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Autore: Imbranata09    22/02/2017    6 recensioni
Dal capitolo 1^
Ho sempre creduto al colpo di fulmine. Quello che ti fa scoprire innamorata di una persona in pochi istanti. In quel momento in cui gli occhi di due innamorati si incontrano e non esiste più nulla intorno a loro. Non ci sono i problemi di lavoro, i colleghi impiccioni, i figli che strepitano per essere ascoltati, le bollette da pagare, … non esiste niente se non la persona amata.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap. 41°
"Claire"


 
Pov Bella

Raggiungiamo il bistrot dove abbiamo appuntamento con Claire in perfetto orario. Cammino mano nella mano, entrambi siamo agitati ma lui riesce meglio di me a mascherare le emozioni che lo stanno lacerando da ieri, dopo aver parlato con la sua ex. Ha calato la sua maschera da perfetto uomo d’affari a cui nulla sfugge. Tra i familiari nessuno si è accorto di nulla, abbiamo preferito tenere fra noi l’incontro di oggi. Soprattutto per proteggere Erin da chiacchiere e pettegolezzi. È una bambina molto intelligente e ci avrebbe messo poco, nel captare le frasi degli adulti, a capire cosa stava per succedere.
Riesco a riconoscere l’agitazione di Edward da alcuni piccoli segnali. Passare con frequenza la mano fra i capelli. Oppure controllare con costanza l’ora sullo smartphone. Non lo controlla spesso durante la giornata e, quando lo prende in mano con frequenza, vuol dire che qualcosa non va. Ed anche lui è stato abile nel capire il mio stato d’ansia. Soprattutto a casa quando devo essere sembrata distante e distratta ai nostri familiari. Così, diverse volte, mi ha giustificato agli occhi degli altri sostenendo che Joshua non aveva dormito molto durante la notte ed ero stanca ed assonnata.
Il bistrot che abbiamo scelto per l’incontro era uno dei nostri preferiti nei mesi che abbiamo trascorso a San Francisco. Venivamo spesso a colazione perché i suoi muffin sono fantastici. Con Erin ancora li ricordiamo con nostalgia! Se è bel tempo, come oggi, ci si può accomodare ai tavolini all’aperto. Altrimenti, all’interno ha diverse sale dove poter parlare con una certa privacy.
“E’ già arrivata” Edward sussurra appena riportandomi alla realtà e sposta la sua mano, che fino a poco prima stringeva la mia, sulla mia schiena per indicami la direzione da prendere. Mentre raggiungiamo il tavolino, ha scelto il più lontano e appartato, posso osservare colei che ha messo al mondo mia figlia. È intenta a leggere qualcosa al telefonino e non presta attenzione al passaggio delle persone sulla strada. Sembra sorridere.

Indubbiamente è una bella donna. So che ha un paio di anni più di Edward, per cui dovrebbe aver da poco passato la trentina. È vestita casual ma, inrealtà, nulla è lasciato al caso. Le scarpe dello stesso
colore della borsa e della cintura. Le mani ben curate, con uno smalto a riporto degli accessori. Gli orecchini della stessa fattezza di bracciale e collana. Ed il vestito che indossa sembra di alta sartoria. Vedendola così … perfetta non riesco a credere che passi molti mesi all’anno nei campi profughi in Africa. Alza lo sguardo verso di noi quando siamo quasi giunti in prossimità del tavolino che occupa e mi accorgo che, dopo una veloce occhiata ad Edward, fissa i suoi occhi su di me. D'altronde anche lei sarà curiosa di studiarmi, come io sto facendo con lei. E, devo ammettere, che anche il mio look è impeccabile! Curato appositamente per questa occasione. Ed è stato uno dei pochi momenti delle ultime ore in cui Edward ed io abbiamo riso: ha capito subito le mie intenzioni di apparire perfetta con la sua ex ed ha fatto battute cretine sulla rivalità femminile.
Si alza e sorride. Proprio in quel momento mi rendo conto che Erin le assomiglia. Probabilmente sono stata io a voler credere che fosse identica al padre. Quasi a voler cancellare ogni traccia della madre biologica. Che illusa! Erin, di Edward, ha solo il colore degli occhi. Per il resto somiglia alla madre biologica. Stesso colore dei capelli, biondo cenere. Occhi lunghi e stretti, ciglia lunghe e fossette quando sorride. Incontrandole insieme non potrei non capire che è sua madre. E mi rendo conto che Edward guardando la figlia ha costantemente in mente la sua ex.
