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Autore: Heihei    18/02/2017    1 recensioni
TRADUZIONE
La storia è stata scritta da Alfsigesey e pubblicata su fanfiction.net in lingua inglese.
Bethyl post-finale della 4 stagione
"Nulla sarà più facile di nuovo. Scappare da Terminus, sconfiggere una mandria di vaganti, cercare provviste. Ma niente di tutto ciò sarà difficile come innamorarsi e provare a costruire una vita insieme in mezzo a tutto questo."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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MADRE

 



 

Beth dovette aspettare mezzogiorno per cominciare a sentire quanto davvero fosse indolenzito il suo corpo.

Daryl Dixon, cosa mi hai fatto?

Cercò di alzarsi per riprendersi un po’, ma non poté fare nulla per la stanchezza. Infatti, qualche ora più tardi, si addormentò accanto a Judith sul pavimento della stanza di Rick. Quando si svegliò, Maggie era seduta ai piedi del letto e le sorrideva.

“Stanca?”

Beth sobbalzò e guardò subito la bambina, ancora immersa nel suo pisolino.

“Scusa, ora sono sveglia, giuro”, sbadigliò. “Sono già tornati?”

Guardò fuori la finestra e dalla luce realizzò che era ancora presto. Cercò di mantenere il tono di voce basso, ma Judith la sentì comunque e cominciò a piagnucolare.

“No.”

Maggie sollevò Judith dal pavimento e tornò a sedersi ai piedi del letto, mettendola accanto a sé con un braccio ad avvolgerla per impedirle di cadere.

Dopo essersi sgranchita la schiena, Beth si alzò sospirando. “Come stai?”

“Sono pronta ad andare, ma Rick e Bob vogliono che stia qui almeno per altri tre giorni che, sinceramente, penso sia il tempo entro cui daremo inizio al piano”, rispose sua sorella alzando le spalle.

“Sei quasi morta”, sottolineò Beth, rabbrividendo al pensiero.

“Abbiamo rischiato tutti di morire”, insistette Maggie, accarezzando la testa di Judith. “Senti, devo dire questa cosa a qualcuno, e non può essere Glenn. Prometti di non voler andare al posto mio?”

Senza lasciarla parlare, Beth scoprì cosa stava per dirle semplicemente guardando i suoi occhi inumidirsi.

“Sei incinta.”

Potrei esserlo”, la corresse Maggie. “Non l’avrei mai nascosto a Glenn, solo che se lo scoprisse lo direbbe a Rick e io non potrei rendermi utile in nessun modo.”

“Ma sarebbe giusto. Se aspetti un bambino non è il caso che tu vada a Terminus. Potresti restare qui a prenderti cura di Judith, potrei andare io al posto tuo.”

“No, Beth”, scosse la testa. “Non sai combattere. Potrebbe anche non succedere nulla, magari prenderemo ciò che ci serve senza problemi e ce ne andremo, ma le cose potrebbero mettersi male. Non lascerò che tu vada.”

“Maggie...”

“No, c’è bisogno del contributo di tutti, dobbiamo proteggerci l’un l’altro lì fuori. Devi stare con la bambina, tenerla fuori pericolo. Se ti dovesse succedere qualcosa non potrei sopportarlo.”

“E’ così che mi sento sempre, lo sai?”, ribattè Beth, reggendo lo sguardo determinato di sua sorella. “Ogni volta che tu, Glenn o Daryl uscite, io vengo lasciata qui a… sperare. Come pensi mi sentirei io, invece, se scoprissi che ti è successo qualcosa quando avrei dovuto prendere il tuo posto?”

“Io e Glenn ci proteggeremo a vicenda. Tu proteggi lei.” Maggie baciò la fronte della bambina, sorridendo. “So che non è il migliore dei tempi ma… voglio avere un bambino.”

“L’avevo capito”, rispose pensierosa.

“Tu e Daryl siete stati attenti?”, chiese di punto in bianco.

Nervosamente, Beth si lasciò andare a una risata rumorosa. “Sarebbe abbastanza stupido, non ci ho neanche mai pensato… ma, non so, mi sento come se non dovessi preoccuparmi. Se succede, succede”, scrollò le spalle.

Questo è stupido”, rise anche Maggie, scuotendo la testa. “Oppure hai già raggiunto la convinzione che la vita dovrà andare avanti. Io e Glenn ci abbiamo messo un po’ per convincerci e, a essere onesti, non so neanche se lo siamo abbastanza.”

Sentì il bisogno di parlare con Daryl.

“Questo è il bello di avere una sorella maggiore: posso osservare le tue esperienze e saltare quello che non sembra piacevole.”

“Non c’è di che.”

