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Autore: nikita82roma    26/02/2017    3 recensioni
Rick ha detto a Kate che non sarebbe stato a guardarla mentre buttava via la sua vita. È tornato a casa dopo la consegna del diploma di Alexis quando sente bussare alla porta del loft. Ma non è Kate, è Esposito che lo avvisa che Beckett è in ospedale gravemente ferita. Si parte da "Always" ma il percorso poi è completamente diverso.
FF nata da un'idea cristalskies e con il suo contributo.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Rick Castle, William Bracken | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Il suo cuore uscì dalla stanza con lui, separandosi dal suo corpo dove ormai era un’inutile presenza, se lui non c’era. Aveva visto il suo volto segnato dall’incredulità e dal dolore e poi in fondo ai suoi occhi blu aveva visto ancora tutto l’amore che provava per lei e i suoi occhi erano gli ultimi ad arrendersi.

L’aveva baciata, ancora una volta, e lo sentiva sulle sue labbra, quel bacio le aveva fatto male più di tutto. Era stata l’ultima boccata d’ossigeno che non aveva voluto concedersi, non rispondendo come avrebbe voluto a quel bacio, certa che separarsi da lui sarebbe stato ancora più dura. Gli aveva mentito e lo aveva ferito. Lo aveva colto quando era più inerme, quando non se lo aspettava, quando era ancora vulnerabile per quanto accaduto il giorno prima, per la paura per Alexis. Ma era stato proprio questo a farla accelerare, a farle prendere quella decisione che la stava lacerando, ma che era convinta fosse l’unica possibile. Senza di lei sarebbe stato meglio, magari non subito, ma dopo sì, avrebbe avuto una vita normale sia lui che la sua famiglia.

Glielo aveva anche detto, per saperlo al sicuro avrebbe rinunciato a tutto, anche alla sua felicità, a tutto quello che aveva di più caro al mondo e quello che aveva di più caro era lui ed il loro rapporto.

Girò per la stanza vuota. Non riusciva a stare lì, si sentiva soffocare. Lì c’era lui, ovunque, in ogni angolo la sua presenza era più forte della sua assenza, tanto da sovrastarla e renderlo vero nella sua mente. Sentiva il suo profumo ed era convinta di sentire anche i suoi passi e la sua voce. Accese inavvertitamente lo stereo e la musica di Coltrane riempì di nuovo l’ambiente. Spense rabbiosa. Non lo avrebbe più potuto ascoltare senza legarlo al loro ballo, a lui.

 

 

Rick uscì come un automa dall’hotel ed allo stesso modo tornò al loft, guardando fuori dal finestrino la gente camminare nell’afa estiva di New York. Solo lui aveva freddo, un freddo impossibile da scaldare. Entrato in casa buttò la borsa in un angolo ed andò in camera. Si sdraiò sul letto fissando il soffitto e cercando di capire cosa era realmente accaduto. No, non poteva essere reale, si ripeteva. Non poteva essere accaduto. Cosa non aveva visto, su cosa si era illuso al punto da non percepire il cambiamento di Kate? Eppure lui l’aveva sentita così sua, fino a poche ore prima, fin troppo sua. Era questo il problema? L’aveva soffocata? Si era sentita imprigionata in quel rapporto? Aveva corso troppo? Poteva decidere lei, poteva porre dei limiti, perché però rompere? Perché dire che era stato un’illusione, che non era vero? Lui non aveva mai vissuto nulla di più vero di quello che aveva vissuto con lei, anzi forse non aveva mai vissuto realmente prima di vivere con lei.

 

 

Kate era seduta in un angolo del divano. Le gambe incrociate sotto il suo corpo, un fazzoletto di carta distrutto tra le dita che tormentava senza sosta. Lanie era nell’angolo opposto. Era arrivata appena l’aveva chiamata in lacrime, lasciando il lavoro prendendo un permesso per gravi ed urgenti motivi familiari e in fondo per lei Kate era una di famiglia, come una sorella. Aveva ascoltato tra i singhiozzi il racconto di quanto accaduto, delle minacce ad Alexis, della preoccupazione di Castle, della discussione con la ragazza e della sua scelta sofferta e devastante.

