Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: nikita82roma    25/02/2017    5 recensioni
Rick ha detto a Kate che non sarebbe stato a guardarla mentre buttava via la sua vita. È tornato a casa dopo la consegna del diploma di Alexis quando sente bussare alla porta del loft. Ma non è Kate, è Esposito che lo avvisa che Beckett è in ospedale gravemente ferita. Si parte da "Always" ma il percorso poi è completamente diverso.
FF nata da un'idea cristalskies e con il suo contributo.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Rick Castle, William Bracken | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quella sera Kate rimase sola. Castle aveva finito tardi la riunione alla Black Pawn ed era tornato al loft. Beckett non sapeva ancora se quella era stata una cosa positiva o negativa. Era rimasta tutto il resto del pomeriggio e la sera a pensare alle parole di Alexis che si sommavano ai suoi dubbi ed alle sue paure. Capiva le sue paure ed i suoi timori di figlia, anzi nessuna poteva capire come lei la sua paura di perdere un genitore, aveva più o meno la sua età quando sua madre era stata uccisa, ricordava perfettamente come era in quel periodo e come era dovuta cambiare e crescere. Aveva ragione quando diceva quanto Castle aveva rischiato da quando si erano conosciuti, di quanti pericoli aveva corso solo per seguirla nelle sue indagini e per aiutarla con il caso di sua madre. Aveva avuto paura anche lei, per lui, più di una volta ed aveva ragione anche quando diceva che lei lo aveva ferito ed usato. Odiava l’idea che Alexis si sentisse messa da parte per causa sua, sapeva quando lei fosse importante per Castle, che avrebbe fatto tutto per sua figlia e vedeva quanto stava male per la situazione che si era creata, perché si sentiva in mezzo tra di loro. Non era giusto, Rick non se lo meritava. Lo aveva sentito, quella sera, una lunga telefonata nella quale le aveva raccontato delle novità decide con la sua casa editrice. Avrebbe continuato la serie di Nikki Heat e visti gli ultimi eventi, aveva ottenuto una proroga nei tempo di consegna per il prossimo libro. Era amareggiato di aver dovuto cancellare i suoi tour promozionali, lo tenevano lontano molti giorni, ma amava il contatto con i suoi fan. Certo, riempivano il suo ego, ma non era solo quello, lui era veramente felice di realizzare il piccolo sogno dei suoi fan di incontrarlo e lo faceva sempre con molto piacere, ne aveva avuto una prova anche lei l’anno precedente. Era una di quelle cose che chi non lo conosceva avrebbe etichettato senza dubbio sotto la voce egocentrismo, senza considerare invece l’enorme componente di generosità nel donare un po’ di se al suo pubblico. Lo aveva sentito anche triste per aver dovuto rinunciare all’uscita post riunione per festeggiare i nuovi contratti, la sua scorta glielo aveva sconsigliato e lui aveva diligentemente acconsentito, cosa molto poco alla Castle. Doveva ancora dare ragione ad Alexis nel constatare come avesse perso parte della sua spensieratezza o follia. Ne doveva essere felice, perché voleva dire che era più responsabile e maturo, ma Castle non era quello che accettava passivamente le decisioni, era quello creativo che cercava il modo per aggirarle. Non riusciva a capire se questo cambiamento era dovuto solo alla paura o anche alla rassegnazione, ma in ogni caso lui non doveva vivere così, Alexis non doveva vivere così, nessuno doveva farlo per causa sua.

 

La mattina successiva la relativa tranquillità del loft fu interrotta dal suono incessante del campanello. Uno degli agenti di guardia aveva un pacco aperto in mano.

- Perfetto - sbuffò Alexis - adesso anche la corrispondenza controllata, come in carcere.

L’agente non si curò delle lamentele della giovane e mostrò il contenuto a Rick, senza permettergli di toccarlo: un pacchetto di foto che ritraevano tutte Alexis, tutte scattate negli ultimi giorni, ognuna delle quali mostrava sua figlia in azioni quotidiani con la sua scorta, ed il suo volto era cerchiato di rosso. 

