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Autore: Robigna88    24/02/2017    0 recensioni
Allison Morgan credeva di essersi lasciata alle spalle gli Originali con i loro drammi, i loro segreti e quel sempre e per sempre in nome del quale avrebbero fatto qualunque cosa. Sono suoi amici e vuole loro bene ma ha già abbastanza problemi e nemici di cui occuparsi e non vuole avere a che fare anche con quelli dei Mikaelson. Questo fino a quando Rebekah non la chiama in cerca di un aiuto per trovare un posto sicuro per lei e la piccola Hope e orde di cacciatori sono pronti a raggiungere New Orleans in seguito a strani avvenimenti che hanno attirato la loro attenzione. Allison si sente in dovere di avvertire Klaus ed Elijah; solo avvertirli e niente di più. Una volta arrivata nella città del Quartiere Francese però, tutto cambia e lei viene risucchiata dai loro problemi, come già le era successo in passato. Decide quindi di rimanere per un po'. Nel frattempo, in Kansas, Dean e Sam Winchester, avvertito il tumulto tra i cacciatori decidono di partire per New Orleans ed indagare senza sapere però che quel caso-non caso li condurrà dritti dalla loro amica cacciatrice e dai suoi strani amici.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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32.

JOEL GORAN

 

 

 

 

 

Toronto era calda e luminosa quel giorno. I raggi del sole che le colpirono il viso mentre usciva dall’aeroporto, per Allison furono come una ondata di buon umore. Due ore e trenta minuti di volo seduta accanto ad una donna che non ne voleva sapere di smettere di parlare le avevano messo addosso tanto nervosismo e disagio. Entrambe le cose erano state spazzate via dai rumori e dai colori della città.

Le piaceva Toronto, le era sempre piaciuta e c’era stato un periodo in cui aveva persino pensato che forse viverci permanentemente non sarebbe stato male. Il pensiero però era sparito presto, schiacciato dal peso delle troppe responsabilità che quotidianamente le gravavano sulle spalle.

Fece un grosso respiro indossando gli occhiali da sole e sorrise ad un bambino che stringeva un orsacchiotto in attesa che suo padre recuperasse tutti i bagagli sul taxi dal quale erano appena scesi. Allison fece cenno al tassista, come per dirgli che lei sarebbe stata la prossima. Il bimbo in attesa le fece tornare in mente troppe cose che aveva, vanamente, provato a spingere nel posto più buio e sperduto della sua mente.

Quel pensiero le fece ricordare che non aveva ancora acceso il cellulare e mentre aspettava lo tirò fuori dalla borsa e lo fece. Le prime notifiche che arrivarono furono quattro chiamate perse di Rebekah. Immaginava che le telefonasse per cercare di farla ragionare, per convincerla a tornare. Com’era che le aveva detto mentre raccoglieva le sue cose pronta a lasciare per sempre quella casa? Ah sì… Elijah avrà bisogno di te quando tornerà. Lui ti ama.

Lei le aveva praticamente riso in faccia mentre alcune lacrime le bagnavano le guance, poi se ne era andata blaterando di qualcosa che in quel momento neppure ricordava. Una cosa la sapeva per certo però: Elijah non la amava, altrimenti non sarebbe andato via, con Hayley, senza neppure parlarne prima con lei. Povero Jackson, si ritrovò a pensare, chissà se è consapevole che sarà per sempre solo una nota a fondo pagina nella storia d’amore mai iniziata tra l’Ibrida e il vampiro.

Lei ora lo sapeva… sperava che al lupo non si spezzasse il cuore come invece era successo al suo.

Con un sorriso e un gesto della mano salutò il bambino e suo padre e salì in auto. Non aveva valigia, tutto quello che aveva era la sua borsa e un piccolo borsone in cui aveva sistemato un solo cambio. L’indomani sarebbe tornata a casa, aveva pensato che era inutile portarsi dietro troppe cose. La cosa più importante comunque era ben nascosta.

“Dove la porto?” le chiese il tassista guardandola dallo specchietto retrovisore.

Lei si schiarì la voce mentre il suo cellulare riprendeva a squillare; Rebekah… di nuovo. “Hope Zion” disse mentre rispondeva.

