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Autore: Alexiochan    16/02/2017    1 recensioni
La vita da liceale (scientifico sportivo, specifichiamo che il calcio deve sempre essere presente) di Tenma Matsukaze è abbastanza stancante e complicata, specialmente in questa particolare giornata...
Cosa è reale e cosa non lo è? Sinceramente non l'ho capito nemmeno io, ma forse voi avrete piú successo di me :)
Buona lettura agli interessati!
Genere: Azione, Slice of life, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matsukaze Tenma, Silvia/Aki, Tsurugi Kyousuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fisica quantistica. Odio la fisica quantistica. Peró devo riuscire ad ottenere almeno la sufficienza perchè io DEVO assolutamente finire il mio liceo se voglio avere un futuro da grande. Voglio fare il biologo marino come mia mamma, e per farlo mi serve la fisica. Quindi, stupida cinematica che non sei altro, potresti mostrarti un pochino più gentile nei miei confronti, dato che sto tentando di fare amicizia con te... Sto delirando. Non ho idea di che ore siano, ma voglio solo tornare a casa e dormire, sarei disposto addirittura a saltare gli allenamenti di calcio. Che cosa ho appena detto... Sacrilegio! Sbatto la fronte sul banco lasciando le braccia inermi lungo i fianchi, quello stupido calcolo proprio non ne vuole sapere di venire. Ho pure provato ad approssimare al decimale! Guardo il quaderno assottigliando le palpebre con irritazione. Fisica quantistica. Odio la fisica quantistica. La mia attenzione è catturata dal movimento all'esterno dell'aula che noto grazie alla porta a vetri della mia classe. Riconosco un uomo sulla trentina in divisa da bidello, poi un'altro uomo si affaccia per vedere all'interno e riconosco mio nonno, Fadi*. Inarco un sopracciglio con aria confusa, che ci fa mio nonno qui? Fadi sta per aprire la porta ed entrare, ma viene bloccato dal bidello che gli dice qualcosa; purtroppo non riesco a sentire, nonostante  in classe regni il silenzio piú totale. Nessuno sembra essersi accorto di niente, hanno tutti le teste chine sui loro banchi. La professoressa invece no, perchè si alza dalla cattedra e si allontana oltre la porta, richiudendola alle spalle. Vedo il nonno provare nuovamente ad entrare e poi stirare le labbra con espressione grave mentre osserva i due di sbieco. Decido di alzarmi e raggiungere lo strano trio. 
-Che succede? Tutto bene?- 
Nessuno risponde alla mia domanda; la professoressa fissa il pavimento in perfetto silenzio e il nonno sembra teso come una molla, pronto a scattare. È il bidello a prendere parola dopo interminabili secondi in cui ho iniziato a sentirmi a disagio.
-Tuo nonno è venuto a prenderti per portarti a casa.- 
La frase mi risulta estranea, nessuno mi aveva avvisato di una cosa del genere, eppure bastava chiamare a ricreazione. Quanti mesi sono che non vedo il nonno? Lui abita ad Okinawa assieme a mia mamma, Delila**, e durante i nove mesi scolastici non vedo nessuno dei due se non su Skype. Decido di non fare domande e fidarmi di mio nonno, perciò torno in classe e metto la giacca mentre lascio cadere astuccio, quaderno e libro dentro allo zaino in fretta e furia. Non guardo nessuno dei miei compagni in viso e raggiungo il nonno a passo svelto. Durante il nostro viaggio in corridoio non ci salutiamo nemmeno, anzi, devo arrancare per stare al suo passo. Sembriamo braccati dai cani per come andiamo spediti. Finalmente nella macchina del nonno, lascio cadere lo zaino nello spazio tra le mie gambe e metto in automatico la cintura. 
-Grazie per essere uscito prima che mi facessero fuori.- 
Mi blocco alzando lo sguardo su di lui. Quella frase mi ha fatto accapponare la pelle. 
-In che senso?- 
Il nonno non risponde, guidando verso l'uscita del parcheggio. Deglutisco sentendo una strana tensione nell'aria, mi sento quasi soffocato. La frase di Fadi mi ha inquietato non poco. Il nonno frena quando due macchine si parano davanti a noi per bloccarci l'unica entrata ed uscita della scuola. Non hanno i vetri oscurati e sono due semplici auto utilitarie, eppure trattengo il fiato comunque. Ora che lo vedo, è sera tarda, il sole deve essere da poco tramontato. Ma come è possibile? Fadi entra lentamente in retromarcia e gli autisti delle macchine non fanno una piega, evidentemente consci di averci intrappolato. Appena siamo ad una decina di metri da loro, il nonno si sporge verso di me, slaccia la mia cintura ed apre la portiera del passeggero. 
