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Autore: cioco_93    18/02/2017    3 recensioni
- Quando hai 25 anni ti sembra che il mondo è ai tuoi piedi.
Pensi che hai tutta la vita davanti per realizzarti, crescere, innamorarti, vivere.
Ma purtroppo non è per tutti così. -
Ritorno a scrivere con una storia più agrodolce del solito, dove Damon ed Elena incroceranno I loro destini in maniera forte e passionale ma con una data di scadenza.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ultimo capitolo di questa mia avventura.
In dedica speciale a eli_s, che non ha mai smesso di leggermi e supportarmi, e ha saputo leggere i messaggi più sottili e profondi che mi piace celare in queste semplici FF.


22. My heart will be always with you

https://www.youtube.com/watch?v=EsvHC9UMrGs ---->  da ascoltare

La corsa in ospedale fu esasperante. Le mie lacrime scendevano senza controllo, e di tutto quello che mi stavano dicendo i paramedici non riuscivo a sentire una parola. Le strinsi la mano tutto il tempo, e la lasciai andare solo ed esclusivamente quando, una volta scesi dall’ambulanza, i medici mi trattennero per schizzare in sala operatoria.

Dopo averla vista con quel vestito non vedovo l’ora del 10 di giugno. Volevo che fosse mia, volevo vederla sfilare con quell’abito e dirmi di “si” davanti a parenti e amici. Non riuscivo a desiderare altro. Era un colpo all’anima.

Non riuscivo a calmarmi, ma fortunatamente riuscì ad avere quel minimo di lucidità per chiamare i suoi genitori.
Mio padre, che casualmente si trovava in pronto soccorso, avvisò immediatamente Stefan dell’accaduto e tempo zero anche Caroline venne messa al corrente di tutto. Io non ragionavo più, mi sembrava di vivere tutta quella situazione come se non fossi veramente lì, come se fossi fuori dal mio corpo e davanti a me scorressero le scene di un film drammatico.

Preso da quella visione, non mi accorsi del tempo che era passato. Ero intento a preparare qualcosa da mangiare, quando mi resi conto che era trascorso oramai più di un quarto d'ora da quando Elena era andata in camera a cambiarsi. C’era qualcosa che non andava.

- Cos’è successo.?? Dove l’hanno portata.??? – iniziò a urlare in lacrime Miranda non appena varcò come un uragano le porte della sala d’attesa. Era sconvolta.
Grayson tentava di calmarla, ma lei non si fermava, piangeva, si disperava, ma come biasimarla.
A Natale la situazione era nota e grave, ma quando la portammo in ospedale sapevamo che era un peggioramento, ma che lei aveva ancora tempo. In quel momento invece nessuno di noi era sicuro di rivederla uscire viva. Nessuno lo disse mai ad alta voce in quei momenti assurdi, ma eravamo tutti fin troppo consapevoli della cosa.

Corsi in camera mollando immediatamente tutto quello che stavo facendo, ed ecco che ritrovai Elena riversa a terra priva di sensi.
- No, no, no – iniziai a gridare cercando di farla svegliare. Presi al volo in cellulare dalla tasca e chiami il 911.
- Ti prego non mi lasciare – le sussurrai a quel punto in lacrime tenendola stretta tra le mie braccia – ti prego resisti – continuai distrutto.