- Tu sei pazza tesoro. Sei completamente pazza. Stai rinunciando al tuo uomo e alla tua felicità per difenderlo da te? Ti rendi conto di quanto sei assurda? Dio mio, Castle sarà distrutto! Ci hai pensato a questo? Quell’uomo sono anni che vive per te!

- Gli passerà. Meglio distrutto e vivo che felice e morto. - si soffiò il naso dopo aver preso un altro fazzoletto che Lanie le aveva dato.

- Io non ti capisco Kate, veramente! Perché stai facendo tutto questo non solo a te stessa ma anche a lui? Questa situazione passerà, vale la pena rinunciare a tutto?

- Rinuncerei a tutto per lui, perché sia al sicuro. Non sopporterei di … - Il volto di Beckett se era possibile si contrasse in una smorfia di dolore ancora più forte pensando a pochi giorni prima, a quella macchina esplosa e a quel dolore così estraniante.

- Lui rinuncerebbe a tutto per far sì che al sicuro ci sia tu. Siete uguali tesoro, ma tu hai deciso per entrambi e non sono sicura che hai deciso la cosa migliore.

- Lui non capisce i pericoli che corre, Lanie!

- Oh sì che li capisce e li accetta.

- Castle non potrà mai essere felice se avrà rapporti tesi con Alexis. Sarebbe arrivato al punto che non avrebbe sopportato più e sarebbe finita così, mi avrebbe odiato. Credimi, è meglio. - Kate cercava di autoconvincersi di tutto quello.

- Pensi che lui sarà felice? - Le domandò l’amica.

- Magari non subito… poi troverà il modo di esserlo. - lo sperava ma il pensiero le faceva male allo stesso tempo.

- E tu sarai felice? - Lanie le prese una mano mentre Kate la guardava con uno sguardo che non aveva bisogno di risposte.

- Mi ha detto che mi avrebbe chiesto di sposarlo. Sai, la cosa assurda è che lo stavo lasciando e allo stesso tempo pensavo che se lo avesse fatto gli avrei detto di sì, è patetico, vero?

- Kate, vai da lui. Digli le tue paure, che quello che hai fatto è solo perché hai paura per lui e pensavi che così fosse al sicuro. Capirà… Non buttare via la tua vita e nemmeno la sua.

- Non posso… - Kate si appoggiò sullo schienale del divano reclinando indietro la testa e coprendosi gli occhi con le mani. Sarebbe stato tutto più semplice se non avesse mai ceduto ai suoi sentimenti, se non avesse mai scoperto quanto stare con Castle era solo tutto quello che voleva, se non avesse mai assaggiato il sapore delle sue labbra ed il calore del suo abbraccio. Sarebbe stato più semplice non sapere mai cosa voleva dire essere amati ed amare totalmente, ma non rimpiangeva nemmeno un momento di quelli passati con lui che l’aveva fatta sentire viva e donna come mai nessuno prima. Doveva solo far finta che tutto quello era stato un sogno. 

Lanie guardava la sua amica conscia che aveva fatto il più grande errore della sua vita e quando se ne sarebbe resa conto sarebbe stato troppo tardi ed avrebbe sofferto molto di più.

