizzato quella tecnica anche durante i loro allenamenti. Tuttavia, era chiaro che qualcosa non quadrava: una strana aura avvolgeva la principessa e lui riusciva percepirla senza alcuna difficoltà. Non era certo, però, che fosse la sua.
Anzi, sicuramente non lo era.
C’era qualcosa di anomalo e di magico nella strana forza che stava percependo nell’aria, e più diventava forte quell’energia, più era tentato di spiccare anch’egli il volo e di raggiungere la bella guerriera.
Ma l’arrivo repentino di quest’ultima gli fece accantonare il proposito e gli fece venire voglia, al contempo, di imprecare contro di lei e contro quella maledetta nuvola sulla quale era seduta.
Già, una fottutissima nuvola volante.

Chichi aveva il fiatone.
Certo: non aveva fatto alcuno sforzo fisico per raggiungere il suo
protettore presso la Kame House, ma l’ansia di trovare Yamcha esanime sulla spiaggia dell’isola di Muten le aveva messo in corpo talmente tanta angoscia che il suo cuore aveva preso a tamburellare all’impazzata.
Per fortuna che si era ricordata del dono che tanti anni prima le aveva fatto sua madre prima di morire.
Se non avesse avuto a disposizione la
nuvola Kinton, non avrebbe mai fatto in tempo a salvare il suo amico.
E a impedire al suo
protettore di commettere un gravissimo errore.
Gli sguardi sbigottiti che si era vista piovere addosso le avevano dato la certezza che gli eventi non erano ancora precipitati. Yamcha era malconcio, certo, ma esattamente come tutti gli altri la stava fissando incredulo, con la faccia di chi aveva appena visto qualcosa di sconvolgente.
E la sua preziosissima nuvola d’oro senz’altro lo era.
Ma a dare le dovute spiegazioni su quel meraviglioso oggetto ci avrebbe pensato in un secondo momento, ammesso che ne avrebbe avuta l’occasione.

«Sei completamente impazzito, Goku? Volevi forse ammazzarlo?»

La ragazza scese velocemente dalla nuvola e corse incontro al suo amico, a terra e sanguinante, ma comunque ancora lucido.

«Ah, Yamcha! Temevo di non fare in tempo, accidenti! Prendi un senzu, avanti.»

«Un… cosa?»

Lo sguardo sbigottito dell’uomo si posò su un minuscolo fagiolo stretto nella mano della principessa.
Che diavolo avrebbe dovuto fare con quello stupido legume?
Mangiarlo, certo; ma a che pro? Era forse un oggetto miracoloso anche quello?
In fondo, da una ragazza che volava in groppa a una nuvola, avrebbe potuto aspettarsi anche questo.

«Mangialo, Yamcha! Non è il momento di fare domande questo!»

Il guerriero strappò il fagiolo dalle mani della principessa e lo ingurgitò.
Assurdo, davvero assurdo!
Probabilmente non avrebbe dimenticato quella giornata per tutto il resto della sua vita. Prima era stato attaccato senza motivo da un alieno venuto sulla Terra per fottere le preziose
sfere del drago alla sua protetta; poi, la donzella in questione era venuta a salvarlo a cavallo di una dannata nuvola volante; infine, la stessa fanciulla pretendeva di alleviare le sofferenze patite per colpa di quel farabutto del suo protettore somministrandogli uno stupidissimo fagiolo.
Se ciò che stava accadendo non lo stesse vivendo sulla propria pelle, senz’altro avrebbe riso della trama ridicola di quell’ipotetico romanzo.
Ma era tutto incredibilmente vero, così come era vero che quel
senzu – o come lo aveva chiamato Chichi – aveva il potere di guarire in fretta le persone.

