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Autore: Lione94    19/02/2017    1 recensioni
Danases è un mondo fantastico popolato da Elfi, Draghi, Nani e altre creature magiche, sull'orlo del caos.
La protagonista della nostra storia è Elien, una semplice mezz'elfa che vive nella foresta di Elwyn nel profondo nord del paese. Sono dieci lunghi anni che si nasconde, ma non può sfuggire a ciò che è.
Quando i fantasmi del passato torneranno a farle visita e l'ombra della minaccia di una guerra distruttiva tra Elfi e Draghi si allungherà sul suo mondo allora sarà costretta a lasciare il suo nascondiglio e a intraprendere un lungo viaggio che la porterà a compiere il suo Destino...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15. Il mondo in fiamme



« Per tutte le lune e i soli di Danases! » esclamò il nano del Dorond mentre passavamo per l’entrata di Danases « Ce l’avete fatta! ». 
Daelyshia e Ogard si accasciarono a terra, ansanti.
« Siamo stanchissimi, è una settimana che voliamo senza fermarci! ».
Mi avvicinai ad accarezzare il collo squamoso della mia dragonessa. La capitale di Astrakan era lontana dal luogo del portale e per sbrigarci a tornare nel nostro mondo avevamo deciso di volare in groppa ai draghi ma eravamo due su ognuno e il peso raddoppiato li aveva sfiniti.
E non era ancora finita.
Adesso ci aspettava un viaggio attraverso Danases.
Il nano del Dorond ci guardò stupiti, poi domandò: « Avete trovato la pietra? ». 
« No » rispose Menfys affranto.
« Sono giunte notizie a Danases… allora è vero quello che si racconta? » domandò Opak con occhi scintillanti « La principessa è tornata? »
Annuii: « Tu sapevi, non è vero? ».
« Non si può nascondere nulla al guardiano del portale » rispose il nano con ovvietà « Seppi mantenere bene il segreto. Ma adesso ditemi cos’è successo! ».
Mentre Menfys raccontava le nostre avventure nel mondo degli umani mi ritrovai a pensare intensamente a mia sorella. Non avevamo potuto assistere alla sua incoronazione perché i preparativi erano più lunghi del previsto. L’esercito dei ribelli e Keltosh sarebbero arrivati solo due giorni più tardi e, purtroppo, noi non potevamo perdere altro tempo. Avevamo lasciato Aingel insieme alla Vecchia Guardia del castello, soldati fedeli ad Elvisier che per tanto tempo erano rimasti nascosti ad Ililea e che erano accorsi ad aiutare la loro legittima sovrana appena avevano ricevuto la notizia che l’usurpatore era stato sconfitto e la principessa era tornata.
Avevo ancora in mente la sua figura che si stagliava dalla torre del palazzo, un’ombra nel tramonto rosso, mentre ci osservava prendere il volo e allontanarci. Mi aveva fatto promettere che ci saremmo ricongiunte una volta che avremmo sistemato i regni che avevamo in eredità. Ma la mia mi sembrava una promessa così difficile da mantenere.  
Mi riscossi dai miei pensieri solo quando mi accorsi che Menfys aveva terminato il racconto e il silenzio era sceso tra noi.
« Ma dov’è il piccolo drago verde? » chiese in un sussurro Opak.
« Morto » rispose Tanasir con voce atona.
All’improvviso si alzò una leggera brezza, anormale per quel luogo al margine del deserto, e iniziai a provare delle emozioni così forti che mi squassarono il petto.
Era così strano.
Mi resi conto che non erano le mie ma riuscivo a sentire i sussurri degli elfi portati lontano dal vento.
Chiusi gli occhi per ascoltare cosa mi dicessero mentre il corpo era tutto un brivido
« Paura! » esclamai quando capii che cos’era l’emozione che stavo provando.
« Cosa? » chiese Mavina confusa.
« Nell’aria » chiarii « Sento la paura nell’aria. Sta succedendo qualcosa…».
Quando il leggero vento cessò, facendo sparire la tensione e la preoccupazione degli elfi, smisi di tremare e aprii gli occhi: notai che tutti mi guardavano stupiti. 
« Che… che cosa c’è? » chiesi. 
« Mia cara ragazza » fece il nano del Dorond emozionato « Tu stai leggendo l’Aria! ».
« Leggere l’Aria significa percepire le emozioni e i pensieri di altri elfi dell’Aria o dei draghi » spiegò Menfys guardandomi quasi con timore reverenziale « Non è un dono comune. Solo alcuni elfi, di grande potere, dopo anni di esercizio, riescono a farlo ».
