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Autore: DreamerGiada_emip    18/02/2017    1 recensioni
Una nuova sposa sacrificale giunge nella villa Sakamaki, il profumo dolce del suo sangue fa impazzire subito i vampiri. Eppure lei è diversa da tutte le spose precedenti: i suoi occhi azzurro ghiaccio sono taglienti lame, i lunghi capelli corvini spargono il suo profumo facendo risaltare maggiormente il candore del suo fiso e il colore dei suoi occhi. È una giovane ribelle senza alcuna intenzione di lasciarsi sottomettere. Chi ha il comando della situazione dunque? I vampiri ammaliati dalla misteriosa e provocante bellezza di lei, ma famelici del suo sangue, oppure la fanciulla attratta da quei ragazzi, ma con un carattere orgoglioso e strafottente?
In tutto questo, lei nasconde un segreto, un segreto di cui nemmeno lei stessa è a conoscenza. Nella lussuosa villa dei Sakamaki, verrà portato alla luce un mistero che forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto nell'ombra.
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Angel, Demon or Human?'
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Faccio un sorriso radioso e avanzo di qualche metro nella stanza. Il battibecco tra Ayato e Raito è ridotto al silenzio, nessuno fiata più, la quiete che mi circonda è innaturale. Si può udire solo il frusciare dei vari strati di pizzo della mia gonna. Mi fermo in mezzo alla sala mostrando un sorriso furbetto.
 
«Avanti, fuori il colpevole, chi ha tagliato la lingua a tutti gli altri?» appoggio una mano sul fianco accanto alla rosa rossa donatami da Subaru, l’unico punto di colore in tutto il mio abito. I vampiri sembrano riprendersi all’improvviso sbattendo le palpebre. Ispeziono la stanza con un’occhiata.
 
«Niente musica? Una festa senza musica non esiste» esclamo indignata. Ci sarà un accidenti di stereo dentro questa maledetta villa da ricconi. Guardo Shu. «Avrai uno stereo con te, non ci credo che tieni solo e costantemente gli auricolari» gli faccio gli occhioni dolci da cucciolo. Lo vedo sbuffare annoiato, ma alla fine scompare, per poi riapparire pochi attimi dopo con uno stereo tra le mani.
 
«Tieni» borbotta con la sua solita voce tra l’annoiata e l’assonnata. Prendo lo stereo dalle sue mani e lo appoggio su un tavolino vicino al muro, ci collego il mio cellulare attivando la playlist.
 
«Non troppo alta» mi ammonisce subito Reiji. Ma la mia occhiata gli fa subito capire che questa sua postilla non verrà per niente rispettata. Metto il volume a un livello ragionevole, tanto per cominciare. Li vedo tutti fermi nelle stesse posizioni. Stanno aspettando un invito o cosa? Sbuffo sonoramente e inizio a piroettare per la stanza seguendo il ritmo della musica, un passo di danza dopo l’altro. La gonna segue perfettamente i miei movimenti in un susseguirsi continuo di onde, giri, fruscii. Tengo gli occhi chiusi, ma comunque sento i loro sguardi addosso, non mi perdono di vista nemmeno per un secondo. Decido che è ora di coinvolgerli almeno un po’. Prendo la mano di Ayato, il più vicino a me dei sei fratelli, e sollevo la mia mano sopra la mia testa facendo un piroetta. Mi fermo di fronte a lui con un sorrisetto.
 
«Siete dei pigroni, non venite a ballare?» inclino la testa di lato dicendo ciò. Vengo presa per i fianchi e fatta girare di 180°, davanti ai miei occhi compaiono gli occhi verdi e maliziosi di Raito. Sento un attimo di delusione trovando lui e non qualcun altro, ma mi distolgo subito da quel pensiero. Sento il suo braccio destro che mi stringe forte alla vita per avvicinarmi al suo corpo, i nostri bacini aderiscono e lo sguardo lascivo che mi dedica mi fa alzare gli occhi al cielo. Lui mi fa ballare in giro per la stanza, le sue mani mi sfiorano i fianchi e la schiena fino al limite. Non posso dire che non sappia ballare, mi conduce molto bene in piroette e movimenti sempre più veloci, fino alla conclusione della canzone durante la quale mi solleva in aria tenendomi per i fianchi. Mentre mi tiene sollevata, strofina il naso nella scollatura a cuore del mio vestito.
 
«Gran ballerina…» sussurra contro la mia pelle inspirandone contemporaneamente l’aroma per lui delizioso. Mi appoggia di nuovo con i piedi per terra, ma senza allontanare il viso dal mio petto, finché io non appoggio le mani sulle sue spalle e lo spingo via.
 
«Non ti espandere» lo ammonisco con uno sguardo severo. Con la coda dell’occhio vedo Reiji posare sul tavolo un vassoio con due bottiglie di pregiato vino rosso e sette eleganti calici di cristallo. Mi allontano da Raito e raggiungo il ragazzo dai capelli viola, mentre sta per versare il vino, mi vede avvicinarmi.
 