 

 

Castle si era ripromesso di tornare lì tante volte, ma non aveva mai avuto il coraggio di farlo. Roy era stato un amico in quegli anni ed era sicuro che aveva capito perché non era più andato a trovarlo. Poggiò sopra la lapide una rosa bianca che aveva preso all’ingresso del cimitero, lì vicino un mazzo di rose rosse erano il segno che sua moglie era stata lì da poco, erano ancora fresche e luminose, con quel caldo non lo sarebbero state ancora a lungo. Castle pensò che se Montgomery fosse stato lì avrebbe saputo cosa fare per aiutarlo, per far ragionare Kate che a lui dava ascolto, perché sapeva che il Capitano aveva sempre fatto il tifo per loro e che, sotto sotto, ci sperava che potessero stare insieme: una sera, durante una partita di poker quando l’alcool era scorso in abbondanza glielo aveva anche confidato, insieme al fatto che secondo lui Beckett era già innamorata. Ci avevano riso tutti su, ma a Castle quelle parole erano rimaste dentro. Fece il giro intorno tenendo la mano sulla pietra ruvida poi si spostò di qualche passo. Sembrò cercare un punto preciso e lo trovò. Gli mancò il respiro per un po', quando guardò dritto davanti a se tra altre lapidi nel punto esatto in cui aveva visto quel bagliore, troppo tardi. Si lasciò cadere sull’erba e le sue mani la strapparono con forza. “Ti amo Kate, non mi lasciare, stai con me”. Non erano le parole di quel giorno, era quello che avrebbe voluto gridarle adesso. “Non mi lasciare Kate”. Aveva ripensato in quei giorni ai suoi occhi quando lo stava mandando via. Quegli occhi che non avevano il coraggio di guardarlo e lui sapeva perché: non poteva mentirgli con lo sguardo, poteva farlo con le parole non con lo sguardo, lui se la guardava le leggeva l’anima. Aveva letto la paura nei suoi occhi e la tristezza che era come la sua e non capiva perché stava facendo tutto quello a loro. Lui aveva scelto la sua posizione da anni, vicino a lei. Ne aveva accettato i rischi per poter prendere tutto quello che di bello aveva da darle. Ne era valsa la pena. Per ogni singolo momento con lei era valsa la pena affrontare ogni cosa e per lui sarebbe stato così per sempre. 

Aveva i fili d’erba strappati tra le mani quando se le guardò ed ebbe quasi il timore di vederle, invece, sporche di sangue. Del sangue di Kate. 

- Signor Castle, tutto bene? - Christopher, il suo agente di scorta si era avvicinato a lui, poggiandogli una mano sulla spalla.

- Sì, tutto bene. Solo ricordi.

- Il Capitano Montgomery. Ero presente anche io quel giorno. Ha avuto coraggio con il Detective Beckett, potevano ferire lei.

- Non è stato coraggio Christopher.

L’agente si allontanò lasciandolo di nuovo solo. Era stata paura, incoscienza ed amore.

 

 

- Lo hai già detto alla Gates? - Chiese Esposito a Beckett bevendo un sorso di caffè

- Non ancora. Ho parlato prima con i superiori per chiedere se fosse possibile.

- Quando intendi rientrare quindi? 

- Appena avrò di nuovo l’abilitazione, ormai conosco la prassi. 

- Stai affrettando i tempi Kate. Non sei ancora uscita dalla convalescenza ed hai un bersaglio dietro la schiena. Non te la daranno mai.

- Sto giocando le mie carte.

- Perché questa follia eh? Vuoi che ti sparino ancora? O preferisci essere di nuovo pugnalata?

- Voglio che questa storia finisca, in un modo o in un altro. Non credo che tu possa capire Espo. - Teneva stretta tra le mani la sua tazza, guardando le bollicine della schiuma sciogliersi una dopo l’altra. Si era fatta quella tazza di caffè per abitudine, ma non ne aveva più bevuto.

- Già, non posso capire, perché è così folle che non può capire nessuno. Stai facendo scelte assurde che non stanno rovinando solo la tua vita. Ho parlato con l’agente Moody poco fa. Sai cosa ha fatto oggi Castle? È stato tutto il pomeriggio al cimitero, seduto a terra vicino alla tomba di Montgomery, dove ti hanno sparato. 

Kate alzò la testa di scatto per guardare il collega che con la testa fece un cenno per confermarle quanto appena detto. Javier bevve un ultimo sorso di caffè e poi si alzò.