Passò un’ora e mezza prima che qualcuno venisse a darci notizie a riguardo.
Nel mentre erano arrivati tutti. Caroline, Bonnie, Rick, Enzo, mia madre…. Stefan e mio padre facevano avanti e indietro in cerca di qualche buona notizia, ma quando finalmente vennero a informarci, ciò che i medici ci dissero fu semplicemente agghiacciante.
Eravamo agli sgoccioli. Elena aveva avuto un collasso interno e più che fermare l’emorragia e rianimarla prima di perderla definitivamente sul tavolo non potevano fare. Le prossime ore sarebbero state le ultime, se si sarebbe risvegliata o meno però, non era dato sapere.
- Lei si sveglierà – mi disse spiritata Caroline sedendosi affianco a me non appena i dottori si allontanarono.
- Hai doti da veggente Forbes?? – risposi fin troppo piccato, ma la lei non si scompose. Era come se in verità non stesse nemmeno parlando con me.
- Non mi ha detto addio, e lei invece me l’aveva promesso. L’ha sempre detto “quando arriverà il momento lo saprai, e prometto che ti dirò addio” – continuò come se in trans mentre le lacrime le solcavano il viso, e fu più forte di me a quel punto, tirarla tra le mie braccia.
- Si sveglierà, te l’ha promesso – affermai a quel punto, e non potevo che sperarci anch’io.
Non ero pronto a lasciarla andare, ma sarebbe stato ipocrita pensare che lo sarei mai stato. L'unica cosa che m'importava in quel momento, era solo di poter vivere ancora anche solo 5 minuti con lei, sentendo il suono della sua voce; avere la possibilità di dirle, per un ultima volta, un sussurrato ti amo, perso in quei suoi occhioni da cerbiatta, tanto intensi quanto tristi, che mi avevano fatto perdere la testa ancora prima di sapere il suo nome.
Era egoista come pensiero, avrei dovuto preferire di lasciarla andare in pace, senza più la fatica di doversi svegliare e vederci piangere per lei, ma non m'importava, avevo bisogno di sentire ancora il suo cuore battere tra le mia braccia.