Cercai di parlare ma si alzò di nuovo il vento e percepii ancora la paura e l’agitazione, questa volta sempre più forte. Quelli che prima erano sussurri erano diventati quasi dei gridi.
« Ma che cosa sta succedendo a Danases? » chiesi ad Opak agitata, il corpo in preda ai tremori.
Il nano che mi guardò preoccupato: « I draghi e gli elfi si sono dichiarati guerra apertamente » dichiarò con tono lugubre « Gli eserciti sono in cammino. Si incontreranno nella pianura di Abbarack e lì sarà battaglia, allora sarà il caos per Danases! ».
Tutti sobbalzammo sconvolti.
« Non è possibile! » singhiozzò Mavina portandosi le mani al volto, orripilata. 
« Sono tutti impazziti! » ruggì Ogard.
« Dobbiamo sbrigarci! Non abbiamo più tempo, Elien deve prendere la terza pietra, così tutta questa pazzia finirà, prima che consumi questa terra » esclamò all’improvviso Tanasir con tono deciso « Non dobbiamo arrenderci adesso, Wisp non lo avrebbe voluto! ». 
Lo guardai commossa e gli strinsi la mano. Ricambiò la stretta con forza.
« Ha ragione Tanasir! Non possiamo arrenderci! » asserì Daelyshia.
« Ma non sappiamo dove sia la terza pietra! » si disperò Mavina.
« L’unica soluzione è tornare dal Grande Saggio. Se l’esercito si è mobilitato sarà sicuramente partito da Tedrasys e lo troveremo a metà strada tra la città e le pianure » disse Menfys.
Tutti annuimmo.
Dun Morongh ci aveva fatto iniziare questo viaggio, era l’unico che forse avrebbe potuto aiutarci a finirlo.
Guardai Ogard e Daelyshia: « Ce la farete a resistere? ».
« Dobbiamo » rispose Ogard.
Salimmo sulle loro groppe con un balzo. Io e Mavina su Daelyshia, Menfys e Tanasir su Ogard.
Prima di partire ci girammo a guardare Opak che ci augurò buona fortuna: « Che gli spiriti siano con voi! ».
Quando Daelyshia spiccò il volo, il vento mi sferzò il viso, e sentii l’aria mancare.
« Non così stretta! » grugnii a Mavina, che impaurita mi stringeva forte la vita, mentre Daelyshia acquistava velocità sfruttando una corrente ascensionale.
« Scusa! » urlò Mavina, e la presa si allentò un poco.
L’aria non era decisamente il suo elemento.
Il nano del Dorond divenne ben presto un puntino e poi sparì, inghiottito dalla linea dell’orizzonte.
Mentre volavamo verso nord-est alla volta di Tedrasys, vidi, preoccupata, come il seme della follia sembrava essersi propagato per tutta la terra… come un parassita difficile da eliminare.
Danases non sembrava il mondo che conoscevamo e che avevamo lasciato alla nostra partenza per Astrakan.
Tutto era cambiato.
All’orizzonte, nella direzione dove sapevamo che si trovavano le città degli elfi, vedevamo del fumo nero salire lentamente a spirale nel cielo, segno che le case erano in fiamme. L’odore acre mi arrivava pungente fino alle narici, facendomi lacrimare gli occhi. Sembrava che il cielo si fosse oscurato a causa di tutto quel fumo.
Anche abbassando gli occhi sulla terra potevamo osservare il paesaggio che, come le città, era bruciato. Il terreno invece di essere verde e rigoglioso era nero e morta.
Tutto il mondo era in fiamme.
Guardai Menfys che ricambiò il mio sguardo spaventato.
Mentre Daelyshia e Ogard viravano verso destra, il lontananza avvistammo il lago Baab e con orrore notai che la sua acqua e quella dei fiumi era diventata nera.
Sembrava che solo il Mare Infinito fosse rimasto invariato, però mostrava la sua furia agitando l’acqua con dei grossi cavalloni, che si scontravano con forza sopra gli scogli, rombando.
Il cuore mi doleva a quella vista: la guerra stava distruggendo Danases.
Sorvolavamo alti le pianure argentate, quando un puntino viola, seguito da uno indaco, comparvero nel cielo, diretti verso di noi.
« Draghi selvaggi! » esclamò Daelyshia.