«Dammi una mano» ordina posando nuovamente la bottiglia sul vassoio. Lo guardo interrogativa, ma comunque avvicino una mano a lui, anche se un po’ titubante. Lui mi prende il polso con la poca delicatezza che ha e lo avvicina alle sue labbra.
 
«Sei certo di quel che fai? Non eri tu a dire che certe cose vanno fatte in camera» dico osservando ogni sua mossa molto attentamente. Lui non mi ascolta, mi punge la punta del dito con il suo canino affilato. Aggrotto per un attimo le sopracciglia, più per la sorpresa che per il dolore. Che diavolo sta facendo? Reiji si affretta a portare la piccola ferita sopra la bottiglia, da sottile taglio sul mio polpastrello cadono cinque o sei gocce dentro il vino.
 
«Splendida idea» gli dà man forte il rosso leccandosi le labbra e camminando verso di noi. Reiji mi lascia il polso, ma la sua presa viene subito sostituita da quella di Ayato che prende tra le labbra il dito ferito e toglie vie le ultime gocce di sangue che escono dal taglietto.
 
«Tu forse non ti accorgerai nemmeno della differenza, ma il vino è molto più buono con qualche goccia di sangue di ottima qualità» spiega tranquillamente Reiji, mentre inizia a versare il liquore. Prendo un calice imitata da tutti gli altri.
 
«Ai trecento anni» Reiji solleva il vino proponendo un brindisi.
 
«Alla nuova sposa sacrificale» Kanato mi osserva unendo il suo bicchiere a quello di Reiji. «Sperando che anche tu, un giorno, entrerai a far parte della mia collezione» sollevo un sopracciglio e scuoto la testa leggermente in evidente segno di diniego.
 
«Al sangue della miglior qualità che io abbia mai assaggiato» Ayato sogghigna in mia direzione.
 
«Al tuo sangue e…» Raito mi squadra da capo a piedi con uno sguardo malizioso. «Al tuo meraviglioso e provocante corpo profumato, sgualdrinella» sbuffo nel sentirmi chiamare ancora una volta così da lui. Anche il calice di Raito si unisce agli altri.
 
«Al nuovo secolo della nostra vita di vampiri» Shu distoglie l’argomento da me e dal mio sangue.
 
«Alla vita immortale che possa essere accompagnata dal dolce profumo di rose rosse» questa frase fa saettare il mio sguardo fino al viso di Subaru. Il profumo di rose rosse, il profumo del mio sangue, il mio profumo
 
«A una nuova vita» concludo io unendo il mio calice ai loro, do il via al classico tintinnio del cristallo, simile a campanelle. Mando giù il liquido rosso scuro che brucia piacevolmente la gola. Mi chiedo se loro distinguano così bene il sapore del mio sangue da quello aspro del vino. Facciamo un altro giro. Non sono abituata a bere, solo un paio di volte ho provato, ma il sapore frizzante è davvero piacevole. Ayato mi versa un altro bicchiere.
 
«Ci stai prendendo gusto eh» mi guarda con un’occhiata le labbra, per poi tornare sui miei occhi. Faccio roteare il vino nel bicchiere con aria ammiccante.
 
«Stai cercando di farmi ubriacare?» gli faccio un mezzo sorriso. Lui sogghigna e si abbassa su di me per avvicinare la sua bocca al mio orecchio. Resto ferma senza farmi impressionare o intimorire da questo suo comportamento. Alcuni dei suoi capelli rossi mi solleticano il collo.
 
«Se volessi farti ubriacare, non ti offrirei certo questo semplice vino» sussurra facendo in modo di soffiare sul mio collo. Le sue labbra sfiorano il mio lobo dell’orecchio. Poi si allontana. «Poi è una festa, senza alcol non ci si può divertire davvero».
 
«Ehy Ayato!» mi volto anch’io quando chiamano il rosso. «Non tenerti solo per te la pollastrella, anche noi vogliamo giocare con lei» Raito ci sta osservando insieme ai restanti fratelli Sakamaki. Finisco un’altra volta il vino, prima di appoggiare il calice accanto allo stereo e alzare ulteriormente il volume. Reiji mi guarda già male, gli mostro un sorriso sbarazzino in risposta. Osservo l’orologio: 22.35. Abbiamo ancora un’ora abbondante prima dei fuochi d’artificio della mezzanotte. Riprendo a ballare per la stanza senza badare agli sguardi di desiderio di Raito, a quelli maligni di Ayato, alle eventuali occhiate assonnate di Shu, ai sorrisetti di Kanato, ai borbottii di Reiji riguardo la musica troppo alta. Un qualche passo veloce mi avvicino a Subaru e, forse sarà il vino che inizia a fare effetto su un fisico non abituato all’alcol, gli circondo il collo con un braccio per fare un casque. D’istinto mi circonda la vita con un braccio e viene giù con me. Tengo gli occhi chiusi mentre sono ancora con la schiena inarcata, lentamente mi sento riportare in piedi. Riapro gli occhi. Non incontro il suo sguardo, tiene gli occhi fissi sulla vena del mio collo. Sospiro, almeno per stasera vorrei che il suo unico pensiero non fosse il mio sangue. Gli stringo le guance con una mano costringendolo a immergere il suo guardo nel mio, così che io possa bruciarmi con quel fuoco inestinguibile che sono i suoi occhi e lui possa annegare nell’argento liquido dei miei. Ci osserviamo.
 