Yamcha era di nuovo in piedi.
Le ferite sul suo volto si erano rapidamente e completamente rimarginate.
Chichi era riuscita a guarirlo con chissà quale medicina e, come se ciò non bastasse, lo aveva fatto ignorando completamente il suo sguardo minaccioso.
Quella stupida ragazzina non si era curata quasi per nulla di lui e si era precipitata a salvare la vita all’uomo che aveva rubato le
sfere del drago.
Ridicolo.
Pazzesco e ridicolo.
Chichi doveva essere una masochista; oppure non doveva interessarle poi tanto delle sue preziose sfere. Kakaroth avrebbe voluto sbraitare dalla rabbia, ma il viso atterrito della principessa lo confuse non poco. Che cosa stava succedendo a quella maledetta ragazza? Egli non poté non notare il tremolio della sua voce e i residui di lacrime che le erano evidentemente scivolati sul viso.
Possibile che si fosse ridotta a piangere per Yamcha?
Teneva davvero alla sua vita fino a quel punto?
Un moto di gelosia gli attraversò ogni singola fibra del corpo. A lui non interessava niente di quella stupida principessa dal carattere un po’ troppo pepato,
però lei era la sua protetta e Goku sapeva di aver fatto breccia nel suo cuore. O, per lo meno, così credeva.
Che avesse esagerato?
Che il suo comportamento l’avesse spinta a ricredersi?
Probabilmente sì; ma, tutto sommato, perché avrebbe dovuto dolersi per una cosa del genere?
Lui non era interessato a Chichi.
No.
Eppure…

«Chichi, vuoi spiegarmi che cosa ci fai qui e… Che diavolo è quella cosa

«Ah, Yamcha! Invece di pensare a me, dovresti prestare più attenzione alle persone che ti ronzano intorno! Si può sapere come ti è saltato in mente di metterti in combutta con gli allievi di Condor? Il tuo maestro ti aveva avvertito su quanto quel tizio fosse poco raccomandabile!»

«Oh, cavolo! Non ti ci mettere anche tu! Ci ha già pensato Bulma a farmi la ramanzina!»

«Ne aveva tutte le ragioni, accidenti! Ma come hai potuto abbandonare Furipan senza lasciare alcuna traccia? Così facendo hai solo destato inutili sospetti.»

Yamcha sbatté un pugno a terra.

Il sollievo di aver visto Chichi arrivare e il fatto che quest’ultima l’avesse salvata da una fine certa svanirono in men che non si dica. Ci era riuscita: aveva rovinato tutto rivolgendogli delle stupidissime e subdole accuse. Possibile che non si rendesse conto che non aveva avuto altra scelta? Possibile che non capisse quanto per lui quella scelta fosse stata difficile e obbligata?

«Chichi, se ben ricordi io ho cercato di mettervi in guardia fin da subito sul conto del tuo protettore. Eppure, né tu, né nessun altro mi avete ascoltato! Cos’altro credi che potessi fare se non allearmi con le uniche persone che sembravano pensarla come me? Io ho provato a mettermi in contatto con Bulma, ma…»

«Sei un idiota!»

L’urlo rancoroso di Chichi interruppe bruscamente le parole del guerriero.
La ragazza era furente, con sé stessa, con Yamcha, con Kakaroth, con Bardack e, soprattutto, con Mamanu. Era colma di rabbia a tal punto che avrebbe potuto esplodere da un momento all’altro. Il discorso di Yamcha aveva un senso, certo; ma proprio per questo lei si sentiva ancora più in colpa e, di conseguenza più inviperita. Non avrebbe dovuto diffidare dei sospetti dell’allievo di Muten. Era stato molto ingenuo da parte sua fidarsi ciecamente di un perfetto sconosciuto.
Chichi non aveva mai sbagliato in maniera tanto clamorosa e la consapevolezza di essere stata in parte responsabile dell’allontanamento di Yamcha, seppur in maniera indiretta, fece crollare ancora di più la sua già precaria autostima.
Certo, lui avrebbe potuto agire in maniera molto più razionale, ma il discorso che quel ragazzo aveva proferito in propria difesa non faceva, purtroppo, una sola piega.
Erano stati gli eventi a spingerlo nella rete di Tensinhan e lui, lasciato completamente solo, non aveva potuto fare altro che caderci dentro.