Ogard si fermò bruscamente, facendo sobbalzare Menfys e Tanasir sul suo dorso: « Cosa facciamo? ».
« Ormai ci hanno visti » urlò Tanasir e Menfys annuì « Lo scontro è inevitabile, non possiamo sfuggirli, quello viola è più grosso di Daelyshia e Ogard messi insieme » l’elfo della Terra indicò il drago di cui parlava, che ormai era così vicino da potergli distinguere gli intensi occhi lilla, accesi di una rabbia indescrivibile.
Noi eravamo i suoi nemici.
I draghi ruggirono e nel loro ruggito potei sentire la loro accusa rivolta verso Ogard e Daelyshia. Erano legati a degli elfi. Erano dei traditori della loro razza.
L’impatto dello scontro fu tremendo.
Mi tenni stretta al collo di Daelyshia, mentre i draghi si colpivano con spettacolari mosse di agile maestria e potenza. Sentii le mani iniziare a sanguinare a forza di sfregare contro le sue squame ma non osavo allentare la presa.
« In aria ci massacreranno » ringhiò la mia dragonessa mentre, per evitare una fiammata, faceva un giro della morte rischiando di farci cadere.
Il drago viola colpì con una zampata il muso di Ogard, lasciandogli un lungo graffio, Menfys ruggì di dolore e poi disse: « Ogard, Daelyshia, tornate a terra! ».
I due draghi planarono con ampie spirali verso terra, con le lingue a penzoloni e le code stanche. Quando arrivammo a terra scendemmo velocemente dal loro dorso.
I due draghi ostili atterrarono, ringhiando nella nostra direzione.
Mi affiancai a Menfys, stringendogli forte il braccio. 
«Cosa facciamo?» lo guardai disperata mentre Ogard e Daelyshia si lanciavano in avanti e i quattro draghi ricominciavano la lotta furiosa.
« Non possiamo fare niente. Gli incantesimi non hanno molto effetto sui draghi, essendo già creature intrise di magia e… »  gemette di dolore quando Ogard cadde a terra, sfinito, solo Daelyshia rimase a lottare, però anche lei non resistette a lungo e venne messa da parte dai draghi, che iniziarono ad avanzare verso di noi.
« Distraeteli. Io cercherò di curare Ogard e Daelyshia! » sussurrò Menfys a me, Mavina e Tanasir.
Ci muovemmo e poi non capii più cosa successe.
Tutto accadde così velocemente.
Un attimo prima Menfys era vicino a noi e quello dopo veniva sbalzato lontano da una zampata poderosa.
« Menfys!! »
L’enorme drago viola mi sovrastava, con le fauci spalancate.
Incespicai, caddi e urlai spaventata, cercando di scappare dalle grinfie del drago.
Per mia fortuna intervenne Tanasir, distraendolo. Si gettò contro il dorso del drago e quasi rischiò di ferirsi con le sue punte acuminate quando lo afferrò per il collo. Il drago iniziò a contorcersi per cercare di liberarsi dell'elfo, che nel frattempo aveva estratto la sua spada ed era riuscito a ferirgli una zampa.
Intanto il drago indaco marciava verso di Menfys, svenuto.
« No! » gridai.
L’aveva quasi raggiunto!
Puntai un dito contro una pietra lì per terra. Era abbastanza grande, mi avrebbe preso molte energie ma avrebbe colpito bene il drago.
« Hexia! ».
La pietra tremò, si sollevò e colpì il drago alla testa che cadde svenuto.
Il compagno ruggì furioso. Con un balzo si liberò di Tanasir, che cadde violentemente a terra, e si avventò su di me. Ansavo per la perdita di energia quindi non fui abbastanza veloce per schivarlo. Mi colpì il braccio con un artiglio. Sentii un dolore intenso mentre l’unghia strappava la carne e il sangue mi schizzava sui vestiti.
Anche se avevo messo fuori gioco un drago, quello viola era troppo forte di noi!
Mi guardai attorno: Menfys era ancora a terra, tramortito, come Ogard. Tanasir aveva numerosi tagli sul petto e giaceva a terra, ansimante. Daelyshia si stava alzando, gemendo di dolore. Solo Mavina era rimasta a combattere contro il drago viola.
Disperata notai che il drago indaco si stava riprendendo.
« Tanasir, sveglia Ogard e Menfys! Daelyshia, prendi Elien e andate via! » urlò Mavina con uno strano luccichio negli occhi.