«Pensa a me come persona per una volta, pensa a me come fossi una vampira come voi di cui non potete bere il sangue, smettila di guardarmi come fossi solo cibo» sibilo a un soffio dal suo viso pallido. Posso quasi vedere le mie parole scivolare via dalla mia lingua e raggiungerlo. Lo lascio libero seguendo con due dita in una soffice carezza la curva del suo mento. Mi allontano da lui. La sua vicinanza mi destabilizza e non poco. Poi quegli occhi… tolgono il fiato. Non mi fanno pensare ad altro, quando incontro il suo sguardo mi scordo di ciò che mi circonda. Non c’è bisogno di parole, occhi negli occhi, noi ci possiamo dire tutto.
 
Passiamo il tempo disponibile parlando, bevendo forse troppo, ballando, provocandoci a vicenda, discutendo. Finché non entriamo in un discorso spinoso. I vampiri, soprattutto Reiji, sono fermamente convinti di essere migliori degli esseri umani.
 
«Solo perché avete vita eterna non significa che voi possiate disporre della vita di qualsiasi umano» controbatto alle continue affermazioni del vampiro dai capelli viola.
 
«Voi umani morirete in ogni caso, non fa differenza come o quando, la morte è un’usanza che tutti, prima o poi, dovrete rispettare» accavalla elegantemente le gambe e mi paralizza con uno sguardo gelido. Appoggio le braccia sullo schienale del grande divano.
 
«È vero, tutti noi umani dovremo affrontare la morte, ma non è questo l’importante… la morte non è la fine del mondo, è solo una trasformazione» abbasso lo sguardo sulle mie gambe. «La vita è effimera, la morte eterna, eppure penso che ognuno di noi debba appunto per questo vivere al meglio ogni suo secondo, perché la vita è un brivido che vola via, è tutto in equilibrio sopra la follia» ritorno a guardare i ragazzi che sono comodamente seduti su divani e poltrone. Ci guardiamo negli occhi.
 
«L’uomo nasce soltanto per sprofondare nuovamente nell’oblio» la sua voce è un ringhio gutturale. Sembra odiarli, sembra provare un rancore profondo verso tutti gli esseri umani. Non capisco il perché.
 
«Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera che lo rende e lo tiene schiavo… l’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo» sorrido assolutamente convinta delle mie parole. «Dopotutto, se puoi vivere in eterno, per cosa vivi davvero?» Reiji tace, anche gli altri non rispondo più. Controllo l’ora e sorrido leggermente, mancano meno di cinque minuti alla mezzanotte. Mi alzo in piedi e corro fuori sul grande balcone, appoggio le mani sulla ringhiera. Questa notte c’è un gran vento, mi solleva i capelli e riesce a far volare via le rose bianche che avevo incastrato tra di essi. Cerco di afferrarle, mentre volano via, mi sporgo sul balcone tendendo le mani verso di esse. Sono troppo lontane. Una mano supera la mia e riesce ad afferrare una delle rose bianche che stanno volando via. Mi volto alla mia destra e trovo il viso di Subaru incredibilmente vicino, lui mi osserva per un attimo, poi mi mostra la rosa.
 
«Grazie» sussurro quasi senza guardarla, troppo concentrata sul suo viso. Non mi risponde. Spezza a metà il gambo e con mosse lente lo incastra tra i miei capelli spostandomi il ciuffo che mi è ricaduto sull’occhio destro a causa del vento. Un’esplosione ci distrae da questo attimo di intimità. Rivolgo il mio sguardo al cielo e vedo le luci infuocate espandersi in contrasto col blu. Sorrido come una bambina di fronte a una grande torta di compleanno. I ragazzi mi raggiungono affiancandomi, alla mia destra Subaru, Ayato e Shu e alla mia sinistra Kanato, Reiji e Raito. Li osservo sorridendo, non pensavo che sarei arrivata a festeggiare con questi sei vampiri. Mi rendo conto solo ora di quanto in questi giorni mi sia affezionata a loro. A questi sei idioti che mi hanno costretta a donare loro il mio sangue, che mi hanno obbligata a restare chiusa qui dentro, ma che comunque sono riusciti a farmi sentire parte di una famiglia vera. Ritorno a osservare quello splendido spettacolo pirotecnico. La cosa più bella dei fuochi d’artificio è il silenzio irreale dopo il gran finale. Mi ricorda la vita.
 
«Buon anno»
   
 
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