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Autore: LanceTheWolf    26/02/2017    0 recensioni
Korra è tornata a combattere sul fronte del Regno della Terra, con lei alcuni dei compagni di sempre. Una figura sconosciuta è stata in grado di mettere sotto il suo controllo alcuni dei vecchi nemici del passato e questo comporta la necessità di schierare in battaglia vecchi e nuovi amici. A Città della Repubblica continuano le selezioni per i nuovi Furetti di Fuoco.
Genere: Azione, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Iroh, Korra, Lin Beifong, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar: Storia dell’erede perduto'
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Cap. XL: Un salto al Nord


Michiko si stava dirigendo nella tenda della sciamana. Il freddo era sempre più intenso e quell’inverno come era stato preventivato sarebbe stato gelido come non mai.
Le sentinelle del muro a stento tenevano alta la nebbia e malgrado il loro lavoro anche all’interno del villaggio il calore del suo respiro condensava in un leggero fumo bianco.
Sentiva le mani intorpidite malgrado i guanti: le aprì e le chiuse un paio di volte prima di alitarvi sopra nel tentativo di riscaldarle. Tentativo quasi del tutto vano non fosse talmente vicina a una delle fiaccole che delimitavano le vie di quel villaggio. Si soffermò a quel tepore, si voltò istintivamente verso quella casupola abbandonata da quasi due mesi ormai. Infondo non le sarebbe dovuto importare molto, ma quel giorno, come ogni giorno, percorrendo quel breve tragitto non poteva evitarsi di sfiorarla con lo sguardo da quando quella sciocca lepre era andata via.
Pachiko e la sua amica Iekika l’avrebbero sicuramente presa in giro se solo lo avessero saputo. Quante volte aveva consolato l’amica proprio a causa di quello sbruffone dai capelli scompigliati?
Troppe per poter anche solo permettersi di fare quella stessa fine, eppure… era lì a guardare quella catapecchia che rispecchiava in pieno la poca cura che aveva per le cose.
Sbuffò su quelle mani troppo minute per appartenere alla stirpe del lupo, eppure ne era parte, quale scherzo della sorte. Chi mai avrebbe pensato che lei e Ananke avessero la stessa origine? Ananke… così bella, grande e forte! E quello sciocco che glielo faceva sempre notare…
“-Lupacchiotte…- Così ci definisce quello stupido.” Ricordava. “-Lupacchiotte altro che lupe, siete a malapena due cucciolotte rumorose, ecco cosa siete! - E deve pensarlo davvero, dato che Iekika, se pure di pochissimo più grande di me e Pachiko al contrario ha avuto le sue attenzioni.”
Un nuovo sospiro, di nuovo bloccata a causa di quegli assurdi pensieri, troppo lontana dal fuoco per non sentirsi percorrere da brividi gelidi.
-Iekika. - Nominò sottovoce, riprendendo il passo, mentre l’aria fredda che aveva trovato libero accesso alla sua bocca per quel suo stupido gesto ora le gelava la gola.
“Iekika.” Pensò ancora. “La più giovane delle tre continuità della lince e la preferita dalla sua adorata nonnina Hula.” Un sorriso amaro le piegò le labbra, forse per un impeto di insensata gelosia, forse per quel vento che non smetteva di soffiare. Si sistemò meglio la stola di pelliccia che le avvolgeva parte del visetto.
“E dire che ho sempre pensato che sembrasse molto più piccola di quello che è realmente. Ma a quanto pare… ahhhh! Basta pensare a quello stupido!!! Iekika ha un carattere adorabile, dolce e terribilmente sensibile… questo dovresti invidiarle, non certo il suo passato con quel tappo sprovveduto!” Strinse la mani attorno al collo di pelliccia cercando di far entrare meno freddo possibile. Voleva bene alla sua amica, era solo il pensiero di quella stupida guardia lontana a farle fare ragionamenti insulsi… sapere che lui, Wakka e i suoi fratelli erano chissà dove ad affrontare chissà quali pericoli…
Accelerò il passo che mutò in una corsetta appena vide la tenda della sciamana.
Entrò rapidamente chiudendo i pesantissimi tendaggi alle sue spalle.
Il tepore di quel luogo la invase quassi fosse un muro di calore e complice la breve corsa se ne sentì immediatamente coccolata.
Un respiro profondo per tornare a far provare ai propri polmoni quel calore confortante prima di dare uno sguardo intorno.
La sala era vuota.
Si tolse e appese il soprabito accanto alla stufa, per evitare che la condensa gelida sciogliendosi lo bagnasse.
-Venerabile Sciamana, sono arrivata! - Annunciò con un tono alto, ma senza urlare.
Nessuno rispose a quel richiamo. Strofinò le mani tra loro e si diresse dietro il bancone. Scovò immediatamente quella cassa vuota che la sorella amava usare come seduta quando si trovava a dover sostare in quel luogo e per una volta ne approfittò sorridendo.
Pachiko doveva essere lì, c’erano i suoi appunti di medicina sparpagliati su quel bancone.