Tanasir si alzò a fatica e si diresse verso i due. Borbottò qualcosa, chino su Menfys, che si risvegliò confuso, seguito da Ogard.
« Mavina, NO! » gridai, mentre Daelyshia mi sollevava e mi trascinava via. Il sangue che prima macchiava la terra, bagnò le sue squame.
Sentivo le forze venire meno, ma non potevo permettere che si realizzasse ciò che Mavina aveva in mente.
Un improvviso ruggito agghiacciante ci fece voltare tutte e due: dal cielo veniva un altro drago nero.
« Andate via… VIA! » urlò Mavina difendendosi con uno scudo incantato dalle fiammate dei draghi.
« Mavina non ti lasceremo! » esclamai mentre la dragonessa mi posava sulla sua schiena.
« Elien va! Salva il mondo! Salvalo per il mio piccolo Cearly! ».
Daelyshia spiccò il volo seguita da Ogard, che portava in groppa Tanasir e Menfys.
Guardai verso terra ma non riuscivo a vedere più Mavina. Ormai Daelyshia era troppo in alto e i miei occhi erano pieni di lacrime.
Lottai contro le tenebre per cercare di mantenermi lucida: stavo perdendo troppo sangue e rischiavo di svenire.
Mavina si era sacrificata per noi…
« Daelyshia, gira! Dobbiamo tornare! » gridai fuori di me, dando colpi sul fianco di Daelyshia che non si ribellava « Dobbiamo to-tornare! ».
Singhiozzai con la vista appannata, ormai senza forza.
Quasi senza sensi, mi sembrò di sentire un leggero tonfo e Menfys circondarmi da dietro. Lo sentii mormorare delle parole nel mio orecchio, però non le capii. Mi strinse il braccio ferito e lo sentii pizzicare quando mi rimarginò la ferita profonda.
Lottai per scendere e tornare indietro ma le sue braccia forti mi impedivano di muovermi. Mi lasciai andare a un pianto disperato sulla sua spalla che mi toglieva il respiro.
Quando Daelyshia atterrò avevamo volato tutto verso est e ci trovavamo sulla riva del lago Baab. Eravamo ormai abbastanza distanti. La dragonessa cadde a terra di botto e io e Menfys sbattemmo a terra malamente. Ogard riuscì ad atterrare meglio.
Appena mi rialzai Menfys cercò di abbracciarmi ma lo spinsi via e mi girai ad aggredire gli altri.
« Perché avete abbandonato Mavina? Dovevamo restare lì! Dovevamo combattere! » gli urlai addosso.
Menfys e Tanasir si scambiarono uno sguardo affranto.
« Non potevamo fare nient’altro Elien » intervenne Ogard « Mavina ha fatto la sua scelta e ha salvato tutti noi ».
All’improvviso nel cielo nero esplose per un attimo l’Arcobaleno degli Spiriti e capii per chi fosse arrivato. Lo guardai stravolta. Un’altra persona che si era sacrificata.
Per me.
Per permettermi di andare avanti.
Io ero l’unica che non poteva permettersi di morire.
Abbassai lo sguardo sui miei compagni e osservai i loro sguardi disperati e compassionevoli.
Non potevo sopportarlo. 
Scappai via, lontano da loro, lontano da tutti.
« Elien! ».
Menfys fece per seguirmi ma Daelyshia gli sbarrò la strada con la coda.
« No, lasciala andare. Ha bisogno di stare sola ».
Mentre correvo lungo la riva del lago con gli occhi appannati dalle lacrime, tutta la realtà mi si rovesciò addosso, come acqua ghiacciata.
Wisp e Mavina se n’erano andati e non sarebbero tornati: erano morti.
Erano morti per me.
Erano morti perché stavano pensando al futuro degli altri.
Erano morti a causa della follia che stava consumando il mondo.
Perché, allora, il mondo non si era fermato, ammutolito dalla sua stessa pazzia?
Quella pazzia che aveva ucciso Mavina e Wisp.
Perché nessuno aveva smesso di combattere?
Wisp… Wisp non avevamo nemmeno avuto il tempo per piangerlo.
Perché, perché…
Era tutta colpa mia.
Non ero riuscita a salvare Danases in tempo.
Corsi e corsi finché il lago non diventò fiume e il fiume non si buttò nel Mare Infinito.
Mi fermai e mi accasciai a terra, sull'orlo di una scogliera.
Il petto squassato dal dolore.
E il figlio Mavina… il piccolo Cearly non sarebbe mai cresciuto insieme a sua madre.