-Vai, Tenma, corri.- 
-Che cosa?!-
Fadi non risponde, limitandosi a spingermi letteralmente fuori dalla macchina. Per un pelo non cado a terra, riuscendo a rimanere in piedi. Il nonno non mi guarda piú; dopo aver richiuso la portiera, accelera a grande velocità contro le due machine, finendoci addosso. Poi torna di nuovo indietro con la retromarcia e di nuovo si schianta contro le macchine. Trasalisco e comincio a correre come ha detto il nonno. Sento altri colpi che diventano più ovattati mano a mano che mi allontano. Sto correndo a perdifiato dentro il boschetto di canne attorno alla mia scuola, non intendo tornare là dentro, ma non so nemmeno dove devo andare e da chi devo scappare. Il mio respiro si fa affannoso e cerco di tenerne un pò dentro ai polmoni per correre a questa velocità piú a lungo. Come faccio a tornare a casa? Come faccio a scappare da quelle persone? Io, che non ho mai preso un autobus da solo. Sento la disperazione farsi largo a gomitate dentro il mio cervello. Fadi, mio nonno, chissà se è ancora vivo o se si è suicidato contro quelle auto per darmi una possibilità di fuga. Racchiuso nei miei pensieri, non mi accorgo di essere andato a sbattere contro qualcuno. Mi allontano istintivamente di qualche passo, gli occhi simili a due palloni da calcio tanto li ho sgranati. E se quella fosse una delle persone da cui dovrei fuggire? Nell'oscurità non riesco a vederlo bene in faccia, ma è piú alto di me e piú minaccioso. La luce del lampione sembra venirmi in contro perchè riconosco grazie a lei la figura del mio migliore amico e fidanzato, Tsurugi. Il sollievo che mi inonda è così forte da farmi girare la testa; lo abbraccio senza esitare, affondando il viso nel suo petto. Lui ricambia subito la stretta, non gli è servito nemmeno un istante per riconoscermi. Quando mi stacco da lui mi sento rincuorato e piú speranzoso. Tsurugi mi porge la mano, che io afferro prontamente. 
-Vieni- dice soltanto, con decisione, e cominciamo a correre a perdifiato, tenendoci lontani dai lampioni per non essere visti dai nostri nemici. Non mi soffermo nemmeno un secondo a pensare a come faccia Tsurugi a sapere da chi sto scappando, mi basta non essere piú da solo. La sua compagnia mi fa sentire protetto e al sicuro, so che ci sará lui a difendermi in caso di necessità. Anche se sono tante le cose che non mi quadrano, mi fido ciecamente di Tsurugi. Ad un certo punto, non so come, scivoliamo e cadiamo dentro ad un tubo gigantesco aperto nella semicirconferenza superiore. Sembra uno di quelli usati nelle fattorie o nelle fabbriche per il trasporto dei semi o del frumento, solo che c'è dell'acqua. Trattengo a stento un urletto, cercando di frenare la mia scivolata puntando le mani e i piedi sulle pareti, ottenendo solo di infradiciarmi i vestiti e la giacca ancora di più. Tsurugi è subito dietro di me, ma la sua presenza adesso non mi conforta piú. Dopo pochi secondi, il tubo diventa chiuso anche nella parte superiore e devo trattenere il fiato mentre l'acqua fredda mi investe. Lotto per soffocare l'istinto di respirare, mi sento annegare e il mio cuore batte all'impazzata. Ma proprio quando sto per arrendermi, il tubo si apre nuovamente facendomi intravedere il cielo stellato. Respiro affannosamente per riossigenarmi; vorrei chiedere a Tsurugi se stesse bene anche lui, ma non faccio in tempo perchè il procedimento di prima si ripete e devo nuovamente trattenere il fiato fino allo stremo. Non so da quanto tempo continui questa tortura, so solo che all'improvviso il mio cervello va in black-out e mi ritrovo nel letto di casa mia, raggomitolato sotto le coperte. Sento un rumore di passi nel dormiveglia, poi la porta si apre e qualcuno mi sta puntando una torcia addosso. 
-Ohi, sei sveglio?- riconosco nonno Fadi e il suo accento Indiano -Nah, dormi come un ghiro- detto ciò, si volta e se ne va dopo aver socchiuso nuovamente la porta. Mi sento stordito e confuso, ma sono davvero stanco e rientro quasi subito nel sonno. Almeno fino a quando non sento una piccola pressione sulla schiena, come di una mano che vi si è appoggiata. Sento delle labbra sulla mia nuca, come se qualcuno mi stesse dando dei baci. Poi riconosco la voce di mio padre, Jousuke***.
-Mi sei mancato oggi, Ricciolino- sussurra al mio orecchio e a quel punto mi sveglio di scatto. 

