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Autore: Eppol    17/02/2017    1 recensioni
E’ possibile che due mondi totalmente opposti, contrari e inversi possano mostrarsi invece più che compatibili?
C’è chi dice che chi si assomiglia si piglia, ma c’è anche chi dice che gli opposti si attraggano.
A questo punto, le domande sono molteplici, i dubbi infiniti, e quindi non ci resta che guardare.
Sederci, metterci comodi e aspettare che tutto abbia inizio, sperando che niente abbia mai una fine.
Melanie ha 18 anni appena, e frequenta l’ultimo anno di liceo classico. E’ una ragazza attenta e perspicace, sempre pronta ad affrontare qualsiasi situazione.
A mettere in dubbio le sue scelte future è Cameron, 27 anni, insegnante di Storia dell’arte alle prime armi e alle prese con una classe più che numerosa e con il fin troppo ricorrente profumo di cannella.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Universitario
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CAPITOLO 4 - RED THREAD

Il lunedì mattina non fece fatica ad alzarsi dal letto, prepararsi nel minor tempo possibile e raggiungere subito scuola.
Avrebbe voluto evitare di inciampare di nuovo nel suo insegnante, e alle 7:55 era già seduta al proprio posto.
La scuola era praticamente isolata, e Mel ringraziò il cielo che il professor Carter fosse un ritardatario cronico; Almeno non avrebbe dovuto restare da sola in classe con lui.
Questo pensiero però venne troncato sul nascere, quando la porta dell’aula si aprì e fece capolino una figura alta e fin troppo conosciuta.
Mel pensò di provare a sprofondare nel suo banco, ma prima che anche potesse spostare lo sguardo dal suo professore, questo la guardò.
”Buongiorno Mrs. Turner.” Le sorrise lui cordiale, quasi come se nulla fosse successo.
Melanie annuì, incapace persino di parlare.
La notte precedente l’aveva passata a girarsi e rigirarsi nel letto, pensando non tanto al bacio che lui le aveva dato... quanto a quello che lei le aveva lasciato sulle labbra prima di andar via. Che diamine aveva combinato, Melanie. Lei che era sempre stata una ragazza timida, che non commetteva mai un passo falso, che non si era mai dichiarata a nessun ragazzo per paura di un rifiuto.. Adesso aveva baciato maledettamente bello che era sicura le avrebbe fatto passare le pene dell’inferno e che soprattutto era il suo professore. Una cosa assolutamente malata e assurda.
Guardò il display del suo cellulare che segnava le 8:05, e pensò divertita che la settimana precedente a quell’ora ancora doveva uscire di casa.
E adesso si trovava a dover scappare da un guaio in cui si era cacciata da sola.
”Mrs. Turner.. “Si avvicinò lento Cameron, e lei fece appello a tutte le sue forze per riuscire a non alzare lo sguardo e mettersi a fissarlo. “E’ maleducazione non rispondere.. Lo sa?”
Mel vide i suoi piedi fermarsi essattamente davanti al suo banco, e desiderò sparire e diventare piccola piccola in quel momento.
”Ho risposto, professore. Le dispiace se ripeto?”Sospirò cercando di sembrare quanto più annoiata possibile. Almeno così, era sicura che lui avrebbe smesso di parlarle.

