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Autore: xhimmelx    19/02/2017    1 recensioni
Khloe ci prova a combattere contro i fantasmi del passato, ma sa che provare non basta. E allora si lascia sconfiggere da questi, più meschini e prepotenti di lei, cadendo quasi ogni notte in un abisso di rancore.
Cameron, invece, si ritiene più forte di tutti quei pensieri che le riempiono la testa ed è con sicurezza che le promette di aiutarla.
Una sicurezza che Khloe sembra odiare ma a cui, in fondo, è costretta ad aggrapparsi.
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FF SU CAMERON DALLAS.
ATTENZIONE: IL RATING DELLA STORIA POTREBBE CAMBIARE.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Cameron Dallas, Nash Grier, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 22.
 


 
L’ultimo giorno a Cancun ci risvegliamo tutti che sembriamo dei mostri, in parte per la festa della sera prima, in parte per la malinconia che comincia già a farsi sentire. Nessuno di noi vuole lasciare questo posto perché, proprio come ci eravamo ripromessi di fare, siamo riusciti a rendere magica questa vacanza. È stato come rimanere in paradiso per una settimana. Ma proprio per questo abbiamo impedito al nostro malumore di rovinare quest’ultima giornata e abbiamo deciso di scatenarci già dalle nove del mattino, partecipando ad una delle ultime feste organizzate per lo Spring Break.
La cosa è andata avanti per ore ed ore, tant’è vero che alle cinque del pomeriggio ci siamo dichiarati tutti decisamente sfiniti e abbiamo preferito fare ritorno in hotel, così da prepararci al meglio per la nostra ultima cena in Messico. Adesso stiamo dunque lasciando il resort dello Spring Break, ancora naturalmente colmo di gente festaiola, e ci stiamo incamminando a piedi nudi verso il nostro hotel, abbastanza vicino.
È attraversando le strade e l’immensa spiaggia di Cancun, però, che una lampadina si accende inaspettatamente nella mia testa, facendomi ricordare di qualcosa che nel giro di questi giorni avevo completamente, e sfortunatamente, messo da parte. Fermo infatti Cameron afferrandogli il braccio e, mentre con la mano libera mi schiaffeggio la fronte, sgrano gli occhi stupita.
-Cameron, c’è una cosa che devo fare della quale mi ero dimenticata!-   Informo subito il ragazzo, e noto che anche gli altri si arrestano.
-Si tratta di un posto che volevo visitare a tutti i costi, è magnifico, fidatevi di me!-   Supplico tutti con degli occhi ricchi di pietà, nella speranza di convincerli ad accompagnarmi.
La maggior parte del gruppo si mostra però contrariata, non a caso posso facilmente cogliere la stanchezza nei loro sguardi e gli sbuffi che provengono dalle loro labbra.
-Faremo tardi a cena…-   Interviene Elizabeth, osservando poi interrogativa gli altri che, per mia sfortuna, si trovano d’accordo con lei.
Mi arrendo all’istante, incolpandomi mentalmente di non averci pensato prima, e fisso arresa lo sguardo verso l’asfalto. Non potendo forse sopportare il mio malumore, però, è stavolta Cameron ad afferrarmi per il braccio e far rallentare il mio passo.
-Andremo noi due, se vuoi.-   Propone quindi, già consapevole di non poter ricevere una risposta negativa da parte mia.
Gli lancio un’ultima occhiata per accertarmi che ne sia sicuro, sperando di non essere un peso di troppo con le mie improvvise proposte.
-Dai, mi fido di te. So che questo posto mi stupirà.-   Esclama Cam, ridendo forse ironico ma riuscendo comunque a convincermi.
Eccome se lo stupirà.
 
Mezz’ora più tardi, dopo aver preso un taxi ed esserci fatti lasciare nelle vicinanze della nostra meta, ci troviamo quindi presso il così detto “Ik Kil”, uno dei posti più belli al mondo. Talmente tanto da avermi intrigata solo attraverso delle foto trovate a caso su internet. Essendoci ancora la luce del sole, il posto è parecchio affollato e ricco di turisti ma, nonostante mi sarebbe piaciuto godermi il panorama da sola con Cameron, me ne faccio una ragione.