“Ciao, Edward!” si alza e si sporge per salutare con un bacio mio marito, il quale rimane impassibile al suo gesto. Claire sembra non farci caso e si rivolge verso di me. Presentandosi con una stretta di mano. Sorride ed è a suo agio e capisco che ha preparato a lungo questo momento. A differenza mia che, pur sapendo che un giorno ci saremmo trovate faccia a faccia, non sono pronta al momento.
I primi attimi sono imbarazzanti. Nessuno parla. Sia Edward che io siamo presi ad osservarla e lei non fa da meno con me. Poi, quando un cameriere si avvicina, riprendiamo l’uso della parola e ordiniamo te e caffè.

“Ci tengo a chiarire che non è mia intenzione rovinare la bella famiglia che avete creato. Ero già a San Francisco, relatrice  per una serie di conferenze che si tengono al Children’s Renal Center, quando ho saputo del vostro imminente arrivo in città. Ed ho pensato che fosse l’occasione per rincontrarci e conoscere tua moglie” parla con calma e non sembra per nulla agitata e il suo sguardo è posato principalmente su Edward. Forse, vuole tranquillizzarlo.
“Ti senti spesso con Irina?” Edward pone la prima questione che lo sta preoccupando in queste ore. So che dentro gli sta montando la rabbia nei riguardi di Irina perché, anche a Boston fra le amicizie comuni, non fa altro che sparlare di noi e di me, in particolare.
“Edward, sai che ci siamo sempre sentite in questi anni. Era ed è una mia cara amica” la risposta è chiara e non da adito ad equivoci.
“Quindi saprai anche che l’ho allontanata da mia figlia” non mi sfugge il fatto che Edward ha definito Erin come sua figlia e non loro o nostra. Il suo sguardo continua ad essere duro, lo stesso che adotta negli incontri di lavoro.
“Si e ne sta soffrendo molto. Lei non può avere figli e si considerava una sorte di madre per Erin” adesso guarda me e non riesco a capire se mi stia accusando di aver scavalcato la sua amica. Preferisco non dire nulla perché, proprio in quel momento, il cameriere lascia le nostre ordinazioni.
“Ma non era sua madre. Isabella è sua madre e in questi anni ho commesso l’errore di lasciarle troppa libertà nel crescere Erin. Errore che, quando me ne sono reso conto, ho subito cercato di correggere” Edward è chiaro e mi piace che, ancora una volta, si assuma le sue responsabilità in quello che è accaduto nei mesi passati.
“Edward, perdonami se mi sono espressa male. La mia non voleva essere un’accusa né una critica nei riguardi di Isabella. Quando ti ho lasciato Erin ero consapevole che non avrei più potuto mettere bocca nella sua educazione e nelle tue decisioni e non è quello che intendo fare. Ed ero anche consapevole che non saresti stato sempre solo. Avevo messo in conto che prima o poi avresti trovato la donna della tua vita che sarebbe divenuta la madre di Erin. Però, se mi permettete, vorrei parlarvi da medico” non riesco a capire cosa voglia ma acconsentiamo entrambi alla sua richiesta.
“Irina non può avere figli e il matrimonio con Emmet è andato a rotoli. Anzi, se vogliamo essere reali, non avrebbe mai dovuto sposarlo. Per giunta, lui tra poche ore sarà sposato con un’altra e magari avrà pure dei figli da lei” mentre parla si rivolge a me.
“Che stai cercando di dirci? Che potrebbe avere pretese su nostra figlia?” mi agito man mano che capisco quello che sta cercando di dirci.
“No, Isabella. Non arriverà mai a far del male ad Erin che considera sua figlia. Ma, in questo momento non ragiona lucidamente. E potrebbe fare qualche sciocchezza, farsi del male o far del male. E questo è uno dei motivi per cui ho voluto incontrarti. Sono preoccupata per Irina. La sento spesso e la conosco. Inoltre sono un medico e penso di avere chiaro il suo quadro clinico”
“Claire, sono sinceramente rammaricata per lei. Umanamente mi dispiace. Ma ciò non vuol dire che la farò avvicinare alla mia bambina. Tra l’altro, lei stessa è insofferente alla presenza di quella che una volta era sua zia. E, conoscendo Edward, credo che ora aumenterà la sicurezza su tutti noi” guardo mio marito che mi sorride. Ho interpretato subito il suo primo pensiero!
