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Autore: FunnyYoungMe    19/02/2017    1 recensioni
Spesso la gente deve seguire altri in una strada dove non vogliono camminare: per affrontare una verità che fa male e per fare tutto ciò con una faccia seria, perché ti sei già arreso; o per nascondere il senso di vuoto con un atteggiamento doloroso di non essere te stesso...
Kyuhyun lotta per mantenere chi è diventato, mentre invece Yesung si dà per vinto nella sua vinta. Entrambi hanno bisogno dell'altro per essere chi sono veramente...
N.d.A: Ciao a tutti. Questa non è la solita storia d'amore KyuSung e quello che voglio davvero è, per tutti quelli che si prenderanno il tempo di leggerla (spero le diate una possibiità), che vi piaccia!!!
DISCLAIMER: Non mi appartengono Kyuhyun e Yesung, anzi, non mi appartiene nessun Super Junior menzionato. La storia non è mai accaduta nella realtà; è solo un prodotto della mia immaginazione, per cui a me appartiene solo la trama.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Un po' tutti, Yesung
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Ehilà! Sono tornata con il capitolo che avrei dovuto pubblicare ieri -.-"
Aaaaanyway... Mi scuso per eventuali errori (sia di battitura che di grammatica, ma la mia beta mi ha tipo abbandonata - o io a lei, non lo so -)
Grazie a chi dà una opportunità alla ff e legge, e magari commenta pure... Questa ff mi è piciuta da matti e vorrei che vi emozionaste come ha fatto con me ;)
Buona lettura!
 

Perché ne fai una tragedia?

 

Quel giorno fu silenzioso. Nessuno parlava, nessuno faceva nulla perché il proprietario della casa, Kyuhyun, aveva un terribile mal di testa e necessitava di assoluto silenzio. Sfortunatamente per il moro, il castano aveva deciso di riprendersi dalla sbornia in camera di Yesung, per cui il maggiore dovette stare lontano da lì.

 

Nel pomeriggio

 

La notizia peggiore venne riferita a Yesung nel pomeriggio: suo padre non sarebbe tornato fino al giorno dopo e ciò significava che avrebbe dovuto restare in casa del vicino un giorno in più.

“Jongwoon, ho il resto del pomeriggio libero, ma se vuoi che rimanga, lo faccio”, aveva detto la “zia Solji”.

Avrebbe voluto risponderle “Sì, resta”, ma sapendo quanto si era impegnata per pulire la casa, soprattutto dopo la festa del giorno prima, meritava davvero di riposarsi. Visto, però, che il ragazzino sarebbe rimasto a casa, quindi non sarebbe rimasto da solo, Yesung scosse la testa. “Starò bene. Non c’è bisogno che tu rimanga solo per me; quel ragazzino, Kyuhyun, sarà qui, perciò avrò della compagnia.”

“Sicuro?” Domandò la domestica con la sua dolce voce.

“Certo, e poi, sono certo che suo nipote sarà contento quando andrà da lui”, Yesung cercò di sorriderle rassicurante.

“Salterà dall’emozione. Andrò, ma se hai bisogno, chiamami… Oh, scusa, volevo dire, mandami un messaggio, per qualunque cosa.”

Yesung annuì e poi uscì a salutare la donna, fermandosi sulle scale del portico. La casa del vicino era veramente grande, ma aveva un giardino più piccolo del suo, per cui stare sulle scale era l’unica opzione.

Era un giorno caldo e, sorprendentemente, lui voleva solo godere dei raggi del sole, seduto sulle scale, ad occhi chiusi. Improvvisamente, una figura si interpose tra lui e la luce, obbligandolo ad aprire un occhio e trovandosi di fronte il ragazzo piccolo di due giorni prima guardarlo confuso.

“Il ragazzino non è in casa, ma tornerà presto”, mormorò Yesung prima che l’altro gli domandasse qualcosa.

“Lo so. Ci siamo dati appuntamento più tardi per sistemare alcune canzoni, però siccome ero nei dintorni, sono arrivato prima.”

“Oh, okay.”

“Cos’hai lì?” Domandò Ryeowook al moro che aveva appena aperto un quaderno e scorreva le pagine.

“I miei disegni.”

“Ah sì. Kyu mi ha detto del tuo talento.”

