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Autore: Horror_Vacui    17/02/2017    3 recensioni
Dal testo:
"Nella sua mente si rincorrevano veloci i ricordi confusi di ciò che era appena successo.
Quell'uomo che puntava la pistola al petto di Malia, lui che gli urlava di fermarsi "uccidi me ti prego, risparmiala" e poi il rumore di uno sparo e Malia che si accasciava al suolo."
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Malia Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Don't Go
by Horror_Vacui




Don't go

I can't do this on my own
Don't go
I can't do this on my own
Save me from the ones
That haunt me in the night
I can't live with myself
So stay with me tonight
Don't go
Tell me that you need me cause I love you so much
Say you'll never leave me cause I need you so much
(“Don't Go” - Bring Me The Horizon)


Nella sua mente si rincorrevano veloci i ricordi confusi di ciò che era appena successo.
Quell'uomo che puntava la pistola al petto di Malia, lui che gli urlava di fermarsi “uccidi me ti prego, risparmiala” e poi il rumore di uno sparo e Malia che si accasciava al suolo.
L'aveva presa tra le braccia, mentre Scott e gli altri si erano lanciati all'inseguimento. Il sangue usciva copioso dalla ferita aperta dal proiettile d'argento e lei respirava a fatica, i grandi occhi castani erano colmi di lacrime e lo guardavano, per la prima volta pieni di paura.
Lei era sempre stata la sua piccola coyote coraggiosa, gli aveva dato tutto quello che aveva, e in quel momento lui capì di dover essere forte per entrambi.
Malia, Malia guardami, resta con me.” le aveva detto, sfilandole la cintura dai pantaloni per mettergliela attorno all'addome. Aveva stretto il cuoio sulla ferita in un colpo secco e Malia gli aveva artigliato le braccia, lanciando un urlo di dolore.
Andrà tutto bene, te lo prometto.” aveva continuato, ma lei aveva scosso la testa, poggiandogli una mano sporca di sangue sul viso.
No... no... questa è la fine. E io ti perdono Stiles.

*

«Stiles! Stiles, mi hai sentito?!»
Quell'urlo lo riportò al presente, dove Malia si contorceva sul tavolo della clinica veterinaria, schiumando una sostanza verde dalla bocca. Deaton aveva appena estratto una grossa siringa dal cuore della ragazza e ora lo rimbrottava, ma lui era troppo confuso per capire cosa fare.
Era così vicino al volto di Malia che la sostanza gli schizzò in viso e allora lui serrò di più le mani sulle sue spalle. «Io... io non capisco!» disse, senza lasciare la presa.
Il druido allora gettò via la siringa e prese a praticarle il massaggio cardiaco.
«Stiles, adesso devi sollevarle le gambe, hai capito? Sollevale senza piegare troppo il bacino, le nove erbe si concentreranno nella zona critica. È l'unica speranza!» gli urlò di nuovo, la fronte imperlata di sudore e gli occhi spiritati. Stiles ebbe un attimo di lucidità e fece quanto gli era stato detto.
Malia continuò ad agitarsi in preda alle convulsioni, fino a quando ogni movimento si spense.
Deaton sospirò facendo un passo indietro, «È finita» disse, e il peso di tutto il mondo crollò addosso a Stiles.