Chichi prese a guardare dritto davanti a sé.
Prima i suoi occhi incontrarono quelli furenti e sbigottiti di Goku, poi si posarono su quelli sconvolti di Tensinhan.
Ella capì dallo sguardo colpevole dell’allievo di Condor che Mamanu aveva detto la verità: era stato lui a prendere le
sfere del drago, e sempre lui le aveva fatte sparire, forse addirittura all’insaputa di Yamcha.
Jaozi era terrorizzato e si stringeva con forza alla schiena di Tensinhan.
A Chichi quel piccoletto faceva una gran pena e, nonostante ella sapesse bene quanto in realtà egli fosse pericoloso grazie ai suoi poteri psichici, non poteva non ignorare la sua debolezza fisica.
Aveva paura, e ne aveva ben ragione.
Tremava di terrore e sudava freddo, mentre aumentava con forza la vigorosa stretta intorno all’amico.

«Sei davvero un gran bel farabutto, Tensinhan» proferì la principessa, non nascondendo tutto il suo astio. «Grazie alla tua bravata, hai messo nei guai non solo me e Goku, ma anche Yamcha e il tuo amico Jaozi. Come accidenti hai potuto? Che cosa diavolo speravi di ottenere rubando le sfere del drago

Sia Kakaroth che Yamcha si voltarono di scatto verso Tensinhan.
Ora era tutto chiaro: a far sparire le sfere era stato l’allievo di Condor.
In effetti, non faceva una piega: Yamcha doveva aver insegnato a Tensinhan come azzerare l’aura e lui, approfittando dell’ingenuità del
predone del deserto, si era recato di soppiatto presso la dimora di quello scansafatiche del Supremo, rubandogli i preziosi oggetti da sotto il naso.
Già; ma come aveva fatto Chichi a scoprirlo?
Kakaroth tornò a guarda la principessa.
Il viso gonfio e le gote leggermente arrossate tradivano sicuramente una caduta di copiose lacrime. Chichi aveva pianto – quello era certo – ma Kakaroth non era più tanto convinto che quel pianto fosse stato causato dalla sorte di Yamcha.

«Sei sicura di quello che dici, Chichi? È stato davvero lui?»

«Sì, Gok… Kakaroth. Come vedi hai preso un granchio: Yamcha non c’entra niente.»

«E tu come accidenti fai a saperlo?»

Chichi trattenne a stento un moto di disgusto sul volto.
Quella domanda le aveva fatto tornare in menti gli avvenimenti della mattina: lei che si precipita con Crilin verso la camera di Bardack, Mamanu nella stanza del generale, la rivelazione sulla scomparsa delle sfere, il messaggio di Bulma…
Già, Bulma.
Se la principessa non avesse convinto Tensinhan a parlare alla svelta, il principe dei saiyan avrebbe messo le mani sulle
sfere del drago prima di loro.

«Te lo spiego più tardi. Ora dobbiamo assolutamente recuperare le sfere prima che Vegeta le faccia sparire. Il padre di Bulma ha costruito un radar apposito per localizzarle e il principe e la scienziata stanno andando nella Città dell’Ovest a recuperarlo.»

Il silenzio che avvolse l’isola di Muten fu paragonabile solo al senso di shock provato da Chichi poche ore prima quando scorse la sua matrigna insieme al padre di Goku.
Tutti erano rimasti attoniti, sconvolti dall’ultima rivelazione della principessa.
Persino Tensinhan antepose il terrore per il fatto che Vegeta avesse potuto trovare le sfere al fatto che egli stesso fosse stato smascherato.
Non lo aveva previsto; in nessun modo avrebbe potuto immaginare che quella maledetta scienziata avrebbe finito per mettere nelle mani del sovrano dei
malvagi uno strumento in grado di localizzare le sfere del drago.
Tutti i suoi sforzi per sottrarle alla custodia del Supremo erano stato inutili: qualcuno, molto più abilmente di lui, senza neppure muovere un dito le avrebbe presto fatte sue, semplicemente approfittando del genio di una donna apparentemente inutile.
E ora, Tensinhan doveva decidere se collaborare con la principessa, oppure allearsi con i saiyan.