https://www.youtube.com/watch?v=n6BwAWiHcSg ----> da ascoltare

Quando Elena venne trasferita nella sua stanza, ero terrorizzato di vederla piena di mille tubi e macchinari, ma giusto prima di entrare, suo padre, mi spiegò come probabilmente, data oramai la preannunciata fine, l’avessero semplicemente lasciata libera di andarsene in modo sereno, senza gli innumerevoli macchinari che avrebbero prolungato in modo doloroso l’inevitabile.
Fu così, che dopo l’addio dei suoi genitori, fu il turno mio e di Caroline entrare in quella gelida camera.
Non so se fu la promessa fatta a Caroline, un miracolo o chissà cos’altro, ma non fecimo davvero in tempo a chiudere la porta, che la ragazza aprì di colpo gli occhi.
- Gilbert.!! – disse emozionata la bionda avvicinandosi per prenderle la mano – Dio avevo paura che… - tentò di continuare la ragazza oramai nuovamente in lacrime, ma Elena la fermò.
- Te l’avevo promesso – sussurrò semplicemente lei allungando la mano per asciugarle le lacrime – ora però tu devi fare una promessa a me – aggiunse poi iniziandosi anch’ella a commuoversi.
- Certo, tutto quello che vuoi – disse immediatamente l’amica prendendole le mani.
- Ama, divertiti, piangi, ridi, urla, fa tutto quello che la vita ti darà la possibilità di fare e non precluderti niente per paura. Vivi come meglio puoi, e fallo per me. Vivi per entrambe. Ok.?? – le disse tutto d’un fiato la donna che amavo.
- Ok – affermò l’amica accennando un lieve si con la testa, e dopo di che si buttò tra le sue braccia e si strinsero in un braccio silenzioso, che valeva però più di mille parole.
Io rimasi lì in silenzio, a guardare quella scena straziante, e nella mia mente iniziai a pensare cosa mai le avrei detto una volta che fosse stato il mio turno a dirle addio. Avevo così tanti pensieri per la testa, così tante parole ed emozioni che avrei voluto esprimere.
Fu così che quando Caroline mi posò dal nulla una mano sulla spalla, come a provarmi a dare forza prima di lasciare me e la mia fidanzata da soli, venni letteralmente preso dal panico.
- Hai una pessima cera – provò a smorzare la tensione Elena con voce flebile mentre mi sedevo accanto a lei sul letto.
- Capita quando trovi la tua ragazza svenuta ancora nel suo abito da sposa in casa – ribattei io con un sorriso tirato.
- Ora capisco perché dicono che porti sfortuna farlo vedere prima del matrimonio - disse nuovamente ironica facendo calare il silenzio tra di noi, mentre delicatamente la cingevo con un braccio.
- Non sono brava con gli addii – constatò poi con voce spezzata, che mi fece chiudere automaticamente gli occhi per trattenere le lacrime.
- Allora non lo fare. Non dire niente – bisbigliai posandole un dolce bacio sulla testa – anch’io sono pessimo in queste cose – aggiunsi cercando di abbozzare un triste sorriso.
- Quanto tempo ho ancora.?? – chiese poi spiazzandomi.
- Diciamo che è quanto meno miracoloso che tu sia sveglia – risposi sospirando – vuoi che chiami i tuoi.?? – le proposi poi. Non avrei voluto per nulla al mondo lasciarla fino all’ultimo, ma non ero l’unico ad amarla.
- No – ribatté secca lei – ero già sveglia quando erano qui, ma la mamma piangeva così tanto…non sono riuscita a dire niente. È molto egoista.?? – domandò tristemente.
- Non lo so. Ma gli dirò che gli vuoi bene, te lo prometto – proclamai lasciando che lei poggiasse la testa nell’incavo del mio corpo. Stava perdendo le forze.
- Grazie. E non solo per questo – ribatté lei sempre più flebile – mi hai dato il lieto fine che pensavo non mi fosse concesso – mi spiegò a seguire.
- Tu mi hai fatto scoprire l’amore, direi che siamo pari, non credi?? - cercai di ironizzare io.
- Forse. Però ti prego, non richiuderti in te stesso. Datti del tempo, ma dopo di me lascia il tuo cuore aperto a qualsiasi altra possibilità d’amare - constatò lei alzando il busto in modo da potersi girare e trovare i miei occhi.
- Nessun altra sarà come te – dissi di getto quasi arrabbiato che lei mi potesse spingere nella braccia di un'altra, quando due giorni dopo ci saremmo dovuti sposare.
- Damon. Si ragionevole. Amami, ma non precludere la tua vita a causa del mio ricordo – mi rimproverò lei con durezza, e senza darmi modo di rispondere posò le sue labbra oramai sempre più gelide sulle mie.
- Riesci a esser testarda anche in punto di morte – risposi concedendomi il groppo in gola a causa della consapevolezza di quel nostro ultimo battibecco.
- Volevo che mi ricordassi per quest’ultima volta così come mi hai conosciuta – replicò sdraiandosi nuovamente tra le mie braccia.
Non so quanto rimanemmo in quella posizione, ma non appena mi accorsi di quanto fosse fin troppo silenziosa quella stanza capì: Elena se ne era andata.
Le lacrime iniziarono a uscire senza più barriere, e dopo un ultimo bacio su quella bocca tanto carnosa quanto gelida, mi alzai stremato per uscire dalla stanza.
Fu un attimo perché tutti capissero cosa fosse successo.
La madre di Elena perse coscienza e suo padre, nonostante il dolore che immaginavo l’attanagliasse in quel momento, si prese immediatamente cura di lei insieme ad alcuni infermieri. Caroline iniziò a piangere isterica sulla spalla di Stefan, mentre Bonnie silenziosamente veniva consolata da un Enzo provato.
Mia madre tentò di avvicinarsi al sottoscritto, ma per quanto apprezzassi in quel momento la sua presenza, mi diressi senza dire parola in direzione di Jeremy.
Non piangeva, non parlava, fissava semplicemente il vuoto davanti a se, come se fosse in vero e proprio stato di shock.
Lo raggiunsi, e per quanto non ci conoscessimo così bene, lo strattonai tra le mie braccia per stringerlo a me. Ci volle qualche secondo, ma d’un tratto il piccolo di casa Gilbert ricambiò il gesto, e si lasciò andare in una scia di singhiozzi strazianti.
Nonostante il dolore riuscì così a sorridere.
Elena me l’aveva chiesto il giorno del suo compleanno: “Quando arriverà il momento non abbandonare Jeremy”. Sapeva che nonostante il mio amore, quello di Caroline, dei suoi amici e genitori, lui sarebbe stato quello che avrebbe avuto più bisogno di tutti e non me la sarei mai sentito di deluderla.
- Io avevo ancora bisogno di lei – mi sussurrò straziato.
- Lo so – risposi stremato e continuai a sorreggerlo sentendo come mano a mano il mio cuore si sgretolasse sempre più.