“Ho sempre voluto avere dei bambini”, ammise Beth, ricordandosi della ragazza che era prima dell’apocalisse. “Non pensavo che sarebbe successo perché ero convinta che sarei morta. Anche quando poi ho deciso di sopravvivere, facevo fatica anche solo a immaginarlo, vedendo quello a cui andavano incontro Rick e Lori...”

Maggie fece una smorfia e si portò una mano sul ventre.

“Avevo perso le speranze per un po’, proprio non riuscivo a immaginare che ci fossero bambini in questo mondo. Quasi odiavo Rick e Lori per essere stati così sbadati. Come l’avrebbero protetto? Come avrebbe fatto a crescere felice? Per un secondo, pensandoci, mi stavo convincendo a morire vergine.” Si portò le ginocchia al petto e avvolse le braccia intorno alle gambe. “Solo che… ti ricordi di Daryl, quando è nata Judith?”

Sorrise, ricordando Daryl che la teneva in braccio con una tenerezza che da lui mai si sarebbe aspettata.

Maggie imitò la sua espressione. “E’ stato in quel momento che hai deciso che ti piaceva?”

“Quello è stato il momento in cui ho capito che non era una stupida cotta, ma ero comunque frenata per la sua età, cercavo di non pensarci… Più che altro, quello è stato il momento in cui ho recuperato la speranza e ho pensato che avrei potuto ancora avere un bambino, che le persone sono ancora persone.”

Maggie annuì senza dire nulla. Gli occhi le si inumidirono ancora di più, tentò di trattenere le lacrime. “Già… credo che Judith abbia bisogno di amici.”

Il rumore di un motore proveniente dal parcheggio le fece balzare in piedi entrambe. Sembrava simile a quello della jeep, ma non potevano mai dare nulla per scontato. Maggie passò subito Judith a Beth e, impugnando la pistola, si affacciò alla finestra.

“Sono loro”, si rilassò. “Mi chiedo perché siano tornati così presto.”

Raggiunto il parcheggio, scorsero Tara che ascoltava Eugene, perso in uno sproloquio infinito su come cucinare correttamente la carne di cervo, mentre Abraham e Carol stavano trascinando giù dalla macchina la loro cena. Carl prese Judith, e Beth poté finalmente cercare Daryl con lo sguardo.

Si avvicinò timidamente. L’aveva baciata quella stessa mattina davanti a Rick e, istintivamente, gli avrebbe gettato le braccia al collo, ma non poteva sapere come si sarebbe sentito a compiere certi gesti d’affetto davanti a tutti gli altri.

Inaspettatamente, fu lui ad avvicinarsi a lei e ad allargare le braccia per invitarla a stringersi a lui. Aveva ancora la balestra in mano, sentiva il suo peso. Il cuore di Beth batteva forte come se avesse corso e, a contatto col suo petto, sentì che anche il suo aveva un ritmo simile. Daryl le strinse il mento fra due dita e lo spinse all’indietro, per baciarla. Per qualche secondo, Beth, incredula, si domandò se si fosse reso conto che qualcuno li stava sicuramente guardando. Mentre le sue labbra l’accarezzarono lentamente, sentì qualcosa muoversi alla bocca dello stomaco.

Non molto lontana da loro, Maggie stava salutando Glenn. “Perché siete tornati così presto?”

“E’ andato tutto liscio. Abbiamo trovato molta roba in un solo giorno, abbiamo pensato che un po’ di riposo poteva valere di più di un paio di barattoli di carne in scatola.”

“Non sottovalutare la carne in scatola!”, gridò Carl.

Glenn, in risposta, fece una smorfia.

Beth si staccò da Daryl, ma mantenne la mano stretta sul suo braccio quando si voltò a parlare con Glenn. “Cosa avete trovato in grandi quantità?”

“Benzina per questa bestia”, rispose indicando il fuoristrada. “Abbiamo trovato due auto con i serbatoi pieni.”

“Era una trappola”, rifletté Daryl. “Avevano le gomme a terra, evidentemente i proprietari erano andati a cercare aiuto a piedi, ma non sono mai tornati. Chi le aveva messe lì non è mai tornato a rivendicarle.”

Beth rabbrividì, cercando di capire perché qualcuno avrebbe dovuto servirsi di una trappola del genere, ma forse conosceva già la risposta. Erano vicini a Terminus, avrebbe scommesso che qualcuno di loro le aveva messe lì per far sì che qualcuno si fermasse. E, a quel punto, li avrebbero rapiti.

“Hai trovato un cervo?”

Due giorni di fila con un pasto decente. Cominciò a sentirsi quasi viziata.

“Diciamo che è stata più lei a trovare noi”, ammise Daryl, che tacque quando vide Rick avvicinarsi.