E così, davanti a me, si apre una vista meravigliosa: con i piedi poggiati su una distesa di rocce e verde, mi basta fare qualche passo avanti verso il margine e, con lo sguardo sbalordito di Cam accanto, punto gli occhi verso la grotta che si trova sotto i nostri piedi. La roccia si apre infatti in maniera circolare, lasciandoci così vedere un’infinità di acqua pulita e cristallina, decisamente migliore della spiaggia. È come una bolla di paradiso, un luogo totalmente lontano dalla realtà, e questo è ciò che io cerco.
Cameron si mostra meravigliato quanto me e   -È bellissimo qui.-   dice, senza mai staccare gli occhi dalla grotta inferiore.
-Già.-   Acconsento, mentre mi lascio trasportare ancora un po’ dalla tranquillità che questo mosto invoca.
Ed è vero, mi sento improvvisamente più calma, rilassata, non ricordo neanche più quali siano i miei problemi, né capisco come sia possibile averne se il massimo che bisogna fare è trovare un posto come questo. Vorrei fosse sempre così, come quando sei la persona più felice del mondo e ti chiedi perché mai, fino ad allora, ti sei lasciata abbattere dalle disgrazie oramai irrilevanti. È così che mi sento adesso e, Dio, condividere questo momento con Cameron mi soddisfa appieno. So che anche lui si sente allo stesso modo, lo capisco dai suoi occhi persi nel panorama e dal suo sorriso un po’ vago ma altrettanto compiaciuto. Così, con l’intenzione di rendere il tutto molto più intenso, appoggio una mano sulla sua spalla così da farlo girare e gli lascio un bacio sulle labbra, un bacio delicato e sentito.
Non appena ci distacchiamo l’uno dall’altra,   -Allora, che aspettiamo?-   mi esorta lui, mettendo in mostra un sorriso mille volte più ampio di poco prima.
-Di che parli?-   Gli domando però confusa, trovando la sua espressione parecchio sospetta.
-Dobbiamo tuffarci, no?-   Si spiega dunque lui, facendo spallucce ed osservandomi in maniera sicura.
-A dire la verità non sono venuta qui per questo.-   Lo rassicuro, trovando la sua proposta già parecchio preoccupante.
L’unica ragione per la quale mi trovo qui è questo splendido panorama, è l’aria fresca che si respira e l’atmosfera di estrema tranquillità, accentuata dai pochi turisti qui presenti lanciano in aria esclamazioni di ammirazione. Voglio solamente sedermi qui, stendermi e vedere gli uccelli volare al di sopra di me, sentire il caldo toccarmi la pelle e le urla di gioia di chi, come me, vede questo posto per la prima volta.
-Mi hai portato fin qui e non hai intenzione di tuffarti?!-   Si sorprende però Cameron, guardandomi come se fossi una pazza mentre indica con la mano l’acqua al di sotto di noi.
-Beh… sì.-   Affermo, del tutto sicura della mia risposta.   –Diciamo che… ho un po’ di paura.-
Cameron mi lancia un’improvvisa occhiata comprensiva che, però, subito dopo si trasforma in un’espressione di piena contrarietà e rimprovero. So già che non si arrenderà presto, e questo non mi piace.
-Non è nemmeno così alto!-    Esclama infatti nel tentativo di convincermi, quasi disperato per la mia disapprovazione.
-Va bene, puoi farlo da solo! Io ti aspetterò qui.-   Lo rassicuro all’istante, mentre uno spiraglio di speranza si accende dentro di me.
-Certo, però non hai avuto paura a fumare dell’erba per la prima volta da sola e tuffarti in acqua con il rischio di finire chi sa dove.-   Mi richiama Cam, non appoggiandomi affatto.
Non è l’ennesimo rimprovero il suo, lo noto dalla risata che minaccia di uscire dalle sue labbra da un momento all’altro. Più che altro, mi sta solo prendendo in giro.
-Hai ragione…-    mi arrendo subito.   –Ma non ero in me quella sera, ero prima incazzata e poi fuori di testa. Adesso non c’è niente che possa aiutarmi a non pensare al tuffo.-  
-Ci sono io!-   Dichiara lui, mostrandosi quasi offeso.   –Non sottovalutarmi.-   Mi avverte poi, con un finto broncio in viso.
