Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    17/02/2017    1 recensioni
Ancora poco, solo qualche metro, e infine sarà libero.
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«Tu chi sei?»
«Boogeyman, e tu?»
«Katherine»
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emily Jane Pitchiner, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Strada Verso Casa'
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capitolo 41 – Tramonto




«Pitch» soffia Katherine, ancora seduta a terra.


Il sottobosco è tornato alla sua normale penombra mattutina, ma c’è un inquietante silenzio che ristagna là dove, normalmente, si odono i suoni della vita degli animali che lo popolano.


Katherine prova ad alzarsi, ricade a terra, trema. Decide che avanzare a carponi debba essere un buon compromesso, dopo tutto. Procede lentamente, il respiro spezzato, gli occhi che bruciano. Di tanto in tanto si guarda attorno, terrorizzata all’idea di vedere nuovamente quelle Ombre farsi strada in mezzo agli abeti. Ma di loro, ormai, non si vede più traccia, e pian piano anche i suoni della natura tornano al loro posto.


Finalmente è riuscita a raggiungere lo spirito riverso al suolo. Allunga incerta una mano, si arresta un istante, poi la poggia sul suo braccio (quello sano) e di scatto la ritrae, portandosela alle labbra per trattenere il rauco suono del suo sgomento. La sua pelle è fredda come la neve, e questo non va bene, affatto. Nemmeno il giorno in cui si sono incontrati per la prima volta, la sua pelle era così fredda.


«P-Pitch» chiama, mentre il panico sale.


Appoggia entrambe le mani sulla sua schiena, resistendo con tenacia all’impulso di ritrarle anche questa volta e fuggire. Stringe fra le dita il sottile tessuto della sua maglietta e, piano, lo scuote. Niente però sembra cambiare; lo spirito rimane immobile e freddo. E silenzioso, troppo. Le sue labbra tremano incontrollabilmente mentre allunga un palmo a sfiorare la scapola sinistra dello spirito. Niente. Si accuccia su di lui, strusciando una guancia sul cotone stropicciato. Ascolta. Chiude gli occhi. Un violento singhiozzo sfugge alle sue labbra, ed è l’unico suono che riesce a sentire. Il resto è silenzio.


«Pitch» sussurra, aggrappandosi alla sua schiena per evitare di finire a pezzi.



ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ ͽͼ



Trascorrono lunghi minuti, o forse sono ore, senza che nulla cambi. È come nei suoi ricordi confusi di dopo l’incidente: tutto sembrava uguale, indistinto e nessuno era rimasto accanto a lei per aiutarla. Ma ora, in parte, è diverso: qualcuno c’è accanto a lei, e qualcuno l’ha aiutata, ma quello stesso qualcuno non lo può più fare, perché…


«È morto, infine».


Katherine fa scattare in su la testa e fissa gli occhi in quelli altrettanto verdi ma più freddi dell’inverno di Emily Jane.


«Tu!» l’aggredisce Katherine con rabbia. «Che cosa vuoi ancora?!».


La creatura si attarda a osservare distrattamente la bambina. Piega le labbra in una pessima imitazione di sorriso.


«Da te proprio nulla, piccola umana. Sono qui solo per accertarmi che questa volta se ne sia andato davvero».


Katherine sbianca e socchiude le labbra in un’espressione colma di shock.


«Come…» gracchia, deglutendo nervosa. «Come fai a… d-dire cose così cattive?» domanda incredula.


«Cattive? No, non lo sono. Non hai idea di cosa realmente sia cattivo. In fondo, sei solamente una bambina umana. Come potresti mai…».


«Tu lo sei!» ribatte Katherine, furiosa. «Sono una bambina, sì. Ma so molte cose; cose che tu non conosci. E so che tu sei un mostro. E voglio che te ne vai».


La creatura solleva il mento e la fissa con occhi glaciali.


«Non mi dirai ciò che devo fare, piccola umana. Non ne hai il diritto. E ora, allontanati da lui» comanda.


«No».


«Non costringermi a farti del male» minaccia Emily Jane.


«L’hai già fatto l’altra volta, mi sembra» l’accusa Katherine. «Dove sta la differenza?».


«Insolente. Come osi?».