***


Giumaho si sentiva debole.
Molto debole.
Erano giorni che non si concedeva un pasto decente e il fatto che si fosse quasi lasciato avvincere dalla depressione lo aveva reso ancora più instabile e vulnerabile.
Ma Mamanu aveva ragione: lui era il padre della principessa, e finché sua figlia non fosse diventata a tutti gli effetti la sovrana di Furipan, spettava a lui proteggere la sua terra e i suoi abitanti da qualunque minaccia si fosse ravvisata all’orizzonte.
E i saiyan erano una minaccia terribile.
Sebbene sentisse di non essere pienamente in forze, lo
stregone del toro si decise finalmente ad alzarsi in piedi e a uscire dalla sua stanza. Aveva paura di ciò che avrebbe potuto trovare al di fuori delle quattro mura in cui era stato rinchiuso per giorni, ma sapeva di non avere altra scelta: sua figlia non era in grado di gestire da sola quella terribile situazione e se, come aveva detto Mamanu, la presenza di Goku l’aveva mandata in confusione, spettava a lui cercare di riprendere in mano le redini del destino della principessa.
Giumaho si chiuse la porta alle spalle e prese a girovagare quasi senza meta all’interno del palazzo.
Per la verità, non aveva la più pallida idea di dove andare e di chi cercare.
Troppe cose gli erano sfuggite durante quei lunghissimi e difficili giorni ed egli si sentiva come se brancolasse nel buio.
Già; ma le
sfere del drago erano scomparse, e Chichi era nei guai fino al collo.
In un modo o nell’altro avrebbe dovuto assolutamente fare qualcosa.

Il castello sembrava essere deserto. In cucina non c’era nessuno, e anche la sala da pranzo era completamente vuota. Giumaho si recò persino nella palestra, ma all’interno non vi trovò anima viva. Possibile che tutti avessero abbandonato la reggia?
E per quale motivo?
Che fine aveva fatto Mamanu?
Lo
stregone del toro tornò indietro, rientrò a palazzo ed effettuò un altro rapido giro.
Non era possibile che fosse completamente solo lì dentro!
Vegeta, da quel poco che aveva capito, si allontanava assai raramente da quella che considerava la sua nuova dimora, e Bulma…

«Ah, Bulma!» esclamò Giumaho, improvvisamente colto da un’illuminazione.

L’uomo accelerò il passo e si diresse verso il vecchio sgabuzzino del seminterrato.
Chichi stessa lo aveva informato del fatto che il principe dei saiyan aveva fatto prigioniera Bulma e che l’aveva rinchiusa lì dentro per farle mettere a punto qualche diavoleria tecnologica.
Probabilmente, la scienziata doveva aver adibito quella stanza ormai vecchia e logora in una sorta di laboratorio di fortuna.
Quando l’uomo arrivò, si accorse che effettivamente la porta era aperta.
Non poteva sbagliare: lì dentro c’era ancora qualcuno.

Condor non aveva fatto in tempo a scappare.
Preso com’era dalla faccenda della Luna, aveva temporeggiato più del dovuto nel laboratorio della scienziata.
Ma ormai era troppo tardi per darsela a gambe: Giumaho era lì, davanti a lui, e lo guardava con fare irato.
Il proprietario del castello era furente e, a ben vedere, ne aveva anche tutte le ragioni. Egli aveva messo piede in quel laboratorio elargendo un enorme sorriso, convinto, evidentemente, di trovarsi poi di fronte una persona diversa.
Cercava la figlia di Brief, certo, e scoprire che invece a trafugare tra quelle scartoffie c’era l’acerrimo nemico del suo ex compagno di allenamenti lo aveva fatto infuriare.
D’altra parte, sebbene si fosse introdotto lì dentro in maniera indegna, l’anziano maestro di arti marziali era comunque incappato in roba grossa. Bulma aveva riesumato dai vecchi archivi di quel pazzoide di suo padre degli studi quanto meno anomali sulla Luna. Condor non credeva certo che tutto ciò fosse un caso: lei era lì, in quel maledetto castello, per assecondare le idee folli del principe dei saiyan e se sul suo dannato tavolo c’erano dei calcoli inerenti alla Luna, evidentemente l’argomento doveva interessare a Vegeta.
Senza ombra di dubbio.

«Miserabile farabutto!»

«Non ti arrabbiare, Giumaho! Prima lasciami spiegare!»

«Che diavolo ci fai qui, eh? Questo non è forse il laboratorio della scienziata?»

Condor si avvicinò allo stregone del toro sventolando tra le mani le carte di Bulma.

«Esatto; e guarda un po’ qua? La tua cara scienziata è in combutta con i saiyan per qualcosa di grosso!»