“Lo capisco, Isabella. Ma era mio dovere rendervi noto lo stato emotivo di Irina. Adesso saprete voi come comportarvi”  annuiamo ed Edward sta per ribattere quando squilla il suo smartphone. Dopo aver visto sul display il nominativo del chiamante si allontana per rispondere e rimango sola con la mia rivale.

“Immagino l’idea che ti sei fatta di me. E non penso che sia lusinghiera” sorseggia lentamente il suo caffè. Quello che mi colpisce è che, finora, non ha mai accennato a sua figlia, se non indirettamente. Non chiede come stia, quanto sia cresciuta, cosa le piace fare o quali sono i suoi hobby. Niente.
“Sono in tanti ad avermi parlato di te. Ma, sinceramente, non ho mai dato peso alle chiacchiere” annuisce e abbassa lo sguardo.
“Qualsiasi cosa ti abbiano detto, che Edward ti ha detto, è vero. Non volevo essere madre e non mi sentivo legata alla bambina. Già quando ho capito di essere incinta, avrei preferito chiudere la questione immediatamente. È stato Edward a farmi cambiare idea. A convincermi a darle una chance. Lui ha sempre rifiutato l’aborto. Diceva meglio darla in affido a genitori che si occuperanno amorevolmente di lei. La situazione con il passare dei mesi non è variata. Non mi sentivo madre e, soprattutto, non volevo esserlo. La notte osservavo Edward che si alzava per darle da mangiare e la cullava, canticchiandole dolci ninne nanne. Io non l’ho mai fatto. Non l’ho neanche allattata al seno. Lui era diventato padre. Suonava il pianoforte per lei e passava ore a coccolarla. Io, invece, mi sentivo oppressa in quella vita. Volevo tornare alla mia realtà di neolaureata e fare le mie esperienze nel campo medico. Così un giorno, ho firmato i documenti ad Edward, è sono andata via poche ore dopo” la osservo e, in quel momento, capisco di non dover avere paura della donna che ho di fronte. Non per l’amore di mia figlia. Forse, visto gli sguardi che lancia ad Edward, per lui qualche pensierino ce lo sta facendo!
“Sostanzialmente quello che mi stai dicendo è ciò che Edward mi ha sempre raccontato. Non ti sentivi madre e sei andata via, senza mai voltarti ad osservare quello che ti eri lasciata alle spalle. Se Erin fosse felice di crescere senza una madre oppure Edward fosse in difficoltà a crescere una figlia da sola” noto che le mie parole non la scalfiscono e questo mi fa agitare. È così fredda ma non se ne fa un problema. Si accetta per quello che è.
“Bella, ti ripeto, non sentivo nessun legame con loro. Noi – ed indica Edward – eravamo amici che …. facevano anche altro. Ma nulla di più. Non eravamo una coppia né abbiamo pensato di esserlo durante l’attesa di Erin. Sono andata a vivere a casa sua, per comodità, dopo  il parto. Ma eravamo meno di due coinquilini. Il più delle volte ci incontravamo nella nursery. E le uniche cose che riuscivo a dirgli, anzi rinfacciargli, era la vita che mi stava costringendo a fare. Sai a cosa si erano ridotti i nostri discorsi? Io gli ricordavo i piccoli impegni quotidiani di Erin, tipo l’incontro del pediatra, e lui mi indicava che poteva portarla!” rimane in silenzio mentre Edward torna tra noi e comprende al volo di cosa stiamo parlando.
“Non ti ho obbligata a vivere a casa mia. Era la situazione più comoda anche per te. Il giorno potevi lasciare Erin alla governante ed andare all’università” Edward è duro nel ricordare gli eventi.