- Abbiamo già avvisato i detective Ryan ed Esposito - li avvisò l’agente. Rick si sedette passandosi una mano sul volto mentre la preoccupazione si disegnava sul viso delle due donne dai capelli rossi.

 

 

- Pensiamo che la minaccia sia credibile. - Puntualizzò Ryan. 

- Dovresti riconsiderare l’opportunità di andare a studiare in Europa mia care - disse una Martha molto preoccupata.

- Non ho nessuna intenzione di farlo. Ve l’ho già detto. - Rispose piccata la giovane mentre Ryan ed Esposito mettevano le foto in una busta di plastica per portarle alla scientifica.

- Sapete anche voi che non ci sarà nulla, non è vero? - Chiese retoricamente Castle ai due detective che annuirono: le probabilità di trovare delle impronte erano pari allo zero, lo sapevano tutti. 

Castle si sedette vicino a sua figlia, prendendole la mano che era sopra il tavolo, ma la ragazza la ritrasse subito. 

- Puoi tornare da Beckett, papà, tanto non è la tua presenza che cambia le cose. - Le sue parole lo ferirono. La conosceva, sapeva che era inutile un braccio di ferro in quel momento, non l’avrebbe mai spuntata: riuscì solo a sussurrarle un sentito “mi dispiace”.

 

 

Appena rientrò da Kate, lei gli corse incontro abbracciandolo. Lo baciò teneramente, mentre gli accarezzava la nuca ed i capelli.

- Mi ha chiamato Martha. Mi dispiace Castle, mi dispiace immensamente.

Silenziosamente Rick si sciolse dal suo abbraccio e si andò a versare dello scotch che bevve in un solo sorso. Kate lo guardava tesa, ripensando alla conversazione con Alexis del giorno prima: aveva ragione la ragazza, quello non era Castle, non era l’uomo folle e spensierato che rendeva impossibili e leggere le sue giornate, non era l’inguaribile ottimista che le diceva che ce l’avrebbero fatta, sempre. Sapeva bene Kate che le minacce ad Alexis lo avevano preoccupato più di quanto le volesse dire e lo vide sedersi mestamente sul divano, fissando un punto lontano davanti a se. Lo abbracciò di nuovo, poggiando la testa sulla sua spalla e non tardò a cingerla, come sempre, per farla stare più vicina a se e si respiravano senza dirsi nulla.

Rick non voleva parlare, Kate aveva paura di farlo: le parole di Alexis rimbombavano nella sua mente insieme al cuore di Castle che batteva veloce. La consapevolezza che la felicità di Rick fosse legata a doppio filo con quella di Alexis squarciò la sua mente e ruppe la bolla dove aveva vissuto con lui fino a quel momento. 

 

Quella sera fu tutto diverso. Rick aveva insistito per ordinare la cena, non al room service ma direttamente dal ristorante dell’hotel. Giù c’era troppa gente e troppa confusione e lui non voleva vedere nessuno oltre che lei. Aveva acceso lo stereo e lasciato la musica in sottofondo, una leggera colonna sonora. Quando le note di “I wish I knew” di Coltrane riempirono la stanza Rick prese per mano Kate invitandola a ballare. Lei si appoggiò alla sua spalla, lasciando dettare a lui il ritmo del loro ondeggiare lento.

- Ti porterò in un posto dove potremo ballare fino all’alba e suoneranno per noi qualsiasi musica tu voglia. - le sussurrò tenendola stretta.

- Non parlare Castle, è perfetto così. - Per Kate lo era veramente ed avrebbe dato qualsiasi cosa perché potesse sempre essere così.

Com un tempismo che avrebbe fatto fare a Castle le peggiori insinuazioni in un qualsiasi altro momento, finita la canzone suonarono alla porta per portar loro la cena. Il cameriere accese anche una candela rossa sul loro tavolo mentre lasciava i piatti nascosti sotto le cloches.