“L’ha fatto?! Come fa a saperlo?” Chiese, diretto più a se stesso che all’altro.

“Sei bravo”, commentò Ryeowook, osservando i disegni oltre la sua spalla. Yesung chiuse rapidamente il quaderno.

“Mi piace tenere i miei lavori segreti”, disse lui. “Vuoi che ti segni?”

“Sai farlo?” Domandò il più giovane.

Yesung annuì e abbassò la testa sul foglio bianco. “Non muoverti molto e non parlare.”

“Oh, okay”, disse il castano, non sicuro in che posizione stare o cosa fare.

 

....

 

“Ho finito.” Il moro sollevò l’album all’altezza degli occhi, osservando l’altro ragazzo in attesa di una reazione, non vedendo l’ora di sentire come avrebbe trovato il suo ritratto carino.

“Sembro piccolo e adorabile”, disse Ryeowook ridacchiando.

“Certo. Ho fatto una tua versione chibi.”

“Impressionante”, commentò, prima di aggiungere: “Posso tenermelo?”

“Sicuro. Tieni.” Dopo aver staccato il foglio, lo diede al ragazzo, che lo prese sorridendogli.

“Perché sei qui?” Una voce leggermente seccata disse da qualche parte nel giardino.

“Per le canzoni che dobbiamo sistemare”, rispose Ryeowook alzandosi.

“Giusto. E tu?” Kyuhyun fece cenno al suo “vecchio” ospite. “Mi stavi aspettando?” Continuò a parlare mentre Yesung disegnava qualcosa sul suo quaderno, lontano dalla realtà.

“Sto parlando con te.” Diede un calcio al piede del moro, che alzò lo sguardo, guardando storto il nuovo arrivato.

“Che problemi hai?” Urlò Yesung, sentendo ancora dolore.

“No, che problema hai tu. Come osi ignorarmi?” Kyuhyun quasi urlò per la frustrazione.

“Faccio quello che voglio. Non ti avevo visto; ero troppo assorto nel mio lavoro”, e detto ciò, il moro si alzò in piedi.

“Tuttavia mi hai aspettato?” Un ghigno malizioso spuntò sul bel viso di Kyuhyun.

“Te? Sì, stavo aspettando che tu tornassi, ma solo per non lasciare da solo il tuo amico”, strillò il più basso prima di girare sui tacchi, lasciando il vicino fumare dalla rabbia.

 

Durante la sera

 

Il sonno tardava ad arrivare, nonostante avesse bisogno e volesse dormire troppo. La stanza era al buio, ma Yesung continuava a rigirarsi nel letto. Incupito, si alzò e accese la luce.

“Perché non riesco a dormire?” Ringhiò a se stesso prima di sentire una brezza leggera arrivare dalla porta. Fermo sulla soglia della camera c’era il ragazzo bello con del bulgogi.

“Forse perché non hai cenato?” Disse sorridendo leggermente il ragazzo, con gli zigomi alti che raggiungevano gli occhi.

“Giusto”, rispose Yesung.

“Ecco qui”, gli estese il cibo. “Non abbiamo ordinato anche per te, però ne ho tenuto da parte un po’ pensando che avresti avuto fame.”

“Grazie”, e senza pensarci due volte, lo prese e si sedette sul letto. Il castano prese posto anche lui sul materasso, davanti al moro.

Yesung focalizzò la sua attenzione nel mangiare e non nel parlare, rendendo l’atmosfera imbarazzante, per cui decise di dire qualcosa.

“Avete finito le canzoni?”

“Non del tutto. Abbiamo ancora alcune correzioni da fare.”

“Deve essere bello, fare quello che ti piace, specialmente musica.”

“Quello è vero, però...”, e cominciò a parlare velocemente, muovendo la testa da tutte le parti.

“Fermo”, disse Yesung mettendo le mani ai lati della testa del ragazzo, bloccandogliela. “Non muovere la testa così tanto quando parli, mi stordisce.” Non sicuro del perché, ridacchiò; probabilmente la scena gli sembrava divertente in mente.

“Oh, scusa”, mormorò Ryeowook basito. Mai nella sua vita aveva pensato che una scena del genere gli sarebbe accaduta.

 

....

 

“Cosa stanno facendo quei due? E io che pensavo di portargli del cibo… Si sta affezionando a Ryeowook?” Pensò Kyuhyun, stringendo distrattamente la presa del piatto che aveva in mano.