Li accorpò distrattamente, facendone una pila e sospirando scivolò con o sguardo su quella vecchia stufa di metallo. Hula diceva che quella era una delle poche cose che erano rimaste della nave da guerra della Nazione del Fuoco che l’aveva portata li. La vecchia sciamana adorava quella stufa e anche lei. Proprio come la sua amica adorava ascoltare le storie di terre lontane, di guerrieri dai nobili ideali e le prodezze degli Avatar che la saggia vecchina narrava quando da piccole le radunava davanti a quel ferro fuligginoso. Quanti sonni ci si era fatta lì accanto la sua sorellina Pachiko mentre lei e Iekika ascoltavano attente.
-Ahhh! Amica mia…- Disse sottovoce sorridendo, appoggiata su quel bancone di legno e lo sguardo perso nella fiamma. –Quello stupido non sa che si è perso con la sua mania di correre dietro ogni gonnella che gli fa la sciantosa. Sei identica a tua madre… credimi, se ne pentirà… o se sé ne pentirà! -
Forse il calore dopo tanto freddo o l’aria calda rarefatta della stufa le davano un senso di piacevole torpore che l’invitava ad addormentarsi… ovviamente non si sarebbe messa a fare un pisolino, ma era talmente piacevole che incrociando le mani sotto il viso, si accucciolò sul banco davanti a lei, ancora seduta su quella cassa.
“Solo qualche minuto.” Si disse. “Il tempo di rimettermi in sesto e partire come al solito.”
Il tempo di un batter di ciglia che la sua mente tornò a quella casetta abbandonata. Se nessuno se ne sarebbe curato, con il peso della neve che quell’inverno preannunciava di abbattere sulle loro teste si sarebbe sicuramente distrutta.
Un nuovo sospiro. Per quanto volesse dire all’amica per consolare il suo cuore spezzato non poteva evitare di pensare che anche lei adorava il fare canzonatorio di quegli occhi azzurri che per alcuni versi gli ricordava il modo di fare del padre e dei fratelli. Adorava il suo senso dell’amicizia che in tutto e per tutto rispecchiava il proprio. E proprio per questi motivi che quel giorno… “…Il giorno della sua partenza, ho cercato di cacciare via quello sciocco sentore… quella mia stupida idea di non essergli del tutto indifferente. Era lì solo perché noi siamo amici, solo per questo… era il mio cuore ferito per tutte le perdite che ho dovuto affrontare quel giorno a farmi vedere quello che non c’era. Ero stata a tanto così dal baciarlo e rovinare la nostra amicizia per sempre, proprio com’è successo a Iekika. So perfettamente che tutte le relazioni di Tark si concludono in un solo modo, dopo di che cerca qualcun'altra da poter sedurre. Ottenuto quello che vuole dalla ragazza di turno, questa smette di essere interessante per lui. Ahhh! Se non fosse talmente carino…” Sospirò.
–La verità e che non mi sarebbe dispiaciuto avere qualche sua attenzione. - Le uscì sottile e sconsolato dalle labbra. -Ma non ho nemmeno intenzione di diventare una delle tante tacche sulla sua ascia, seppure… malgrado quel suo fare da brigante, non ha mai sbandierato ai quattro venti i nomi delle fanciulle con cui è stato. – Una breve pausa per poi continuare con fare irritato: -Cosa che al contrario non hanno mancato di fare molte delle ragazze in questione. -
Poi sconsolata nella sua mente: “Se non mene avesse fatto parola Iekika non avrei mai saputo di lei e di Tark.”
Un ultimo sguardo al fuoco scoppiettante e… -Basta pensare! - Disse quasi stesse togliendosi un peso dalle spalle. –Abbiamo da lavorare qui. Dobbiamo ancora assicurarsi di avere abbastanza scorte di erbe medicinali e sieri per affrontare il lungo inverno. - Concluse scattando in piedi per poi prendere da uno dei cassetti del bancone dei fogli scribacchiati e qualcosa per continuare a scriverci sopra.
Si dedicò di seguito agli scaffali alle sue spalle. Il tempo di avvicinarsi a sufficienza per controllare esattamente da che punto si era fermata poche ore prima che l’ingresso di quella tenda fece entrare, insieme al gelo, la figura alta e ammantata di blu di una delle due guardie personali della Regina.
Si voltò appena in tempo per vedere il ragazzo scoprirsi il volto.  
Sorrise. Lo conosceva, era già stato loro ospite a sua insaputa e forse proprio per questo inconsciamente aveva un atteggiamento più disteso verso il suo popolo.
-Dimmi? Cosa posso fare per te? – Domandò lei.
Il ragazzo sorridendole placidamente, rispose: -Sono parte della scorta di Sua Maestà la Regina Eska. Dopo aver perlustrato lo stato del ghiacciaio, la mia signora ha fatto esplicita richiesta della sciamana di nome Michiko. Siete voi? -
Era divertente ascoltare quegli uomini che ogni volta ribadivano il loro incarico nel villaggio, e annuì per questo divertita.
