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Autore: Lione94    25/02/2017    1 recensioni
Danases è un mondo fantastico popolato da Elfi, Draghi, Nani e altre creature magiche, sull'orlo del caos.
La protagonista della nostra storia è Elien, una semplice mezz'elfa che vive nella foresta di Elwyn nel profondo nord del paese. Sono dieci lunghi anni che si nasconde, ma non può sfuggire a ciò che è.
Quando i fantasmi del passato torneranno a farle visita e l'ombra della minaccia di una guerra distruttiva tra Elfi e Draghi si allungherà sul suo mondo allora sarà costretta a lasciare il suo nascondiglio e a intraprendere un lungo viaggio che la porterà a compiere il suo Destino...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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16. La scelta



Nella Baia di Salaverosa, nel mezzo delle onde agitate del Mare Infinito, c’era un piccolo isolotto dalla terra brulla e dalla fitta vegetazione. Gli alberi e le siepi formavano un intricato labirinto che se osservato dall’alto sembrava non avere uscita.
Era proprio lì che si trovava la dimora dell’Unicorno.
Aveva creato quel labirinto affinché solo chi fosse stato degno di superarlo sarebbe potuto arrivare a lui.
Molti avevano tentato ma chi vi si era avventurato o si era perduto o vi aveva lasciato il senno.
Erano forse secoli che l’Unicorno non si mostrava più, tanto che ormai gli elfi più giovani credevano fosse una legenda e nulla di più. Infatti perfino Menfys e Tanasir sembravano scettici, ma d’altronde il consiglio di Madre Marea, in quel momento disperato, sembrava il più sensato da seguire; gli Spiriti Elementari non mentivano mai: l’Unicorno di sicuro sapeva.
Sorvolammo l’isola fino a quando non riuscimmo a trovare l’entrata del labirinto.
Quando fummo vicini notai che il labirinto aveva un aspetto ancor più sinistro e sospirai.
Perché niente doveva essere facile in questo viaggio?
Mi girai verso gli altri.
« Siete pronti? »
Menfys assunse un’espressione tormentata che mi fece stringere il cuore.
« No Elien, questa volta devi andare da sola. Solo Daelyshia potrà venire con te ».
Si avvicinò e mi prese le mani tra le sue. Le strinsi forte di rimando, le nostre dita intrecciate. Con la coda dell’occhio osservai Tanasir girarsi per lasciarci un po’ di riservatezza e poi lasciai che il mio sguardo si incatenasse a quello verde di Menfys.
« Ho paura » sussurrai.
Eravamo così vicini alla pietra, me lo sentivo.
Ma ancora una volta Danases mi metteva alla prova: Avrei avuto il cuore puro per essere la sua regina? E se non fosse stato così?
Menfys scosse piano la testa e mi accarezzò il volto con una mano.
« Andrà tutto bene ».
Osservai i miei occhi riflessi nei suoi. Chissà cosa leggeva nel mio sguardo.
Avevo paura, sì. Paura di fallire, ma soprattutto di perdermi.
Come potevo essere così egoista in un momento del genere?
Menfys avvicinò il suo viso al mio e ci baciammo. Un bacio struggente. Le sue labbra accarezzavano le mie in un modo… non era quello il sentimento che ci aveva animano qualche tempo fa quando avevamo fatto l’amore. Sentii battere ancora più forte il cuore mentre ripensavo a quel momento così unico.
I nostri sentimenti non avevano mai avuto spazio in questo tempo di guerra.
Gli lasciai un ultimo bacio, poi nascosi il volto tra la sua spalla e il collo ed inspirai il suo profumo mentre lo stringevo con forza.
« Torna da me » mi sussurrò.
Annuii e poi sciolsi l’abbraccio. Salutai Ogard con un bacio sul muso squamoso e Tanasir con un abbraccio.
« Ce la farai » mi incoraggiò.
Quando mi misi di fronte l’entrata Daelyshia si affiancò a me.
« Sei pronta? » mi domandò.
« Stammi vicina ».
Prima che entrassimo la voce di Menfys ci fermò: « Elien, io… ».
