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Autore: Eneri_Mess    16/02/2017    2 recensioni
« Com’è andata la serata? » chiese piano, accennando a dell’ironia solo per smuoverlo un po’. Ma lo conosceva troppo bene; alla sua domanda seguì un grugnito, un momento di silenzio che avrebbe voluto essere un non ne voglio parlare, e poi in fine una risposta. Perché a lei non avrebbe mai negato una risposta.
« Bene »
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michele Crispino, Sara Crispino
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Storia per il Cow-t, missione di crisi, terza settimana.
Storia per la Corsa di 72 ore di San Valentino di Torre di Carta e Fanwriter.it

Prompt Cow-t: Incest
Prompt Corsa: “Ho lottato invano. Non c’è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami.” (Orgoglio e pregiudizio, Jane Austen)

N° parole: 1064





 

Sara scivolò a sedere sulla panchina. Sospirò nel farlo, ma fu in realtà come prendere una boccata d’aria. Il suo corpo si rilassò nel vestito aderente e luccicante che la fasciava, risaltandone la pelle brunita. Il ragazzo di fianco a lei, con le braccia appoggiate lunghe sullo schienale della seduta, non si mosse. Fissava il panorama oltre la balconata, le luci della Caput Mundi, come fosse una di quelle statue che avevano visto in un viaggio a Dublino anni prima. La sua mascella era rigida e lo stesso per il suo sguardo. Un occhio esterno lo avrebbe apostrofato concentrato nello scrutare l’orizzonte puntinato di bagliori artificiali, di cupole d’altri tempi e cavalli alati di pietra, ma Sara conosceva quegli occhi e quell’espressione. Non c’era nulla di profondo, o filosofico o anche vagamente edificante. Era la strenua battaglia di suo fratello contro la gelosia, due titani in lotta da quando aveva memoria.

Poggiò la testa contro la sua spalla e il suo secondo sospiro fu come dire “sono tornata a casa”.

« Com’è andata la serata? » chiese piano, accennando a dell’ironia solo per smuoverlo un po’. Ma lo conosceva troppo bene; alla sua domanda seguì un grugnito, un momento di silenzio che avrebbe voluto essere un non ne voglio parlare, e poi in fine una risposta. Perché a lei non avrebbe mai negato una risposta.

« Bene »

« Lo dici come se qualcuno ti avesse costretto » cantilenò, guadagnandosi un’occhiata sottile e accusatoria. Meritata, in parte. Non volle dargliela vinta, ma solo per giocare. « Abbiamo deciso in due di provarci »

Michele masticò delle parole, le ruminò rendendole totalmente incomprensibili. Il braccio poggiato dietro le spalle della sorella ebbe come un piccolo spasmo quando lei risalì la sua camicia elegante con un paio di dita, facendole camminare sul tessuto con leggerezza.

« Era carina » buttò lì lui, e alla gelosia si unì una punta di amaro. « … ma non era te »

« Lo so » convenne Sara, annuendo più per l’ovvietà che per l’apprezzamento.

Rimasero in silenzio nella quiete silenziosa del giardino sopraelevato e della balconata. Il chiacchiericcio dabbasso, in strada, era quasi rilassante. C’era anche della musica romantica proveniente dal ristorante all’angolo, e incorniciava l’insieme come un biglietto d’auguri perfetto per quel San Valentino.

Le dita del pattinatore avevano preso a tamburellare, parlando per la domanda che gli ronzava in testa.

« Lui è stato galante » replicò lei alla sua scena muta. Dire che si irrigidì fu un eufemismo, ma Sara continuò lo stesso. « Aveva dei begli occhi e non me li ha staccati di dosso un attimo »

La mano di Michele dietro di lei si era aggrappata al bordo, mentre inclinava la testa di lato, come se l’intenzione fosse stata quella di alzarsi e andarsene, senza tuttavia che qualche muscolo rispondesse davvero alla chiamata.