Ho tanto bisogno di aiuto…
Mi affacciai oltre il dirupo per osservare il Mare Infinito e la sua furia. Sospirai, guardando l’orizzonte di nuvole che si rispecchiava nell’acqua rendendola grigia. Una lacrima cadde nel mare e quello tutto ad un tratto si placò. Un’onda si avvicinò alla terra e si alzò fino ad arrivare all’altezza del promontorio dove mi trovavo.
In mezzo all’acqua scorsi i lineamenti di una donna.
« Chi sei tu, che osa chiamare Madre Marea, dalle profondità più remote del mare? ». 
Un po’ spaventata, mi alzai in piedi: « Il mio nome è Elien » mormorai con voce tremante mentre mi asciugavo con una mano il volto rigato dalle lacrime.
Vidi lo spirito avvicinarsi, l’acqua incresparsi e percepii il forte odore salmastro del mare.
« Tu sei la figlia di Raene »
Non era una domanda, ma una semplice constatazione.
Un lampo di curiosità balenò negli occhi Spirito, per poi sparire e lasciare il volto acquoso senza espressione. 
« E così, sei venuta a cercarmi anche se ti avevo negato il mio aiuto ».
« Non volevo disturbarti » dissi « Ho smarrito la mia via. Non riesco a trovarla e non so dove cercarla. Senza di essa mi sento persa ».
Lo Spirito Elementare, con la sua mano d’acqua mi sfiorò la fronte, da cui si sprigionò una fioca luce dorata. 
« C’è troppa confusione dentro di te, giovane elfa. Nubi nere si addensano nel tuo cuore, nascondendoti il tuo giusto cammino » Madre Marea sospirò e il suo sospiro si riversò nel mare come il fragore di una cascata « Devi cercare nel profondo. Le tante voci nella tua mente ti sussurrano, confondendoti. Cerca di ritrovare te stessa ». 
« Ignorare i pensieri nella mia mente è come togliere una parte di me stessa. Mi ricordano i miei errori, le persone che sono morte. Per questo mi sento perduta. Dimenticare chi sono è più facile che affrontarle ».
Le sottili sopracciglia dello Spirito Elementare si aggrottarono, increspando il suo volto d’acqua: « Il sacrificio di due persone a te care, per combattere per un mondo migliore, ha il prezzo così alto di farti dimenticare chi sei? ».
Un refolo di vento mi fece arrivare un’onda sul volto, come una frustata. Sobbalzai per il dolore e per l’acqua gelata che mi scivolò nei vestiti.
« E’ così che ripaghi il loro sacrificio? Nessuno aveva detto che sarebbe stato facile. Il mondo è in guerra! E se tu, che dovresti essere la nostra regina, smarrisci la strada come può il mondo seguirti? La sua strada è già stata smarrita! ».
Un altro refolo di vento fece tremare violentemente il corpo di Madre Marea. Evocai con un incantesimo una bolla d'aria che mi circondò per evitare di bagnarmi nuovamente. Madre Marea era furiosa.
« Tu non capisci! » le urlai contro « La pietra dell’Aria nel mondo degli umani non c’era. Non so dove cercarla! Siamo in un vicolo cieco e le persone continuano a morire e io non posso fare niente per salvarle, per fermare questa guerra! ».
Evocai la corona e gliela mostrai. Quasi rischiai di lanciargliela contro per come le sue insinuazioni mi avevano fatto arrabbiare.
« Lei è dentro di me, Danases è il mio popolo e io non posso fare niente! E allora a cosa sono serviti tutti i sacrifici?! »
Madre Marea mi guardò in silenzio con i suoi occhi acquosi, per un momento che mi sembrò interminabile. Il fragore dei tuoni in lontananza come sottofondo.
« Alla baia di Salaverosa » la sentii mormorare.
« Cosa? » domandai confusa.
« Alla Baia di Salaverosa troverai le tue risposte. Se l’Unicorno si mostrerà a te capirai se i sacrifici non sono stati vani. Solo ad un puro di cuore si mostra e allora dimostrerai se il tuo è davvero quello giusto per essere la nostra regina ».
Spalancai gli occhi, quando capii che cosa voleva dire Madre Marea.
L’Unicorno sapeva dov’era la pietra!
Lo Spirito Elementare mi fece un sorriso, che quasi era un ghigno: « Vai e compi il tuo destino, adesso dipende tutto da te! ». 

  
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