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Autore: Jill_BSAA    19/02/2017    1 recensioni
C'era un tempo in cui la nostra popolazione viveva in pace, poi, arrivarono le tenebre che ci circondarono e ci annientarono. Ora, siamo noi che cerchiamo la nostra vendetta e l'avremo con qualsiasi mezzo e a qualsiasi costo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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                                                           - Disperazione -






Intorno a me iniziai a percepire nuovamente gli odori ed i suoni che mi circondavano, sebbene indistintamente. Quelle poche informazioni mi assicurarono che, in qualche modo, mi ero allontanata dalla battaglia poichè non percepivo più lo stridere delle armi e le urla. Il ricordo improvviso di quella guerra mi diede una fitta al cuore e la colpa di non essere morta con il mio popolo mi oppresse fino a far uscire una lacrima che mi rigò il volto per qualche istante prima di finire oltre il limitare del mento. Sommessamente recitai una preghiera per le anime dei denfunti e cercai di allontanare quei pensieri di morte dalla mia mente, già troppo confusa e frastornata. 
Decisi di alzarmi, smettendo di piangermi addosso ma sentì qualcosa di viscido ed estremamente rugoso sulla guancia ed il mio corpo reagì quasi per istinto, tirai un pugno alla cosa o persona che era sopra di me, per autodifesa. In risposta al mio colpo, estremamente fiacco, sentì belare e i passi concitati di qualcosa che si allontanava, una pecora che mi aveva scambiato per un pasto gustoso.
Inspirai profondamente scoprendo che i polmoni mi dolevano, che  il capo mi girava e che ogni singola fibra del mio corpo era avvolta da un dolore insopportabile che mi faceva lacrimare. Gemetti, ma in maniera disperata cercai di aprire gli occhi e quando lo feci, il panorama intorno a me girò per qualche istante prima che ogni elemento tornasse al proprio posto.
Provai ad alzarmi ma quel movimento improvviso e repentino mi strappò un ulro, mi morsi il labbro inferiore, resistendo alla voglia di tornare a stendermi sull'erba verde sulla quale mi trovavo. MI guardai intorno, disorientata, non conoscevo nessuna terra che corrispondesse a ciò che, ora, avevo davanti agli occhi. Mi trovavo in un campo molto esteso dove il bestiame stava pascolando, dove il verde brillante dell'erba ed il colore variopinto dei fiori erano cos' brillanti da farmi venire la nausea, perfino l'aria era frizzante e il suo contatto con il mio viso era estremamente piacevole. Mi misi in piedi, non senza molta fatica, e riuscì a muovere qualche passo prima di ricadere malamente al suolo, sbattendo violentemente le ginocchia contro il terreno e a stento riuscì a trattenere un conato di vomito, ingollando saliva carica di bile più e più volte prima di provare nuovamente a rimettermi in piedi. Finalmente ce la feci dopo vari tentativi ed inizia ad incamminarmi alla cieca verso quello che sembrava un lontano villaggio.
Ero sola, le miei armi non erano con me e, per questo, mi sentivo estremamente vulnerabile, i vestiti laceri riuscivano quasi a stento a coprire il mio corpo e soprattutto emanavo un cattivissimo e pungente odore. Avevo fame e mi sentivo debole e stancaa, le mie labbra erano arse da una sete cocente.
Quando misi piede nel villaggio, un piccolo barlume di speranza si accese nella mia mente e nel mio cuore, qualcuno avrebbe potuto aiutarmi e spiegarmi in quale posto fossi capitata. Spostai lo sguardo sui pochi presenti, il villaggio  era formato da poche case poste a formare un cerchio in mezzo al quale era presente un'aia, probabilmente si trattava di una fattoria piuttosto grande. Un bambino si attaccò alla gonna della madre nel vedermi, nascondendosi dietro le sue gambe.
"Mamma, ancora i vagabondi? Ma il papà non gli aveva vietato di infestare casa nostra?"
Quella parola mi ferì come un colpo in pieno viso, io che ero stata una delle più grandi sacerdotesse del mio tempo venni chiamata con l'appelativo di vagabondo,  cercai di replicare ma dalla gola uscì solamente un gorgoglio senza senso ed il bambino, impaurito scappò verso la sua casa.
Camminai ancora, muovendo pochi passi, tutti mi guadavano con circospezione e paura, non li biasimavo dovevo avere un aspetto terrificante. Poco dopo sentì il terreno venir meno sotto i miei piedi, gli occhi si serrarono e svenni, ancora una volta.
  
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