 

-Vuoi il dolce? - le chiese Rick appena finito di mangiare

- No, voglio te. - Kate si alzò e prese per mano Rick portandolo in camera da letto.

Quando la fiamma della candela si spense, quella della passione di Castle e Beckett era ancora accesa, viva e più forte che mai. Si amarono quella notte dolcemente, lentamente come se non dovesse finire mai.   Kate sentiva il suo corpo percorso da brividi ogni volta che Rick sceglieva un punto dove baciarla e quei baci erano diversi da quelli che avesse mai ricevuto da chiunque altro, erano i baci che solo una persona innamorata poteva dare. Si chiedeva se anche lui sentisse la stessa cosa quando le sue labbra lo sfioravano o lo reclamavano prepotentemente, se anche lui sentiva quel brivido nascere dentro ogni volta che pensava che a lui e solo a lui lei riservava quelle attenzioni, che era solo lui che lei amava e che probabilmente aveva mai amato. Avrebbe voluto tenerlo così per sempre, con se, su di se, dentro di se. E lo guardava senza mai chiudere gli occhi quella notte, voleva vedere ogni espressione del suo volto, ogni sfumatura del suo piacere e baciare gli angoli della sua bocca quando si contraevano per lo sforzo e per l’eccitazione.

- Fai piano Rick, abbiamo tutta la notte per noi - gli sussurrò scandendo un limite temporale che la impaurì ma lui non ci fece caso. Rallentò per godere ancora più di lei, della sua bocca e delle sue mani, di tutto il suo corpo, perfetto per lui. 

Si addormentò infine esausto al suo fianco, con una mano teneva ancora uno dei suoi seni mentre lei lo accarezzava e non riusciva a dormire. Lo avrebbe voluto svegliare perché lo desiderava ancora e non era solo un desiderio fisico era di più, voleva sentirsi sua quella notte tutta la notte ed il corpo di Rick nudo e caldo vicino a lei non la aiutava. Quando lo sentì premere con le labbra sul suo petto credette di aver pensato ad alta voce, tanto da averlo svegliato. I baci di Rick divennero più avidi mentre la mano le stuzzicava l’altro seno. La mano di Kate che spingeva la sua testa contro di se fu un chiaro segnale che non voleva che smettesse e non lo fece, ricominciando anzi con più intensità. 

Fu Kate, questa volta, ad abbandonarsi esausta tra le sue braccia, volendogli restituire quanto le aveva dato prima. E lui non si accorse mai, vinto dal sonno, che lei quella notte pianse.

 

 

- Preferisci la Grecia o l’Italia? - Le chiese Castle a bruciapelo mentre leggeva uno dei libri che Castle ogni tanto le portava. 

- Per cosa? - Chiese lei senza togliere gli occhi dal libro mentre lui continuava a sfogliare siti internet sul portatile appoggiato sulle gambe.

- Per andare a vivere. Una casa vista mare in una piccola isola in Grecia oppure un casolare in collina nella campagna italiana? - Rick stava già fantasticando quando incontrò lo sguardo serio di Beckett - Ma se vuoi ho visto anche qualcosa in Francia, tipo Costa Azzurra o in Spagna, alle Baleari. Allora cosa preferisci?

- Nulla Castle, non mi muoverò da qui. 

- Perché? Potremmo stare più tranquilli, non sarà una cosa definitiva, solo fino a quando la questione non sarà risolta! - Protestò mettendo il broncio

- Perché potrebbero volerci anni, o non risolversi mai. 

- Sei sempre così pessimista Beckett! - Esclamò Castle ormai rassegnato. Aveva lo sguardo di quando non avrebbe mai cambiato idea.

- Sono realista Castle.

Rick chiuse il portatile, si alzò dal letto. Kate lo guardò uscire dalla stanza, si prese qualche minuto, affondando la testa nel cuscino di lui, ubriacandosi del suo profumo.

