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Autore: Candy11    27/02/2017    0 recensioni
Febbraio 1988, nasce Martin Arnaud.
Ho deciso di inserire la storia di questa ragazza, che, in un universo diverso dal nostro, è qualcuno. Qualcuno che tutti conoscono e amano. Martin è una ragazza arrivata dal basso e diventata una persona realizzata, che è riuscita ad inseguire e raggiungere il suo sogno: diventare attrice.
Durante la narrazione presenterò Martin a 360°, una personalità amabile e in continuo mutamento. I suoi amori, le sue passioni, le sue fatiche, i suoi momenti di difficoltà.
Nella storia sono presenti vari cross-over e personaggi quali Chris Evans, James Franco, Wes Anderson, Ryan Reynolds, Blake Lively ...
E' solo la storia di una ragazza, ma forse vale la pena leggerla.
*** vorrei precisare che il contesto è quello di un "universo parallelo" in cui la nostra Martin esiste e col tempo diventerà una stella del cinema... Le situazioni che la circondando, le date etc. sono il più possibile attinenti a quelle reali 🙂 ***
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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CAPITOLO 25 – ORA BASTA!
 


 
Quella giornata fu perfetta e altrettanto magnifica fu la serata.
Mi portò in un piccolo ma romanticissimo ristorante, tipico londinese. Come sempre, non impazzivo per il cibo inglese ma quella sera persino la cena sembrò migliore, insieme a Tom .
Continuammo a parlare dell’arte, della musica, del lavoro e del nostro passato. Gli confidai le mie sole due storie e l’abissale differenza fra esse, ma non dissi nulla, come al solito, di quel pallino fisso nel mio cervello che mi faceva impazzire: Chris.
Stranamente, però, la sua presenza immaginaria fu meno prepotente e quando stavo con Tom sembrava davvero di riuscire a fare qualche passo in avanti, lontano da Chris.
“Dove alloggi?” mi chiese innocentemente, con l’intento di riportarmi all’albergo.
“Non penso di volerci tornare stasera in albergo” gli dissi, molto sfacciata. Ma, sinceramente, non volevo ornarci davvero, che fossi andata a letto con Tom o meno.
Lui alzò le sopracciglia e sorrise. “Capisco che rimarrai qui per poco, ma certo che sai come bruciare le tappe” disse.
“Hai davvero capito così male?” gli domandai enigmatica.
“Forse” rispose guardandomi ammaliante.
Io gli sorrisi, “ho litigato con le mie amiche e vorrei che questa giornata non finisse mai, quindi perché non passare la notte insieme? Si vedrà, poi, come ci andrà di trascorrerla” risposi col tono più innocente del mondo. E, nel dire quelle parole, ero sincera, non avevo nessuna fretta, anche se fremevo nel finire nel suo letto. Ero curiosa di sapere cosa, oltre al suo aspetto da damerino inglese, aveva da offrire.
“Mi sembra un’idea fantastica” rispose ridendo.
 
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Verso le 11 PM, finimmo di mangiare e andammo a pagare il conto. Tom mi offrì la cena dopo che oggi avevo insistito tanto per poter pagare almeno la mia parte.
Salimmo sulla sua splendida Porsche nera e sfrecciammo a casa sua. Abitava in un sfarzosissimo palazzo, con tanto di usciere. Il suo enorme appartamento era all’ultimo piano di cinque. Dentro era tutto sui toni del grigio, del bianco e del nero, con qualche arredo blu scuro. Le finestre, non eccessivamente grandi, del salotto, davano sulla strada e su una vista spettacolare della città. Mi affacciai e cominciai ad ammirare il panorama.
“Bello eh?” disse Tom avvicinandosi a me da dietro e cingendomi la vita con le braccia. Appoggiò il suo viso nell’incavo tra la mia spalla e il mio volto.
Londra sembrava improvvisamente ancora più bella di quando non lo fosse già.
“Hai una vista meravigliosa da quassù” dissi.
“Come al museo, la vista migliore sei tu anche qui” disse baciandomi il collo.
Io mi voltai e lo baciai.
E, sì, forse era un po’ scontato che saremmo finiti a letto insieme, ma è comunque una bella storia, no?
Mi portò in camera, sfilandomi dolcemente l’abito che mi ero messa dopo essere corsa in albergo a cambiarmi senza, fortunatamente, incontrare le ragazze. Era un semplice tubino nero, tanto bello quanto facilmente cavabile.
Lui indossava un completo blu notte, decisamente più complicato da cavare.
Si tolse la cravatta e la giacca e lasciò a me l’arduo compito di sbottonare la camicia. Aveva la pelle morbidissima e profumata. Tutto in lui gridava “perfezione”. Era curato dalla testa ai piedi, semplicemente, perfetto.
 