Giumaho prese a osservare Condor con aria sospetta.
Non si era mai fidato di lui e, a meno di essere clamorosamente smentito, non vedeva alcuna buona ragione per la quale iniziare proprio in quel momento. Quel vecchio maestro viveva di malvagità e di inganni e, per quanto la situazione fosse confusa e disperata, lo stregone non avrebbe avuto alcun motivo di pensare che Bulma stesse collaborando spontaneamente con i
malvagi.
Senza troppi preamboli, Giumaho strappò dalle mani di Condor i documenti che teneva in mano e prese a visionarli.
Lui non ci capiva niente di scienza e di tecnologia, ma era chiaro che in quei fogli ci fossero dei dati inerenti a una
luna.
Anzi, quella era proprio la
luna terrestre, scomparsa dai cieli notturni circa una quindicina di anni prima.

«Stai forse cercando di prendermi in giro? Ma quale combutta con i saiyan: questi sono dei vecchi studi sulla Luna! La carta oltretutto è logora: non è nemmeno roba recente! Anzi, a dirla tutta, non credo nemmeno che questa sia roba della scienziata.»

«Certo, idiota! Quei documenti li ha stesi di suo pugno il dottor Brief!»

«Appunto, e questo cosa credi che c’entri con i saiyan?»

«Be’, forse nei giorni di clausura che ti sei concesso, ti è sfuggito un piccolo particolare: Bulma sta lavorando per Vegeta! Se quelle carte erano sulla sua scrivania, vuol dire che i saiyan sono interessati all’argomento.»

Giumaho preso a ridere di gusto.
Per chi lo aveva preso?
Credeva davvero che sarebbe stato così sciocco a credere a una simile baggianata?

«La verità, mio caro, è che non avevi una scusa migliore per giustificare la tua presenza qui dentro e hai tirato fuori la prima scusa che ti è saltata in mente. Rimetti quei fogli al loro posto e esci da qui.»

«Ti si è fuso il cervello, per caso? Prova a ragionare, accidenti! Alcuni di questi appunti sono recentissimi e ci sono due grafie visibilmente diverse. Per qualche strana ragione, Bulma ha ripreso in mano gli studi sulla Luna e lo ha sicuramente fatto per ordine di Vegeta!»

«Andiamo, è ridicolo! Per quale assurdo motivo ai saiyan dovrebbe interessare una cosa del genere? Persino noi umani, ormai, ci siamo dimenticati della Luna!»

Condor incrinò le labbra in una evidente smorfia di stizza.
No, stavolta Giumaho stava prendendo un grosso abbaglio e, sebbene non gli piacesse l’idea di collaborare con il migliore amico di Muten, doveva in qualche modo convincerlo ad aprire gli occhi.

«Quanto tempo fa è scomparsa la luna, caro il mio stregone?»

«Circa quindici anni fa, se proprio ti interessa saperlo.»

«Oh, Bene. E, dimmi un po’, quanto tempo fa è morto Son Gohan?»


***



«Mi… Mi dispiace molto, Mamanu.»

Crilin non sapeva cos’altro dire.
Era vero: gli dispiaceva; ma i sentimenti che egli provava in quel momento andavano ben oltre questo. Era sconvolto – inutile negarlo – e per quanto quella donna accasciata a terra e in lacrime gli facesse una gran pena, il giovane guerriero non era sicuro che ella meritasse anche la sua pietà.
In fondo, se l’era cercata.
E si era anche messa in un guaio non da poco.
Ma che diavolo le era saltato in mente di iniziare una relazione clandestina con Bardack?
Lei era la moglie di Giuaho, accidenti, ed era anche una delle persone più influenti di Furipan.
Quella bravata, oltretutto, l’aveva messa ancora di più in cattiva luce con la principessa. Non che quest’ultima, a dire il vero, avesse la coscienza del tutto pulita, ma se non altro Chichi era soltanto una ragazzina: la sua leggerezza nei confronti di Gok… di Kakaroth poteva anche imputarsi all’ingeuità.
Ma quali scuse aveva Mamanu?
Nessuna; né tanto meno spettava a lui trovargliene qualcuna.
In un’altra occasione, probabilmente, il valoroso, onesto, generoso Crilin avrebbe tentato con maggiore convinzione di tirare su il morale affranto di un amico; ma in quel momento egli sentiva di non provare alcun interesse nel volerlo fare.
Era stanco, deluso e terribilmente preoccupato.
Da qualche parte sul suo bel pianeta si stavano per abbattere le furie scatenate dei guerrieri più potenti dell’universo e la cosa peggiore era che i saiyan stavano per combattere tra di loro l’uno contro l’altro.
Che diavolo poteva importargliene del cuore infranto di Mamanu e della rabbia che Chichi avrebbe potuto scatenare verso di lei? Se Bardack non fosse riuscito a frenare i propositi di Vegeta, avrebbero fatto tutti quanti una brutta fine ancor prima che la principessa avesse la possibilità di prendere a schiaffi l’impudica matrigna.