Lo vide seduto al tavolo che aveva appena finito di apparecchiare per la colazione. Due tazze di caffè fumanti erano già lì. Si sedette vicino a lui che subito le porse la sua tazza, quella con il suo caffè con un cuore disegnato sopra. Non la prese, lasciando che lui la appoggiasse davanti a lei. Kate non resistette alla tentazione di sistemargli il ciuffo e trascinare la mano sul suo volto, trasformando quel gesto in una carezza, prima di parlargli.

- Sai qual è una delle più grandi ingiustizie del mondo Castle? Quando le persone giuste si incontrano nel momento sbagliato.

Rick alzò gli occhi dalla tazza che stava sorseggiando, la poggiò con troppa forza sul tavolo, colto di sorpresa, versando qualche goccia di caffè.

- Non esistono momento giusti. Lo decidiamo noi quando lo sono.

- Esistono però quelli sbagliati. Quelli che creano una felicità apparente, ma è solo illusione. Poi non è così.

- Cosa vuoi dirmi Kate? - Chiese Castle allarmato - Non sei felice?

- No. - Beckett ricacciò indietro il nodo che aveva in gola. Si morse la guancia fino a sentire il sapore di sangue in bocca mentre Rick la guardava incredulo. Aveva spalancato a lui tutte le porte della sua anima ed adesso richiuderle era un dolore paralizzante, perché Richard Castle, una volta che le era entrato dentro, pensava fosse impossibile da ricacciare via, aveva già piantato salde le sue radici in lei e non poteva essere estirpato se non facendo morire una parte di se stessa. Ma doveva farlo, non vedeva alternative, lo faceva per lui, si ripeteva, per il suo bene, per tenerlo al sicuro. Ed avrebbe rinunciato anche a se stessa se fosse stato necessario. 

- Io… io… credevo lo fossi. Cioè non di tutta la situazione, ma di noi sì.

Kate scosse la testa ed abbassò lo sguardo, non avrebbe resistito un secondo di più ai suoi occhi.

- Mi illudevo di esserlo, ma non è così. Scusami.

- Che vuoi dire Beckett?

- Magari in un altro momento poteva funzionare. Ma ora no. Scusami Castle…

Si alzò di scatto andando verso la vetrata. Lui rimase lì allibito ed incredulo.

- Cosa c’è Kate? Cosa è successo? Può funzionare tra noi e funzionerà se lo vuoi.

- Non sono sicura di volerlo - Sussurro con la voce strozzata

- Perché? Perché? - Urlò Castle alzandosi e raggiungendola. - Ieri era tutto perfetto! Stanotte era tutto perfetto! Cosa è cambiato Kate?

- Non era tutto perfetto Castle! Ci stavamo illudendo che lo fosse. Ma quella non è la vita reale. 

- Come fai a dire che non è la vita reale? Siamo noi siamo io e te! Siamo noi e siamo reali! - Rick parlava contro la sua schiena mentre lei guardava fuori vedendo i loro riflessi sul vetro.

- Non è reale Rick! Questa non è la vita vera. La vita è fatta del mio lavoro e di tutti gli altri problemi del quotidiano.

- Potrebbe esserlo. Se lo vuoi sarà così. Devi solo volerlo, possiamo farlo.

- Io non lo voglio Rick. Non posso più fingere.

- Fingere? Fingere? Era tutta una finzione per te? Rispondimi Kate? Era una finzione?

Non trovò il coraggio di dire nulla. Combatteva solo contro se stessa per non cedere, anche se le gambe le tremavano e sentiva le lacrime pizzicarle gli occhi. Poi sentì le mani di Castle stringerle la vita e tirarla indietro contro di lui. Rimase inerme qualche istante quando sentì la sua bocca sul collo.