-Siete fortunato a quanto pare. Ma ditemi, sua maestà sta bene? -
-Si. Sciamana non temete, Sua Maestà è lungamente più forte di quanto il suo esile corpo possa dimostrare. Solo… rammenta l’infuso che siete stata talmente gentile da offrirle dopo la traversata della banchisa e quanto l’aveva ritemprata da tutto quel gelo. -
-Comprendo. La nostra signora gradisce che gliene prepari dell’altra? -
-Se non vi è di disturbo, mi ha detto di riferivi. -
-Nessun disturbo, come vedete non ho molto da fare al momento e comunque non negherei nulla a Sua Maestà. -
-Vi ringrazio. La Regina Eska vi attende allora nella capanna per lei allestita. Mi ha detto di riferirvi, in caso aveste accettato, di fare con comodo, comprende i vostri impegni e i disagi che questo suo capriccio potrebbe comportarvi. -
-Andate e riferite alla Nostra signora di non preoccuparsi di nulla. È un immenso piacere servirla, dopo quanto sta facendo per noi. -
Un lieve inchino in saluto prima di andare…
Michiko rimase qualche secondo a osservare silenziosa l’ingresso, poi scuotendo il capo… -Lieta davvero che i miei intrugli energetici piacciano alla Regina. Ci mancherebbe che, dopo quanto sta facendo nonostante il freddo pur di non farci trovare inermi all’arrivo del grande freddo, io la faccia assiderare. Senza contare che non le era dovuto controllare di persona l’incremento del gelo eppure… eppure va là fuori come fosse uno dei suoi servitori… assurdo! -
“Certo, non è quella che si può definire una creatura socievole, ma si adopera pienamente per quello che ritiene il suo popolo in prima persona e questo… ai miei occhi, e non solo, vuol dire veramente molto!”
-Vuol dire che ci ritiene davvero parte della sua gente. - Disse cominciando a prendere erbe e bacche per il suo infuso.
Un ottimo infuso, non fosse che la sua preparazione non troppo veloce purtroppo necessitasse anche di un continuo rimestare, mentre si trovava sulla fiamma.
Girando il liquido, inizialmente verdastro venato di rosso che doveva assumere un caldo color del bronzo, si perse di nuovo nei suoi pensieri: “Anak era sceso nella tana. Ero sola rannicchiata a occhi chiusi accanto al fuoco quando Tark entrò nella capanna senza neanche bussare, come suo solito. Non lo riconobbi e non riconobbi i suoi passi fin quando non mi si accovacciò vicino e posandomi la mano delicatamente sui capelli, disse con voce sottile: -Ehi! Sei sveglia? -
Me lo sono trovato così vicino da non poter non abbracciarlo d’istinto e quello sciocco che mi domandò addirittura il perché di tanto affetto.
-Perché? Perché vi farete ammazzare fuori di qui, ecco perché! Io lo so, come so che non riuscirò a dormire un solo secondo sapendovi tanto lontani. -
Sorrise come uno sciocco, quasi fosse intenerito dalle mie parole.
-Quindi, ti dispiace per me? -
-Ovvio che sì, stupido coniglio! -
Alzò gli occhi al cielo sbuffando, ma non mi riprese.
-Sarete talmente lontani… come farò a sapere se state bene, se vi è successo qualcosa… se… ti è successo qualcosa? - Stupida, stupida, stupida che non sono stata altro… ho rischiato di sembrargli una ragazzina infatuata e poi… di lui e di quel brutto muso… adorabile! Ahhhh!!! Come odio le lepri e quei loro occhietti subdoli.”
Sorrise involontariamente mentre piano quel liquido si avvicinava al colore desiderato.
“-Lo sentirai. - Rispose lui, sorridendomi con una dolcezza tale da farmi arrossire.
-Lo sentirò? - Ripetei seduta davanti a lui, accennando a portarmi una mano ad asciugarmi gli occhi ancora umidi del pianto che non mi aveva vista versare.
Annuì prendendomi la mano tra le sue e portandosela al petto. –Lo sentirai, come lo hai già sentito in passato, ricordi? Siamo amici, lo hai detto tu. Gli amici sentono queste cose. -
Amici aveva detto… amici… mai mi aveva fatto così male pesarlo… non che volessi altro da lui, non che sperassi…”
-Bugiarda! - Disse rimestando quel liquido bollente, pronta a setacciarlo prima di portarlo alla Regina. –Non lo vuoi, sai che è sbagliato, ma non dire che non lo speri. -
Un sospiro, mentre il liquido purificato dalle strette maglie di quel filtro di stoffa grezza, formava una sottile colonna dai riflessi del miele e del ciliegio.
“-Perché sei venuto qui? - Gli domandai senza collegamento alcuno con il discorso già iniziato, mentre la mia mano era ancora tra le sue.
-Per te, che domande. Vuoi forse mandarmi via senza neanche salutarmi? - Disse facendo lo stupido come suo solito, ma con quella voce… Non avevo mai sentito così la sua voce.
-Mi hai salutata ieri? -
-Già! Ma… non mi è bastato e poi… ragiona Michi. Oltre te, Pachi, Hula e Wakka io non ho nessuno qui. Mio padre, beh… non credo neanche gli importi più molto di me, sai cosa mi disse quando mi rifiutai di seguirlo. Disse che lontano da lui mi sarei fatto ammazzare, disse che per il passato signore della fiamma io e le altre non-continuità non eravamo altro che carne da macello… non credo sappia nemmeno che io sia ancora vivo, sempre che gli possa ancora interessare. E comunque… Wakka me lo porto con me, Hula e Pachi le ho già salutate, mi rimanevi solo tu. -
-Ahhh! - Esordii io ritrovando il sorriso. –Quindi ero l’ultima della tua lista. -
-No. Semplicemente non eri dove ti ho cercata. Non è da te saltare anche un solo giorno di lavoro. -
-Questo è vero! - Asserii intimidendomi di nuovo come una sciocca e abbassando il capo per non sostenere il suo sguardo.
