Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: violaserena    26/02/2017    0 recensioni
Seguito di "Venti di Guerra".
Quando tutto sembra essersi risolto per il meglio, giunge una nuova minaccia.
Forze oscure tramano nelle ombre, portando con sé una scia di sangue.
I Sette Regni sono di nuovo in pericolo e questa volta la loro forza coordinata sembra non bastare.
Questa volta serve qualcosa di più, o meglio qualcuno. Serve Azor Ahai.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Bran Stark, Gendry Waters, Jaime Lannister, Tommen Baratheon
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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EURON

 

Euron camminava avanti e indietro nella sua cabina, pensieroso. Erano ormai passate più di due settimane da quando Thoros di Myr e Moqorro erano stati assassinati. Erano più di due settimane che Victarion e Samwell non proferivano parola. Vagavano per la Vittoria di Ferro con sguardo vacuo. Sembravano vuoti, totalmente assenti. Se non avesse saputo che erano vivi, avrebbe pensato che fossero cadaveri mossi da dei fili invisibili.
Quel che era successo non gli piaceva per niente. E quella strana sensazione che provava allo stomaco non migliorava le cose. Si era sentito così solo una volta nella sua vita e cioè quando era stato ad Asshai. E ora, più si avvicinavano alla città delle ombre, più quella sensazione di sgradevolezza aumentava. Era più fredda e pungente della prima volta. Era più carica di… Quale era la parola giusta? Rabbrividì. Non voleva che fosse così, eppure sapeva che non poteva essere altrimenti: era più carica di morte.
Antiche forze si erano risvegliate. Ombre si agitavano. Un’era di meraviglie e di terrori incombeva su tutti loro, un’era di dei e di mitici eroi. Un’era in cui Azor Ahai sarebbe rinato. Ma se davvero era così, perché non aveva ancora fatto la sua comparsa? Cosa stava aspettando?
In effetti, c’era anche la possibilità che non esistesse. Però, dopo tutto quello che aveva visto e vissuto, Euron non poteva che credere nella sua esistenza.
Uscì dalla sua cabina e si incamminò verso il ponte della nave. Ripensò a quando era stato ad Asshai e gli comparve l’immagine di una candela. Una candela nera. Emanava una luce strana e vivida, molto più intensa di qualsiasi candela di cera o di sego. Proiettava strane ombre e la fiamma non ondeggiava mai, nemmeno quando una folata d’aria era arrivata da una porta alle sue spalle. Per un breve attimo gli era parso di intravedere una figura nella fiamma. Per quanto si spremesse le meningi però, non riusciva proprio a ricordare il volto di quella figura. Forse non ne aveva mai avuto uno.
Guardò suo fratello Victarion camminare in silenzio insieme a Aeron.
Sospirò, afflitto.
«Smettila di fare quella faccia tetra, aye» lo rimproverò Capelli Bagnati. «Sono sicuro che Victarion tornerà presto a parlare. Il Dio Abissale non abbandona i suoi fedeli».
«Credo di conoscere gli dei meglio di te. Divinità dei cavalli e del fuoco, fatte d’oro con occhi di gemme, intagliate in legno di cedro, cesellate nelle montagne, fatte di aria vuota. Ho visto i popoli coprirle con fiori e spargere nel loro nome il sangue di capre, tori e bambini. Ho udito preghiere in più di cinquanta lingue diverse: cura la mia gamba malata, fa’ che quella fanciulla mi ami, assicurami un figlio sano. Salvami, soccorrimi, fammi diventare ricco... proteggimi! Dai nemici, dall’oscurità, dai granchi nella pancia, dai signori dei cavalli, dai mercanti di schiavi, dai mercenari alla mia porta. Eppure, nonostante tutte queste preghiere, nessuno è mai stato salvato».
«Pregano alberi e idoli d’oro e abomini dalla testa di capra. Sono falsi dei! È normale che nessuno sia stato salvato».
