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Autore: vero511    26/02/2017    1 recensioni
Ellie Wilson 24 anni, appena arrivata a New York insieme alla sua gioia più grande: il figlio Alex. Lo scopo della giovane è quello di ricominciare da zero, per dare la possibilità ad Alex di avere un futuro diverso dal passato tumultuoso che lei ha vissuto fino al momento del suo trasferimento. Quale occasione migliore, se non un prestigioso incarico alla Evans Enterprise per riscattarsi da vecchi errori? Ma Ellie, nei suoi progetti, avrà preso in considerazione il dispotico quanto affascinante capo e tutte le insidie che si celano tra le mura di una delle aziende più influenti d’America?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Sono a dir poco un fascio di nervi, l’idea di passare l’intera giornata con Zack mi manda su di giri e prevedo già fuochi d’artificio. Non vorrei, ma la mia mente ha già cominciato un viaggio senza ritorno nel mondo della fantasia e degli istinti. Ho dormito poco questa notte e so già che passerò insonne anche questa a causa della cena con Allen di domani. È sempre stato più forte  di me, nonostante volessi far emergere agli occhi di tutti la mia indipendenza, i ragazzi hanno sempre avuto questo effetto su di me.
Ricordo quando andavo ancora al liceo e un certo Patrick mi aveva invitata ad andare al cinema con lui: alle mie amiche avevo detto che ero molto tranquilla, avevo anche già pensato a cosa indossare, poi, una volta giunta a casa e rimasta sola, ero sprofondata nel panico. Avevo cambiato cinque volte l’outfit prescelto e stavo letteralmente dando di matto.
Alla fine Patrick si rivelò una noia mortale, non faceva altro che parlare di sport ed era pure maleducato.
Nonostante quell’impresa fallimentare, ogni volta è la stessa storia: mi muovo in modo frenetico, non riesco a stare ferma, ho la testa fra le nuvole e via dicendo.
Sto preparando Alex, il quale passerà la giornata con Jennifer e Matt dato che quest’ultimo la scorsa volta pare essersi divertito non poco. Come se mi avessero letto nel pensiero, ecco il campanello suonare. “Mamma, nello! Nello!” e come se non bastasse, mio figlio accortosi dei miei pensieri altrove, mi riscuote ulteriormente.
“Eccoci qua! Prima di vedere la mia amica, mi si para dinnanzi un orso di peluche di dimensioni piuttosto elevate. “E lui chi sarebbe?” Scherzo facendoli accomodare. “Uno dei regali per Alex, ovviamente” “Uno dei regali?” “Tesoro gli zii d’America sono qui!”. Come se il bambino capisse cosa significa, si apre in un largo sorriso sdentato. “Non fare domande, ci ho già provato io e sono finito in una ventina di negozi per bambini” mi informa Matt rassegnato, ma con una punta di dolcezza negli occhi guardando il tornando Jennifer. “Zack sarà qui tra poco”. La tensione che sembrava essersi momentaneamente volatilizzata, torna più forte di prima.  “Nuovo look?” Matt è il primo a notare il mio nuovo taglio di capelli dato che la mia amica è troppo impegnata a coccolare il bambino. “Li ho accorciati giusto un po’” “Ti stanno divinamente!” Ed eccola che interviene. Un sommesso bussare interrompe la nostra conversazione. È sicuramente lui. O mio Dio, e adesso? Forse dovrei aprire. Ma no, lasciamolo nel corridoio tutto il giorno, tanto.
Il mio monologo interiore si conclude e mi decido a svolgere il mio compito da padrona di casa: accogliere gli ospiti.
