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Autore: Dragonfly92    17/02/2017    7 recensioni
Questa storia partecipa al contest "Amici di EFP" per San Valentino
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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PerDono 

Quando il rumore di quella raccapricciante parola giungeva alle mie sensibili ed aristocratiche orecchie, il mio stomaco reagiva contraendosi in una morsa di puro ribrezzo. 

Amore.

Che schifo.

Quando poi arrivava Febbraio e le vie magiche venivano invase da cuoricini incantati che ti ronzavano intorno come fossero api e tu un indifeso barattolino di miele, ecco a quel punto, quasi rimpiangevo la mia condizione di mago.
Quasi ovviamente, dato che senza la mia fedele bacchetta non avrei potuto confondere quell’idiota di Zabini.
E convincerlo a regalare alla sua (poco) dolce metà un bel mazzo di profumatissimi... Profilattici.
A distanza di un anno, Blaise ancora non ricorda il perché di quell’audace regalo.
Ma ne è vagamente orgoglioso, dato che la fine di quella fittizia storia sancì l’inizio di una finalmente vera.
Già, si sta per sposare.
E no, non vi dirò con chi.

Ma sto divagando.
La vicinanza di quel Grifondoro da strapazzo sta avendo un brutto effetto sulle mie capacità sintetiche.
Chiedo venia.

Ho sempre odiato San Valentino.
Ma, e mi sembra più che scontato, io pretendevo i miei cioccolatini per quella dannata festa.
Sono un Malfoy. 
E. Volevo. I. Miei. Cioccolatini.

Non ho idea di cosa abbia potuto fargli credere che mi sarei accontentato di quel pacchetto decisamente troppo piccolo affinché potesse contenere del cioccolato.
Ma dopo averlo ricoperto di coloriti e sicuramente fantasiosi insulti, ho deciso di scartarlo.

Un ciondolo, un boccino d’oro.
La sfera che sfiorata si apre a metà, proiettando un’immagine.
Loro, in sella alla firebolt. 
Loro, seduti sulla stessa firebolt.
Sul manico, una scritta:
Famiglia.

È stato quello il momento in cui quella parola che tanto disprezzavo ha smesso di essere un rumore ed è diventata un suono.

Non avevo idea di cosa fosse l’Amore, Harry.
Ma è guardandoti, che l’ho imparato.

Hogwarts si stava sgretolando intorno a noi.
Fiamme, fumo, aguamenta lanciati con la forza della disperazione.
Non c’erano studenti o insegnanti, soltanto guerrieri armati del loro coraggio.
Che combattevano ancora e ancora, mentre le tue grida risuonavano amplificate dal sonorus che con disprezzo avevano pronunciato mentre ti colpivano con le cruciatus.
Poi un lampo verde che squarcia la notte.
E poco dopo altre grida, incantesimi violenti e quell’expelliamus.
E sapevo che quella era la tua voce.
Anche se era roca, straziata dal dolore.
E quando la terra ha smesso di tremare, quando le urla disperate si sono fuse con quelle di gioia, sapevo che avevamo vinto.
Quello che non sapevo, Harry, era che avevamo vinto tutti, ma non tu.

Nessuno osava avvicinarti mentre ti trascinavi a fatica.
Il tuo sguardo era vuoto e Merlino solo sa come le tua gambe abbiano potuto sorreggerti fino a lì.
Lupin e Tonks.
È a loro che ti sei avvicinato, è davanti a loro che le tua ginocchia hanno ceduto.
Le tue mani tinte di rosso che si arpionavano a quella giacca a scacchi.
E la scuotevano, dapprima con lentezza, poi con urgenza.
-Sv..Svegliati Remus…-
Il tuo corpo che si piega sul suo.
-Svegliati ti prego!-
Mi avvicino.
Ti hanno portato via anche lui, Harry.
E sento gli occhi bruciare sotto il peso di quella realtà.
-SVEGLIATI SVEGLIATI!-
Adesso gridi ed io non ce la faccio.
Ti poso una mano sulla spalla, mi inginocchio accanto a te.
I tuoi occhi sono lucidi, densi di lacrime che non vogliono uscire.
Mi guardi e poi riprendi a scuotere quel corpo.
E devo fermarti, devo farlo Harry, ti stai facendo del male.
Così ti circondo con le braccia, bloccando le tue, ma tu ti dimeni.
Non ti arrendi, non puoi farlo.
-Dra… Draco aiutami! Sveglialo, sveglialo!-
E ti stringo di più.
-Ha… Ha un b-bambino Draco! Non può lascialo solo, non può! Sveglialo!
Remus dannazione SVEGLIATI!-
-Harry…-
-NO! NO!-
Continui a gridare mentre ti allontano, mi chiedi di aiutarti, di aiutarlo.
Ma quello che posso fare è soltanto continuare a stringerti e cercare di stritolare quel dolore.
E tu Ti pieghi Harry e l’urlo che graffia la tua gola è la cosa più straziante che abbia mai sentito.

Ti dico che ci prenderemo cura di Teddy, perché so che il tuo cuore è così grande che non è per la tua perdita che ti disperi.
Ma per quella del bambino, orfano di questa guerra e della pazzia di uomo malvagio.
Orfano come te, ma non per colpa tua.
Che chiedi scusa adesso, dici che ti dispiace.
E ti tengo fra le mie braccia, adesso riesco a vederti il viso.
Ti Scosto la frangia, ti guardo e una lacrima scivola dalle tue iridi tristi.
La bacio, bacio la tua cicatrice.
Ti cullo.
-È finita…-
Ti dico.
Ma un’altra strilla di dolore scende dai tuoi occhi.