Eppure, nonostante ciò, Crilin non riusciva a non provare compassione per lei e di sottecchi continuava a fissare il suo viso mentre gli occhi riversavano lacrime.
Mamanu aveva sbagliato, certo, ma non spettava certamente a lui giudicare il suo comportamento. Cosa ne sapeva, in fondo, di come andasse il suo matrimonio con Giumaho? Tra i due coniugi c’era qualche anno di differenza e lo
stregone del toro in quei giorni aveva dimostrato di essere un uomo dalla mole tanto minacciosa quanto dall’indole docile e remissiva.
Un
debole, insomma.
Crilin non poteva di certo negare che, al contrario di Giumaho, Mamanu si fosse data enormemente da fare per salvare Furipan e i suoi abitante, sebbene, tutto sommato, non fosse nemmeno suo interesse o competenza. L’atteggiamento arrendevole di suo marito poteva averla delusa a tal punto da spingerla tra le braccia di un altro uomo?
Perché no; in fondo, per quel poco che aveva potuto capire, la scelta di sposare Giumaho non fu presa dalla stessa Mamanu ma da suo padre. Er
a probabile, dunque, che tra quei due non ci fosse poi chissà quale forte sentimento a unirli, a parte il rispetto reciproco.
Rispetto che però, evidentemente, con quel tradimento era venuto meno.


«Non giudicarmi per quello che ho fatto.»

La voce di Mamanu era tremolante, seria, rotta dal pianto.
Si vergognava, e anche molto, per essere stata smascherata in quel modo, ma la cosa che più la faceva star male era che proprio non riusciva a pentirsi di ciò che aveva fatto.

«Non lo sto facendo, infatti.»

Le labbra della donna si incurvarono in un sorriso sarcastico.
Certo, come no.
Chiunque l’avrebbe tacciata di essere una puttana.
Chiunque
.
Perché Crilin avrebbe dovuto esimersi? In fondo, lui l’aveva quasi colta sul fatto e ciò che era accaduto in quella stanza tra lei e il generale prima dell’arrivo del guerriero e della principessa era a dir poco inequivocabile.

«Io lo amo, lo capisci? Non l’ho fatto per convenienza o per noia, e nemmeno per placare gli ormoni. Non so cosa accidenti mi abbia fatto quell’uomo, ma io mi sono innamorata di lui.»

«Ah, questa poi! E si può sapere perché accidenti vieni a dirlo proprio a me? Per chi mi hai preso? Io non sono il tuo confidente e, te lo ripeto, non ti sto giudicando. Questa faccenda riguarda solo te e tuo marito.»

In un attimo di ritrovata lucidità, Mamanu si vergognò di quello sfogo tanto infantile.
Non era da lei.
Ma la verità era che la moglie di Giumaho era stanca di ricoprire perennemente il ruolo della consolatrice e della confidente. Alle volte desiderava che qualcuno si comportasse con lei come lei faceva con gli altri. In quel momento aveva la disperata necessità di sfogarsi e di essere consolata e, chissà perché, Crilin le aveva sempre dato l’impressione di essere un potenziale buon ascoltatore.

Ma quel ragazzo, evidentemente, era ormai giunto al limite della sopportazione. Quante ne aveva passate da quando i malvagi erano arrivati a corte? Mamanu sapeva che spettava proprio a lui testare tutte le invenzioni che Bulma creava per il principe dei saiyan e, da quel poco che aveva potuto cogliere dei lavori della scienziata, il lavoro non doveva essere affatto semplice.
Anche lui, d’altra parte, aveva cercato di mettere un freno, per quanto gli fosse possibile, all’istinto ribelle degli abitanti di Furipan.
E di quello di Chichi specialmente.
Evidentemente, però, aveva fallito.