“Zack, accomodati” Cerco di risultare il più decisa possibile mentre lo invito ad entrare. Non voglio che abbia il pieno controllo su di me per tutta la giornata. Appena mette piede nell’appartamento, tutti lo salutano, Alex compreso. “Za-Za” ride sul divano allungando le braccine paffute verso l’uomo. Quest’ultimo colto alla sprovvista, si muove verso di lui e lo prende in braccio. Come la prima volta, mi si scalda il cuore e sento le gambe molli. Nonostante io tenti di nascondere questa condizione, Jennifer palesa tutta la sua emozione in un sonoro: “Ma come siete carini!”. Continuando ad osservali, mi rendo conto di quanto Alex si senta più a suo agio tra le braccia del capo che tra quelle di Allen. È vero che nonostante sia suo padre, non ha avuto modo di passarci molto tempo insieme, ma se è per questo nemmeno con Evans, per non parlare del fatto che solitamente i bambini così piccoli si rivolgono ai genitori in maniera istintiva. Zack interrompe il mio flusso di pensieri: “Sarà ora di andare, ho prenotato in un posto fuori città per il pranzo” “Fuori città?” Domando allarmata. “Si, tranquilla saremo di ritorno per tarda serata”. Jennifer mi passa il cappotto e mi spinge fuori dalla  porta, dopo aver salutato mio figlio. “Fai il bravo ometto” aggiunge Zack.

Quando usciamo dalla hall del St. Regis, una bellissima Audi nera è parcheggiata di fronte a noi. “Oggi niente autista” mi spiega facendo tintinnare le chiavi nelle sue mani. Accidenti, saremo completamente soli per… quanto? “Quanto dista la nostra destinazione?” Domando mentre mi siedo sul comodo sedile in pelle. “Un paio d’ore, a meno che tu non abbia paura della velocità…in tal caso ci vorrà una mezzoretta in più”. Se ci daranno una multa la pagherà lui, sono affari suoi, quindi direi che al diavolo chi va piano va sano e va lontano. “Scherzi? Io adoro la velocità” affermo sicura di me. Mi sembra di sentirlo sussurrare un “Vedremo”, ma non gli do troppo peso. Meglio non iniziare a litigare subito dato il lungo viaggio che ci attende.
“Allora, cosa hai programmato per questa giornata?” Cerco di rompere il ghiaccio perché il silenzio è più imbarazzante di una possibile conversazione. Magari riesco a scoprire qualcosa in più su di lui. “Te lo mostrerò man mano”. “Quel sorrisetto non mi piace” incrocio le braccia al petto. “Certo che ti piace, semmai ti preoccupa” “Un punto per te Evans”. “Almeno qualche indizio?” “Ti piace la cucina italiana?” Suppongo sia una traccia. “A chi non piace?” “Un punto per te Wilson”. L’aria è leggera all’interno dell’abitacolo e finalmente il peso che mi attanagliava lo stomaco è scomparso. Osservo il panorama dal finestrino e vedo lentamente scomparire i palazzi, i quali lasciano il posto a dei campi verdi e gialli. L’inquinamento è quasi assente e abbassando un momento il vetro, inspiro a pieni polmoni il fresco. Mi si scompigliano i capelli e mi sento libera. “Ti piace?” “Moltissimo”. “Non ti facevo tipo da immersione nella natura” mi spiega confuso. “Oh il contrario. La città da cui provengo è piuttosto tranquilla e intorno ad essa ci sono dei boschi in cui andavo spesso da bambina. Piuttosto non facevo te tipo da natura incontaminata” “Mi piace la tranquillità. Come si chiama la città? Potrei farci un viaggetto…” “In un paesino nei pressi di Montpelier”. Al nominare il luogo, lo vedo irrigidirsi: la sua mascella si contrae accentuandosi ancora di più e le braccia tese al volante si gonfiano. “Vermont eh?” Strana reazione. “Ci sei stato?” “Mm, no… mi hanno detto che è un bel posto però”. Qualcosa mi dice che sta mentendo. “Si, lo è”.

Il viaggio prosegue silenzioso, anche se vedo Zack particolarmente concentrato e dato che la strada è dritta e sgombra, non credo stia puntando i suoi pensieri sulla guida; ma del resto, a seguito di quella conversazione, mille domande compaiono nella mia testa e solo lui può darmi delle risposte.