“Finalmente!” le disse la sua amica. “Avrò provato a telefonarti cento volte ma il tuo telefono era spento.”

“Quattro volte Rebekah, questa è la quinta e ho risposto. E giusto perché tu lo sappia non ho risposto perché ho effettivamente voglia di parlare con te, l’ho fatto solo perché altrimenti non avresti smesso di telefonare.”

“Ah! Mi fa piacere sapere che mi conosci così bene.”

Allison scosse poco il capo. “Cosa vuoi?” le disse infine guardando la città scorrere attraverso il finestrino.

“Voglio che la smetti di comportarti come una bambina e che torni qui. Elijah tornerà domani e quando ha telefonato ha chiesto di te. Nessuno ha voluto dirgli che te ne sei andata. Gli spezzerebbe il cuore saperlo.”

“Primo;  io non mi comporto come un bambina, piuttosto è tuo fratello che si è comportato come un vigliacco. Secondo non mi importa quando Elijah tornerà a casa perché io con lui ho chiuso. Terzo, anche se per assurdo volessi essere lì quando tornerà non potrei comunque perché non sono neppure negli Stati Uniti al momento.”

“E dove diavolo sei?”

“Non vedo come la cosa possa riguardarti. Ora se vuoi scusarmi, devo andare. Ho alcune cose di cui occuparmi.”

“Aspetta!” esclamò Rebekah. “Sei sicura di non voler tornare? Io credo che dovresti… se non per Elijah per un oggetto piccolo e brillante che di solito porti sempre al collo e che Freya si è premurata di… trattenere in pegno per assicurarsi che avessi un motivo per ritornare.”

Allison si portò la mano al collo scoprendo che non aveva la sua collana; quella di sua madre. Così abituata a portarla sempre e così furiosa quando se ne era andata via non si era neppure accorta di non averla. “Manderò un corriere a ritirarla.”

L’altra rise. “Sì, come se la darò al tuo corriere.”

“Rebekah” cercò di ragionare Allison. “Quella collana era di mia madre, è molto importante per me.”

“E sarà al sicuro con me. Fino al tuo arrivo… momento in cui te la renderò. Domani Allison, domani.”

Riattaccò e la cacciatrice fece un grosso respiro per riprendere il controllo. Rebekah Mikaelson e la sua dannata testardaggine.

“Siamo arrivati” la avvisò il tassista spegnendo il motore. “Vuole che la aspetti?”

Lei sorrise porgendogli cento dollari. “No, ci vorrà un po’. La ringrazio e tenga pure il resto.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

QUALCHE ANNO PRIMA

“Allison Morgan!” esclamò il dottor Goran in piedi nel centro della sala d’attesa piena di gente.

“Sono io” rispose qualcuno alzando una mano ma non lo sguardo, non subito almeno. Quando lo fece però la garza le cadde di mano mentre si scontrava con due occhi scuri che le erano familiari e che allo stesso tempo non conosceva. “Incredibile” mormorò scuotendo poco il capo.

“Si sente bene?” chiese il dottore con un sorriso. “Sembra che abbia appena visto un fantasma.”

“Sì” si affrettò a rispondere lei riprendendo il controllo. “È solo che lei somiglia molto a qualcuno che conosco.”

“Oh” sussurrò lui. “Spero qualcuno che le è simpatico.”

“Gli sono molto affezionata” confermò Allison schiarendosi la voce. “È qui… per sistemare la mia mano?”

“Esatto” le disse l’uomo invitandola a seguirlo fino ad un lettino. “Sono il dottor Joel Goran.”

“Lieta di conoscerla. Senta,” gli disse la donna. “Se ha altre cose di cui occuparsi faccia pure, ci sono casi più gravi di me e io posso aspettare.”

Joel rise. “Il dottor Miller aveva ragione, lei è molto gentile.”

“Mi chiami pure Allison, darsi del lei è…”

“Antico?” concluse il dottore al suo posto. “Va bene, allora tu chiamami Joel.”