-Sarai sempre la mia prima scelta! - Disse quello stupido fuor d’ogni logica, lasciando scivolare una delle sue mani dalla mia che ancora teneva al petto.
Appena il tempo di alzare il viso per vedere cosa stesse combinando che quella stessa mano mi affondò tra i capelli accarezzandomi, mentre le sue labbra mi posavano un bacio sulla guancia. Non mi aveva mai baciata prima… non che fosse chissà cosa, ma… io lo avevo anche preso in giro per questo, sembrava sempre che ogni gesto di tenerezza da parte mia e di mia sorella gli desse fastidio e… e adesso mi baciava, con una dolcezza tale da farmi mancare il fiato neanche mi avesse baciata sulle labbra.
Rimasi immobile, paralizzata, fin tanto scostandosi da me non mi sussurrò a fil di pelle: -Cerca solo di non dimenticarmi ok? -
Mi voltai lentamente tanto da potermi specchiare nei suoi occhi di cristallo e cielo.
-Non dimenticarmi ti prego, anche se non dovessi tornare. - Era talmente vicino quel sussurro da sentirlo accarezzare le mie labbra.
Avrei fatto una sciocchezza… ero sul punto di fare una sciocchezza… ma quelle ultime parole mi riempirono di talmente tanta tristezza che gli gettai di nuovo le braccia al collo, stringendolo forte tanto quanto forte era il mio desiderio di non lasciarlo partire e… scoppiai in lacrime.
Egoista, stupida Michiko, triste per i suoi fratelli, ma così terribilmente coinvolta da quello stupido guerriero da essermene dimenticata… di essermi dimenticata di tutto… solo avendolo accanto.
-Ehi, ehi! Che fai piangi? Non mi piace vederti piangere. Se piangi fai stare male anche me. - Dolce, stupidamente dolce nel tono.
-Allora evita di farmi piangere. –
-Dimmi solo come e lo farò, Michi. - Era dolce e serio non credevo fosse possibile esserlo al tempo stesso, invece…
-Torna da me stupida lepre se non vuoi vedermi piangere o ti giuro che ti dimenticherò appena finite tutte le mie lacrime, parola mia! Quindi promettilo… Promettimi che tornerai… promettimelo! - Gli singhiozzai sul petto come una bambina.
Quanto devo essergli sembrata infantile e sciocca.
-Te lo prometto! - Sussurrò al mio orecchio.”
Rimase un secondo imbambolata mentre quell’infuso aveva terminato di colare nella tazza.
Non era più il momento di rimuginarci su: la tisana era pronta, la Regina l’attendeva.
 

-Davvero un ottimo lavoro. Ho fatto bene a rivolgermi a lei. – Disse la Regina del Nord.
-La ringrazio Vostra Maestà. - Rispose la ragazzina dagli occhi da lupo.
Era piacevole dopo aver patito tanto vento gelido nel bosco poter stringere quella tazza calda tra le mani.
Eska attese che Michiko uscisse dalla stanza per poi sospirare.
Istintivamente si portò una mano alla fronte coprendosi gli occhi dalla luce di quel tramonto infuocato che bruciava, ancora più dell’orizzonte, i suoi pensieri, attraverso quel piccolo spiraglio nella tenda che gli uomini di quel villaggio avevano il coraggio di chiamare ‘finestra’.
Sorrise massaggiandosi le tempie mentre posava quella tazza ancora intonsa sul tavolino poco distante.
“-Finita questa missione mi sposo. -” Così l’aveva salutata suo fratello.
Erano passate diverse settimane ormai, ma quel pensiero ancora le girava per la testa, pressante e assurdo.
“-Non mi importa cosa ti inventerai, ma la sposerò, con o senza il tuo favore, sorella. -”
Quanto suo fratello desiderava non era certo vantaggioso al loro regno e chiunque avrebbe pensato che fosse pressoché assurdo sposare un’ancella di cui poteva disporre a pieno piacimento avendone già la più completa fedeltà. I matrimoni tra regnanti, si sa, si fanno per stringere patti duraturi, l’amore… l’amore non è cosa che dovrebbe toccarli… eppure.
Un nuovo sospiro.
Eppure… lei solo pochi anni prima si stava sposando solo per quello sciocco sentimento. Certo all’epoca non era la Regina e il mondo in definitiva le sembrava non potesse negarle nulla, ma… la realtà era che il padre era impegnato dietro i suoi folli progetti e se avesse davvero tenuto al suo popolo come lei, probabilmente avrebbe accettato quel matrimonio solo come un capriccio e al momento giusto, se lei non se ne fosse stancata prima, avrebbe provveduto a eliminare l’intralcio.
