Fanfic su attori > Chris Evans
Segui la storia  |       
Autore: Candy11    04/03/2017    0 recensioni
Febbraio 1988, nasce Martin Arnaud.
Ho deciso di inserire la storia di questa ragazza, che, in un universo diverso dal nostro, è qualcuno. Qualcuno che tutti conoscono e amano. Martin è una ragazza arrivata dal basso e diventata una persona realizzata, che è riuscita ad inseguire e raggiungere il suo sogno: diventare attrice.
Durante la narrazione presenterò Martin a 360°, una personalità amabile e in continuo mutamento. I suoi amori, le sue passioni, le sue fatiche, i suoi momenti di difficoltà.
Nella storia sono presenti vari cross-over e personaggi quali Chris Evans, James Franco, Wes Anderson, Ryan Reynolds, Blake Lively ...
E' solo la storia di una ragazza, ma forse vale la pena leggerla.
*** vorrei precisare che il contesto è quello di un "universo parallelo" in cui la nostra Martin esiste e col tempo diventerà una stella del cinema... Le situazioni che la circondando, le date etc. sono il più possibile attinenti a quelle reali 🙂 ***
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 26 – CONTA SU DI ME
 
Tornai in albergo dalle ragazze e la prima cosa che mi sentii di fare era di chiedere scusa a Blake. Erano nella camera quando arrivai, Vanessa era nella vasca e Blake si stava mettendo lo smalto.
Spalancai la porta e ci guardammo. Lei si alzò di scatto e mi venne incontro.
Mi dispiace tantissimo”, dicemmo all’unisono.
“No Martin, ti chiedo scusa io, non meritavi di essere trattata in quel modo, capisco benissimo cosa stai passando, sono stata insensibile” mi disse e prima che potessi spiegare le ragioni del mio chiedere scusa, continuò: “devo assolutamente confessarti una cosa che non posso più nascondere”.
Io, preoccupata, pensai alle parole di Tom poco prima “Martin, a dire il vero devo confessarti una cosa”
“Dimmi Blake” le dissi avvicinandomi a lei e sedendoci sul sofà.
“Mi sto vedendo con qualcuno”
Io sorrisi “ma dai? È bellissimo! Perché me lo nascondevi?” chiesi.
“Perché quel qualcuno è Ryan…”
Rimasi un po’ sorpresa, ma non infastidita. Inarcai le sopracciglia e aprii le braccia “congratulazioni!” esclamai.
Blake era stupita “c….come? non sei arrabbiata?” chiese.
“Perché mai?! Sono felicissima per voi… può sembrare strano, ma da quando mi sono messa con lui ho sempre pensato che sarebbe stato perfetto per te uno così… e, ora che ci penso… quando ci siamo lasciati gli ho detto qualcosa come Blake si è appena mollata… Che sia merito mio?” dissi ridendo.
Blake scoppiò a ridere con gli occhi un po’ lucidi, “Blake? Che ti prende?”, dissi.
“Sono felice di averti come amica… anche se non lo dimostro” mi rispose abbracciandomi.
“Lo stesso vale per me, Blake” ricambiai l’abbraccio ma poi l’allontanai per guardarla in faccia.
“Ora devi aiutarmi…” dissi, “voglio dirti cosa mi passa per la testa e ti chiedo, però, di non giudicarmi”, Blake annuì.
“Sono totalmente, completamente, follemente innamorata di Chris” dissi tutto d’un fiato. Sapevo che già qualcosa la sospettava ma non l’avevo detto mai troppo espressamente.
“E fin qui…” disse sorridendo.
“Come e fin qui?! Mi spieghi cosa c’è di normale? Cosa devo fare?!” esclamai buttando la faccia sulle sue gambe e raggomitolandomi sul sofà.
“Diglielo”
“No”
“Devi”
“No Blake, rovinerebbe tutto…” risposi piangendo, “stanotte l’ho passata con Tom, ma lui è solo voluto andare a letto con me… ma mi sta bene… quello che mi scombina è che quando credevo che la giornata con Tom avrebbe potuto aiutarmi a dimenticare Chris, mi è bastata una sua telefonata per capire che non era affatto vero e che stavo mentendo a me stessa”
“Ti ha chiamata? Per cosa?”
“Suo padre è stato male e voleva scusarsi per non essersi fatto sentire…” risposi.
“Suo padre?!”
“Già… volevo andare da lui ma non mi ha voluto dare l’indirizzo… ha detto che va tutto bene e che starà per qualche giorno in Massachusetts” le lacrime stavano rallentando.
“Martin, corri da lui e sostienilo! Avrà bisogno di qualcuno su cui fare affidamento ora!” esclamò Blake.
“Ha la ragazza” dissi abbattuta.
“Ti ha detto che è lì con lui?” chiese.
“No… anzi… ha detto di essere solo con la madre” mi alzai e guardai il viso convincente di Blake.
“Martin… vai!”
Io lo volevo con tutta me stessa. Volevo correre da lui, abbracciarlo e stargli vicino, qualsiasi cosa potesse accadere.
”Hai ragione… hai assolutamente ragione Blake… io lo amo e devo andare!” esclamai mentre prendevo tutte le mie cose e le buttavo in valigia. “Se lascio qualcosa, potete usarla, anzi, vi lascio quello che volete, io corro in aeroporto! CIAO VANESSA” esclamai per farmi sentire dal bagno. Mi misi il cappotto e presi quel che potevo alla meno peggio. Avevo tutti i documenti in borsa, che presi al volo e corsi fuori dall’albergo ringraziando Blake e gridando “Ti voglio bene!”.
Vidi di sfuggita Vanessa che usciva dal bagno con l’accappatoio, confusa che chiedeva spiegazioni a Blake.
 