“Sto interrompendo qualcosa?” Disse Kyuhyun sorridendo.

Ryeowook voltò il viso verso il ragazzo presuntuoso, liberandosi dal calore delle mani morbide del moro. Pure Yesung si girò a guardare il ragazzino appoggiato alla porta.

“Sì?” Chiese Yesung, cercando di capire cosa stesse facendo Kyuhyun in camera sua, guardandolo come se avesse fatto una scoperta imbarazzante.

“Non era mia intenzione interrompere la vostra interazione, ma stiamo cominciando di nuovo il lavoro, anche se non credo tu sia interessato a ciò, Wookie… Mi sembri un tantino impegnato.”

“Di che sta parlando?” Pensò il moro, con le guance arrossate a quelle parole..

“Ho perso la cognizione del tempo”, disse tranquillo Ryeowook, ignorando il tono malizioso del suo amico. Lo conosceva troppo bene per dirgli qualcosa che lo avrebbe solo infiammato, ma Yesung no.

“Non tutti sono come te, perciò frena la tua fantasia. Solo perché pensi tutto il giorno a quelle cose, come un ragazzino adolescente in piena crisi ormonale...”

“Ovvio che non c’è nessuno come me. Io sono...”

“Egoista, zuccone, narcisista con il complesso del principe, senza cervello… La lista è infinita.”

“Nanerottolo stupido, sarà meglio che tu chiuda la tua boccaccia. Non fare il saputello… E ti ho già detto di non interrompermi mai.”

“Non ti ho mai sentito”, disse Yesung sbadigliando. “Adesso esci che voglio dormire.”

“Certo che vuoi, Ryeowook ti aiuterà...”

“Cho Kyuhyun, taci prima che tu dica qualcosa di cui potresti pentirti.” Il bruno si alzò, il tono di voce era protettivo e leggermente duro.

“Pentirmi?” Disse Kyuhyun, domandandosi da quando il suo amico lo affrontava, per di più aspramente.

“Andiamo. Abbiamo del lavoro da fare e Yesung sta perdendo minuti preziosi.” Ryeowook si girò verso il moro e gli augurò la buonanotte.

“Altrettanto, Wookie”, mormorò dolcemente Yesung prima di accigliarsi quando vide il ragazzino che lo guardava torvo.

“Quand’è che sono diventati amici intimi, chiamandosi per i loro nomi… Lui non mi ha mai chiamato per nome...” Pensò Kyuhyun, bloccandosi sulla soglia della stanza, la mano stretta attorno alla maniglia. Aveva cambiato idea.

“Vai e avvisa gli altri di andarsene”, sibilò rabbioso Kyuhyun, poi si voltò a guardare il più basso, raggomitolato sotto le coperte.

Dopo aver dato una spinta per niente gentile a Ryeowook, lentamente chiuse la porta della stanza dell’ospite, dirigendosi verso il letto dove il moro era sdraiato.

Yesung sentì che le coperte venivano sollevate prima di entrare in contatto con una fonte di calore. Si girò e sentì il respiro dell’altro carezzargli il naso.

“Non sei ubriaco questa volta”, mormorò Yesung in un tono di voce leggermente alto. “Sposta la mano da me ed esci dal mio letto.”

“Non ti dispiace essere toccato da Wookie”, disse Kyuhyun, sorprendentemente calmo.

“Sono troppo assonnato per litigare con te.” Yesung era veramente troppo esausto per occuparsi dell’altro.

“Sono troppo stanco per spostarmi”, rispose Kyuhyun allo stesso modo del moro non deridendolo; era serio.

“Non hai intenzione di andartene solo per irritarmi, vero?” Yesung assottigliò gli occhi, fissando intensamente il viso del castano.

“No, voglio dormire con te, solo questo.”

“Io non voglio però… Esci, ora.” Yesung riusciva a distinguere, anche al buio, i suoi lineamenti rilassati, gli occhi chiusi e le labbra leggermente schiuse, che si muovevano solo per rispondergli. Non riusciva a capire cosa stesse succedendo nella mente dell’altro; prima stavano litigando e ora erano a letto insieme.