- Devo passare a prendere Kevin, ci vediamo Beckett. Pensaci.

 

 

La solitudine in quella stanza le faceva sempre più male. Doveva andarsene da lì, il prima possibile. Tutto sapeva di Castle ed era il sale sulle sue ferite.

Aveva lo stomaco perennemente chiuso e mangiava solo per sussistenza. Non aveva più cucinato nulla lì dentro perché lì c’era ancora lui che le preparava la colazione dopo una notte passata ad amarsi. Lo vedeva preparare i pancakes, il modo migliore per rimettersi in forze dopo la notte movimentata le diceva prendendola in giro. Più di una volta li avevano mangiati freddi, impegnati a consumare altre energie su quel bancone troppo piccolo per essere comodo ma non se ne curavano, troppo presi per pensarci.

Il suono del campanello la fece sussultare e rimase a bocca aperta quando vide quel sorriso stranamente timido salutarla, e due confezioni di cibo da asporto nelle grandi mani.

- Hey, ciao… Ho pensato che… Cinese, ti va?

- Hey, ciao Nick… entra - Kate fece passare Price che entrò appoggiando i contenitori sul bancone, tirando fuori dalle tasche anche le bacchette.

-  Ti piace il cinese? Se no posso sempre andare a prendere altro, pizza, indiano… 

- Cinese va benissimo, grazie.

- È un piacere, Kate. - Le prese per un attimo la mano ma lei la ritrasse subito.

- Nick… - Il tono di rimprovero di Kate per quella confidenza eccessiva lo fece subito ritornare al suo posto.

- Scusami. Allora pollo o gamberi? - le chiese indicando i due contenitori.

- Gamberi! - prese rapidamente con un sorriso il suo ed una delle confezioni di bacchette usa e getta e si andò a sedere sul divano dove aver preso dal minibar due lattine di birra.

- Niente alcolici per me. - le sorrise Price riponendo la birra e prendendo una soda.

Il rumore del legno spezzato delle bacchette usa e getta sanciva l’inizio della loro cena e per quanto Kate cercava di non pensarci tra una chiacchierata e l’altra con Nick che le raccontava aneddoti della sua carriera e dell’accademia, non poteva non pensare a Castle e a tutte le volte che le portava il pranzo o la cena quelle sere che si fermava fino a tardi al distretto per qualche caso complicato. Price vedeva che ogni tanto sembrava assentarsi, persa nei suoi pensieri ma non le diceva nulla, mangiava con indifferenza aspettando che tornasse sulla terra. Non gli aveva detto molto, solo che con Castle era finita, lo aveva lasciato, senza aggiungere altro e lui non aveva chiesto, non avevano ancora un rapporto così confidenziale perché le chiedesse di più.

Le loro chiacchiere furono interrotte dal suono del campanello. Kate controllò l’orario.

- Sarà mio padre. - Disse a Nick mentre andava ad aprire.

- Ciao Beckett.

- Ciao Castle.

Rick era lì in piedi davanti a lei e poteva leggere i tormenti sul suo volto. Lo stomaco le si contrasse al punto di voler vomitare tutta la cena.

- Posso? - chiese lui timidamente

- No, Rick, meglio di no. Ciao. - Provò a chiudere la porta ma la mano di Castle la fermò cogliendola di sorpresa ed aprendola di nuovo.

- Kate, per favore, voglio solo parlare. - Le chiese con tono supplichevole.

- Non insistere Castle, ti prego. - La sua voce diceva una cosa, ma il suo corpo non opponeva resistenza e lui fece un passo entrando nella stanza mentre lei, che teneva sempre la porta con una mano gli impediva di andare oltre.

- Mi pare di aver sentito che te ne devi andare, signor Castle. - Price si palesò dietro Kate lasciando Rick senza parole che spostava lo sguardo da lei a lui come a cercare una spiegazione a quello che stava vedendo. Poi lo sguardo andò oltre sul tavolo in fondo alla stanza e ai contenitori di cibo cinese, quelli che tante volte aveva condiviso con Kate.