“Arrivati” parcheggia la macchina in un piazzale con poche macchine e davanti a me vedo un ristorantino che a tutta l’aria di essere anche un albergo. È veramente carino: i terrazzi sono ricoperti di fiori e le tendine viola all’interno danno un tocco di semplicità e colore. La struttura è di legno ed è molto accogliente, un profumo intenso e gustoso inebria il nostro olfatto appena entriamo. “Giovanni!” Zack richiama l’attenzione di un uomo sulla sessantina che pare molto felice di vederlo. “Ragazzo! Quando ho ricevuto la tua telefonata stentavo a crederci! Vai subito a salutare Margherita, altrimenti ti lascerà senza pranzo”. Non solo dai nomi, ma dalla calda accoglienza e i tratti mediterranei, capisco subito che è italiano. Come se l’avesse chiamata, compare una donna, poco più giovane che corre ad abbracciare il capo. “Zack! Quanto tempo” “Margherita, stavo venendo a salutarti”. Il ragazzo ha un tono molto dolce e accomodante, sembra un nipote insieme ai nonni. “E questa bellissima fanciulla?” “Lei è Ellie” mi posa una mano sulla schiena e un forte calore si irradia in tutto il mio corpo. “P-piacere” stringo la mano a Giovanni e Margherita si cala ad abbracciarmi con trasporto. La coppia ha il viso segnato da rughe, ma gli occhi sono vispi e brillanti. “Abbiamo tenuto libero il tavolo sul portico”. “Margherita lo diceva che prima o poi saresti arrivato in buona compagnia”. Credono che io sia la sua ragazza.

Il pranzo era ottimo e durante il pasto Zack mi ha raccontato la romantica storia di questi uomini che hanno deciso di portare i sapori italiani oltreoceano e hanno deciso di farlo insieme. Sono sposati da una vita e nonostante non abbiano figli, si mantengono giovani grazie alla loro attività. Sono molto affiatati e si vede dal modo in cui si guardano in maniera quasi del tutto casuale. I loro sguardi sembrano rincorrersi mentre servono ai tavoli ed è meraviglioso il modo in cui l’amore sia palpabile tra loro. Penso alla mia situazione a dir poco disastrosa in confronto alla loro: con un figlio da crescere e impossibilitata a fidarmi del padre. Non so nemmeno come io sia arrivata a questo punto in così giovane età. “Non fa così schifo la tua condizione, non guardare a loro come modelli da seguire o cose simili. La verità che anche io li ammiro molto, ma si tratta solo di un raro caso. Pochissime coppie sono destinate a durare tutta la vita”. Le parole di Zack mi colpiscono e mi rendo conto che infondo ha ragione. Per quanto in molti sognino una storia così, solo a pochi è concessa. Pensare che proprio io sia tra questi pochi prediletti sarebbe una pura illusione. “Ora andiamo” “Ti prego, dimmi che non mi porterai in un altro di quei negozi altolocati”. “Certo che no, l’abito l’hai comprato ieri e a quanto pare sei stata anche dal parrucchiere. A proposito, ottima scelta, con i capelli più corti , risalterà ancora di più il vedo - non vedo della parte superiore del vestito”. Allora se n’è accorto. “Certo che me ne sono accorto, per chi mi hai preso?” “Leggi nel pensiero?” “l’hai detto ad alta voce, genio”. Okay, è ufficiale. Zack Evans mi sta friggendo il cervello.