“Beth, Daryl, posso parlarvi?”

I due annuirono e lo sceriffo gli fece cenno di seguirlo. Nonostante il suo comportamento indifferente di quella mattina, Beth considerò la possibilità che non approvasse la loro relazione e, vista la notevole influenza che aveva su Daryl, se ne preoccupò. Improvvisamente nervosa, gli strinse la mano, intrecciando le dita con le sue. Si sentì immensamente stupida quando poi scoprì che la pensava in tutt’altro modo.

“Questo è il secondo giorno di fila che riusciamo a ottenere un pasto decente e basterà anche per domani, ma stavo pensando… sarebbe un problema per te cacciare per il resto del tempo che passeremo qui? Se la tua gamba lo permette, ovviamente.”

Mentre parlava, sembrava nervoso, come suo solito. Ogni tanto non li guardava e si girava verso i boschi.

“La gamba sta bene”, disse Daryl.

“Vale anche per me?”, chiese Beth speranzosa.

“Non potrei mai lasciarlo andare fuori da solo e poi le abilità che stai sviluppando stanno diventando preziose.”

“L’unico problema è che questi boschi sono più vuoti. Una mandria è passata di qua non molto tempo fa, potremmo metterci anche una giornata intera, se non di più”, lo avvertì Daryl.

Rick annuì con uno sguardo comprensivo. “Basterà anche solo una notte, poi il giorno dopo riposerete prima di andare a Terminus.”

Circa venti minuti dopo, Beth si stava ancora crogiolando su quella conversazione, senza però sapere cosa esattamente la stava preoccupando così tanto. Più ci pensava, più realizzava che Rick non si sarebbe mai intromesso negli affari suoi e di Daryl. E poi, mandarli insieme nel bosco di notte a cercare cibo, quando fino a poco tempo prima nessuno avrebbe permesso a Beth di andare da nessuna parte, era il suo modo di mostrare la sua approvazione.

C’era un po’ di lavoro da fare, ma per una volta le sembrò che nessuno avesse fretta. Non tutti erano impegnati a fare qualcosa e, se lo facevano, si muovevano a ritmi più lenti. Erano tutti più rilassati.

Daryl e Beth con Judith in braccio si appostarono in un posto ombreggiato accanto all’ufficio del motel, che era un buon punto di osservazione. Eugene e Tara stavano preparando la cena e, abbastanza vicini a loro da condividere una conversazione, c’erano Bob e Abraham che cercavano di insegnare a Carl a giocare a Texas Hold ‘Em con un mazzo di carte consumate che avevano trovato in una delle stanze, accanto a una Bibbia. Michonne, Rick e Carol sistemavano le taniche di benzina, mentre Glenn aiutava- o distraeva, era difficile a dirsi- Maggie e Rosita a lavare i vestiti. Tyreese e Sasha, invece, erano più distanti, più vicini al bosco. Sembrava che si stessero dicendo qualcosa di importante.

Il vento freddo distolse Beth dal guardare gli altri, facendola rabbrividire. L’aria si stava raffreddando in fretta, ma non voleva credere che stesse già arrivando l’inverno.

“Ti ricordi quando siete arrivati alla fattoria e Rick aveva mandato Glenn e Maggie fuori insieme? Secondo te, l’aveva fatto apposta?”

“Che vuoi dire?”

Daryl sembrava confuso, ma il rossore sulle guance e il fatto che non la guardava negli occhi le fecero intendere che in parte aveva capito cosa stava cercando di dire. La sua bocca si contrasse mentre raddrizzava la piuma di una delle sue frecce.

“Lo sai.”

Beth avvicinò il viso al suo, sperando che si girasse per poter incontrare i suoi piccoli occhi azzurri.

“Non lo so.”

Staccò un piccolo pezzo di una delle piume con la bocca e glielo lanciò in faccia. Invece di indietreggiare, Beth si avvicinò e sentì la piuma solleticarle la pelle.

“Io penso che l’abbia fatto apposta.”

“Nel senso che li voleva incastrare o qualcosa del genere?”, borbottò Daryl, ammettendo implicitamente di aver capito cosa intendesse lei.

“Sì… oppure non so, di certo non ha cercato di combinare un matrimonio, ma credo che volesse semplicemente farci mischiare tra noi, farci relazionare. Ricordo che disse a mio padre che voleva che diventassimo un unico gruppo.”

“Mmh.” Daryl continuava a guardarsi le mani. “Tieni, facciamo a cambio.”

Levò le frecce dalla balestra e gliela passò, facendole cenno di dare a lui la bambina.

“Che devo fare con questa?”

Beth si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che potesse fungere da bersaglio. Non faceva pratica da un po’, ma la sua mira era già abbastanza buona. Daryl fece sedere Judith sulla sua coscia sana, stringendole il piccolo busto con un braccio.