 

 

“Toc Toc” Allison fece capolino nella stanza con la testa con un sorriso. Sorriso che si spense non appena vide Joel seduto su una sedia a rotelle, lo sguardo perso su un punto indefinito del pavimento di linoleum. Le servì un grosso respiro e tanta forza di volontà per ristamparselo sul volto quando si voltò a guardarla. Quando aveva saputo cosa gli era successo, prendere il primo aereo era stata l’unica cosa che le era venuta in mente. Joel Goran era un brav’uomo, meritava di meglio di quello che il destino gli aveva riservato.

“Che io sia dannato…” mormorò lui guardandola, la barba incolta e gli occhi privi di quella luce che di solito lo caratterizzava. “Allison Morgan, sei proprio tu?”

“In carne ed ossa” lei entrò completamente e si richiuse la porta alle spalle.

“Cosa ci fai qui? Sei venuta a vedere la mia tragica fine?”

“La parola fine è per le persone che muoiono Joel” Allison tirò una sedia e gli si mise a sedere davanti. “Tu non sei morto.”

“Sono paralizzato Allison” l’uomo abbassò per un attimo gli occhi, poi li rialzò su di lei. “Proprio io… che non sopportavo neppure di stare nella stessa stanza per troppo tempo sono costretto su una sedia a rotelle per il resto della mia vita. Sì, la parola fine mi si addice.”

Lasciò cadere qualche lacrima che si affrettò ad asciugare con il palmo della mano ed Allison non poté fare a meno di piangere insieme a lui. Come proprio lui fece, però, si costrinse a riprendere il controllo. Tirò fuori dalla borsa una fialetta e allungò la mano per porgergliela.

Lui corrugò la fronte guardando il liquido rosso all’interno. “Cos’è? È… sangue.” realizzò alzando gli occhi e fissandoli dentro i suoi. “Allison perché mi stai dando una fialetta di sangue?”

“Voglio che tu la beva.”

“Come scusa?” Joel la fissò con sguardo perplesso e anche un po’ spaventato. “Sono passati alcuni anni da quando ci siamo visti l’ultima volta, devi essere impazzita nel frattempo.”

“Curerà la tua schiena, potrai camminare di nuovo.”

“Come?”

“Non ha importanza” Allison gli sorrise aprendo la boccetta. “Funzionerà e sarà permanente. Te lo prometto.”

Joel decise di fidarsi di lei. Non sapeva se per disperazione o reale fiducia… ma lo fece.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah odiava quella sensazione che sentiva eppure non poteva fare a meno di provarla. Rebekah gli aveva detto che era tutto in ordine ma non era mai stato possibile parlare con Allison, nonostante avesse chiesto a sua sorella di passargliela al telefono, nonostante avesse provato a telefonarle diverse volte. Era un brutto segno, ne era sicuro. Non poteva biasimare la bella cacciatrice per essere arrabbiata, perché era certo che lo fosse. Ne aveva tutte le ragioni e lui avrebbe dovuto trovare il modo perfetto per farsi perdonare, se non voleva perderla per sempre.

“Sei pronto?” gli chiese Hayley distraendolo dai suoi pensieri.

L’Originale annuì. “Prima di andare, volevo… ringraziarti per esserti offerta di partire con me e assicurarti che stessi bene.”

L’Ibrida si schiarì la voce. “Ma?”

“Prendersi cura di qualcuno è una premura e un privilegio in qualche modo. E in quanto tale dovrebbe spettare a…”

“Alla persona che si ama di più al mondo” concluse Hayley per lui. “In questo caso alla donna che ami di più e che non sono io.”

Elijah rimase un attimo in silenzio, poi respirò a fondo. “Ti amo in un certo qual modo e una parte di me ti amerà per sempre. Sei la madre di mia nipote e sei parte della famiglia. Ma amo Allison di più, più di ogni altra cosa e voglio avere il privilegio di prendermi cura di lei.”

“Allora fallo Elijah. Anche una parte di me ti amerà per sempre, ma voglio che tu sia felice, io lo sono… con Jackson.”

Il vampiro respirò a fondo, poi fece un gesto lento col capo. “Andiamo a casa.”

 

 

   
 
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