“Mentre sei con Allen è necessario che abbia tu le redini del gioco, non so che tipo sia, sicuramente essendo un uomo desidera avere un po’ di controllo. Ma non lasciare che ti abbindoli”. “Io non mi faccio abbindolare da nessuno”. Stiamo passeggiando per un paesino a metà strada tra New York e il ristorante. Tutto è tranquillo, il vento fresco, i bambini giocano e nessuno sembra riconoscere il capo della prestigiosa azienda. Stiamo parlando indisturbati di come far cadere un uomo ai miei piedi e trovo la cosa piuttosto imbarazzante. Zack mi ha già rimproverata numerose volte per la mia disattenzione e per la mia scarsità di partecipazione. Mi ha spiegato che sta tentando di aiutarmi e sarebbe tutto più facile se io fossi più collaborativa. “Oh no, figuriamoci” Risponde in tono sarcastico. “Ah si? Credi che io mi lasci incantare con un non nulla?” “Vuoi che te lo dimostri?” “Certo”. Certo? Oh no, no, no e no. Sono forse impazzita? Ma che diavolo mi salta in testa? Si ferma improvvisamente in mezzo al marciapiede e mi fa voltare verso di lui.  Sto iniziando ad agitarmi, ma lui non deve saperlo. “Tutto bene?” “Si”. Fa scorrere le mani lungo le mie braccia su e giù, su e giù, su e… credo che stia per venirmi un infarto. “Sicura?” “Sicurissima” trattengo il fiato e si avvicina. “Ancora sicura?” “Sempre”. Mi fissa intensamente e non so per quanto ancora riuscirò a resistere. “Quindi non hai intenzione di cedere?” Si avvicina, questa volta con il viso al mio. “Mai”. Lo vedo ridacchiare e riportare gli occhi nei miei dopo essersi posati un momento sulle mie labbra. “Mai dire mai”. Mi guarda con malizia e sfida e decido di accogliere quest’ultima. Trasformo la mia agitazione in determinazione e raddrizzo la schiena. Porto le braccia al suo collo e mi metto in punta di piedi. Ha un sussulto e capisco di averlo colto alla sprovvista. “Vedremo, Evans”. Sussurro al suo orecchio prima di allontanarmi con estrema lentezza, facendo scorrere le dita sul suo petto e osservandolo con il fuoco negli occhi. “Impari in fretta” mette le mani nelle tasche e assume una posa rilassata, sorride sollevando solamente un angolo della bocca. “Ho un bravo insegnante” gli faccio l’occhiolino e poi mi giro per tornare alla macchina.

“Sali a preparati, tra mezzora devi essere pronta.” Mi lascia al St. Regis senza neanche darmi il tempo di dirgli che mezzora non mi basta. Disperata, corro al piano di sopra e appena apro la porta, trovo Matt, Jennifer e Alex giocare sul tappetto e devo ammettere che sembrano una vera e propria famiglia. “Ma che bel quadretto” ricevo la loro attenzione, ma subito trascino Jennifer nella mia stanza e la costringo a darmi una mano a prepararmi.
Credo di non aver mai fatto una doccia così velocemente e per assurdo, quando indosso le scarpe finalmente pronta, mi accorgo di essere in anticipo di qualche minuto. Meglio così. Da quanto ho avuto modo di capire ha una considerazione delle donne molto tendente alla generalizzazione. Non voglio che pensi che io sia una delle classiche ritardatarie. Decido di aspettarlo nella hall e proprio mentre io arrivo, le porte si aprono mostrando Zack in tutto il suo splendore in smoking e camicia bianca. Le persone presenti intorno a noi si voltano ad ammirarlo, ma lui procede spedito nella mia direzione e quando mi si è avvicinato, mi porge un braccio. “Signorina”. Mi sembra di sentire alcune donne fare commenti poco carini sul mio conto a causa dell’invidia, ma decido di non dar loro troppo peso e di godermi la serata come mi hanno consigliato i miei amici.