Ti dimettono dal San Mungo.
Cerimonie, Funerali, processi, discorsi e flash.
Fotografi a cui mostri il tuo sorriso, folle che ti acclamano e dalle quali devo trascinarti via quando il tuo respiro diventa irregolare, il petto si alza e si abbassa frenetico.

E quando arriviamo a casa, tu chiedi scusa per lo spettacolo pietoso a cui ho dovuto assistere.
E ridi.
Minimizzi i tuoi sentimenti, cerchi di nascondermi le tue smorfie di dolore.
Ma io lo vedo sai?
Vedo che prendere Teddy in braccio a volte è davvero faticoso.
Vedo i tuoi passi incerti quando sali le scale.
Vedo gli effetti delle cruciatus scuotere le tue mani.

Le stesse mani tremanti che mi preparano il caffè ogni mattina.
E a volte è difficile svitare quella moka babbana che sai che adoro, ma tu ci provi comunque.

Ti ho sentito urlare qualche mattina fa e sono sceso correndo.
Piangevi.
Chino a terra, la polvere di caffè sparsa ovunque.
Non ce l’avevi fatta.
Il tuo corpo e le tue dita Ti avevano tradito.
-Ho sconfitto lui per il mondo e non riesco a fare questo per te…-
Mi hai detto.

Ed io Ti ho preso le mani e le ho baciate.
Ti ho accarezzato ed ho osservato i tuoi occhi.
La tua bocca appena schiusa.
Ti sorprendi , quando la mia mano sfiora il tuo volto.
E rimani immobile, come se un respiro un po’ più forte potesse far svanire quel gesto.
Ti commuovi sempre ad ogni più piccola espressione d’affetto.
Ad ogni contatto.
E questo fa male, perché quanto poco amore hai conosciuto nella tua vita per accontentarti di qualche gesto accennato?
Ti amo Harry.
Te lo dico mentre la mia bocca accarezza il tuo corpo.
Mentre facciamo l’amore con la luce spenta perché non vuoi che veda le tue cicatrici.
Ma le sento, sai?
Le sento e le ridisegno con i polpastrelli.
Linee che ti percorrono il petto e la schiena.
Qualcuno ha detto che è lì, che nascono le ali.
Ed io voglio incollarle per te.
Voglio liberarti.

Sono passati mesi.
Ma i tuoi sogni sono ancora violenti ed i tuoi sorrisi non raggiungono il cuore.
È il quattordici febbraio.
E tu non pensi che io me ne ricordi.
E non saprai mai delle ore passate a cercare quell’oggetto nella foresta.
Non ti aspetti niente, non lo fai mai.
Non hai idea di quanto tu meriti di essere amato Harry.
Di quanto tu meriti il tuo perdono.

E adesso sei qui.
Ti vedo rigirare fra le mani quella scatolina in velluto oro e argento.
Cautamente la apri.
E tremi.
Ci sono cinque gigli bianchi per terra.
Raccogli il primo.
La pietra fra le tue dita.

-Mamma…-
Lo sussurri, ma il mio cuore perde un battito.
Non ti ho mai sentito pronunciare quella parola.

Per ogni giglio raccolto, ad un ad uno si mostrano a te.
Lily, James, Sirius.
Remus e Dora.

-Harry…-
Il Professore ti chiama ma tu non alzi lo sguardo.
È difficile, lo so amore.
Ma devi farlo.
Per Te, per noi.
La tua ultima guerra.
Quella più difficile.


Ti sfiora il mento.
- Harry…-
Tu lo guardi e le lacrime scivolano libere sulle tue guance.
I fantasmi si spostano quel tanto che basta per permetterti di vederci.
Teddy è fra le mie braccia.
Dorme, è sereno.
Remus e Dora sorridono.
-Perdonatemi…-
Singhiozzi, la  mano che corre a coprirti la bocca.
- Harry…-
È tua madre, adesso, a parlare.
-Noi…
 Ti perdoniamo…
Per esserti fatto carico di colpe non tue…
Per esserti torturato con i tuoi pensieri…-
-E per esserti fidanzato con un Malfoy!- aggiunge Sirius, strappando ad entrambi un lieve sorriso.

-C’è un bambino che sorride in questa stanza, Harry…- Dice Tonks, indicandoti con la testa il pargolo dai momentanei capelli corvini.
-E dovresti esserne orgoglioso…
La sua vita Harry, è merito tuo.
E non te ne saremo mai abbastanza grati…-

I fantasmi svaniscono, uno dopo l’altro, lasciandoci soli.
Tu alzi piano la testa.
Quante emozioni scorrono sulle tue guance umide.
E tu le asciughi con la manica della tua giacca un po’ troppo lunga.
E come sei bello mentre mi guardi e la curva del tuo sorriso è finalmente sincera. 

Hai finalmente accettato questo perDono.

Lo so perché poi corri, corri da noi.
E mi sento bene, perché le tue mani tremano ma non le nascondi più.
Perché se il dolore è condiviso Harry, fa un po’ meno male.

Usciamo dalla stanza e nella penombra della sera, il tuo anello brilla.
Sono sempre un Malfoy, non mi sarei mai limitato a dei semplici gigli!
E mentre camminiamo verso casa con Teddy che sbava , ma che fortunatamente è in braccio a te, un ricordo mi attraversa la testa come un fulmine.
-Hey Potter!
I miei cioccolatini?-


Quella notte, Draco viene svegliato dalla luce abbagliante di un cervo argentato.
Lo segue con il cuore che martella e quando arriva in cucina e si accorge di essere circondato da cuori di cioccolata fondente che gli svolazzano intorno, sorride.
Erano mesi che Harry non riusciva ad evocare un Patronus.

L’Amore non fa poi così schifo, pensa.
E nemmeno quei malefici cuoricini volanti.
   
 
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