«Tutti voi mi chiamate Occhio di corvo. E chi ha la vista più aguzza di un corvo? Dopo ogni battaglia i corvi arrivano a centinaia, a migliaia per banchettare con i caduti. Il corvo sa scorgere la morte da lontano. E io dico che essa è ormai vicina».
Victarion divenne più pallido del solito e cominciò a tremare.
Aeron guardò i suoi due fratelli e dopo un po’ disse: «Siamo uomini di ferro, una volta eravamo conquistatori. Il nostro mandato si estendeva ovunque si udisse il rumore delle onde. E ora voi avete paura. Avete paura delle ombre. Avete paura di qualcosa che non è ancora successo e che forse non accadrà mai. Comportandovi così non otterrete niente se non la sconfitta. E il disonore. Deporre le armi già in partenza è da codardi». Fece una breve pausa per poi riprendere con tono concitato: «Può darsi che noi non siamo forti abbastanza, può darsi che moriremo. Ma se dobbiamo morire, dobbiamo farlo da uomini di ferro. Dobbiamo combattere, aye».
Euron vide negli occhi di Capelli Bagnati l’antico ardore giovanile e quasi provò vergogna per la sua codardia. Perché in fondo di quello si trattava.
«L-lui può volare» sussurrò Victarion.
Erano le prime parole che pronunciava da giorni. Aeron aveva ragione, il Dio Abissale non li avrebbe abbandonati.
«Forse siamo tutti capaci di volare. Ma come facciamo a saperlo se non ci lanciamo giù da un’alta torre? Nessuno sa veramente che cosa è in grado di fare, fino a quando non osa saltare» sorrise Occhio di corvo.
Victarion scosse la testa.
«A chi ti riferisci, fratello?» gli domandò Aeron.
Nessuna risposta.
«Forse, nei prossimi giorni riuscirà a dire qualcosa di più. Per ora va bene così».
Euron si ritirò nella sua cabina, pensieroso.
Udì le voci di Rickon Stark e lady Catelyn, di Davos e Stannis, ma non prestò attenzione ai loro discorsi.
Sapeva che c’era qualcosa che gli sfuggiva, tuttavia non riusciva a capire cosa.
In preda alla frustrazione rovesciò il tavolino su cui erano appoggiati vari oggetti.
Notò un grande volume. Doveva essere, senza dubbio, di Rodrik Harlaw – solo lui poteva leggere qualcosa di così spesso.
Senza sapere bene perché lo raccolse. Era il Libro dei Libri Perduti, scritto dall’arcimaestro Marwyn. In esso l’autore sosteneva di essere entrato in possesso di tre pagine di Segni e Portenti, un libro di visioni profetiche ritenuto perduto.
Fu in quel momento che Euron si ricordò di uno strano libro che aveva letto ad Asshai. Non era riuscito a leggerlo tutto perché l’aveva preso senza il permesso di un sacerdote delle ombre. E proprio mentre lo stava guardando aveva sentito dei passi e così era stato costretto a rimetterlo al suo posto. Tuttavia era riuscito a leggere almeno un piccolo passo: "Il quinto sacerdote delle ombre suonò la tromba e vidi una stella che era caduta dal cielo sulla terra. A questa stella fu data la chiave del mondo sotterraneo. La stella aprì il pozzo che conduce al mondo sotterraneo e dall’apertura, come da una grande fornace, salì un fumo che oscurò il sole e l’aria. Dal fumo uscirono nuvole di locuste che si riversarono sulla terra. Erano dotate di un potere simile a quello degli scorpioni, ma con l’ordine di non danneggiare né l’erba né le piante né gli alberi, ma solo le persone che non hanno il segno del Grande Estraneo sulla fronte. Il Grande Estraneo non concesse alle locuste il potere di uccidere quelle persone, ma solo di farle soffrire per cinque mesi, come soffre chi è stato punto da uno scorpione".
Allora non ne aveva compreso il significato e nemmeno in quel momento riusciva a comprenderlo del tutto. Però era certo di una cosa: quel passo conteneva la chiave di tutto.



 

  
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