«Io non me ne vado. Vai via tu, tanto qui nessuno ti vuole» contrattacca la bambina, facendo sussultare la creatura.


«Non hai la minima idea di chi tu abbia di fronte» sibila in avvertimento.


«Lo so, invece» ribatte testardamente. «Tu sei Emily Jane, la figlia di Pitch».


«Bene. Dunque, fatti da parte» sbotta Emily Jane.


Katherine, per tutta risposta, si risiede a terra a gambe incrociate, proprio a fianco del corpo dello spirito.


«Costringimi» sfida, senza nessun apparente timore.


«Sei solo una stupida umana!» soffia irritata.


«Forse» conviene la bambina. «Io, però, l’ho visto sorridere e mangiare cioccolata. E tu, invece, che cosa hai visto?».


«Non sai quel che dici» sibila nervosa.


Katherine abbozza un mesto sorriso e scuote piano la testa.


«Lo so, invece. Te l’ho detto: io so molte cose. Per esempio, so che a sei anni sei morta».


«Ti sbagli!» grida Emily Jane, ormai preda della rabbia. «A sei anni sono fuggita dai Dream Pirates e mi sono rifugiata in una vecchia costellazione *».


«Davvero?» si informa Katherine, con una strana curiosità quasi annoiata. «E qualcuno, oltre a te, lo sapeva?».


«Ma certo!» ringhia. «Mio padre…».


«No. Il tuo papà pensava che eri morta» la corregge prontamente Katherine.


«Cosa? Di che parli? Lui sapeva benissimo che…».


Katherine scuote la testa. «Ti ho detto di no. Al tuo papà hanno detto che eri morta assieme alla tua mamma. Solo tu sapevi che non era vero».


Emily Jane la fissa incredula, scuotendo insistentemente la testa.


«Questo non… questo non è possibile».


«Sì, invece. Gli hai mai chiesto perché non è venuto a cercarti? No, vero? Eri troppo arrabbiata e non ci hai neppure parlato».


«Non è vero. Tu menti!» prorompe Emily Jane, puntando un dito tremante sulla bambina.


«Dici?» ribatte Katherine, fissandola senza batter ciglio.


Lentamente, Emily Jane sposta lo sguardo da Katherine a Pitch. Prova ad avvicinarsi, esitante, ma Katherine nel frattempo si è rimessa in piedi e, ostinata, le sbarra il cammino.


«Perché?» mormora Emily Jane.


«Perché non sai usare gli occhi per vedere. Quanto tempo hai sprecato? Adesso è tardi. Vattene».


Emily Jane si attarda ancora un momento a osservare Pitch, poi solleva gli occhi al cielo e sospira stancamente, infine torna a incontrare lo sguardo determinato di Katherine.


«Hai ragione. Ormai è tardi». Allunga una mano e sfiora con le dita i capelli arruffati della bambina, poi piega le labbra in un sorriso triste. «Mi dispiace».


Katherine socchiude le labbra, incerta su cosa dire. Ma non ha il tempo di rispondere: un attimo dopo, la figura della creatura è scomparsa fra gli alberi, come svanita nel nulla, e il silenzio torna opprimente a depositarsi nel sottobosco.



Nessun carico di sensi di colpa può cambiare il passato e nessun carico di preoccupazioni può cambiare il futuro.” (Anonimo)


* * * * * * * * * * * * * *


Non dispiacerti di ciò che non hai potuto fare, rammaricati solo di quando potevi e non hai voluto.” (Mao Tse Tung)


* * * * * * * * * * * * * *


La luce dei nostri sogni si trasforma nel mostro dei nostri incubi. E diventiamo schiavi delle cose non realizzate, delle possibilità non vissute.” (Paulo Coelho)



* Typhan: definito dal suo autore "God of Storms" a causa della sua abilità nell'evocare tempeste e venti solari. Oltre che Costellazione, viene anche considerato un Titano, ovvero una forza primordiale del cosmo. Per informazione generale, lui è quello che ha insegnato l’arte del controllo degli elementi a Emily Jane (e che poi, quando se l’è presa con lei, l’ha tramutata in cometa @_@). Un tipo simpaticissimo, insomma.






  
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