“Shhh.” Kyuhyun mise l’indice sulle labbra del maggiore, sorprendendolo non solo per l’improvvisa movimento, ma anche per il contatto inaspettato. “Non agitarti”, aggiunse, quasi del tutto addormentato. “Posso sentire il tuo respiro accelerato.”

“Perché fai questo?” Domandò Yesung, le sue labbra che sfioravano il dito del ragazzo.

“Voglio dormire. Presta attenzione quando parlo.”

“Ma perché?”

“Ho le mie ragioni. Ora zitto.” Il suo braccio cinse la vita di Yesung, avvicinandolo al suo petto.

Il perché era evidente a lui, ma dirlo al più basso sarebbe stato come dimostrare a se stesso che aveva bisogno di quei momenti per provare che lui era ancora… LUI, l’ancora ragazzo più desiderato in città.

Presto non ci furono più colpi leggeri o spinte; sembrava che il moro si fosse arreso e si fosse addormentato, accoccolato contro il corpo del vicino. Non si era mai sentito così tranquillo come in quel momento.

 

Mattina seguente

 

“Mi sto addormentando, ora posso chiudere gli occhi e il sonno verrà a me. I pensieri, le preoccupazioni, le memorie di ciò che ho perso che mi perseguitano per ricordarmi di quello che non avrò più, l’autocommiserazione e il senso di colpa ora non sono così potenti, così inquietanti da tenermi sveglio. Non riesco però a capire come facciano le palpebre ad abbassarsi così facilmente e incoscientemente.

Ho sempre dormito da solo e non ho mai pensato di condividere il letto con qualcun altro, neanche con i miei fratelli durante una notte di tempesta spaventosa; però lui mi dà un senso di comodità e protezione, come se avesse bisogno di avermi sottomano per assicurarsi che io sia ancora lì, non che me ne sia andato, e che nessuno mi porterà via da lui. Attorno a me sento solo calore e, allo stesso tempo, il motivo di ciò è anche dentro di me. Mi sento come se… avessi qualcuno e non fossi solo… Non più.”

Yesung sollevò lo sguardo e vide il vicino, ancora addormentato. “Questo è ciò che si prova con chiunque, come un bisogno di non sentirsi solo, o è diverso a seconda della persona?” Disse senza volerlo ad alta voce.

“Ti sto creando strani sentimenti?” Ribatté Kyuhyun con il suo tono impertinente. “Prima o poi sarebbe successo, che ti saresti innamorato di me.”

Yesung alzò gli occhi al cielo e Kyuhyun sogghignò quando vide che cercava di scappare dalla stretta delle sue braccia. Con ogni spinta, lui rafforzava la presa, guardando il cipiglio e gli sforzi del più basso; era così divertente. Non aveva mai immaginato che il risveglio con lui sarebbe stato così piacevole.

“Jongwoon, sei già sveglio?” Domandò la domestica avvicinandosi alla testiera del letto e un flebile strillo le uscì dalle labbra; non si aspettava di trovare il ragazzo con il suo capo, nello stesso letto.

“Devi imparare a bussare”, disse calmo Kyuhyun, stiracchiando le braccia e dando le spalle al moro.

“Mi… Mi spiace”, balbettò a bassa voce prima di indietreggiare, come se avesse visto qualcosa di inappropriato, qualcosa che lei non avrebbe dovuto vedere.

Yesung, con gli occhi spalancati, spinse lontano Kyuhyun e nell’intento cadde a terra sulla schiena. Il colpo rumoroso fece accorrere la donna al suo lato; il castano, invece, lanciò un’occhiata al moro scuotendo la testa prima di offrirgli la mano, che Yesung schiaffeggiò, permettendo alla donna di aiutarlo ad alzarsi.

“Z.. zia”, riuscì a dire dopo una lotta interna.

La domestica si girò a guardarlo, delusa e preoccupata. Yesung non se lo aspettava e non poteva fare altro che sentirsi male per quello. Per questo motivo posò una mano sul braccio della signora; il suo giudizio silenzioso era ingiusto e gli faceva male.

“Voglio spiegarmi”, mormorò.

“Non devi”, replicò lei, sorridendo dolcemente ma amareggiata. “È la tua vita privata.”

“Ma...”, disse in tono sommesso quando la donna scosse la testa e si girò per andarsene.