*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*

https://www.youtube.com/watch?v=fwMowPviUAQ ------> da ascoltare

Il sole splendeva in alto nel cielo senza nemmeno l’ombra di una nuvola. Le temperature erano calde, ma un leggero venticello rendeva tutto più piacevole.
Sarebbe stata la giornata perfetta per il nostro matrimonio, e invece, quel 10 di giugno, eravamo tutti vestiti di nero pronti a celebrare un funerale. Il funerale.

Ti ho conosciuto una mattina di settembre.
Eri una ragazza senza nome, con la quale avevo scambiato due chiacchiere davanti all’ospedale, ma con quei tuoi occhioni da cerbiatta e il tuo timido sorriso mi travolsi immediatamente.


Quando ci eravamo conosciuti, lei oramai era già nella sua fase di chiusura nei confronti del mondo, e non avevo incontrato molte persone che facessero costantemente parte della sua vita quotidiana, ma durante la cerimonia ebbi modo di capire, quante persone l’avessero in verità conosciuta e amata prima del mio arrivo, prima della sua solitudine.

Sei stata la mia sfida personale fin dal primo momento. Trovarti, conquistarti, perfino amarti… e non per colpa della malattia, ma del tuo incredibile caratterino.

Parenti, amici, conoscenti che erano arrivati da molte parti dello stato per darle un ultimo saluto.
I più stretti però, erano tutti in prima fila, a cercare di farsi forza a vicenda, lì dove di forza per accettare la cosa in verità non c’era in nessuno di noi.

Mi avevi chiesto di lasciarti perdere, mi hai dato delle motivazioni più che valide anche per farlo, ma alla fine della fiera ti sei ritrovata davanti un uomo innamorato più cocciuto di te.

La prima a parlare sotto quel salice piangente fu Caroline, a seguire Jeremy e infine presi parola anch’io.
Fu difficile, anche per me, che tanto mi piaceva ostentare forza e sicurezza, non parlare con voce rotta e spezzata, ma sapevo che se fossi crollato, non avrei avuto le forze di stare accanto a chi era sicuramente più fragile di me.

Quindi oggi sono qui, a prometterti di amarti, e non fine alla fine dei tuoi giorni, ma dei miei.
Perché se c’è una cosa di cui sono sicuro oggi e lo sarò per sempre, e che non importa quanto ci resta, io lo so che anche se un giorno deciderò di andare avanti con la mia vita, tu sarai sempre parte di me, e se esiste un posto dove io possa ritrovarti quando sarà arrivata la mia ora, io ti cercherò e ti ritroverò. Perché mi piace credere che il nostro amore ha battuto così tante probabilità impossibili, che riuscirà anche in questa impresa.


Quando le parole di tutti furono ascoltate, arrivò il momento probabilmente più difficile: sotterrare la bara.
A uno a uno iniziarono i presenti a gettare la terra nella fossa, e a dire il loro ultimo e silenzioso saluto, ma io avevo bisogno ancora di qualche minuto da solo con lei prima di dirle definitivamente addio, e quindi mi tenni a distanza, in modo da far passare prima tutto il resto delle persone.

Questo era il discorso che avrei dovuto tenere oggi.
Questo è il discorso che avrei dovuto fare tenendoti per le mani e guardandoti negli occhi, in quel tuo meraviglioso vestito bianco. Ma il destino ha voluto diversamente, in maniera forse troppo ironica anche per noi che con l’ironia e il sarcasmo ci siamo sempre protetti.