Aveva alzato un evidentissimo muro tra i loro sguardi, era riuscita a non guardarlo per tutta la durata della lezione, ma nonostante ciò lui continuava insistentemente a cercare i suoi occhi in quella classe ancora troppo stretta.
Quella mattina aveva chiesto al vice preside di sostituirgi l’aula, e lui gli aveva promesso che entro la settimana prossima ne avrebbe avuta una tutta sua, autopulente e molto più spaziosa.
Cameron fu felice di quella notizia perchè pensò che avrebbe deciso lui sta volta i posti e che sopratutto avrebbe appeso in aula qualche mensoletta con dei libri e qualche quadro di poco valore, giusto per smorzare un po’ l’apaticità di quelle mura così maledettamente bianche.
Avrebbe fatto mettere Allen in prima fila, di fianco a Price, così magari avrebbe potuto distogliere lo sguardo dalle tette della sua compagna di banco che pensò di spostare in seconda fila, non molto lontano dagli occhi dell’insegnante. Almeno avrebbe goduto anche lui della visuale. Avrebbe posizionato le due amichette della terza fila a sinistra in prima fila, più precisamente Turner di fronte a lui.
Il resto della classe... Beh, doveva ancora decidere.
Ed ecco che gli tornava in mente quella ragazzetta che in due ore di lezione non aveva fatto altro che fissare il libro durante le interrogazioni e prendere appunti durante la spiegazione.
Si aspettava di vederla persa, imbambolata a fissare il vuoto, dopo il pomeriggio precedente.
Così come aveva fatto lui la sera prima, quando era al bar con Abram.
Gli aveva chiesto più volte cosa avesse, ma in effetti lui nemmeno lo sapeva e aveva finito per rispondere tutte le volte “Nulla.”
Sembrava una donna alle prese con la sindrome pre mestruale, che lui conosceva benissimo.
E tutto ad un tratto pensò a Jenice. Jenice che quando aveva “le sue cose” diventava di una dolcezza disarmante. Jenice che si accoccolava su di lui mentre vedevano un qualsiasi film seduti sul divano.. Jenice che si addormentava e si svegliava ai titoli di coda chiedendo “Ma è già finito?”. Jenice che... Che era Jenice.
Sbuffò annoiato. Ricordarla gli faceva male, non soltanto al petto ma anche all’anima.
Ricordarla gli faceva venire in mente che il mondo senza lei era noioso, era angosciante. Che la vita senza lei non era più vita.
Ma gliel’aveva promesso.. Che sarebbe andato avanti, che avrebbe finito gli studi e avrebbe portato avanti il suo sogno.
Ed era arrivato fin lì, a 27 anni ancora da compiere era un professore di Storia dell’arte in un liceo classico, aveva una classe meravigliosa tutta sua e aveva cambiato il suo stile di vita. Anche se quest’ultimo punto era merito di Abram e Tony. Soprattutto di Tony.
Tony che era stato male due volte tanto, ma che aveva accolto la vita a braccia aperte; Che aveva coronato il suo sogno di aprire un' editoria che pian piano stava dando i suoi frutti.  Tony che non aveva tentennato un attimo quando gli avevano proposto l'affare della sua vita,  che era sempre stato una spalla su cui piangere per la sua famiglia e per Cameron, ma che non aveva mai pianto in presenza di nessuno di loro.  
Eppure Anthony era il fratello di Jenice. Erano cresciuti insieme ed avevano condiviso la vita.  

Avevano trascorso ventuno anni sempre insieme, senza mai separarsi.  

Era grazie a Tony se Cam aveva conosciuto Jenice, oppure il contrario... A distanza di tutti quegli anni era quasi impossibile ricordarlo.

 Di solito gli capitava che mentre faceva l'amore con qualcuna gli venisse in mente lei, e non riusciva più a guardare negli occhi le sue compagne.  
Agli inizi, quando Jenice sparì, fu una tragedia. Cam tornò il ragazzino silenzioso ed introverso che era stato prima di conoscere i due fratelli. E non ci fu verso per due anni interi di tornare come prima... Solo grazie a Tony era riuscito pian piano a rinsavire e a prendere coraggio per affrontare la vita.

Da allora con l'amore aveva chiuso. Nessuna gli faceva l'effetto di Jenice, nessuna solo baciandolo o semplicemente guardandolo gli provocava una scarica che iniziava dal petto e finiva chissà dove.

Finché non iniziò quel maledetto settembre.  

Finché non inciampò con lo sguardo in quello di una ragazzina indisponente e maledettamente prepotente.  

Di certo non era paragonabile minimamente a ciò che provava guardando Jenice, ma ci era vicina.  

Però c'era una cosa che non ricordava della sorella di Tony... Il suo odore.  

Così come non ricordava la sua voce o il suo tocco, adesso che ci pensava.  