Mi guardo ancora per un po’ attorno e punto di nuovo lo sguardo verso l’acqua cristallina che, a dirla tutta, non è poi così distante da me. E non sembra neanche essere così profonda, ma…
-E va bene, facciamolo.-    Sussurro inaspettatamente, sorprendendo più me stessa che Cameron.
Senza che io me ne sia resa conto, mi sono consigliata di vivere il momento, con la consapevolezza che non tornerò probabilmente mai più in questo posto. È un’occasione che si presenta una sola volta nella vita e, più che fare la fifona, voglio per una buona volta approfittarne ed afferrarla al volo. Senza alcun preavviso, quindi, mi tolgo di dosso i miei indumenti e rimango in costume, per poi mettere da parte le scarpe e lo zainetto. Cameron è così entusiasta che mi ricorda quasi un bambino che ha ricevuto il regalo tanto desiderato, perciò stavolta sono io a prendermi gioco di lui. Lo guardo divertita e gli faccio una linguaccia derisoria, prima di afferrare saldamente la sua mano e dichiararmi pronta al lancio, nonostante io non lo sia davvero. Sono convinta che Cameron mi trascinerà giù con se da un momento all’altro e, con questa consapevolezza, chiudo gli occhi ed intreccio meglio le mie dita fra le sue. Quando però piego le mie gambe così da buttarmi meglio, Cameron mi fa voltare lentamente verso di lui e, riaprendo gli occhi, mi ritrovo di fronte al suo corpo mezzo nudo. Dopodiché, senza alcuna spiegazione, mi abbraccia stringendo le sue braccia attorno al mio busto.
-Tieniti forte.-   Mi istruisce poi, facendomi subito capire le sue intenzioni.
In men che non si dica, infatti, si avvicina ulteriormente al precipizio e, dopo essersi assicurato che sotto non ci fosse nessuno, stringe ancora di più i miei fianchi e salta. Sono pochissimi secondi, ma passano così lentamente che posso benissimo godermi l’aria che mi colpisce quasi violentemente ed i capelli al vento, mentre mi trovo stretta fra le braccia di Cameron. È come se stessimo volando verso qualche luogo sconosciuto, come due angeli caduti che vengono catapultati sulla Terra. È una sensazione piacevole che vorrei non finisse mai.  
Finisco di contare i secondi, però, non appena il mio corpo tocca con ferocia la superficie dell’acqua e, come risultato, si generano degli enormi spruzzi non appena io e Cameron ci troviamo sotto il fondale. Vado giù, sempre più giù, e lascio la mano del ragazzo così da nuotare meglio verso l’alto. Non appena torno alla realtà e riapro gli occhi, rimango immobile per un brevissimo tempo e rivivo nella mia mente ciò che è appena successo ma, senza rifletterci su troppo a lungo, nuoto verso Cameron e mi catapulto su di lui, circondando il suo collo con le mie braccia ben strette.
-Lo ammetto, mi è piaciuto.-   Confesso poi a bassa voce, alzando gli occhi al cielo mentre mi fingo indignata.
-Te l’avevo detto.-   Ribatte lui prontamente, mentre si sposta dalla fronte i capelli bagnati con un movimento veloce.
Dopodiché, si guarda attorno in silenzio per qualche minuto e, afferrando nuovamente la mia mano,   -Vieni.-   mi dice.
Nuoto quindi al suo seguito, finché non si ferma in un angolino della grotta meno affollato, coperto dall’ombra della roccia, e si sdraia galleggiante. Quindi lo imito e lascio che il mio corpo si distenda accanto al suo, spalancando braccia e gambe.
-Sai…-   Sussurra poi Cam, con il palese intento di non farsi sentire da nessun altro.
Oserei dire che vi è un tocco di amarezza ed imbarazzo nel suo tono, ma non ne sono certa. Volto quindi la testa verso di lui e lo osservo in silenzio, aspettando che sia lui stesso a continuare.
-Ti ricordi di quando mi chiedevi continuamente di mio fratello ed io non volevo parlartene?-    Mi domanda poi, come se stesse cercando di darmi qualche indizio.
Capisco immediatamente a cosa si sta riferendo e, al solo pensiero di quel Cameron tanto arrogante quanto lontano, mi colmo quasi di rabbia, così tanto che desidererei spingerlo sott’acqua.
Mi limito però a spruzzarne solo un po’ sul suo viso e, dopo aver ricevuto un’occhiataccia confusa,   -Mi ricordo.-   sentenzio.