Quando rimasi finalmente da solo, presi un profondo respiro, e su quella terra smossa posai un ultimo fiore: una rosa bianca, come quelle che avrebbero dovuto addobbare il suo buoquette.
- Pensi che lo sapesse.? Intendo, pensi che sapesse che stava morendo – mi domandò comparendo alle mie spalle Jeremy ancora con voce distrutta.
- Si, ma credo che sperasse davvero di arrivare al matrimonio – sospirai cupo volgendo lo sguardo verso il ragazzo.

Sei entrata nella mia vita dicendomi che io e te non avremmo portato a nulla di buono, ma oggi, anche se non ci sei più, sono qua davanti ad amici e parteni a dirti che ti sbagliavi. Ci siamo conosciuti che non ero solo una persona non amata, e che non amava. Ero un nemico dell'amore.* Perciò avevo innalzato un muro, ma tu l'hai abbattuto, senza nemmeno accorgertene, senza nemmeno averlo come scopo, e per questo non smetterò mai di esser in debito con te.

- Lei… lei non voleva che vivessimo nell’angoscia che da un momento all’altro se ne sarebbe potuta andare. Voleva viverci con il sorriso, e farsi vivere felice – cercai di spiegargli, in modo da rincuorarlo da quella dolorosa bugia.
- Lo so – rispose lui riposando con lo sguardo rivolto alla tomba della ragazza – Ma fa male lo stesso – aggiunse lasciando che nuovamente le lacrime solcassero il suo viso.

Perché anche se adesso sto soffrendo, anche se in questo momento sento un tale vuoto per il quale faccio fatica anche solo a respirare, so che se non fosse stato per te, non avrei mai vissuto l’amore della mia vita, per quanto breve, complicato e doloroso.

Ci demmo un veloce abbraccio, e così come era arrivato, il ragazzo si diresse nuovamente verso il resto del gruppo, lasciandomi ancora un po’ in solitudine con Elena. Dopo qualche passo però, quando oramai entrambi ci stavamo dando le spalle, Jeremy mi richiamò.
- Per quel che vale, lei ti ha amato davvero – disse semplicemente, strappandomi un malinconico sorriso – Sei una bella persona Damon, non negarlo al mondo solo perché lei se n’è andata – concluse spiazzandomi per quell’affermazione così simile al parole che usava sua sorella per spronarmi, e se ne andò.

Io adesso non so chi sono senza di te. Un amico egoista? Un fratello geloso? Un terribile figlio? O magari con un pò di fortuna...Sarò la persona che sono diventato con te al mio fianco. Perché potrai essere lontana 1500 chilometri o 100 anni, ma sei sempre qui con me. E il mio cuore sarà sempre in quella bara con te.**

The End

*Tratto frase tratta da Once Upon a Time, dal discorso durante il matrimonio di Tremotino nella 3x22
** Tratto dalla lettera che Damon scrive ad Elena nella 7x04

Buongiorno mie care.!!
Ed eccomi qui con il capitolo finale di questa mia storia, decisamente agrodolce rispetto ai Happy Ending che sono solita a scrivere.
Avevo inizialmente pensato di scrivere anche un epilogo, una sottospecie di "5 anni dopo" ma credo che obbiettivamente forse per una volta sia meglio finire così. Nel mio immaginario Damon è giustamente andato avanti, non scordandosi mai del suo Grande Amore, ma non riuscivo a trovare un modol che rendesse davvero giustizia t alla storia, quindi ho lasciato perdere ehehhe
Detto ciò, spero che nonostante questo tipo di finale, la storia vi sia piaciuta.
Ringrazio davvero tanto chi mi ha letta, seguita, commentata, e spero che se mai tornerò a scrivere su TVD ritroverò gran parte di voi.
Perciò ora vi saluto, non so per quanto, ma vi saluto.
Un grosso bacio a tutte voi.
A. 

 

  
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