La sola idea di pensare a Dakota come un semplice ostacolo da abbattere la fece rabbrividire. Sapeva quanto quella ragazza era devota al suo regno e quanto contasse per suo fratello, ma soprattutto sapeva quanto suo fratello contasse per lei. E… infondo, a forza di averle in giro, si era affezionata anche lei a quelle principessine, ma se non avesse posto un freno alla cosa, presto o tardi, qualcuno dei nobili del consiglio avrebbe provveduto di sua mano, ne era certa.
Desna doveva capire che impedirgli di sposare la donna che amava era anche un modo per salvarle la vita.
“Desna che deve capire…” Il solo pensiero rivolto al testardo fratello, la fece scoppiare in una sonora risata, fortuna che era sola in quella stanza o avrebbe rischiato di far bloccare il cuore a più di una persona. Sapeva che non esisteva modo per convincere il fratello quando si metteva qualcosa in testa.
“Lui è un combattente, lei una combattente. Mi direbbe di non preoccuparmi e… sicuramente… avrebbe anche ragione. La verità è che l’unica in grado di fargli cambiare idea è proprio la fanciulla che intende sposare, ma…”
-Ahhhh! - Sospirò a voce piena portandosi entrambe la mani al volto e lasciandosi scivolare sul quello scranno di legno perdendo la sua solita regalità.
“La verità è anche un’altra: voglio vedere mio fratello felice e se sposarsi lo rende felice… allora ritengo di dover essere anche io felice per lui. Preoccupata, ma felice e… gelosa! Terribilmente gelosa… insomma lui è il mio fratellino, quello imbranato tra noi due… quello che ha sempre avuto bisogno di una mano, quello… quello che quando piangevo la notte veniva ad abbracciarmi…”
Sorrise scuotendo il capo e tornando a guardare fuori da quel pertugio dal nome inappropriato.
-Quello che mi ha sempre impedito di inciampare e mostrarmi ridicola, quello che c’era sempre quando avevo bisogno di lui, anche se non me ne rendevo conto… Quello che quando mi sentivo a pezzi trovava il modo di rimettermi insieme. -
Ancora lo sguardo volto a quel tramonto...
“Infondo è giusto che ottenga ciò che desidera. Cosa ha mai desiderato veramente mio fratello che fosse solo suo? Che fosse un desiderio ‘tutto’ suo e non votato a esaudire il volere mio, di mia madre, del nostro popolo e prima ancora di nostro padre?”
Si tirò su tornando a sedersi come dovuto.
-Certo c’è stata quella volta della torta di mirtilli. Si era fissato con quella torta, ma avevamo cinque anni… non credo che conti! -
Di nuovo un risolino le scosse le spalle, decisamente più garbato di poco prima.
-Voi sposarti? Bene. Ammetto che mi hai lasciata senza parole fratello per la seconda volta. Prima la storia di tuo figlio e poi questa del matrimonio, ma se è quello che vuoi… è quello che voglio anche io! Dovranno solo provare a torcere un capello alla tua bella e vedranno quanto sa essere ‘gentile’ questa regina, altro che la mancanza di servizi igienici nei luoghi adibiti per il consiglio. -
Un ghignetto.
-Ma preparati fratello, non mi basta solo un nipotino da coccolare e non pensare che ti permetta di organizzare da solo il tuo matrimonio. Sei incapace di scegliere un vestito diverso dal mio, figurati averne uno tutto tuo, per un giorno ‘tutto tuo’… e di Dakota, certo! Credo che anche la sposa conti qualcosa infondo. -
Ancora tornò a ridere, scuotendo il capo, riparandosi il viso con la lunga manica.
L’infuso che la giovane sciamana le aveva portato fumava ancora invitante sul tavolino al suo fianco e l’aroma dolce di frutti di bosco le invase le narici, addolcendogli i pensieri.
Scostando la mano dal volto per prenderne un nuovo sorso si soffermò su quelle maniche ampie e… perfette.
Chinò appena la testolina di lato.
Raccolse tra entrambe le mani la tazza di terracotta smaltata tipica di quel villaggio.
Si alzò da quello scranno guardando il riflesso del suo volto nel liquido bruno tra le sue mani che trasfigurava la sua immagine formando cerchi concentrici a ogni suo più lieve movimento.
Sentì la testa sgombra dai pensieri di quei giorni talmente intensi proprio come quel freddo sempre più pungente da non averle concesso, se non in quel momento, di riflettere su quello che egoisticamente aveva più importanza per lei.
Gustò quella tisana dolciastra dal retrogusto terroso e morbido, lentamente, in piedi, un sorso dopo l’altro.
Posò quella tazza da dove l’aveva presa, sistemò i capelli già perfetti di suo, raccolse il soprabito di pelliccia da quello stesso trono sul quale sedeva e si avviò verso l’esterno.
-Ahhh! È da stupidi osservare un tramonto del genere rinchiusi in una gabbia. - Disse con ritrovata freddezza nel tono prima di varcare la soglia d’ingresso.


Opal era tornata solo da qualche ora dal Villaggio Centrale. Lì i lavori procedevano bene… molto meglio di quanto si aspettasse. Per i soldati del nord avere a che fare con dei dominatori così diversi da loro sia per atteggiamento che per abitudini non gli lasciava il tempo di rimuginare sul dove si trovassero. Lo stesso valeva per la gente di quel villaggio che sicuramente era più curiosa di quanto vedeva fare a quei costruttori che univano l’ingegneria all’uso del loro dominio piuttosto che degli uomini dalle vesti blu.