Non ho idea, tuttavia, del perché ne stia parlando qui e adesso, perciò rimango in ascolto e metto su un’espressione del tutto curiosa. Sto per chiedergli cosa c’entri quel discorso ora, ma lui mi precede.
-Perché non dirtelo?-   Chiede retoricamente, forse più a sé stesso che a me.   –Insomma, con tutto quello che mi hai raccontato di te… è come se io ti conoscessi meglio delle mie tasche, ma tu sapessi il minimo indispensabile su di me.-   Spiega poi, apparendo improvvisamente rammaricato.
-Hey…-   Cerco dunque di consolarlo e gli carezzo piano una guancia con la mano bagnata.
Vorrei tanto dirgli che non è affatto così, che in tutto questo tempo ho imparato davvero tanto su di lui, e che questo è stato possibile anche e soprattutto grazie ai suoi silenzi, al suo aiuto, alla sua disponibilità e genuinità. Vorrei dirgli che, quella notte alla festa di Nash dopo la partita, ho capito subito quanto fosse una persona buona e spontanea, di quelle che difficilmente si trovano in giro di questi tempi, ma che viene spesso sottovalutata. Una di quelle persone che all’apparenza non si distingue fra la massa, uno dei tanti giocatori del liceo circondato da amici alla sua altezza e definiti “popolari”, quando in realtà quello che lo definisce non è niente di tutto ciò. Vorrei davvero dirgli ogni singola cosa, a partire dal fatto che la sua persona non si riduce alla sua bellezza carismatica accentuata dai muscoli, dalle labbra carnose o dall’alto ciuffo castano, ma vengo preceduta da lui stesso che, finalmente, si volta a guardarmi negli occhi.
-Davvero, Khloe, sento che è così e non è giusto.-   Afferma ancora in un sussurro, apparendo quasi addirittura straziato da questa consapevolezza.
-Il fratello di cui Taylor e gli altri parlavano… non è proprio mio fratello.-   Comincia poi, mentre realizzo pian piano che sto finalmente ottenendo delle risposte a quelle vecchie domande.     -È un fratellastro. Mia madre ha sposato suo padre molti anni fa. Lo considero come il mio vero padre, come sai, perché avevo solo tre anni quando è entrato a far parte della nostra famiglia ed ovviamente ha ricoperto quel ruolo mancante per me. Mi ha insegnato ad andare in bicicletta, sui pattini, a suonare la chitarra nonostante poi io abbia smesso… Ad ogni modo, Blake, suo figlio, è sempre stato un tipo un po’ strano. Una volta sentii parlare mamma e papà in cucina e dicevano cose assurde, del tipo che avesse bisogno di un medico perché era mentalmente instabile, ed io, essendo davvero piccolo, ho cominciato ad avere paura di lui. Non glielo dimostravo, tuttavia. Poi, col tempo, siamo entrambi cresciuti ed ho imparato ad ignorare ciò che avevo origliato tempo prima. Ad un certo punto, però, circa un anno fa, Blake ha cominciato a prendere una strada sbagliata ed ha solo peggiorato la situazione: usciva con tizi poco raccomandabili, tornava a casa all’alba dopo una lunga nottata e parlava a mia madre e suo padre con l’alito che puzzava di alcol e, peggio ancora, faceva uso di droghe. Papà si è inizialmente rifiutato di mandarlo in qualche clinica perché sapeva che sarebbe stato un crollo per lui, ma poi la situazione è degenerata e, quando i vicini hanno minacciato di denunciarlo perché aveva fatto irruzione in casa loro sotto uso di stupefacenti, si è dato una mossa. Così lo ha mandato in questa clinica di recupero, se così vogliamo chiamarla, dove avrebbe dovuto solo migliorare e disintossicarsi. È tornato a casa qualche mese più tardi e, all’inizio, sembrava esserci qualche miglioramento in lui, finché nostro padre non è partito per l’Europa per lavoro e lo ha lasciato solo con me e mia madre. Ecco, lì è rientrato nel suo circolo vizioso e ha cominciato a mancare di rispetto a mamma, ed io non potevo affatto sopportarlo. Quando mia madre, ormai stanca e stufa, lo ha cacciato di casa, non ho mosso un dito in sua difesa ed ho lasciato che ne se andasse per strada. Da quel momento, un paio di mesi fa, non ho più avuto notizie di lui. Papà è ancora in Europa, ha cercato di convincerlo a darci un taglio con quella vita ma, non riscontrando alcun risultato, gli ha categoricamente impedito di tornare a casa nostra. Morale della storia, Blake è infuriato a morte con me, in parte perché geloso del bel rapporto che ho con il padre, in parte perché ho contribuito a mandarlo via. Che poi si sa, per persone instabili come lui non si ha mai davvero bisogno di una ragione per odiare qualcuno, lo si fa e basta. Ed è proprio questo ciò che mi spaventa di più, il fatto di non poterlo dissuaderlo in alcun modo.-
Rimango ad ascoltarlo per tutto il tempo in silenzio, ancora sdraiata al suo fianco e con ogni muscolo del mio corpo immobile. Sono catturata dalle parole di Cameron, in un modo del tutto strano, ma sono anche e soprattutto preoccupata ed intimorita. Mi sto infatti chiedendo come ciò possa influenzare la sua vita e, quando immagino la risposta, non è delle più felici. Provo un’improvvisa pena per lui, ma so benissimo che l’ultima cosa che vuole è essere compiaciuto.