E questa cosa gli fece paura, lo spaventò come non mai. Perché quando provò ad ricordare il suo profumo gli venne in mente la cannella. Perché quando provò a ricordare il suo tocco gli venne in mente
quel bacio di cui solo le mura di casa sua erano a conoscenza. Perché quando provò a ricordare la sua voce, gli venne in mente quando lei gli disse che voleva fare l'avvocato.  
Sorrise a quel pensiero: Come poteva una ragazzina così invadente fare l'avvocato? Come poteva restare imparziale in un tribunale se solo leggendo il passato tragico di un pittore le si inumidivano gli occhi?

Ma soprattutto come poteva sprecare la sua evidente passione per l'arte e il suo talento nell' assorbire determinati concetti?

Avrebbe fatto di tutto affinché lei cambiasse idea. Lo giurò quella sera stessa.

Ci sarebbe riuscito.

"Hey Mel, mariniamo oggi?"
Fu questa la sua sveglia quella mattina, ma Mel non aveva mai marinato in vita sua.  

Aveva sempre chiamato la madre per avvertirla che non entrava, e altrettanto avrebbe fatto quel giorno.  

L'unica cosa che però le fece cambiare idea fu che se le avesse detto che non entrava lei le avrebbe chiesto di farle compagnia in posta.  E non avrebbe potuto rifiutare.  

Per questo si preparò come tutte le mattine e alle sette e quaranta in punto uscì di casa schioccando un forte bacio sulle guance dei genitori.  

Quella mattina l'aria autunnale si fece sentire,  e lei fu felicissima di poter indossare il parka che aveva comprato in saldi ad inizio giugno.

A dirla tutta non amava molto il freddo, ma nemmeno il caldo. Era più per le mezze stagioni, quelle in cui si possono indossare tranquillamente pantaloncini, calze e cappotti leggeri.  

Il suo abbigliamento era sempre dei più semplici, non aveva mai indossato nulla di estremamente particolare e ricercato e pensò che questo era un fattore di continuo disaccordo tra lei e Gilda.  

La più grande indossava sempre capi alla moda, e seppure vestisse sempre in modo molto sportivo riusciva comunque ad attenersi a quelle che erano le tendenze in continuo cambiamento. Melanie invece aveva gli stessi vestiti da anni ormai, salvo qualcosina che era stata costretta a comprare dall'amica, giusto per avere qualcosa di nuovo nell'armadio.  

Come infatti, il motivo per cui saltarono scuola quella mattina era lo shopping. Gilda la sera aveva una cena di lavoro del padre alla quale avrebbe dovuto partecipare tutta la famiglia, e le serviva urgentemente un abito galante.  

In realtà per quanto potesse sembrare annoiata, Mel era consapevole che la sua amica non vedesse l'ora di indossare un bell'abito e di sfoggiare il suo splendido sorriso come accessorio. Se ne accorse da come fu praticamente trascinata per decine di negozi, da come in tre ore non era riuscita a trovare niente che le piacesse sul serio e da come osservava ogni particolare di ogni abito o scarpa che indossava.  

"Ci sarà Taylor?" Chiese incuriosita ed ebbe conferma dal momento in cui l'amica arrossì.  

Taylor era l'assistente del padre, un ragazzo poco più che ventenne e pieno di voglia di lavorare.  

Seguiva il padre in ogni suo spostamento e Giada lo conobbe proprio ad una di quelle sere. Non era tenuto ad accompagnarla fin sotto casa, a spostarle la sedia per farla accomodare e nemmeno ad accompagnarla fuori al ristorante quando lei si alzò per prendere una boccata d'aria. Ma lo fece. Non la lasciò sola un attimo da quella sera perchè forse, a detta dell'amica, si accorse del profondo disagio che provava a star seduta tra sole persone adulte.  

Ogni cena divenne più sopportabile perché c'era Taylor, e le boccate d'aria divennero un rito per entrambi, da due anni a quella parte.  

Era figlio di un amico di famiglia, per questo appena maggiorenne il padre gli aveva permesso di lavorare per lui.

Pian piano Gilda si stava affezionando e Melanie era l'unica ad esserne a conoscenza.  

Ecco perché tanto impegno e tanta voglia di andare a cena, pensò la ragazza sorridendo.  