Tutti fortunatamente distratti, tutti. Tutti, tranne la capo villaggio.
Sospirò mentre riscaldava l’acqua per il suo bagno… ahhh, se ne aveva bisogno!
Kai era tornato con lei, mentre Otaku era rimasto sul posto con una scusa tanto geniale quanto banale di cui al momento ricordava poco, in effetti.
Quell’acqua non sembrava ancora calda abbastanza… sorrise, rassegnandosi al fatto che probabilmente non lo sarebbe mai stata, dato che quel tempore ideale che desiderava era tale solo nella sua mente provata dal freddo sempre più intenso di quegli ultimi giorni.
Decise che andava bene così infondo, cominciandosi a spogliare quando qualcuno busso alla sua porta.
Rinunciò, non senza rammarico, ai suoi intenti, rinfilando rapidamente quel maglioncino a collo alto che le aveva spedito suo fratello Huan e a cui si era immediatamente tanto affezionata da non sembrar possibile, soprattutto perché il nero non era certo il suo colore preferito. Ma il calore… ahhh… il calore, quello lo amava. Soprattutto se accostato al ricordo di casa… della sua famiglia.
Aprì la porta distratta da quei pensieri e quasi rimase sconcertata dal trovarsi di fronte la Regina del Nord e scorta al seguito… chiaramente.
-Ambasciatrice Beifong. - Si limitò a pronunciare la donna in saluto.
-Re… Regina Eska? - Pronunciò ancora titubante domandandosi come mai quella sovrana fosse andata a bussare a un’ora così improbabile alla sua capanna.
-Bene, vedo che vi ricordate di me. - Disse, ovviamente sarcastica, e senza inflessione alcuna nel tono. –Mi concedete di entrare o devo ordinare ai miei uomini far irruzione nella vostra casupola, legarvi e interrogarvi a mio piacimento? - Ok… cosa stava succedendo? Era seria o stava scherzando? Perché gli spiriti non avevano dotato quella donna di un minimo di empatia, almeno nel tono?
-No, ci mancherebbe! - Rispose di getto. –Entrate Vostra Maestà. -
Un lieve sorriso su quelle labbra la fece rabbrividire più di quanto ogni parola detta fino in quel momento.
-Bene. - Aggiunse la sovrana, poi rivolgendosi alle guardie: -Voi rimanete fuori ad attendermi. -
I due uomini annuirono scattando sull’attenti. -Agli ordini, Mia Signora. - Esclamarono all’unisono.
La regina rimase per qualche secondo a osservarli con la coda dell’occhio, poi chinando appena il capo di lato… -Ho cambiato idea. Non voglio rischiare che ascoltiate i miei discorsi anche se per un caso fortuito. Andate nelle vostre tende a riposare. - Una breve pausa. –Al caldo. -
-Ma… Mia signora…- Provò a obbiettare uno dei due. Lo sguardo gelido della fanciulla freddò ogni suo intento sul nascere, mutando il suo dire in… -Come voi desiderate, Mia Signora. -
Un sorriso garbato verso quei due uomini, accompagnato da un gesto della mano, che ricordava quello di un bambino che vuole allontanare un cucciolo, che concluse quel breve interludio… o forse fu la porta che si chiuse alle spalle della Regina a chiuderlo… Opal non lo ricordava bene, ma fatto stava che da lì a breve si trovarono entrambe sedute intorno al tavolo circolare della sua stanza con davanti del brodo fumante.
Sì… ovvio che Opal avesse usato l’acqua per il suo bagno e… qualche legume, più esattamente dei fagioli in scatola, sale, qualche spezia e della minestrina di semola… ma d’altro canto, l’acqua era già sul fuoco e davvero qualcuno poteva anche solo pensare che fosse possibile con la Regina del Nord in casa poter trovare un ritaglio di tempo per farsi un bagno caldo? Ma daiii, non siamo ridicoli… e poi… lei aveva fame, la regina non aveva mangiato e… ahhh… ma davvero lo sto spiegando? Continuando…
Dopo alcune chiacchiere di rutine, parlando del tramonto, di come stavano andando i rispettivi incarichi in quel luogo e dello scherzetto sulla porta, terribile avrebbe aggiunto con piacere Opal, di poco prima, il tutto volse sulla data della sua partenza.
-Quindi tra una settimana solamente? - Domandò conferma la Regina.
-Sì, Vostra Maestà! -
-Capisco. E chi vi sostituirà in questo incarico? -
-La maestra dell’aria Jinora, Vostra Maestà. -
La regina assottigliò gli occhi guardandola fissamente. Poi… -Smettetela di chiamarmi ‘Vostra Maestà’. Sono qui in veste ufficiosa. Avevo solo voglia di fare due chiacchiere. -
-Come volete, sua…-
Lo sguardo della donna davanti a lei si assottigliò maggiormente.
-Come… come volete… e basta! –
-Saggia decisione. - Concluse la sovrana del nord prendendo una cucchiaiata di quel brodo.