*

Aprì e richiuse gli occhi un paio di volte prima di mettere a fuoco la lampada al neon che dondolava sopra la sua testa. Sentì il corpo pesante e pervaso da un dolore sordo, come se avesse nuotato per ore senza riposo. Un'amara sostanza pastosa le invadeva la bocca e, non appena mosse la lingua, il senso di rifiuto le fece salire un conato che quasi la soffocò.
Una mano fredda alla base del collo l'aiutò allora a sollevarsi e qualcuno le mise davanti un secchio.
Man mano che gettava via i residui del colpo di pistola e di quella sostanza verdognola, l'ambiente circostante diventava più nitido e i suoi sensi si acuivano, facendola uscire dalla bolla ovattata e silenziosa in cui era caduta. Quando mise piede a terra, capì che la persona che la stava aiutando era proprio Deaton.
«Come ti senti?» le chiese, mentre lei si appoggiava al lavandino e girava a fatica la manopola.
Malia non riusciva a parlare, la lingua era come incollata al palato, così si avvicinò al getto d'acqua fredda e sciacquò più volte la bocca.
«Debole» riuscì a sussurrare, asciugandosi le labbra con la manica della camicia.
Abbassò quindi gli occhi sul punto in cui prima c'era lo squarcio che le aveva trapassato il polmone sinistro, a un passo dal cuore. La camicia era pregna di sangue, ma quando infilò le dita non sentì altro che la cicatrice frastagliata di una ferita in via di guarigione.
«Cos'è successo? Dopo lo sparo, intendo» chiese con voce rauca, ancora saldamente ancorata al bordo del lavello.
«Stiles ti ha portata qui, ho estratto il proiettile e ho usato il rimedio delle nove erbe e...»
Stiles.
Sentire quel nome fu come ricevere un altro colpo al petto, Malia serrò le dita attorno ai lembi sdruciti del tessuto a quadri digrignando i denti per non piangere.
«Lui dov'è adesso?»
«Credo sia sotto shock e credo che tu sia l'unica in grado di aiutarlo, però mi raccomando, vacci piano».
Deaton le mise un braccio attorno alle spalle e l'accompagnò davanti al suo studio, spinse la porta semichiusa e questa cigolò sui cardini rivelando l'esile figura di Stiles, che sedeva sul divano, i gomiti poggiati sulle ginocchia e lo sguardo fisso sulle mani sporche di sangue.
«Stiles...» lo chiamò, muovendo qualche incerto passo in avanti, ma lui non sembrò sentirla.
Deaton la sostenne finché non raggiunse il divano e poi andò via, chiudendo la porta.
«Ti prego, dì qualcosa» disse a corto di fiato, scuotendolo. Lui si voltò a guardarla senza vederla davvero.
«È morta» disse atono e con gli occhi lucidi.
«No Stiles, io sono qui» sussurrò sfiorandogli il viso, su cui cominciarono a cadere lacrime salate.