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Quella notte fu splendida e un perfetto continuo della giornata che avevamo trascorso insieme.
Mi svegliai avvolta tra morbide lenzuola bianche. La luce del mattino entrava dalla finestra debolmente.
Mi alzai e mi misi il vestito della sera precedente, mi legai i capelli e andai a lavarmi il viso dal trucco.
Attraversando il corridoio per arrivare al bagno sentii un buonissimo profumo provenire dalla cucina.
 

 
Tom stava preparando la colazione da perfetto gentleman. Era ben vestito, pronto a mangiare per poi correre via a chissà qualche importante meeting o set.
“Buongiorno darling” disse con il suo splendido accento.
“Oh, buongiorno” risposi ammaliata nel vederlo alla prese coi fornelli in un modo così sexy.
“Dormito bene?”
“Benissimo” dissi sorridente allungando una mano verso uno dei toast appena fatti.
In quel momento, il mio cellulare squillò. La sera prima avevo lasciato la borsa attaccata all’appendino dietro la porta. Corsi a prendere il telefono e sbiancai.
“Tutto bene?” domandò Tom notando la mia espressione.
- Chris - lampeggiava il suo nominativo sul mio schermo.
“Benissimo…” dissi a bassa voce rispondendo.
 
“Pronto”
Martin…” quella voce, rabbrividii.
“Che vuoi?” chiesi un po’ scocciata e offesa per non essersi fatto sentire, “Anzi, non dirmi nulla, ti dico io una cosa: perché non ti sei fatto vivo? Non te ne frega nulla di quello che faccio? Nemmeno un –Oh, Martin, sei atterrata? Divertiti!-, NIENTE!”
Scusami, sono successe un po’ di cose” disse a bassa voce.
Io mi pietrificai e iniziai a sperare che non fosse successo nulla di grave. Rimasi in silenzio, in attesa di un suo proseguimento.
Sono dovuto andare di corsa in aeroporto circa un paio d’ore dopo la tua partenza per andare in Massachusetts” mi disse, mantenendo quel tono di voce.
“Stai bene? Cos’è successo?” gli domandai, iniziando a capire la gravità della situazione e sentendomi in colpa per l’inutile e ingiustificata sfuriata.
Io sto bene, ma mio padre ha quasi avuto un infarto, si pensa per colpa del colesterolo” mi rispose.
“Stai scherzando? Oh mio dio, Chris sono un mostro, mi dispiace tento! Come stai? Come stai?” sparai parole a raffica, preoccupata.
Tutto ok, sono all’ospedale ora. Lui sta meglio, nulla di troppo grave ma ci siamo presi un bello spavento. Penso che resterò qui per un po’, non me la sento di lasciare mia madre da sola. Mio fratello e le mie sorelle hanno la loro famiglia e non possono chiudersi in ospedale, il mio lavoro mi permette di stare lontano qualche giorno, il loro no…”.
“Chris, hai bisogno? Dammi l’indirizzo e ti raggiungo” dissi senza pensarci due volte e dimenticandomi della presenza di Tom.
Stai tranquilla” disse.
“Chris, sono seria, mandami un messaggio con l’indirizzo, voglio poterti essere d’aiuto”, sensi di colpa? Voglia di vederlo?
Martin, non voglio rovinarti la vacanza, si sistemerà tutto, volevo solo sentirti, mi sono sentito uno stronzo a non averti scritto neanche un messaggio ma è stato tutto molto caotico
Mi si sciolse il cuore a quelle parole. Voleva solo sentirmi… e io che mi ero infuriata con lui.
“Va bene Chris… tienimi aggiornata” dissi.
Senz’altro, ti voglio bene Martin e scusa ancora, ora devo andare” mi disse per chiudere la telefonata.
“Ti voglio bene anch’io, ciao Chris”, risposi… Ti voglio bene.
 