“Solo chiacchiere?” Si domandò l’errante non sentendosi certa di quella affermazione, cosciente che nulla di quanto facesse quella donna fosse privo di una reale motivazione e tanto meno che questo non fosse calcolato in ogni singolo dettaglio.
-Quanto vi tratterrete lontana? -
-Non più di qualche giorno. Il tempo di adempiere alle mie promesse. -
-Il processo per l’affidamento di quel ragazzino del fuoco, giusto? Chiamate le cose con il loro nome, Opal, non offendete la mia intelligenza e soprattutto le mie spie. -
Fu il turno della ragazza dagli occhi verdi di assottigliare lo sguardo sulla regina, mandando giù una cucchiaiata di minestra.
-Capisco. Bolin vi ha raccontato tutto. - Disse Atona.
-Ovvio che sì. - Confermò Sua… Eska.
Opal si trovò a sospirare pesantemente. –Quindi sapete ogni cosa? Incredibile. -
La fanciulla sorrise lievemente. –Siamo amici. Più di quanto forse voi o altri potreste immaginare. -
Già, doveva davvero essere così, dopotutto. Ragionò Opal sorridendo a sua volta.
-Finalmente conoscerete la fidanzatina del nostro comune ‘amico’. -
Ahhh… era questo! La regina era curiosa… pensò ancora per poi rispondere: -Credo proprio di sì. -
-Sarete nervosa, immagino. Io lo sarei. Ma ditemi… sapete già qualcosa su di lei? -
Opal annuì. –Molto poco. So che si chiama Hikari, che è una dominatrice del fuoco e…-
L’errante si interruppe nel momento in cui la regina quasi soffocava bevendo da quell’intruglio di fagioli e poco altro che si era inventata.
-Fuoco? Siete sicura? - Disse dopo un colpo di tosse, quasi non potesse trovarlo possibile.
-Sì… fuoco. Ne sono certa. Insomma… questo mi hanno detto i suoi uomini. -
-Che stranezza. Cosa c’entra Bolin con una ragazza del fuoco? - Domandò più a se stessa che a lei, incrociando le braccia al petto apparentemente pensierosa e… umana… almeno a quella rivelazione. –Lui ha sempre adorato la carnagione scura delle donne dell’acqua, gli occhi chiari dai riflessi freddi e le curve procaci, cos’ha da spartire con un’insipida silfide di fuoco? Non me ne capacito. -
Opal non poté evitare di sorridere malinconicamente a quel dire. –Già. - Si limitò a rispondere.
Era vero e forse era proprio per questa sua predilezione che il ragazzo apprezzava anche lei, la sua carnagione scura, i suoi occhi chiari… sapeva di aver molto dell’aspetto dell’acqua in lei… poi senza neanche accorgersene… sussurrò con un fil di voce: -Forse questa volta ha scelto il cuore per lui e non gli occhi… forse l’ama talmente da trovarla perfetta anche se dissimile dal genere di ragazza che apprezza. -
Eska la guardò un secondo silenziosa e in quel secondo Opal si rese conto di quanto potesse essere vero quanto aveva appena enunciato.
-Forse. - Disse Eska. –O… più semplicemente è una fiammetta dal sangue misto con le fattezze dell’acqua. -
Ok… detta così, sembrava decisamente più verosimile… almeno in quell’esatto momento.
Questo pensiero la fece ridacchiare sotto i bassi, dapprima lievemente, pensando a quanto poco si fidavano delle scelte del ragazzo sia lei che la regina, poi quasi istericamente nel pensare che quel Bolin che credeva di conoscere le sembrava aver lasciato il posto a un ragazzo fin troppo deciso per prendere le sue decisioni ancora in maniera così superficiale e… poi quel riso morì, annegato nella stupida sensazione di essere stata una scelta superficiale, un capriccio… no… forse inizialmente, ma… no, non avrebbe sofferto tanto per lei se quel che provava non fosse stato sincero. E… ancora i sensi di colpa.
Si rabbuiò e si ricordò di non essere sola in quella stanza.
La regina la guardava con fare interrogativo e… magari… avrebbe dovuto darle qualche spiegazione per evitare di sembrarle pazza… e, proprio mentre cercava qualcosa di decente da dirle e che avesse un vago sentore di sottile intelligenza, lo sguardo le cadde su quei fogli dalla calligrafia elegante posti poco distanti da lei su quello stesso tavolo.
Sì… aveva apparecchiato per modo di dire, ammettiamolo. Si era limitata a riempire i piatti e posarli sul tavolo così com’era… aveva aggiunto solo un paio di bicchieri, di tovaglioli e di cucchiai… ahhh e la brocca dell’acqua, chiaramente… ahhh! Era davvero una pessima padrona di casa se colta di sprovvista! D’altro canto un po’ di soggezione le era permessa, no? Lei sola in casa con la Regina Eska della quale era risaputo il fatto di non averla esattamente in simpatia.
-Cosa sono? - La raggiunse la voce di Eska, notando probabilmente il suo soffermarsi troppo lungamente su quelle missive aperte.
-Lettere. - ovvio… cosa dicevamo della ricerca di un briciolo di intelligenza?