“Siamo diverse, Claire. Mi stai spiegando. Ma pur immedesimandomi in te, non riesco a giustificarti. Hai abbandonato tua figlia. La conosco da meno di due anni, ma non riesco ad immaginarmi senza Erin. Senza la sua allegria ed esuberanza. Per cui l’unica cosa che mi sento di dirti è grazie. Perché la tua scelta, ha aperto la mia strada al futuro con Edward ed Erin”
“Capisco cosa tu voglia dire, ma non siamo tutte uguali al mondo. Tu hai rinunciato alla tua carriera per amore. Io ho rinunciato a mia figlia per la carriera. E, finora, non mi sono mai pentita della mia scelta. Ho la vita che ho sempre sognato. Ho raggiunto i miei traguardi professionali, vivo in Francia e frequento l’alta società. Ho un compagno che capisce le mie esigenze e non mi ostacola. A tutto ciò aggiungi che, tra me ed Edward, non c’è mai stato nulla. Eravamo amici con qualche beneficio e neanche frequente. Non mi ha mai chiesto di sposarlo. La convivenza era solo a beneficio di Erin. Anzi, sospetto che pensasse che se mi lasciava sola con la bambina potessi farle del male. Allora meglio vivere in casa sua dove sarei stata controllata dal personale di servizio” Edward la fissa duramente. Non avevo mai pensato che Claire potesse far scontare il suo malessere alla bambina.
“Devi ammettere, Claire, che più volte mi hai dato l’impressione che avresti potuto farle del male. Quando piangeva e non riuscivi a calmarla, entravi nel panico e cominciavi ad urlare”
“Va bene. Basta parlare del passato. Non ho voluto incontrarvi per rivangare quello che è stato. Volevo solo conoscere la donna che ha fatto capitolare Edward e mettervi al corrente di Irina” sta raccogliendo le sue cose e sta per andarsene quando la fermo.
“Vedi il padre di tua figlia dopo tanti anni e non vuoi sapere niente di lei? Non chiedi neanche di vederla in foto?” la mia domanda è spontanea. Sarà perché sono madre e amo esserlo ma non riesco a concepire il suo comportamento.
“Io so che Erin è in ottime mani. Che sta crescendo in una famiglia dove è amata, coccolata e viziata. Ora so anche che ha una madre fantastica e che per lei ha creato un ambiente sano e felice. Ha un fratello e, magari, ne arriveranno altri. Ed è tutto quello che mi serve sapere. Poi, se è bassa, alta o cicciottella sono informazioni superflue. Volevo conoscerti e sono contenta di averlo fatto perchè ora ho la coscienza completamente a posto” scuoto la testa e ancora non riesco a capacitarmi di questa donna che non ha un briciolo di maternità dentro di se.
“Un giorno, quando comincerà a fare domande, ditele la verità. Sono stata io a scappata perché sono io quella sbagliata. Lei era ed è perfetta. Non è stata un errore. Non ha fatto nulla di male e se mi vorrà conoscere e sentire le stesse parole dalle mie labbra non mi nasconderò. La mia porta sarà sempre aperta per lei e per voi. È il mio modo di amarla. So, Isabella, che non lo capisci ma, ti posso assicurare, che scappando ho fatto meno danni che rimanendo a fare la madre”  si alza e raccoglie le sue cose.
“Mi ha fatto piacere conoscerti e grazie per crescere e amare Erin. Ciao Edward. Buona vita”
Ci lascia al tavolo senza parole. So che al mondo ci sono persone, uomini e donne, prive del senso genitoriale. Non si può obbligare nessuno a prendersi cura dei propri figli. Poi, però, penso alla mia bambina e alla dolcezza che ha dentro di se e non capisco come si possa non amarla.
“Appena torniamo a Boston voglio che tu mi firmi i documenti per adottare legalmente Erin” Edward, finora con lo sguardo perso nel vuoto, mi fissa e sta per dirmi qualcosa ma non gliene do il tempo.
“No. È un punto su cui non transigo. Voglio che Erin sia a tutti gli effetti mia. Se dovesse succedere qualcosa a te, non voglio che venga messo in discussione la mia maternità” annuisce mentre si alza e mi allunga una mano per fare altrettanto. 
“Hai ragione e dopo contatto il mio legale e gli dico di farci trovare pronti i documenti per il nostro rientro”
Andiamo via con la consapevolezza che siamo proprio una bella famiglia!
 
  
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