Riattaccai e alzai lo sguardo. Tom, sereno, stava continuando a cucinare.
“È tutto apposto?” domandò tranquillo.
“Sì, diciamo di sì”, risposi sedendomi al bancone.
“Era Evans?”
“Oh, sì, era lui… giusto un piccolo problemino… nulla di che” dissi imbarazzata.
“Non vi facevo così intimi” disse ridendo.
“Siamo molto amici in effetti” gli sorrisi imbarazzata.
Tom mi mise nel piatto la colazione e mi diede un bacio.
“Io devo andare, mi dispiace lasciarti sola ma se vuoi rimanere non c’è problema”, mi disse infilandosi una giacca.
“No, vai tranquillo, me ne vado anch’io” gli risposi mangiando in fretta il toast e bevendo il succo.
Lui mi sorrise e si avvicinò a me.
“Senti, cosa pensi di fare… noi due intendo…” mi disse.
Quella chiamata mi aveva scombussolato e disorientato. Tutti i progressi fatti il giorno prima erano andati perduti nell’arco di una telefonata di 5 minuti. Era stufa. Di mentire a me e di mentire a tutti gli uomini con coi andavo a letto o pensavo anche solo lontanamente di avere una storia.
“Godiamocela finché sono a Londra” dissi apatica, facendogli capire che, una volta partita, tutto sarebbe finito.
“Mi sembra un’ottima idea” mi disse abbassando lo sguardo. “Martin, a dire il vero devo confessarti una cosa”, continuò.
Preoccupata, lo guardai, sperando non mi dicesse di voler tentare la strada della relazione a distanza.
“Io ho una relazione… da molto… e in questo periodo siamo un po’ in crisi” disse imbarazzato. “Non dovevo uscire con te e ne’ parlarti quella sera al party, ma in quel momento mi sembrava la scelta migliore”  
Stupita, mi sentii un’idiota. Avevo appena preso parte ad un tradimento e, in un certo senso, ero stata tradita anch’io. Quando, inizialmente, avevo visto in lui una possibile storia e un possibile amante “reale” e non di rimpiazzo, in quell’istante, mi stava tradendo. Mi aveva ingannato mentendomi e illudendomi.
E la sua povera ragazza, che cosa avrebbe pensato di me?  Ammesso che lo sarebbe venuta a sapere…
“Stai scherzando?” dissi.
“Mi dispiace tantissimo, spero che tu voglia…”
“No! Non voglio proprio niente”, gli dissi alzandomi arrabbiata e prendendo la giacca e la borsa, “cosa avresti fatto se avessi voluto restare con te?” chiesi.
Lui sbuffò, dispiaciuto.
“Come non detto, non solo hai preso per il culo lei, ma anche me” dissi chiudendomi la porta alle spalle, lasciandola sbattere.
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Tutti a me?! Pensai mentre una piccola lacrima mi scendeva dalla guancia. Mi sentivo usata e presa in giro. Ero davvero stanca di questa situazione. Come potevo evitare tutto questo? Era forse vero che mi andavo a cercare questi drammi, come diceva Blake? Non mi sentivo “zoccola” ma neanche chissà che santarellina. Avevo sbagliata con Ryan, ma con Tom le mie intenzioni erano le più sincere.
Ma allora perché non appena ho letto il nome di Chris in chiamata ho avuto un tale colpo al cuore…
Dovevo smettere di scappare dai miei sentimenti e, una volta per tutte, mettere l’anima in pace e non cercando di rimpiazzare Chris o di fuggire in un altro continente. Dovevo imparare a convivere con la cosa. Così come ho sempre fatto.
Ho imparato a farlo con le mie origini, con la mia famiglia, col mio aspetto fisico.
Ora dovevo riuscire a farlo con la situazione di stallo nella mia vita sentimentale.


 
   
 
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