“Caricala.”

“Ma la carichi sempre tu.”

Guardò la balestra dubbiosa. Aveva già notato il modo in cui i muscoli delle braccia gli si gonfiavano quando la caricava e pensava di non farcela. In parte sapeva che anche Daryl lo pensava. Infatti, tutte le altre volte, senza neanche discuterne, l’aveva caricata lui e poi la lasciava a lei.

“Devi imparare.”

Insicura, Beth posizionò la balestra.

“Assicurati che sia sempre puntata a terra o lontano da qualsiasi persona che potresti uccidere, come con la pistola.”

Cercò di tirare indietro la corda e più la tendeva, più sentiva le braccia irrigidirsi.

“Sei forte”, gli disse ansimando, prima di arrendersi. Le dita con cui l’aveva afferrata erano diventate bianche per la pressione.

“Riprova.”

“Sono abbastanza sicura di non avere i muscoli per farlo”, ammise, vergognandosi un po’.

“Sì, ci avevo pensato”, rispose lui sollevando Judith e portandola sopra la sua testa. “Ma non è una cosa che hai e basta.”

Con delicatezza, abbassò la bambina sulle sue spalle, in modo tale che le sue piccole gambe gli ciondolassero intorno al collo. Judith emise un piccolo gridolino e, euforica, gli afferrò una ciocca di capelli. “Ce li hai i muscoli, devi solo lavorarli.”

Dopo una serie di tentativi, gli altri li avvertirono che la cena era pronta. Le braccia di Beth erano indolenzite e non era neanche riuscita a caricarla, alla fine. Eppure, a Daryl sembrava piacere guardarla mentre provava a tirare quella corda e lei era anche abbastanza determinata a metterci la forza necessaria… ma ci sarebbero voluti ancora un po’ di tempo e pratica.

Mentre consumava il suo pasto, Daryl le massaggiava con una mano la spalla dolorante. Aveva finito la sua razione in pochi minuti, ma tutti gli altri stavano ancora mangiando e parlando tra di loro. Beth cominciò a pensare che forse avrebbe dovuto chiedere a Michonne di allenarsi insieme quotidianamente.

Pensando al suo bisogno di essere forte, la conversazione con Maggie di quel pomeriggio le riaffiorò in mente. Ora sapeva che la sua paura di avere figli veniva dalla sua incapacità di tenerli a sicuro. Anche con Daryl come padre, non avrebbe potuto garantire che a loro non sarebbe successo nulla. Quel mondo era troppo pericoloso e lei non era abbastanza pronta. Se desiderava così tanto dei figli o dei nipoti, avrebbe dovuto imparare a proteggerli e sapersi proteggere, per poi insegnarlo a loro una volta cresciuti. Ormai le cose stavano così.

Abbiamo tutti un compito da svolgere. Sono una custode, una cacciatrice e una combattente. Ho bisogno di essere una madre, e ho bisogno di essere un’assassina.

Quella notte, di nuovo tra le braccia di Daryl e divisa tra mille pensieri diversi, quasi accidentalmente, si lasciò andare.

“Ho parlato con Maggie.” Era appoggiata sul suo petto, mentre lui le accarezzava i capelli. “E ho realizzato… che forse dovrei chiederti… come la prenderesti se dovessimo avere un bambino.”

Sentì le sue dita irrigidirsi tra le ciocche di capelli. “Maggie è incinta?”

Cazzo.

“Sì, forse.”

“Cazzo, Glenn non lo sa.”

“Come l’hai capito?”

Beth alzò la testa, appoggiandosi col mento sul suo torace. Il suo cuore vacillò un po’ quando lo vide. Era pallido come un fantasma.

“Beh, sarebbe davvero nei casini.” Daryl deglutì, guardando il soffitto.

“E tu?”

Rimase in silenzio per qualche secondo, pensieroso. “Non lo so, probabilmente creperei sul posto a scoprire una cosa del genere, ma mi sono sempre piaciuti i bambini. Dovrai impedirmi di diventare un padre di merda. Alcune cose le posso gestire, ma altre… cazzo, Greene, mi dovrai dare una mano.”

“Quindi non ti arrabbieresti se dovessi essere incinta?”

“Arrabbiarmi? Diamine, no. Al massimo mi piscio sotto per la paura.”

Beth aveva imparato a conoscerlo abbastanza bene da sapere già la sua risposta, ma aveva bisogno di sentirselo dire ad alta voce.

Gli sorrise. “Saresti un ottimo papà.”

“Vuoi dei bambini?”

“Sì.”

“Puoi avere tutti i bambini che vuoi.”

   
 
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