Poco prima di pranzo trovarono un negozio in una stradina poco frequentata, e Gilda prese un vestito lungo blu notte, con le spalline sottili e lo scollo
profondo.  

Le stava d'incanto e persino la commessa si complimentò per il fisico sodo e snello della ragazza. Beh, era ovvio che avesse un bel corpo. Passava la maggior parte del suo tempo ad allenarsi e tenersi in forma per le partite di pallavolo ed era proprio per questo che si dovevano pochissimo, ma infondo era la sua più grande passione e aspirazione.  

Un fisico come il suo Melanie lo poteva solo avere nei suoi sogni; Troppo pigra per praticare sport e troppo golosa per rinunciare ad una fetta di pizza in più.  

Però si manteneva abbastanza bene. Era minuta e un po' morbida sui fianchi, e sapeva sicuramente come mascherare qualche difettuccio con gli abiti. Ma tutto sommato si piaceva. Non era il tipo da vergognarsi al mare o da complessarsi per un chiletto di più, e questa cosa la rendeva estremamente felice.

Si voltò ad ammirare le decine di abiti presenti in negozio, e si meravigliò del fatto che nè lei nè sua madre avessero mai scovato quel posticino.

Vide un abito lungo e morbido in chiffon rosa cipria, con lo scollo leggermente a cuore e le spalle e la schiena nude ma tempestate di filamenti in cristalli. Era un sogno quell'abito, così com'era un incubo il prezzo.  
"Dai Mel! Provalo ti prego!" La incitò l'amica, sempre pronta a spendere soldi inutilmente.  Quando l'avrebbe usato un abito simile che costasse oltre 250 dollari? Esattamente mai.

Non era solita partecipare a feste o cene di gala, anche perchè la sua famiglia era solita organizzarne una solo per le grandi occasioni.   
Però era pur sempre una donna, e i suoi occhi erano abbagliati dallo splendore di quell'abito. Sapeva benissimo che quei soldi spesi li avrebbe poi recuperati in poco tempo. La sua famiglia, come quella di Gilda erano abbastanza benestanti, e non si facevano per niente problemi nel comprare ciò che volevano.

Infatti era più che sicura che se avesse comprato quell'abito la madre sarebbe impazzita e se ne sarebbe innamorata all'istante.  

Oh, al diavolo! Aveva quasi 19 anni e poteva permettersi un abito del genere! E se anche non l'avesse mai potuto indossare, che le importava?  

"Facciamo così, ti darò modo di indossarlo. Stasera vieni con me alla cena." Sentenziò d'un tratto Gilda.  

Melanie strabuzzò gli occhi "Ma tu sei fuori! È una cena d'affari e di famiglia, non potrei mai venire!"

"Oh, quante storie Mel. Prova questo abito, io pago e avverto mia madre. Sarà contentissima, vedrai." e le sorrise gentile.  

Era curiosa ed eccitata all'idea di partecipare ad una cena piena di gente sconosciuta, era un'esperienza del tutto nuova per lei, e per quanto si sarebbe
sentita maledettamente fuori luogo, accettò l’invito. Così, sorrise di rimando all'amica e con l'abito saldo in mano entrò nel camerino.  

Si era ripromessa di non guardarsi nello specchio quando sarebbe stata nuda, ma lo fece.  
Si osservò a fondo nel suo completino anonimo nero e iniziò a delineare pian piano tutti i contorni della sua figura.  

Partì dalle gambe, magre fino a sopra il ginocchio e un po' più piene nell'interno coscia. Erano di un colore molto chiaro, prive di qualsiasi segni come cicatrici o brufoletti fastidiosi. Su questo era stata molto fortunata sin dall'inizio dell'adolescenza.  

Salì con lo sguardo sui fianchi, un po' troppo larghi per la sua vita sottile. Non aveva un filo di pancia, ma aveva quelle fastidiosissime maniglie dell'amore che evidenziavano ancora di più la "morbidezza" delle sue curve.  

Il seno era proporzionato al suo fisico, non troppo grande e abbastanza sodo. Ne andava fiera a dirla tutta, le dava quel pizzico di femminilità in più.