- Non sono affari che ti riguardano Detective Price, stanne fuori.

Rick entrò prepotentemente nella stanza, spostando Kate e chiudendo la porta. Nick si parò davanti a Kate mettendosi tra loro due.

- Vattene Castle. Subito. - gli intimò il detective, ma lui lo ignorò.

- Kate, voglio parlare con te, non con lui.

- Rick… per favore vai via. - lo supplicò Kate che non avrebbe retto ad un confronto con lui

- Hai sentito Castle? Te ne devi andare. - Price lo prese per il bavero della giacca con entrambe le mani pronto a spingerlo fuori, Rick guardava oltre lui, Kate alle sue spalle con lo sguardo basso che si mordeva un labbro, appoggiata al muro e come sentì la presa del detective su di se, se ne liberò colpendolo con forza con un pugno al volto. Price colto di sorpresa vacillò un attimo lasciando la presa, ma Beckett non fece in tempo a mettersi tra i due che Nick colpì con altrettanta violenza Castle allo stomaco facendolo piegare in due. Kate lo vide barcollare tossendo fino ad appoggiarsi al muro e questa volta prima che Price lo colpisse di nuovo si mise tra loro, proteggendo Rick dalla furia del detective sanguinante dal naso. Kate si voltò verso Castle, gli prese il viso tra le mani.

- Stai bene Rick? - lui annuì scuotendo la testa per far sì che lei lo lasciasse e appena Beckett si rese conto di come lo stava tenendo tolse le mani dal suo viso. - Vai ti prego… 

Voleva aiutarlo a rialzarsi ma lui fece da solo. Aprì la porta e prima che potesse uscire una delle due guardie fuori dalla porta chiese a Beckett se ci fosse qualche problema.

- Tutto apposto ragazzi. Castle se ne stava andando.

Si guardarono con la stessa tristezza nascosta negli occhi, poi Rick prima di andarsene scosse la testa e si incamminò tristemente verso gli ascensori.

 

- Tieni prendi questo - Kate aveva avvolto in un asciugamano un po' del ghiaccio contenuto nel secchiello sempre pronto nel freezer e lo stava dando a Nick e appoggiato con la testa sullo schienale del divano per far fermare il sangue. Se lo mise sul volto cercando un po' di refrigerio.

- Pensi sia rotto? - Chiese Kate

- No, però per essere uno scrittore colpisce bene. - Sbuffò Price facendo una smorfia di dolore.

- Prenditela con Esposito, gli ha insegnato lui. 

- Uhm me ne ricorderò - fece una smorfia di dolore spostandosi un po' il ghiaccio sul volto, sospirando.

Kate prese un ghiacciolo tra le mani rabbrividendo al contatto con il piccolo cubetto. Vide le goccioline tra le dita mentre si scioglieva velocemente e non riuscì a non pensare a Castle, a come lo aveva fatto impazzire e a come lui aveva percorso tutto il suo corpo facendola tremare di freddo e piacere.

- Sei stata fortunata che ero qui - Nick la riportò indietro dai suoi ricordi.

- Perché? - chiese perplessa

- Beh, se eri sola e non riuscivi a chiamare le guardie fuori, potevi rischiare con Castle.

- Rick non mi avrebbe mai fatto del male - Replicò Kate indispettita. Non tollerava che qualcuno potesse classificare Castle come un violento.

- Cosa ne sai Kate? Non si sa mai come reagiscono certi uomini quando sono rifiutati.

- Nick, Castle non è quel genere di uomo e non mi avrebbe fatto del male. Ne sono sicura.

- Da come lo difendi pare che ne sei ancora innamorata. - Beckett non rispose, lui si tirò sù, si tolse il ghiaccio dal viso e la guardò mentre non riusciva a nascondere il suo nervosismo, facendo esclamare il detective. - Ma certo, ne sei sempre innamorata!

   
 
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