Cercò di riprendersi come poteva. –Immagino che anche voi abbiate chi vi informa su come vadano le cose sul fronte della Terra e non intendo vostro fratello. -
-Ovvio. I fratelli tendono a omettere dettagli che potrebbero darmi preoccupazione. - Poi dandole una confidenza che Opal si sentì non meritare, continuò: -Ma soprattutto ho bisogno di avere notizie su di lui. Notizie che altrimenti non riuscirei mai a ottenere se non a missione compiuta. Ma nel frattempo chi metterebbe pace al mio cuore in pena? -
Opal Annuì. –Il Regno della Terra è il mio regno. Tutta la mia famiglia vive a Zaofu e non bastasse molti dei miei cari sono impegnati proprio nelle zone di guerra. Immagino possa comprendere la mia frustrazione nel non essere messa al corrente della reale situazione. -
Fu la regina ad annuire questa volta. –Il mio uomo è Karol, anche se, pensandoci, dovrei mandare qualcuno a controllare anche lui. E il vostro? -
-Amaranto. - Disse tranquillamente.
-Amaranto? - Domandò incuriosita la regina. –Uno dei soldati che vi erano stati affiancati come guardie del corpo? -
Di nuovo Opal annuì. –Proprio lui. -
-Interessante. -
-Gli ho chiesto semplicemente se poteva farmi sapere come andavano le cose. So che non può certo riferire nulla riguardo alle opere dell’Avatar in quei luoghi, ma… può sempre dirmi come va? Come stanno Korra e Bolin, mia zia Lin e quei ragazzi dai capelli chiari che sono lì con loro. -
Sul finire della frase si incupì.
-Solo questo? Mi sembrate improvvisamente adombrata o sbaglio? -
-Non sbaglia. Tra gli uomini che sono stati affidati all’Avatar c’è il più giovane dei figli maschi dell’Orsa. -
-Una lama a doppio taglio. Se da una parte trovarsi al fianco dell’Avatar potrebbe confermare a sua madre la nostra buona fede, dall’altro, se dovesse succedergli qualcosa, noi saremo i soli responsabili agli occhi della Capo villaggio e rischieremo in una volta sola di perdere quanto fatto fin ora. -
-Proprio così. -
-Comprendo. Ma parlando di questo Amaranto? Se non ero è piuttosto belloccio, o ricordo male? -
Opal imbarazzandosi… -No, non ricordate male, ma… non travisate per favore. Siamo solo entrati in confidenza, tutto qui. Ho avuto la fortuna di instaurare una bella amicizia con lui e Zoe. -
-Ma lui è l’unico che vi scrive, o sbaglio? -
-Sì, in effetti questo potrebbe creare dei malintesi, ma…- Ancora più intimidita…
-Ma? - Eska sembrava più curiosa di un gatto.
-Ma…- Respirò profondamente cercando di ritrovare un po’ di lucidità attraverso tutto quell’imbarazzo. –Abbiamo cominciato a parlare di come ci sentiamo. E’ utile, sapete? Siamo entrambi lontani da casa, impegnati su fronti diversi, ma… la solitudine e la nostalgia si fanno troppo spesso largo in noi e con loro il desiderio di mollare tutto. Nessuno di noi due può parlarne con la famiglia o non otterrebbe altro se non farli preoccupare più di quanto già non siano sapendoci tanto distanti, né tanto meno con chi ci è direttamente accanto aggiungendo inutili preoccupazioni a chi probabilmente ne porta altrettante sulle spalle, ma… proprio perché impegnati in ambiti diversi forse… non saprei spiegarvi meglio come… ma in questo modo riusciamo a toglierci qualche masso dal cuore. A volte… dopo avergli scritto, mi sembra di andare avanti più leggera, più vitale… non so se riesce a capirmi. -
-Siete già andati a letto insieme? - Disse, sorbendo quell’ultimo sorso di brodaglia, con una tranquillità nel tonò che non solo riportò l’imbarazzo sulle gote della fanciulla, ma che lo montò al punto da renderla incoerete nella sua risposta.
-In? Nooo… No, no, no… ma cosa? No, certo che no. Perché dovremmo? Insomma. Siamo amici. Non quel genere di amici… amici e basta. Ecco! Sì. Amici e basta. -
-Un semplice ‘no’ sarebbe stato sufficiente, Opal. - Disse alzandosi, sfiorando appena le sue labbra con il tovagliolo prima di posarlo sul tavolo. –Credo sia giunta per me l’ora di tornare nei miei alloggi. Grazie per avermi offerto la cena. Era la peggiore zuppa che avessi mai mangiato, ma almeno era calda. -
Opal si alzò di seguito. –Vi accompagno. -
-Non ce n’è bisogno alcuno. La capanna dove risiedo quando mi trovo in questo villaggio non è poi così distante. –
-Insisto. - Aggiunse con decisione e all’annuire della Regina capì di aver ottenuto quanto voluto.
Indossati i rispettivi soprabiti uscirono in quella serata gelida.
“La peggiore Zuppa che avesse mai mangiato!” Pensò Opal, mentre silenziose percorrevano quel vialetto. “Non era poi così male… tenendo conto che ci siamo sorbite il ‘mio’ sospirato bagno caldo!” Un sorriso le riscaldò divertito il visetto. Piccolo e insignificante particolare che non le avrebbe ‘mai’ rivelato, ovviamente.

   
 
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