« Lo rivedrai? »

Lei rise, zuccherosa, morbida, senza pensieri. Come si sentiva da quando gli si era seduta accanto; il quattordici febbraio aveva acquisito senso solo in quel momento. Prima era stata una serata tutta luci e fermenti nell’aria, palloncini rossi a cuore a decorare locali e vie, risate allegre di chi si godeva il giorno degli innamorati. Aveva sorriso, aveva riso, aveva ricambiato occhiate biricchine con espressioni civettuole per accontentare un tira e molla che tutto sommato era stata piacevole. Il suo valentino non era stupido, aveva indovinato che ci fosse qualcun altro lì dove le nasceva il respiro. Era stato gentile, un intrattenitore instancabile a cui chissà, magari in un altro tempo, in un’altra circostanza, avrebbe potuto dire di sì.

Non in quella vita.

« Sì » rispose con una nota alta e dispettosa. Michele tornò a fissarla così velocemente, con le labbra strette come un bambino, che lei quasi cedette alla tenerezza. « Lo rivedrò se continui a tenermi il muso »

« E cosa dovrei fare!? Hai detto che è stato galante e tu adori i gentiluomini »

« Mmh mh »

« E non ti ha tolto gli occhi di dosso »

« Lo fai sembrare un delitto! Non ti piace il vestito? »

Lei sbatté le ciglia, incoraggiandolo.

Michele sbuffò tra i denti, l’espressione ancora contrita.

« Sei bellissima »

« E se me lo dicessi in maniera più dolce...  » continuò lei, e le sue dita tracciarono ghirigori sulla pelle scoperta della gola, fino alla curva delle clavicole, esposte dal colletto della camicia sbottonato. Il bottone subito dopo finì anch’esso fuori dall’asola con un movimento semplice e affinato nel tempo. « … potremmo rendere un po’ di giustizia a questo San Valentino »

Il fratello era il più bel libro aperto di favole che conoscesse. Non era questione di genetica il fatto che potesse leggerlo senza sforzi, quanto il fatto che tutto in lui era scritto a caratteri cubitali; motivo che spesso la esasperava, perché come lei anche altre erano capaci di interpretarlo e coccolare quella sua ingenuità. Neanche lei era esente da moti di gelosia, non così costanti e puntuali come i suoi certo, ma pur sempre fastidiosi.

Tuttavia ora erano soli. Reduci da due appuntamenti combinati per l’ennesimo tentativo di normalità, reduci dal pensiero costante l’uno dell’altro. Glielo leggeva negli occhi, ora ammorbiditisi, totalmente persi nel fissarla. Sara sapeva che se gli avesse chiesto il nome della ragazza con cui aveva passato la serata non se lo sarebbe ricordato. Rise, passandogli le braccia intorno al collo, stringendosi a lui in un fruscio di stoffa contro stoffa.

Finalmente, la mano di lui si mosse a cingerla, istintiva e possessiva, ma sopra ogni altro sentimento, bisognosa di toccarla. Dal lato del seno, su cui si posò, scese sulle sue curve, fino a posarsi sul fianco e stringerla, accostandola a sé senza più ripensamenti.

Il bacio lo avevano figurato come un preludio, a fior di labbra, un’idea più chiara del seguito che si delineava come linee di inchiostro sottopelle; ma allontanarsi anche per pochi centimetri fu spiacevole. Si lasciarono trasportare da un altro bacio, più intenso, più loro, più intimo. Senza fiato, non si fermarono dal togliersi quell’ossigeno che avrebbe suggerito al cervello altre trovate per renderli normali.

« Ti piace il vestito? Il rosso è il tuo colore preferito, su di me »

Il respiro di Michele era rotto, esalato e risucchiato dai battiti del cuore di cui Sara poteva percepire la cadenza furiosa contro il proprio petto.

« Sei bellissima »



°°°

(ノ◕ヮ◕)ノ*:・゚✧ ✧゚・: *
Un'altra cavolatina senza né arte né parte ~

Nene
(Nefelibata ~)

   
 
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