Sollevò lo sguardo sulle sue spalle, piccole e ossute. Forse la parte più magra del suo corpo. E che più preferiva, a dirla tutta.

Passò al viso sottile, dal quale facevano capolino due occhi abbastanza grandi e lucenti, di un colore non propriamente definito ma che sembrava orientarsi
verso il mogano.

Il naso era piccolo e leggermente all'insù, gli zigomi poco definiti, la mascella leggermente arrotondata. Le labbra erano carnose e leggermente rosate.

D'un tratto le vennero in mente altre labbra carnose. Quelle che qualche giorno prima si unirono alle sue in un contatto pieno di scariche e desiderio.

Arrossì di botto e si guardò nello specchio.

Cosa ci trovò quel giorno in lei? Un uomo tanto bello quanto impossibile, un uomo di cui si legge solo nelle storie più sdolcinate o nei film più romantici. Cosa
vide di così bello e attraente in lei al punto tale che lo spinse a baciarla?  

Preferì non pensarci, perché una risposta proprio non le veniva.  

Spostò lo sguardo su quell'abito da sogno, e si decise ad indossarlo.

Le calzava a pennello. Lo scollo valorizzava il suo seno, la morbidezza del tessuto nascondeva anche il più minimo difetto e sembrava avere un fisico da paura.  
Dietro poi l'abito era un tutto dire. La scollatura posteriore le arrivava fin sopra alle fossette di Venere, e il fatto che le spalle fossero così scoperte le piacque moltissimo.
Un po' titubante e in imbarazzo uscì dal camerino e trovò l'amica a bocca aperta.  

"Melanie... Sei un incanto! Dio, farai impazzire chiunque." commentò senza nessuna traccia di gelosia o invidia Gilda. Anche perché da inviarle non aveva proprio nulla.  

Melanie sorrise, e convinta dall'amica, ma soprattutto dallo specchio che la tradiva rivelandole il suo sguardo pieno di gioia nel vedersi con un abito così indosso, lo acquistò.


Quando tornò a casa annunciò ai genitori dell'invito di Gilda e la madre, come previsto, fu emozionatissima e contentissima per l'acquisto.  

Alle 20:00 sarebbero passati a prenderla, e lei alle 19:45 era pronta.  

Non era solita truccarsi molto, per questo quella sera optò per un make-up abbastanza leggero. Una linea di eyeliner nera sottile, un po' di mascara, un velo
di blush ed un rossetto nude.

Raccolse i capelli in uno chignon morbido e lasciò libere due ciocche ad incorniciarle il volto.

Siccome aveva un abito abbastanza ricco di particolari sul retro decise di non indossare gioielli, se non un paio di orecchini a fascia di diamanti.  

Indossò un paio di sandali gioiello che richiamavano perfettamente i particolari dell'abito.  

Si specchiò un'ultima volta e si sentì particolarmente bella.

Cameron invece dormì tutto il pomeriggio.
Quella sera avrebbe dovuto andare ad una rimpatriata tra amici.  
Avevano deciso qualche settimana prima, incontrandosi per strada, di ritrovarsi per una cena. La comitiva di cui faceva parte anni prima si era sciolta per impegni improrogabili, quali il lavoro e la famiglia.  

Molti dei suoi compagni di università avevano già messo su famiglia, altri erano scapoli eterni ed altri ancora erano in continua ricerca di un impiego.

Avevano deciso di trovarsi in un ristorante non lontano dall'università e che personalmente aveva frequentato più volte in passato.  

Era un ristorante a quattro stelle, dove non solo si mangiava da Dio ma che era frequentato da persone stracolme di denaro.  

Proprio per questo avrebbe dovuto indossare uno dei numerosi abiti classici che popolavano il suo guardaroba. Tanto belli quanto scomodi.  

Optò per un abito nero, mocassini e cover coat del medesimo colore.

Per gli uomini era così facile essere pronti. Bastava indossare qualcosa di adatto, senza ausilio di gioielli, trucco e parrucco e il gioco era fatto.

Alle 20:20 uscì di casa e si avviò alla sua macchina.  

Il ristorante lo raggiunse in quindici minuti, ed essendo leggermente in anticipo decise di attendere fuori i suoi compagni.  

