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Autore: Heihei    23/02/2017    1 recensioni
TRADUZIONE
La storia è stata scritta da Alfsigesey e pubblicata su fanfiction.net in lingua inglese.
Bethyl post-finale della 4 stagione
"Nulla sarà più facile di nuovo. Scappare da Terminus, sconfiggere una mandria di vaganti, cercare provviste. Ma niente di tutto ciò sarà difficile come innamorarsi e provare a costruire una vita insieme in mezzo a tutto questo."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Carol Peletier, Daryl Dixon, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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LUNA DI MIELE






Stare insieme, da soli, per così tanto tempo era meraviglioso, ma spesso anche problematico. Il primo giorno, prima di iniziare la caccia, s’imposero di non fermarsi fin quando non avessero trovato qualcosa. E se non avessero trovato nulla, avrebbero dovuto aspettare. Rick e gli altri contavano su di loro, dovevano essere responsabili e mettere i bisogni del gruppo al di sopra dei propri appetiti personali. Era una regola pratica e ragionevole, ma nel giro di un’ora l’avevano già infranta due volte.

Mentre Daryl si abbottonava i pantaloni, Beth era per terra alla ricerca del suo elastico per i capelli.

“D’ora in poi facciamo i bravi, ok?”

Aveva il fiato corto e non riusciva a smettere di sorridere, anche se cercava di essere seria. Avevano bisogno di concentrarsi sulla caccia, dovevano esplorare più aree possibili.

“Sì, se mi lascerai in pace”, brontolò Daryl.

Le mostrò il suo elastico e glielo lanciò, colpendole l’addome.

“Io?! Hai iniziato tu!”

“Ti stavo solo togliendo un ragno dai capelli”, rispose seccato, ma sorrideva.

“Mi hai toccata.”

“Sì, va bene, mi assumo le mie responsabilità per quello.”

S’inoltrarono nel bosco più in profondità di quanto avessero mai fatto, all’inizio anche abbastanza velocemente. Il loro primo obiettivo non era cercare delle prede, e Beth riuscì a spiegarsi il perché. La sera precedente, Daryl aveva già riferito a Rick che una mandria era passata per quei boschi di recente, ma solo ora che anche lei li stava attraversando poté capire di cosa stava parlando: il terreno era interamente ricoperto di orme, le piante più piccole erano in gran parte state calpestate. Non si meravigliò della fuga degli animali, i vaganti si nutrivano anche di loro quando non avevano la carne umana a disposizione. Era anche troppo tardi per trovare una tana, non ci sarebbe stata abbastanza acqua o abbastanza luce solare per loro sotto la copertura di qualche albero.

Furono abbastanza lesti, ma dopo qualche miglio fu inevitabile rallentare il passo. Non fecero una vera e propria pausa finché il sole non raggiunse la sua massima altezza in cielo.

“Non ci sono più tracce di vaganti”, annunciò Beth speranzosa, “possiamo iniziare a cacciare adesso?”

Daryl annuì mentre divideva un pezzo di carne essiccata con i denti. Diede a Beth la porzione più grande.

“Non ho visto nulla in lontananza”, ammise, “ma non possiamo abbassare la guardia.”

“Quanto pensi che ci siamo allontanati dal campo?”

Scrollò le spalle. “Forse cinque miglia.”

“Solo cinque?”

A Beth era sembrato di camminare per circa il doppio della strada, ma poi rammentò che l’ultima ora di cammino era stata tutta in salita.

Per una somma di tempo indefinita, quasi si fusero con la tranquillità del bosco. Prima dell’apocalisse, Beth ogni tanto vagava nei boschi attorno alla fattoria. Le piaceva il silenzio che vigeva indisturbato in quei luoghi, ma questa volta le sembrarono ancora più tranquilli di allora, forse per la consapevolezza che ora tutto il mondo era in silenzio, forse perché non avevano più un caos in cui tornare. I rumori della città non le mancavano, perché non era mai stata troppo a lungo lontana dalla sua casa in campagna per poterli apprezzare, ma nonostante ciò il pensiero che non ci fossero più la rendeva triste, così come tutti gli spazi abbandonati che avevano visto.

Il suono di una freccia appena scoccata dalla balestra di Daryl la riportò alla realtà, facendola sobbalzare. Alzò lo sguardo quel tanto che bastava per vedere che aveva trafitto uno scoiattolo, bloccato contro un albero non troppo lontano da quelli su cui si erano appoggiati. Era così assorta nei suoi pensieri che non l’aveva neanche visto arrivare.