«È morta e io non sono riuscito a salvarla» ripeté invece lui, ormai trasformato in una maschera di disperazione. Singhiozzò chiudendo gli occhi, come un bambino indifeso.
Malia avrebbe voluto appianare ogni ruga di quell'espressione contratta, ma dubitava che le parole avrebbero funzionato. Si sollevò facendo leva sulle mani, per poi accoccolarsi sulle sue gambe.
L'unico posto in cui avrebbe voluto passare il resto della sua vita era lì, tra la spalla e il collo di Stiles, dove sentiva il profumo della sua pelle e il suo cuore battere contro la guancia.
Portò una delle mani ossute del ragazzo fino alle sue gambe, sperando di far scattare qualcosa e liberarlo da quella straziante sofferenza.
«Stiles, sono qui. Sono Malia» gli diede uno schiaffo sul braccio. «Mi senti? Sono viva!» esclamò frustrata, anche lei sull'orlo del pianto.
Era stanca, aveva perso troppo sangue e per quanto i suoi poteri le avessero risparmiato la vita, non riusciva più a lottare; voleva solo chiudere gli occhi e dormire serena tra le sue braccia, come una volta, prima che tutto sfumasse in una densa nuvola di parole non dette.
Immerse le dita nei capelli scuri di Stiles, lo accarezzò con lentezza fino a raggiungere gli zigomi e poi lo costrinse ad avvicinare il viso al suo. Era l'ultimo tentativo prima di arrendersi.
Gli baciò il labbro inferiore, leccò con la punta della lingua quello superiore e... finalmente Stiles reagì.
Prese le mani di Malia e le allontanò dal viso, stringendole tra le sue fino a farle male. La guardava con gli occhi sgranati, come fosse un'apparizione angelica.
«Malia» soffiò, mentre altre lacrime gli rigavano il viso. «Sei sopravvissuta, Deaton...»
Lei stiracchiò un sorriso «Sì, è quello che provo a dirti da un po'. Tranquillo presto starai meglio» disse e fece per alzarsi, ma lui non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare. Le passò un braccio attorno alle spalle e premette la guancia contro la sua, in un gesto tanto intimo quanto casto.
«Come puoi pensare a me in questo momento?» disse con un filo di voce.
«Io penso sempre a te. Non ho mai smesso, nemmeno per un secondo».
I loro cuori battevano scoordinati, entrambi a ritmo frenetico. Malia sentì il sangue arrivare alla testa e il fiato corto, ma non osò muoversi o aggiungere altro per paura di ricevere l'ennesimo rifiuto. Era questione di minuti, lui si sarebbe schiarito la voce, asciugandosi gli occhi, e poi si sarebbe rimesso in piedi, dandole un'amichevole pacca sulle spalle. Avrebbe visto lui e Lydia andar via sulla jeep attraverso la porta a vetri della clinica, mostrando a tutti gli altri un sorriso falso e affermando “Sto bene” con convinzione.
Abbassò le palpebre e sospirò, iniziando a contare mentalmente i secondi per prepararsi a indossare la maschera sotto cui aveva preso a nascondere i suoi veri sentimenti. Stiles però non accennava a staccarsi, ma a tratti premeva più forte il viso contro il suo, facendo grossi respiri.
«Sai, io ho rischiato di perdere tutte le persone che amo, non una ma più volte. E ogni volta ho provato la stessa folle paura e la stessa sensazione» si allontanò quel tanto che bastava per guardarla dritto negli occhi. Il suo sguardo era tornato limpido, come lo ricordava prima che Theo sconvolgesse le loro vite.
«Quale?» gli chiese per esortarlo a continuare.
«La sensazione di aver quasi perso un braccio» tirò su col naso e si inumidì le labbra. «Stavolta però è stato diverso. Ho sentito una... una parte del mio cuore... era come se fosse morta con te».
In passato quella confessione l'avrebbe resa felice, in quel momento però Malia sentì solo un'altra fitta al petto.
«Stiles, ti prego, no...» soffiò con voce incrinata mentre qualche lacrima sfuggiva alle ciglia scure. Aveva già raccolto tutti i cocci del suo amore e li aveva riposti in un cassetto, fingendo che niente fosse mai accaduto, perché il dolore di averlo perso le avrebbe straziato l'anima. Non poteva sopportare di vedersi portare via altra speranza, non dopo tutta la fatica fatta per dimenticarlo.
«Tu mi hai perdonato e so perché l'hai fatto, perché hai sempre messo me al primo posto e io sono stato troppo egoista per accorgermene» disse invece lui e sbuffò, sollevando gli occhi al cielo.
«E io lo so, so di non aver fatto nulla per meritare il tuo perdono, niente potrà mai riparare lo strappo che ho causato, ma so... dal profondo...» la voce gli tremò e gli occhi tornarono lucidi.
Malia aveva la gola in fiamme e lottava contro l'istinto di fuggire via da quella stanza. Stiles non le aveva mai dato spiegazioni e per quanto fosse doloroso, adesso era curiosa di ascoltare ciò che aveva da dire. Stavolta non l'avrebbe interrotto, l'avrebbe lasciato arrivare fino alla fine.
«Ho sbagliato. Sbaglio sempre, non faccio che accatastare errori e tu lo sai fin troppo bene» sorrise mesto. «Avevo già dei... dubbi, ma dopo averti vista... dopo aver rischiato tanto, io mi sono reso conto di non aver amato mai nessuno tanto quanto ho amato te... tanto quanto amo te».
Malia aveva ormai raggiunto e superato il suo limite. Accorciò la piccola distanza che li separava e in un attimo si sentì di nuovo completa, aveva aperto il cassetto e tutti i pezzi erano tornati al proprio posto. Si lasciò cullare dalla dolcezza di quel bacio, assaporò le gentilezza di ogni tocco.
Le labbra di Stiles erano calde e morbide come le ricordava.


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Dopo i rumors su una possibile morte di Malia la mia mente ha iniziato a elaborare questo breve racconto. Se vi è piaciuto lasciate una recensione per dirmi cosa ne pensate di questo piccolo esperimento. Grazie per essere arrivati fin qui <3


Disclaimer: la parte in cui Stiles non riconosce Malia non è una mia invenzione, ma è ispirata a fatti realmente accaduti. Credo sia giusto scrivere questo piccolo appunto perché potrebbe sembrare un'esagerazione ma vi assicuro che può succedere quando si è sotto shock.
   
 
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