Perciò   -Perché non me lo hai detto subito?-   mi informo, stringendogli la mano come a fargli sentire meglio la mia presenza.
Cameron lancia in aria uno sbuffo confuso e frastornato, prima di rispondermi.    –Perché avevo paura. Avevo l’assurda sensazione che, rivelandolo a te, ti avrei messa in pericolo.-
-In pericolo?-   Domando all’istante, ora decisamente allarmata.
-Sì, Khloe. Fino a poco tempo fa vivevo con il terrore che Blake ritornasse da un momento all’altro pieno di vendetta e rabbia nei miei confronti. Insomma, sa che sono più piccolo e più vulnerabile di lui e, ripeto, non sai quanto subdola possa essere la sua mente delle volte. Ma erano solo delle sensazioni errate. Sono passati due mesi, ormai, non credo tornerà più, e se lo farà chiederà probabilmente scusa a suo padre.-
Rifletto per un po’ sulle sue parole e per qualche secondo riesco a sentire anch’io la sua stessa paura, tuttavia capisco che ha ragione. La sua paura era generata solo da una stupida fantasia di terrore, ma non rispecchiava affatto la realtà. Insomma, non siamo di certo in un film, Blake non tornerà con un’assurda vendetta al seguito e nessuno sarà in pericolo. Dunque smetto di galleggiare sulla superficie ed immergo quasi completamente il mio corpo in acqua, portando Cameron a fare lo stesso. Mi ritrovo così faccia a faccia con lui, perciò mi aggrappo al suo petto e poggio la testa su di esso, sentendo pian piano il suo battito cardiaco.
-Senti Cameron… di qualunque cosa tu voglia parlare, puoi farlo con me. Non ho paura, e se devo correre un rischio lo faccio insieme a te.-   Lo rassicuro poi con una voce calma e pacata, mentre sento le sue mani carezzarmi la schiena.
-Va bene.-   Conferma quindi lui, afferrando poi il mio viso fra le mani e portandomi a guardarlo negli occhi.
Dopodiché, sono io a muovermi per prima e lo bacio, mentre il mondo attorno a noi scorre veloce come sempre.
 
 
 
 
XHIMMELX.
Salve a tutti, se ancora qualcuno c’è!
Allora, in questo capitolo FINALMENTE vediamo il vero Cameron. Se prima avevamo avuto solo qualche accenno alla sua famiglia e al suo passato, adesso abbiamo solo certezze e confessioni.
Beh, il fatto che si sia aperto con Khloe non è di certo da sottovalutare: come lui stesso ha detto, prima aveva paura di coinvolgerla in questa storia e per questo è rimasto zitto, possiamo dire per il suo bene.
Adesso, forse perché ha Khloe al suo fianco, non teme più niente di tutto ciò, è molto più sicuro di se.
Insomma, questa “unione” non ha beneficato solo Khloe!
Detto questo, alla prossima settimana! Staremo a vedere cosa c’entra sto Blake in tutto questo.
xhimmelx.

 
 
-Andremo noi due, se vuoi.-   
   
 
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