Tenendo il resto della carne essiccata tra i denti, Daryl estrasse il pugnale dai pantaloni e si alzò per andare a recuperare la sua preda. Le aveva lasciato la balestra e un’altra freccia. Beth ne approfittò per fare un altro tentativo per ricaricarla. Forse era solo una sua impressione, ma le sembrò di essere leggermente migliorata. Il suo braccio era ancora indolenzito per lo sforzo del giorno precedente, ma le parve di potercela fare. Stava cominciando a capire che doveva impiegare tutto il suo corpo in funzione di quel movimento. La notte scorsa, Daryl le aveva spiegato che era come fare uno stacco da terra con cinquanta chili. Ovviamente, non aveva mai fatto neanche quello, però sia lui che Michonne l’avevano avvertita che sarebbe stato difficile, ma comunque non impossibile, per una piccola donna come lei.

Daryl fissò il suo bottina alla cintura e poi si fermò a qualche metro di distanza per guardarla mentre cercava di caricare l’arma. Quando Beth ne ebbe abbastanza, ricambiò il suo sguardo sbuffando.

“Insisti”, la incoraggiò. “Prima o poi riuscirai a farlo anche con una sola mano.”

“Non ho mai visto neanche te farlo”, lo sfidò con un cipiglio.

Daryl strinse gli occhi, nonostante lei fosse riuscita a vedere un piccolo sorriso comparire sul suo volto. Tornò indietro e riprese l’arma, allargando goffamente le dita per tirare la corda da entrambi i lati in egual misura. Con maggiore sforzo del solito, naturalmente, la tirò indietro e caricò la balestra senza problemi.

“Ora l’hai visto”, ghignò soddisfatto, rilanciandogliela.

Beth l’afferrò al volo. “Sì, non riuscirò mai a farlo”, disse, roteando gli occhi e alzandosi da terra.

Dopo un altro mezzo miglio, finalmente trovarono delle tracce.

“Sono fresche?” Beth pensò che le orme dovevano essere di un cervo, data la forma degli zoccoli.

“Dimmelo tu.”

“Lo sono, vero? Stiamo seguendo un cervo!”, esclamò euforica. “Dev’essere passato qui non molto tempo fa...”

Avere un pasto abbondante per un altro giorno poteva dare la giusta spinta al gruppo prima di andare a Terminus e iniziare il loro viaggio verso Washington. Erano tutti molto stanchi e qualcuno ancora ferito, il giusto apporto di energie poteva fare la differenza.

“Così sembra, ma probabilmente qualcosa l’ha spaventato. Forse noi, o qualche vagante. Dobbiamo stare attenti.”

“Dobbiamo fare in fretta!” Beth era pronta a iniziare un inseguimento, ma Daryl le fece cenno di rallentare.

“Non devi mai cercare di essere più veloce di lui”, spiegò. “La nostra presa dovrà avere sempre il vantaggio della velocità. Noi marciamo, non tentiamo di essere più veloci. Noi cacciamo. Dobbiamo solo vedere e capire dov’è diretta. Tra poco si sentirà al sicuro, si stancherà e smetterà di correre. Sarà quello il momento in cui attaccheremo, come Terminator.”

“Non l’ho mai visto”, confessò lei. Si ricordò di quanto fosse facile prima che la gente rimproverasse altra gente per non aver mai visto un certo film, per non essere mai stato a Disneyland o per non aver mai fatto altre cose che ormai erano morte e sepolte insieme al vecchio mondo. “E’ bello?”

Lui non rispose, ma rallentò verso un punto morto, alzando una mano verso di lei in segno di avvertimento.

Riuscì a sentirli anche lei, i grugniti e i fruscii. Con cautela, Daryl cercò di avanzare il più lentamente possibile verso un albero, in modo tale da avere una visuale migliore.

“Vagante?”, mimò Beth col labiale non appena incontrò il suo sguardo.

Spostando di nuovo gli occhi oltre il tronco di quell’albero, annuì e le fece cenno di avvicinarsi girando intorno ad esso.

Il vagante strisciava per terra, trascinandosi con le mani. Aveva le dita rotte per lo sforzo e le gambe amputate. Da vivo, doveva essere stato solo un ragazzino, forse di non più di quattordici anni. Appena li vide, cominciò a raspare e ad aprire e chiudere meccanicamente la mandibola.

Beth non aveva ancora ucciso un vagante con la balestra, ci era andata vicina solo quella volta che era rimasta intrappolata in quella trappola per orsi, ferendosi la caviglia. Si era distratta e non era riuscita a colpirlo alla testa, ma questa volta prese la mira e scoccò la freccia, colpendo a pieno il bersaglio in mezzo agli occhi.