“Mi hai offerto il pranzo e ora vuoi offrirmi anche la cena?” “Il pranzo era con Zack, la cena è con Allen”. “Lo osservo confusa mentre mi accomodo al tavolo dell’elegante ristorante che non ha assolutamente niente a che vedere con quello in cui siamo stati oggi. “Devi fingere che io sia lui, voglio vedere come ti comporti” Presa in contropiede e tesa come una corda di violino, cerco di arrampicarmi sugli specchi per fargli cambiare idea. “Ma…tu non sai come risponderebbe lui, quindi la cosa non sarebbe fattibile”. “Non preoccuparti di questo, vedrai che sarà un’ottima preparazione all’appuntamento di domani”.

Nonostante il mio iniziale scetticismo, sta procedendo tutto bene anche se credo che Zack non abbia ancora cominciato il suo reale assalto. “Il cibo è ottimo” “Questo ristorante è uno dei migliori, ci vengo spesso” “Avevo intuito che fossi un cliente affezionato dato che ti hanno dato questo meraviglioso tavolo accanto alla vetrata e piuttosto isolato dagli altri”. “In effetti, non è un caso che si qui” “Non avevo dubbi” l’aria è diventata improvvisamente tesa e cerco di sdrammatizzare. “Questo vestito ti dona particolarmente” la sua sedia è accanto alla mia da tutta la sera, ma solo ora sembro accorgermi della reale vicinanza. “G-Grazie”. Sembra finita qui la sua interpretazione e tiro un sospiro di sollievo che viene smorzato a metà trasformandosi in un sussulto quando la sua mano si posa sulla mia gamba lasciata scoperta dall’abito. “Zack…” la afferro con la mia nel tentativo di fermarlo. “Ellie, devi avere il controllo. Ricordatelo.” Per un momento torna il capo autoritario che conosco, ma poi ricala nella parte di Allen ed io cerco di riprendere il dominio della situazione. “Non credo sia il caso…qui…” Alludo a un possibile dopo cena in tono ammiccante. “Ti ho mai detto che hai dei bellissimi occhi?” mi domanda sempre più vicino. “Spesso in realtà”. Nonostante questa farsa, questa frase mi fa tornare di colpo alla realtà e il tentativo di visualizzare il mio ex ragazzo davanti a me scompare. Vedo solo Zack Evans, in tutto il suo splendore con i primi bottoni della camicia slacciati, le maniche arrotolate sui possenti avambracci e gli occhi magnetici. Una scarica di adrenalina scaturita da non so dove, si irradia in tutto il mio corpo e passo al contrattacco. “Io non ti ho mai detto davvero quanto mi piaccia tu però”. Un velo di confusione offusca un momento il suo sguardo, non comprende se io stia recitando o meno e va bene così. La mia mano che sta ancora tenendo la sua da prima, inizia a giocare con gli anelli che porta al dito. “Forse dovremmo discutere delle nostre questioni in un luogo più tranquillo. Siamo lontani dagli altri, ma non vuol dire che non ci siano”. Faccio scorrere le dita sul suo avambraccio in modo lento e lascio vagare lo sguardo. Deglutisce e porta la lingua ad inumidirsi le labbra. “Con chi stai parlando, Wilson? Con il tuo ex ragazzo…o con me?” Sapevo che non sarebbe stato in grado di lasciarmi pieno controllo, non sarebbe stato da lui e lui è unico e non è in grado di fingersi qualcun altro. “Chi lo sa…” Mantengo il pugno fermo. “Non dovresti giocare con il fuoco”. “Più che fuoco, sei così imperscrutabile da sembrare ghiaccio”. “Allora io sono il ghiaccio e tu il fuoco? Mi stai minacciando?” “Chi lo sa…” ripeto. “Sarà un’ardua impresa farmi sciogliere, Wilson. Ma se  un tentativo è quello che vuoi, un tentativo è ciò che avrai”. Ammicca e così si conclude la serata più intensa della mia vita.



-N/A-
Buonasera ragazze! Ecco il nuovo capitolo che spero vi piaccia, come promesso più lungo e spero più interessante. Vi prego di farmi sapere cosa ne pensate perchè per me è davvero importante! Un bacio.
  
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