Una scarica elettrica mi oltrepassò il corpo quando capii che cosa volesse dirmi. Mi girai a guardarlo e vidi che esitava essendo circondati da tutti gli altri.
« Lo so » mormorai.
Lasciai che i nostri sguardi s’incrociassero un’ultima volta e che comunicassero tutto ciò che a parole non ci eravamo mai detti.
Poi distolsi lo sguardo ed entrammo nel labirinto.
Le siepi dietro di noi si chiusero, sentii Menfys che mi chiamava spaventato e poi più niente.
Adesso eravamo sole.
« Riesci a comunicare con Ogard? » chiesi a Daelyshia.
La dragonessa scosse la testa: « Non che mi aspettassi il contrario. Questo posto è denso di magia… è già qualcosa che non interferisca con il nostro legame ».
« Perché quello va oltre la magia » le ricordai « Sono i nostri cuori ».
Lei sorrise, mettendo in mostra le zanne.
Iniziammo a camminare e con stupore osservai che la vegetazione si apriva al nostro passaggio e in lontananza lasciava intravedere una luce.
Mi scambiai uno sguardo incerto con Daelyshia.
Era un buon segno oppure no?
Continuavamo ad avanzare e il silenzio aveva lasciato posto a dei mormorii indistinti. Non riuscivo a capire cosa stessero dicendo. Poi le voci divennero sempre più forti fino a diventare una unica, e sembrava anche molto vicina.
Aguzzai l’orecchio per capire da dove venisse.
Quando capii che si trovava alla nostra sinistra, cercai di allontanarmi da quelli che sembravano guai.
« Andiamo da questa parte » dissi a Daelyshia.
Qualcuno si parò improvvisamente davanti a noi.
« Dove credi di andare? »
Sobbalzai quando mi ritrovai davanti a me stessa. Sì, quella davanti a me ero esattamente io. E quella affianco a lei era l’esatta copia di Daelyshia. Quasi mi sarei confusa a capire chi fosse davvero reale, se le loro figure non fossero state un po’ offuscate come se fossero riflesse in uno specchio un po’ sporco.
Cercai di ignorare quella visione, sicuramente frutto della magia del labirinto, e cercai di avanzare ma quella iniziò a seguirmi.
« Il drago ti ha per caso mangiato la lingua? » mi sbeffeggiò impertinente.
Capii che non erano le siepi contorte che ostruivano la nostra via ma proprio quelle visioni.
« Temo che dovrai affrontarla, Elien » mi disse Daelyshia.
Annuii e sospirai.
Eccola la prova più grande.
E non era affrontare i guardiani, non era affrontare un tiranno usurpatore, un esercito di draghi, bensì me stessa.
« Sapresti dirmi dove trovare l’Unicorno? » domandai alla visione dopo essermi fermata ad osservarla.
« Ecco, per affrontarla non intendevo esattamente questo… » intervenne la mia dragonessa.
La falsa Elien mi guardò per un attimo stupita e poi atteggiò il volto in una smorfia infastidita: « Certo che lo so! ».
« Facci strada allora, per favore » continuai.
Di solito se mi trattavano con gentilezza aiutavo chiunque. E infatti la visione mi fece cenno e iniziammo a camminare.
Mi scambia un’occhiata trionfante con Daelyshia, ma lei continuava a rimanere perplessa.
« Davvero credi che una mezz’elfa come te sarebbe in grado di governare Danases? Ma guardati! Morirai presto e per gli elfi non sarai che stata un soffio nel vento ».
La falsa Elien ruppe il silenzio e le sue parole furono come una coltellata.
« Se avessi fatto il viaggio da sola non saresti durata più di un’ora nel tuo mondo! Tu non ci conosci, tu non sei un’elfa, tu non sei adatta! ».
Daelyshia si avvicinò e fece si che la mia mano posasse sul suo muso.
« Cerca di resistere Elien, sta solo dando voce alle tue paure ».
Annuii, confortata un poco dal suo calore, ma il cuore era stretto in una morsa. Sentirle ad alta voce faceva male. Sembravano reali.
« E invece di toglierti di mezzo tu, hai ucciso Wisp e Mavina! ».