“Voglio...” Le sue parole vennero nuovamente interrotte quando un cuscino gli colpì la testa. Si girò confuso ed esterrefatto verso il ragazzo che sbadigliava annoiato, appoggiato sui gomiti.

“Perché ne fai una tragedia?” Domandò Kyuhyun indifferente.

“Non ti riguarda… E non è una tragedia, solo che non voglio che pensi male di me.”

“Ti importa di quello che pensano gli altri?” Insisté Kyuhyun innocentemente.

“No.” Yesung rispose trucidando con lo sguardo l’altro. Si stava domandando chi fosse lui per mettere in dubbio la sua personalità.

“Allora non infastidire la mia domestica; deve lavorare.”

“Non lo sto facendo, devo solo chiarire questo… questa cosa; non ha nemmeno un nome. È colpa tua se mi trovo in questo casino.”

“Colpa mia?!” Lo guardò con fare innocente. “Non capisco.”

“Dovevi per forza dormire con me? Ti sei intrufolato a letto senza chiedere il permesso, contro la mia volontà. Anche se mi sono opposto, non mi hai ascoltato. Non mi ascolti mai, né a nessun altro se è per questo, perché sei un ragazzino viziato che ottiene tutto ciò che vuole. Non capisco perché tu abbia questa strana voglia di dormire con me; solo per sapere che tu davvero puoi avere chiunque? Non m’importa; è un tuo stupido bisogno, un capriccio insensato che… Ugh!” Ringhiò frustrato Yesung.

“Non mi è sembrato ti stessi lamentando.” Il suo ego era attaccato, per cui Kyuhyun doveva tenere alto il suo orgoglio attraverso il suo atteggiamento presuntuoso e sogghignando.

“Allora sei cieco o sordo, oppure un idiota che non comprende un rifiuto”, urlò il moro, la sua gola dolorante per lo sforzo. Sbuffò e si sedette ai piedi del letto.

“È colpa mia. Quando ho visto che non ti saresti arreso avrei dovuto fare qualcosa, avrei dovuto lasciare il letto… E sì, avrei potuto perfino dormire in cucina o per terra, dappertutto tranne che in questa stanza; quando non puoi affrontare e superare un problema, evitalo. È tutta colpa mia per averti permesso di sdraiarti, ma...”, si girò violentemente a guardare Kyuhyun coraggiosamente. “Non farti strane idee per tuo compiacimento, né puoi sentirti vittorioso per...”, indicò lo spazio dietro di sé, lasciando intendere l’aver dormito insieme, e aggiunse: “... quello. Sei solo problemi.”

“Non riesco ancora a capire cosa ci sia di sbagliato e di vergognoso… Tanto casino per niente”, scattò Kyuhyun. “E tu mi consideri… un pericolo?” Aggiunse, prendendolo in giro.

“No, per cui non sentirti lusingato e...” Yesung indicò se stesso. “Non sono un pervertito come te ed io so che è stata una innocente dormita, giusto?”

Kyuhyun inarcò il sopracciglio, il sorrisetto scherzoso ancora sulle labbra, comunicandogli che forse… non la era stata. E solo per farlo arrabbiare, si fermò e si girò a guardarlo, facendogli l’occhiolino.

“Sei pietoso e credimi, ti sognerai il giorno in cui qualcosa come quello stai pensando succederà, ed è questo che mi fa pena di te.” Quelle parole, lo sapeva, avrebbero pugnalato il suo ego e lo avrebbero spinto al limite. Quando voleva, Yesung sapeva essere la persona più meschina e pungente al mondo, soprattutto con Kyuhyun. Perfino peggio di suo fratello, Heechul.

Per aggiungere sale alla ferita, si scontrò contro di lui mentre usciva rabbiosamente dalla stanza, ignorandolo apertamente. Kyuhyun non era sicuro di come era riuscito a trattenersi dal fare qualcosa di riprovevole all’altro. Quel ragazzo strano doveva essere messo al suo posto e solo il pensiero della punizione riuscì a mantenerlo calmo, dato che le sue mani erano già strette a pugno.


 

Il motivo per cui la gente gioca col mondo interiore degli altri è semplice: perché è l’unico modo per ferirgli, facendogli credere di essere al sicuro da qualunque contrattacco, ma allo stesso tempo facendo sentire l’egomaniaco un perdente per una volta... 

   
 
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