 

 
Arrivai in aeroporto e prenotai un biglietto per il Massachusetts. Sapevo che la piccola città in cui abitava Chris non aveva un aeroporto e che mi sarei dovuta arrangiare in qualche modo.
Saltai sul primo aereo e trascorsi l’intero viaggio a morire d’ansia e a infliggermi del male psicologico pensando a quello che avrebbe pensato Chris una volta arrivata.
 
Arrivai in Massachusetts nel cuore della notte, in un piccolo aeroporto stranamente accogliente.
“Scusi, saprebbe dirmi come posso arrivare a Sudbury?” chiesi ad una donna presso l’ufficio informazioni.
“Ci sono degli autobus che partono ogni ora, ne è passato uno poco fa, dovrebbe andare a controllare nella tabella degli orari”, disse indicando un enorme tabellone.
Sospirai e, rassegnata ma decisa, mi diressi in quella direzione. Il tabellone aveva un’infinità di date, luoghi, orari… dopo venti minuti trovai la linea della tabella che m’interessava. L’autobus sarebbe passato fra quindici minuti così corsi a fare un biglietto e mi sedetti in una panchina fuori dall’aeroporto, vicina alla fermata.
Mi guardavo attorno, un po’ spaventata dall’essere sola, nel cuore della notte, ad una fermata scura di un autobus. Fortunatamente non girava molta strana gente e la cosa mi tranquillizzava.
Il bus arrivò e io ci saltai dentro, tirandomi dietro la valigia e timbrai il biglietto.
 

 
Ci mise quasi un paio d’ore ad arrivare e nel frattempo si erano fatte le sei del mattino. Quando arrivammo, domandai all’autista come potevo arrivare all’ospedale e mi disse che da lì ci volevano 20 minuti a piedi e mi diede le indicazioni.
Sperando di riuscire a seguirle, lo ringraziai e mi avviai verso la mia destinazione con la mia valigia che mi trascinavo da un continente all’altro.
 
Il piccolo ospedale era bianco panna e giallo, circondato da un bel giardino. Tutta la città, d’altronde, era verdeggiante e piena di alberi. Molto montanara e accogliente.
Entrai nella hall e chiesi di Bob Evans ma mi risposero che fuori dall’orario di visita solo i famigliari potevano accedere ai pazienti e che l’orario di visita sarebbe iniziato tra 2 ore.
Tentai di convincere l’infermiera ma inutilmente. Mi trascinai la valigia fino a un piccolo bar che dava sull’entrata, così avrei potuto vedere se arrivava Chris, sempre che non fosse già là. Ordinai un caffè, cercando di rimanere sveglia ma nel giro di pochi minuti mi addormentai profondamente sul bancone.
 