“Pensi che sia stato lui a spaventare il cervo?”

Beth estrasse la freccia dalla testa del cadavere e si chiese se Daryl usasse frecce diverse per il cibo e per i vaganti, anche se probabilmente le puliva e basta. Le prese la freccia da mano e gliene diede un’altra, invitandola a provare ancora a ricaricare la balestra.

“Veniva da un’altra direzione”, fece cenno alle tracce di trascinamento che erano un chiaro segno che stava procedendo in discesa. “Teniamo gli occhi aperti.”

Le venne spontaneo pensare che forse se fosse stata da sola si sarebbe spaventata ad ogni lieve fruscio, per non parlare di restare tutta la notte da sola nei boschi. Ma con lui provava le sensazioni opposte, si sentiva assolutamente al sicuro, perché Daryl non avrebbe lasciato che le succedesse qualcosa. Allo stesso tempo, l’entusiasmo iniziale di vagare da soli nel bosco andava via via scemando, perché si accentuò il senso di dovere nell’adempire al loro compito. Continuavano a scherzare e a parlare, ma erano molto più vigili e attenti alla caccia. In un certo senso, era un momento simile a quelli che avevano seguito la caduta della prigione, solo che stavolta era felice. Prima era tormentata dalla morte del padre e dall’incertezza che i suoi compagni fossero vivi o morti. Allora Daryl era tutto ciò che le era rimasto, ma non parlava con lei, se non attraverso monosillabi o versi gutturali. Era infelice, vagava nei boschi a suo seguito come un fantasma, ma si era sempre sentita al sicuro in sua compagnia. Guardando al passato, si meravigliò di quanto poco avessero bisogno di parlare per capirsi e lavorare insieme. Lei seguiva il suo esempio e, a volte, anche lui il suo, a seconda di chi era più lucido in una determinata situazione. Non parlavano, si muovevano e basta. Infatti, nel tempo trascorso a seguire le tracce del cervo, avanzavano automaticamente, senza bisogno di discuterne.

Quando finalmente raggiunsero la loro preda, era stato esattamente come Daryl aveva predetto. L’animale sembrava starsene lì tranquillo, ignaro della loro presenza. Sentendosi più sicura della volta precedente, ma comunque nervosa, Beth prese la mira e premette il dito sul grilletto. Una frazione di secondo prima che lei scoccasse la freccia, le orecchie del cervo si mossero ed era già scappato quando la freccia aveva raggiunto il trono di un albero. Si era nascosto proprio dietro di esso, per poi sparire.

Fattasi rosse, le spalle di Beth crollarono mentre cercava di capire dove avesse sbagliato. Daryl andò a recuperare la freccia per lei.

“Ci ha sentiti?”, gli chiese confusa appena l’aveva visto tornare, mentre le porgeva la freccia. Senza neanche pensarci, riprovò a caricare l’arma, stringendo i denti per lo sforzo. “Ho fatto troppo rumore?”

Fece un respiro profondo e tirò con forza la corda.

“Non credo ci abbia sentiti”, Daryl guardò il punto tra gli alberi in cui era scomparso dalla loro vista. “A volte semplicemente capiscono… si accorgono giusto in tempo di cosa stai facendo, perché è il loro giorno fortunato o qualcosa di simile.”

“Dovremmo continuare a seguirlo?”

Beth restò a bocca aperta quando realizzò che aveva tirato la corda abbastanza in alto. Il suo volto fu illuminato da un grande sorriso che Daryl non poté non ricambiare.

“Ce l’ho fatta!”, si coprì la bocca quando si accorse di aver praticamente gridato. “Ce l’ho fatta”, ripeté, con un tono più basso.

Poggiò la balestra a terra e gli gettò le braccia al collo. Daryl la prese quando era ancora a mezz’aria, facendo un passo indietro per tenersi in equilibrio. I loro corpi erano di nuovo incollati, stavolta per iniziativa di Beth, anche se era lui quello che le aveva infilato le mani sotto la maglietta, in modo da sfiorarle la schiena nuda. La pressione di quelle mani calde quasi la tramortì, voleva di più. Sapeva che non avrebbe mai potuto provare qualcosa di simile con nessun altro.

Tuttavia, entrambi sciolsero quell’abbraccio quasi in sincronia. La loro preda era scappata.

“Non abbiamo tempo, vero?”

Beth si sistemò la maglietta e poi sollevò la balestra da terra.

“No”, gemette lui. “Dobbiamo andare.”

   
 
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