Mi fermai e vidi il volto della falsa Elien era trasfigurato in una maschera di rabbia.
« No! » le urlai contro mentre le lacrime premevano per uscire.
« Sei un mostro! Hai ucciso quel povero cucciolo di drago e hai scatenato questa guerra! Assassina! ».
Le gambe cedettero e caddi a terra in ginocchio, mentre le lacrime mi rigavano il viso. Mi faceva male il cuore. Ogni parola era una stilettata velenosa. Era così che le persone impazzivano nel labirinto? Facendo i conti con la loro coscienza?
« Pensi che tutto quello che stai facendo ti possa redimere? Che l’amore di Menfys ti possa salvare? Ah l’amore… chi potrebbe amarti davvero? Menfys si stuferà di te vedrai! E succederà quando vedrà che invecchierai e lui rimarrà giovane e bello ».
Era per questo che io e Menfys non ci eravamo mai dichiarati il nostro amore?
Dire quelle parole ad alta voce l’avrebbe reso reale…
E la mia coscienza mi aggrediva per questo... 
Perché?
Perché aveva paura.
Era troppo spaventata da quell’amore.
Era spaventata dal Destino.
Da ciò che sarebbe successo e da ciò che era successo.
Elien non cercava la redenzione agli occhi di un mondo a lei ancora in parte sconosciuto ma la cercava presso sé stessa e non avrebbe mai avuto pace se non se la sarebbe concessa.
Quando quel pensiero mi attraversò la testa finalmente capii.
Mi asciugai le lacrime e mi alzai in piedi per fronteggiare la visione davanti a me.
« Elien, io ti perdono ».
Quelle parole mi diedero un senso di pace: la morsa che attanagliava il cuore non c’era più e i pensieri oscuri che mi vorticavano nella testa la lasciarono finalmente libera e vorticosa.
La rabbia scomparve dal volto della visione per lasciare posto ad un’estrema fragilità.
Mi guardò spaurita.
« Cosa? »
« Sì, Elien. Io ti perdono. Hai commesso degli errori, ma io li accetto. Fanno parte di me, di quello che sono e di chi diventerò. Il Destino ha in serbo per me una strada e io l’accetterò ovunque mi porti, con tutta me stessa. Con le parti buone e anche quelle oscure, con la rabbia, la paura, l’invidia, ma perdono me stessa per essere così e mi accetto per quella che sono. E se prenderò il posto di mia madre cercherò di fare del mio meglio, anche se avrò poco tempo a disposizione. L’Arcobaleno degli Spiriti non mi fa più paura ».
La visione davanti a me piangeva. Le lacrime le rigavano copiose il volto e forti singhiozzi le squassavano il petto. Mi avvicinai piano a lei e lasciai che piangesse sulla mia spalla tutto il suo dolore, tutto il mio dolore. Ci abbracciammo strette e una forte luce all’improvviso ci illuminò. Era così forte e crebbe ancora e ancora d’intensità che fui costretta a chiudere gli occhi.
Quando li riaprii mi ritrovai in una radura verdeggiante con Daelyshia al mio fianco e il labirinto ormai alle spalle.
Ce l’avevamo fatta!
Davanti a noi c’era un grosso salice, non avevo mai visto un albero così grande!
Ai suoi piedi c’era un laghetto e sulle sue rive l’Unicorno.
Era bellissimo!
Sul capo aveva un lungo corno dorato e una criniera color avorio. Il suo crine era bianchissimo e ad ogni sua mossa potevo osservare riflessi di arcobaleno specchiarvici dentro.
Intorno a lui avvertivo un’aura di saggezza che lo circondava, potente.
Si stava abbeverando, ma quando ci muovemmo verso di lui, si alzò e ci osservò con gli splendidi occhi azzurri come il cielo.
« Finalmente è giunto il momento del nostro incontro, Elien. Salute anche a te Figlia del Vento » parlò l’Unicorno.
La sua bocca non si muoveva ma la sua voce era chiara e forte come se stesse davvero parlando, ma sapevo che era un pensiero che echeggiava nell’aria. Era simile ai draghi che comunicavano con la mente, ma le parole dell’Unicorno non ti entravano direttamente nella testa ma risuonavano attorno a noi.