- È una finzione questo Kate? È tutto finto? - Sentiva la disperazione nella sua voce ed avrebbe solo voluto dirgli la verità, che non c’era nulla di finto, che non c’era mai stato nulla di più vero di quello che aveva provato e stava provando.

- Lasciami Rick, per favore. - lo pregò con la voce rotta dal pianto - Non facciamoci ancora del male inutilmente.

- Io non ti sto facendo del male. 

Quando sentì di nuovo le sue labbra lambirle il collo si voltò di violentemente, liberandosi della sua presa e gli diede uno schiaffo.

Rimasero a fissarsi per un tempo che sembrava eterno. Kate non si rese nemmeno conto di quello che aveva fatto, guardava i suoi occhi di bimbo smarrito, gli occhi di un bimbo che scopre che Babbo Natale non esiste. Ogni parte del suo corpo le diceva solo una cosa: “abbraccialo, chiedigli scusa, consola quel pianto che sta per arrivare” lo vedeva nei pugni stretti e nei denti serrati.

- Non è stata tutta una finzione Kate. Io lo so. Tu mi ami.

- Vattene Rick, per favore. 

- Perché ci stai facendo questo? 

- Quando lo capirai mi ringrazierai.

- Spiegamelo allora! - La supplicò - Se pensi questo, se credi che un giorno potrò ringraziarti tu non hai capito nulla di me Kate. Ed è la cosa che mi fa più male. Io farei qualsiasi cosa per noi. Ti porterei in qualsiasi realtà tu vuoi, ti starei vicino Kate. Sempre. 

- Castle…. - provò ad interromperlo senza successo

- No, Beckett, adesso mi ascolti. Poi me ne vado, se è quello che vuoi. Anche io volevo qualcosa di diverso per noi, perché questo non era abbastanza. Ti avrei voluto chiedere di sposarmi e mi ero anche illuso che avresti accettato.

- Perché mi stai dicendo questo? - Non riusciva a sopportare anche quello, avrebbe sopportato il suo odio, non il suo amore.

- Per farti capire quanto sei importante per me! 

- Ti sei sposato due volte Castle, ormai per te è una routine. - Voleva essere gelida ma non credeva di esserci riuscita.

- Vuoi ferirmi Kate? Lascia stare, lo hai già fatto. La terza sarebbe stata quella giusta, me lo hai detto tu. E tu non saresti mai stata la terza, ma l’unica e l’ultima.

- Troverai qualcuna che lo sarà. 

- Ma non sarà mai te.

- Quella sarà la tua fortuna. Ti prego Castle, vattene adesso. 

Lui annuì mentre lei si voltò ancora per non vederlo e chiuse gli occhi per evitare anche il suo riflesso. Lo sentì andare in camera ed aprire le porte dell’armadio. Le stampelle che tintinnavano vuote, la zip della borsa che si chiudeva, i suoi passi. Non resistette alla tentazione di guardarlo ancora. 

- Finisce tutto così? - le chiese con la mano già sulla maniglia, sembrava aspettasse un cenno per buttare la borsa a terra e correre da lei.

- Mi dispiace Castle, di tutto.

- Non ti dispiacere. Mi hai regalato alcuni dei giorni più belli della mia vita. Quelli non potrai cancellarli. Ti amo Kate. 

Rick aprì la porta fissando il pavimento nella linea dove cambiava il colore della moquette tra dentro e fuori la stanza. Lasciò cadere la borsa, a grandi falcate la raggiunse e, ancora prima che lei potesse dire nulla, lui la baciò. Non trovò opposizione da parte di Kate che non riuscì nemmeno ad allontanarlo da sé ed in realtà avrebbe solo voluto che quel momento non finisse mai. Invece finì troppo presto, lasciandogli il suo sapore sulle labbra e le sue parole ad incidere il suo cuore.

- Tanto per te era finto, no? Non era importante.

Il rumore della porta chiusa rimbombava dentro di lei. Era tutto vuoto non solo la stanza. Era vuota lei. 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: nikita82roma