-----------------------------
 
“Martin?!” qualcuno mi svegliò appoggiando la mano sulla mia spalla.
Aprii gli occhi e mi ritrovai il viso di Chris a pochi centimetri dal mio. Io sollevai la testa dal tavolo e mi massaggiai le tempie, la testa mi stava scoppiando.
“Ma che ci fai tu qui?” chiese.
 

 
“Chris… volevo vedere come stavi, non ce la facevo a lasciarti da solo…” dissi.
Lui aggrottò la fronte e si grattò la testa. Prese la sedia vicino alla mia e si sedette, appoggiando i gomiti al tavolo e nascondendosi la testa fra le mani.
Allungai un braccio e appoggiai la mano sulla sua spalla.
“Chris…” mormorai.
“Non dovevi, davvero…” a sua voce era strozzata, debole.
“Volevo…”
“Grazie Martin” si voltò verso di me, aveva gli occhi lucidi.
Io sorrisi. Lui si avvicinò a me e mi abbracciò. Appoggiò la testa fra il mio collo e la spalla e mi strinse fra le sue braccia. Era un abbraccio non sensuale, non d’amore… era un abbraccio che chiedeva conforto, ed era quello che volevo fare: confortarlo.
“Mi sono spaventato molto…” disse dopo qualche minuto.
“Immagino” risposi mentre prendevo la mia roba e ci alzavamo dalla sedia, “soprattutto qui da solo ad essere quello che conforta sempre gli altri”.
Lui rise.
“Perché è questo che fai… tu aiuti e sostieni gli altri, ma nessuno è mai al tuo fianco” dissi.
Lui, come sempre di poche parole, mi prese una mano e, senza guardarmi, ci muovemmo verso l’uscita. Emozionata e confusa chiesi “dove andiamo?”
“ti porto a casa, io torno qui da mio padre e…”
“No!” dissi, “ho prenotato un Bed and Breakfast non c’è bisogno”
“Non prendermi per il culo…”
“io preferirei stare qui con te” dissi.
“Lascia la valigia in macchina e andiamo allora… ma stanotte sei nostra ospite, non si discute” mi rispose guardandomi negli occhi, premuroso.
Io sorrisi e annuii.
Andammo nella zona dei ricoveri, dove il padre di Chris stava dormendo. Ci sedemmo su una poltroncina di pelle sintetica nera, più plastica che altro, che si trovava nella stanza.
“Sarai stanca, puoi continuare a dormire… non c’è molto da fare qui” disse sedendosi e indicando le sue gambe.
Io mi stesi sulla poltrona, mi rannicchiai e appoggiai la testa sulle sue gambe.
“Dov’è Minka?” chiesi dopo essermi tenuta dentro la domanda per molto tempo.
“Lavora…” disse a bassa voce, un po’ contrariato, “non la sento da un po’… questa storia non finirà bene… come al solito d’altronde”
“mi dispiace”, gli accarezzai il ginocchio e lui mi spostò i capelli dal collo, accarezzandoli. In poco mi addormentai, un po’ per le carezze e un po’ per la stanchezza.
Dopo qualche ora mi svegliai e sentii Chris parlare al telefono. Continuai a fingere di dormire per sentire con chi stesse parlando.
“Ma stai scherzando?!” sussurrava, ma voleva decisamente gridare.
“Sei una stronza… non ho molto altro da dirti, sono contento che tu abbia deciso di finirla qui perché la cosa non la sopportavo più, ma in questo modo è squallido”
Che stesse parlando con … Minka?
“D’accordo, puoi cancellare il mio numero” chiuse il cellulare e lo lanciò sul divano, ai miei piedi.
Sbuffò e si portò le mani alla testa. Poi silenzio.
Mi stava guardando?
Sentii la sua mano appoggiarsi sul mio fianco e l’altra mi toccava piano i capelli.
Sbuffò di nuovo.
Poco dopo si riaddormentò e io decisi di svegliarmi. Mi sedetti e lasciai scivolare la sua testa sulle mie gambe per dare modo anche a lui di riposare un po’ comodo.
Gli sfiorai il collo con le dita, un po’ fredde. Poi passai la mano fra i suoi capelli corti e infine la poggiai sulla sua spalla.
Nella scomodità, comicità dolce-amara della scena, mi sentii appagata. Era questo ciò che volevo e dovevo ottenerlo, a tutti i costi.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Chris Evans / Vai alla pagina dell'autore: Candy11