« Il mio nome è Alieus, che significa Stella del Cielo».
« La prova del labirinto… »
Mi interruppi. Non sapevo neanch’io bene descrivere cos’era successo. Ma l’Unicorno capì cosa volesse dire.
« Solo un cuore puro può accettare totalmente sé stesso. Chi cerca di reprimere alcune parti di sé smarrisce la via e si perde per sempre nel labirinto. Tu hai un grande potere Elien, e non è di magia che sto parlando. E’ qualcosa che viene dal cuore ».
Per un attimo il silenzio calò nella vallata, mentre metabolizzavo le sue parole. Non si sentivano che i cinguettii degli uccelli.
« Dove possiamo trovare la pietra dell’Aria? » domandò allora Daelyshia.
« La pietra si trova alla Torre Celeste, sopra l’Aurora. Solo i draghi ci possono arrivare ».
« Sopra l’Aurora? »
« Sì, seguite l’Arcobaleno degli Spiriti e alla sua fine troverete la Torre » spiegò l’Unicorno.
« Ma come faremo a trovarla? L’Arcobaleno degli Spiriti compare nel cielo solo quando qualcuno lascia Danases… » gli feci notare.
« Avvicinati » mi disse lui.
Mi avvicinai e lui mi incitò a toccare il suo corno. Quando lo sfiorai esplose una forte luce che mi costrinse a chiudere gli occhi. Sentii la dolce voce di mia madre e il suo tocco leggero sfiorarmi il petto, il punto esatto del mio cuore.
« Adesso tu sei la chiave » sentii pronunciare Alieus  « Va e segui l’Aurora! »
Quando riaprii gli occhi vidi che nel cielo c’era l’Arcobaleno degli spiriti. Si alzava dal punto esatto dov’era l’Unicorno e poi proseguiva nel cielo come un sentiero.
Salii su Daelyshia e iniziammo a seguirlo.
Era davvero strano che ciò che mi portasse verso la soluzione a quella guerra, fosse quello di cui avevo avuto sempre paura. Essendo una mezz'elfa il mio tempo era diverso da quello degli elfi e l'Arcobaleno mi avrebbe fatto presto visita.
Tra le luci di mille colori riuscivo ad intravedere le forme di qualsiasi animale. Magnifici uccelli, pesci, scogliattoli, cavalli, orsi...
Il cielo intorno a noi era scuro, illuminato solo da qualche stella.
Se guardavamo in basso la terra non si vedeva.
Dopo qualche tempo che salivano e il cielo si rischiarava sempre di più, come se si stessa facendo giorno, finalmente avvistammo la Torre Celeste. L’Arcobaleno si fermava proprio lì.
La Torre si trovava su un’enorme nuvola grigia che rimaneva immobile, anche se il vento che soffiava da nord avrebbe dovuto spostarla. Era era fatta di nuvole azzurre che andavano verso l'alto, formando una spirale. Non riuscivo a vedere dove terminasse perché finiva in altre nubi bianche, molto più in alto di noi, dove, da dietro, sbucava uno dei due soli, accecandoci.
Quando atterrammo e posai i piedi sulla nuvola grigia, notai che, anche se affondavano fino alle caviglie, sotto riuscivo a sentire qualcosa di duro come se fossimo sulla terra.
« Guarda qui » disse Daelyshia, indicando con il muso un enorme portone di nuvole rosa ai piedi della torre « L’entrata! ».
Mi avvicinai, poggiai una mano sulle nuvole e il portone si spalancò.
Ecco cosa intendeva Alieus con la parola "chiave": di sicuro non ci poteva andare chiunque in quel posto.
Quando fummo entrate la porta si richiuse alle nostre spalle con un soffice tonfo.
La Torre sembrava deserta. Intorno a noi vedevo solo nuvole che non avevano una fine.
« Non c’è nessuna pietra qui » dissi delusa.
Un ruggito squarciò l’aria e dal soffitto infinito vidi che scendeva una nuvola, però man mano che si avvicinava notai che aveva una forma particolare.
Era un drago!