I primi che arrivarono furono Cassandra e David, seguiti da Lucy e Michelle.  

Mancavano solo Patrick e Robert e il quadretto era al completo.  

Arrivarono dopo una decina di minuti, quando i ragazzi avevano già preso posto a sedere, e Cam non si sorprese a vederli arrivare insieme.

Fu felice di scoprire che Michelle aspettava un bambino da pochi mesi e che si sposava in estate subito dopo il parto.  

Era una ragazza bellissima, occhi azzurri e caschetto biondo. Aveva sempre avuto l'aria di essere una donna matura, ma vederla con quel pancino appena
pronunciato fece pensare a Cameron che l'uomo che l'avrebbe sposata sarebbe stato sicuramente fortunato.

Cassandra e David avevano da poco annunciato a tutti il loro imminente matrimonio. Erano fidanzati dal primo anno di università, ed erano diventati ormai una coppia solida e secolare.

Lucy era una donna in carriera ed aveva realizzato da poco il suo sogno di dirigere una rivista di design ancora poco conosciuta.

Per quanto riguarda Robert e Patrick... Erano sempre i soliti ritardatari cronici, ed il fatto che fossero arrivati insieme era l'ennesima prova che il loro rapporto
era rimasto lo stesso.  

I soliti scapoli eterni che non prendevano con serietà nessuno dei loro impegni.

Come non prendevano con serietà il fatto che fossero ormai sulla soglia dei trenta e che presto sarebbero apparse le prime rughe.
Molto simili a lui, Abram e Tony, pensò Cameron.
Quando i camerieri iniziarono a servire e a riempire loro i calici Cameron tirò un sospiro di sollievo. Quella giornata a scuola era stata più che stressante. Aveva trovato l’intera classe impreparata e lei era stata assente. Quella cena gli avrebbe rilassato i muscoli e pure il cervello.

Come previsto il ristorante era impeccabile: Le posate erano in argento, i calici in cristallo.  Niente stonava, niente era nel posto sbagliato.
Quanto odiava tutto quel lusso, quello sfarzo. Eppure lui proveniva da una famiglia più che benestante, ma aveva sempre preferito vivere una vita normale e poco agiata. Aveva sempre scelto scuole e università non troppo costose, ma comunque rinomate. Non sopportava gli spendaccioni, però non era nemmeno un uomo tirchio. Semplicemente preferiva spendere il suo denaro moderatamente in ciò per cui valeva la pena farlo.  
Come quella cena che era sicuro sarebbe stata un ottimo toccasana, un modo per distogliere i pensieri dal lavoro, per rilassarsi e soprattutto per smettere di pensare a quella ragazza.  

Come non detto: Tornò a pensare che quella mattina non la vide proprio a scuola, né per i corridoi né in cortile, tantomeno quando entrò in aula e trovò il suo posto vuoto.  

Guardò di sfuggita i suoi amici che chiacchieravano allegri e decise di scacciare quei pensieri e di dedicarsi solo ed esclusivamente a quella serata.

Purtroppo però il destino non volle fare da spettatore, non volle accomodarsi e aspettare che quei due si muovessero ad avvicinarsi e decise sulla vita di entrambi.

Quella fu l’ultima volta che Melanie e Cameron furono spinti vicini dal fato, perchè da quel momento in poi tutto quello che accadde fu solo opera loro.

Angolinino~
Saaaalve a tutti!
Allora, questo capitolo l’ho dovuto dividere perchè era davvero TROPPO enorme ahahaha
Comunque apparte tutto, qui vi racconto un po’ di più della ragazza nella foto.
Adesso ha un nome.
Jenice è un personaggio che adoro, e conto di inserirla tramite flashback o altro all’interno di alcuni capitoli.
E poi c’è Tony, lui è in assoluto l’amore della mia vita! Ahahaha prima o poi scriverò qualcosa su di lui, di certo non resterà scapolo (Zitello :P) a vita, no? u.u
Spero che il capitolo vi piaccia, grazie perchè continuate a seguire ogni mio aggiornamento!
Bacini baciotti <3


  
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