«Hai ragione. Non è con te che dovrei chiarire la questione.»

«Già. Sei in un bel guaio, lo sai? E lo è anche il tuo generale. E anche Kakaroth e la principessa. Per non parlare di Bul...»

«Ah, se solo… Se solo riuscissi a evitare lo scontro tra Bardack e Vegeta, forse… Forse potrei scongiurare la catastrofe.»

Crilin abbozzò un mezzo sorriso.

«Perdonami la franchezza, Mamanu, ma a questo punto forse sarebbe meglio se tu ti facessi da parte.»

«E perché dovrei? Ormai sono dentro a questa situazione fino al collo.»

«Perché non hai detto subito chi avesse preso le sfere del drago?»

«Per evitare un inutile spargimento di sangue. Tensinhan non mi ha rivelato dove le abbia nascoste, per cui...»

«Certo, capisco.»

Il giovane guerriero sbuffò.
No, questa volta Mamanu stava mentendo. Se non aveva detto niente era perché non voleva schierarsi.
Sciocca.
In quel dannato cotesto, per quanto tempo ancora sperava di riuscire a tenere il piede in due staffe?
Le staffe, a dire il vero, erano anche tre o quattro.
Egli faticava a capire se lei avesse agito così per ignavia o col sincero proposito di tenere gli animi il più possibile a freno ma, in ogni caso, la sua strategia si era rivelata assolutamente perdente.

«In ogni caso, Mamanu, non ho altra scelta che raggiungere la Capsule Corporation e vedere com’è la situazione. Tu resta qui e, per favore, non dire niente a nessuno.»

«Si può sapere che diavolo sta succedendo, nanerottolo? Cos’è che la regina non dovrebbe dire?»

I due terrestri si voltarono di scatto verso la porta ancora spalancata.
Merda
.
Napa era lì, poggiato allo stipite, che guardava Crilin e Mamanu con l’aria collerica di chi sapeva di essere stato ingannato.
Quei maledetti esseri inferiori gli stavano nascondendo qualcosa.
Qualcosa di grosso.
E a giudicare dagli strani movimenti a palazzo degli ultimi giorni, dovevano essere coinvolti anche il principe, il generale e quella mezza checca di suo figlio.
Perché lui era stato tenuto all’oscuro di tutto?

Tutta questa omertà lo stava facendo innervosire parecchio.

«Na… Napa!?»

«In persona, zucca pelata. Che cosa ci fate voi due nella stanza di Bardack?»


CONTINUA


Angolo dell’autrice

Innanzitutto, mi scuso per aver interrotto la long per così tanto tempo. Non sto qui a darvi troppe spiegazioni perché ciò significherebbe raccontarvi come è trascorsa la mia vita negli ultimi due anni, ma avevo sinceramente bisogno di staccare la spina da EFP (anche se, lo ammetto, non ho mai del tutto abbandonato questo sito).

Per poter buttare giù i capitolo in questione, ho dovuto rileggere tutta la storia o quasi, poiché di fatto avevo perso il filo degli eventi; dunque, anche se l’idea di tornare a pubblicare era in cantiere da molto tempo, ho dovuto rimandare di qualche settimana.

Questo è un capitolo più che altro di transizione: mi è servito per riprendere confidenza con alcuni personaggi e per fare un piccolo passo avanti nel racconto. Spero che la caratterizzazione non abbia risentito troppo della mia lunga assenza da questo fandom e dalla storia.

Nel prossimo capitolo – che spero di pubblicare regolarmente la prossima settimana – torneranno Vegeta, Bulma, Bardack e i coniugi Brief. Volevo inserirli già in questo capitolo ma… mi sentivo arrugginita a tal punto che non avrei saputo come impostare il paragrafo!


Spero abbiate pietà di me.


Un forte abbraccio a tutti :*


9dolina0


PS: sto rileggendo anche i capitoli già pubblicati di Nova Spes. Conto di aggiornare al più presto anche questa storia.


   
 
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