Mentre atterrava notai che tra le nuvole bianche che componevano il suo corpo, s’intravedeva, al posto del cuore, una piccola pietra azzurra.
Eravamo pronte ad un suo attacco ma il drago, che sicuramente era il guardiano della pietra, si accoccolò vicino a me, poggiando la testa a terra e osservando i miei movimenti con i suoi occhi nuvolosi.
« Benvenute nel mio castello » esordì all’improvviso una voce.
« Madre Aira! » esclamai, osservando due occhi azzurri che erano comparsi da dietro il drago « La Torre Celeste è il tuo castello? »
Lei annuì: vidi l’aria tremare intorno a me.
« Perché mi trovo qui? » le domandai confusa.
Madre Aira mi scrutò in volto: « Per una scelta ».
« Con gli altri guardiani ho combattuto » osservai, anche se dentro di me sospirai lieta per lo scontro mancato.
« La pietra dell’aria è il tuo elemento, è da dove provieni, per questo è diverso. Se fosse stato un elfo dell’Acqua o della Terra, la scelta sarebbe avvenuta con il proprio elemento » spiegò Madre Aira.
« E se fosse stato un drago? ». 
« Avrebbe combattuto contro tutti e tre i guardiani. Perché un drago è un essere straordinario, essendo superiore a voi elfi, ma non a noi spiriti elementari, che avremmo potuto prendere la pietra senza scelta e senza lottare ». 
Pensai che se fossi stata uno spirito elementare, sarebbe stato tutto più semplice.
Sospirai e guardai Madre Aira: « Che scelta devo fare? ».
« È una scelta molto importante, che determinerà il tuo Destino » all’udire quel tono grave iniziai a preoccuparmi « Sta attenta, perché se sceglierai uno, non potrai avere l’altro… mai più! » ammonì lo Spirito Elementare e repressi un brivido.
Che cosa voleva da me?
Dopo qualche minuto di silenzio, lo Spirito si pronunciò: «Questa è la scelta: o la pietra » e la Madre indicò il drago « O l’amore » e indicò me: il punto esatto dove si trovava il mio cuore.
Rimasi immobile per registrare le parole e quando, finalmente capii, la guardai orripilata.
Sapevo a quale amore alludeva.
Era Menfys.
In quel momento capii che non avevo mancato lo scontro, la lotta era dentro di me.
Nella mia mente.
Di nuovo.
I miei pensieri vorticavano indicandomi due strade diverse, riuscivo quasi a vedere i due diversi finali.
E in ognuno di essi avrei perso un pezzo di me stessa.
Proprio adesso che il mio cuore aveva accettato ogni parte di me.
A cosa era servita la prova nel labirinto?!
Madre Aira si mosse e lentamente il drago iniziò a dissolversi.
« Fai presto » mormorò.
Disperata, osservai il drago dissiparsi.
Le mie origini, la mia lealtà, il mio compito contro il mio amore.
Capii che se avessi scelto la seconda possibilità, non avrei perso solo io, ma tutto il mondo di Danases avrebbe perduto la sua salvezza.
Ormai il drago stava svanendo e riuscivo a stento a vedere la pietra dentro il suo corpo. Mi lanciai verso di lui. Non avrei permesso che Danases, che il mio popolo, soffrisse ancora una volta per un mio errore.
« Scelgo la pietra! ».
Misi la mano nel suo cuore e presi la sua pietra. Quando la misi nella tasca, il drago sparì, poi lo Spirito Elementare fece un gesto con la mano e una luce rossa uscì dal mio petto.
Vidi con stupore un magnifico uccello con piume di fuoco volare nel cielo. Era il simbolo del mio amore.
« Hai fatto la scelta giusta » disse Madre Aira.
Asciugai una lacrima che mi rigava il volto e tentai un sorriso forzato.
« Le scelte giuste hanno sempre una ricompensa » lo Spirito ammiccò e scomparve.
Che cosa aveva voluto dire?
All’improvviso tutto scomparve, oscurandosi, e mi ritrovai a precipitare, sempre più giù. 
Sentii una voce dolce e una mano calda accarezzarmi il viso, poi più niente.
 

  
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