La prima cosa che avverto è il malditesta atroce, poi i brividi di freddo e i vestiti appiccicati al mio corpo sudato. 
-Shh, va tutto bene, Ten. La febbre non è piú così alta- mi rassicura Aki-nee, sorridendomi dolcemente. 
-La febbre?- chiedo flebilmente, adesso sono ancora piú confuso di prima.
-Sì, tesoro. Quasi a quaranta e mezzo. Colpa dello stess, non hai piú tempo per riposarti tra la scuola e gli allenamenti. Adesso riposati, entro domani starai molto meglio.- 
Quindi era un sogno... Da una parte mi sento sollevato, dall'altra angosciato. Certo che il mio cervello ne conosce di modi assurdi per tormentarmi nel sonno, addirittura Otou-san e nonno Fadi! 


*Fadi Al'Oman, il nonno da parte materna di Tenma e padre di Delila Al'Fadi-Matsukaze. In India e soprattutto nei paesi arabi, il cognome è dato dal prefisso Al' (che significa letteralmente "di") e il nome del proprio padre. Mi piaceva l'idea che Tenma avesse anche origini piú occidentali *^*

**Delila Al'Fadi-Matsukaze. Matsukaze è il cognome della madre (giapponese, per la precisione di Okinawa), che ha deciso di tenere assieme a quello paterno. Delila ha dato il cognome Matsukaze a Tenma per integrarlo meglio nelle scuole e nella società del Giappone.

***Tsunami Jousuke. Esatto! Proprio il giocatore dell'FFI ai tempi di Mamoru Endou! Se non sbaglio, quando Endou-kun lo conobbe, aveva circa diciotto anni e Tenma piú o meno due. Un ragazzo padre :') 
Spaventato dalla nascita del figlio e dalle responsabilità che ne sarebbero derivate, si è momentaneamente allontanato dalla fidanzata e dal bambino. Poi, peró, si è riavvicinato a loro dopo l'FFI, rimanendo grande amico di Delila e accettando il suo ruolo di padre per il piccolo Tenma. Il bambino non porta il suo cognome perchè al momento della nascita, per l'appunto, era praticamente scappato da Okinawa e Delila non trovava giusto fare una scelta del genere in sua assenza. 


Tana del disagio 

Eh, sì, la febbre a quaranta e mezzo aggrava i miei scleri D:
Questo sogno mi ha sconvolta, soprattutto perchè ero io fisicamente e mentalmente (sono simile a Tenma, due pazzi sclerati e ossessionati dal calcio XD), ma tutti mi chiamavano Tenma. Nella realtà, il nonno e il papà in questione sono i miei, mentre Aki-nee sarebbe mia "mamma 2.0", la seconda moglie di mio padre che mi ha adottata *^* 
E niente, questo è puramente un delirio dato dalla febbre (e non solo, bisogna essere sinceri ed evitare di scaricare tutta la colpa alla febbre...), perciò se adesso vi sentite confusi o storditi, sappiate che è normale. Ho voluto pubblicare questa storia semplicemente perchè l'ho scritta di getto dal mio punto di vista dopo essermi ripresa un pò dalla febbre alta, solo dopo l'ho adattata ai nostri inazumiani. Bene, credo sia il caso di chiudere qui l'angolino pazzoide. Un abbraccio a tutti gli ammalati (sono razzista contro chi è sano XD, no, scherzo) e a tutti gli esseri dotati di anticorpi di adamantio! 
Wolverine: -.- 


                              Alexiochan


P.S.

Per chi fosse curioso di saperlo, abbracciare TsuTsu non è affatto male, specialmente quando sei terrorizzato e con il cuore in gola D: 
È una presenza rassicurante, diciamo così. Anche se le emozioni non sono state le stesse perchè io non sono innamorata di lui come Ten-chan XD (per me gli inazumiani sono come cari, carissimi amici/fratelli, giurin giurello U_U) 
   
 
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