Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Madama_Butterfly    27/02/2017    0 recensioni
La drammatica storia di una perdita, legata alle crisi di un adolescente egocentrico.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quella notte non sono riuscito a chiudere occhio, pensavo e ripensavo a quell'ospedale, a quelle macchine, avevo in mente quel bip continuo e mi immaginavo legato ad una barella con la vita nelle mani di una macchina rumorosa e fredda. Questo mi portava a contorcermi nel letto, come in preda ad un incubo, effettivamente quella situazione era esattamente un terribile sogno, dove però la mattina tardava ad arrivare. 
Anche quella notte non la passai nella mia stanza, non potevo sopportare il silenzio assordante di quella gabbia di cemento. Grazie a dio da che Egon era all'ospedale i professori deliberatamente evitavano di fare ispezioni notturne nella mia stanza o in quella del mio amato compositore. Wolfy  mi strinse a se, cercando di confortarmi, e ci riuscì piuttosto bene perché il suo abbraccio in qualche modo riuscì a calmarmi facendomi prendere finalmente sonno. 
 
 
-Egon... no... Non bere tutto il mio vino... almeno...mh!- 
Stavo sognando, parlando e ricordando, tutto contemporaneamente. Odiavo terribilmente la mattina, perché i miei sogni si rivelavano un riflesso di una realtà ormai sbiadita e passata, troppo lontana e troppo sofferta. Quella mattina mi svegliai con le mani del tedesco che mi passavano lungo i fianchi, e le sue lebbra che si impossesavano delle mie in gesti delicati che si ripetevano quasi ritmicamente. sfarfallai le ciglia per qualche secondo, cercando di abituarmi alla luce del mattino che filtrava dagli scuretti delle finestre. 
-B-buon giorno... questo sarà un buon giorno vero?- 
Domandai incerto e spaesato, confuso da mille pensieri che bombardavano la mia mente instabile. Lui appoggiò la fronte sulla mia e mi sorrise semplicemente, un sorriso così caldo da far sciogliere anche il più duro dei ghiacciai. 
-sarà il gran giorno, oggi il 30 ottobre 2016 noi faremo la migliore delle azioni.- 
Le sue parole mi fecero ridere come un bambino, e subito corsi a baciargli quelle labbra, frutto delle mie più dolci fantasie. Lo tirai a me guardandolo negli occhi. 
-bene allora andiamo- 
Probabilmente Wolfy si aspettava un ringraziamento differente perché rimase letteralmente sbigottito e la sua espressione mi fece ridacchiare nuovamente. Gli scompigliai i lunghi capelli di fata e arricciando il naso lo guardai negli occhi. 
-su, alzati pigrone, oggi il tuo amato pianoforte non riceverà le tue attenzioni... abbiamo una missione- 
Lui si è limitato ad alzare gli occhi al cielo e ad alzarsi dal letto. Una cosa interruppe però quella calma e quel raro momento in cui mi si poteva veder ridere, la suoneria del mio telefono. Corsi immediatamente a vedere chi fosse, nessun numero in sovrimpressione vi era scritto "numero sconosciuto" risposi immediatamente, era l'ospedale di Santa Maria Nuova di Firenze, io sbiancai, Egon era sempre più debole e chiedeva ripetutamente di me. Quando riagganciai la chiamata, delle lacrime avevano già rigato il mio volto, e in giro di pochi secondi mi ritrovai, immortale, tra le forti braccia di Wolfy.
-dobbiamo sbrigarci, o morirà in quella gabbia orrida e fredda-
La mia vice era rotta dal dolore, se non fosse stato per abbraccio di Wolfgang mi sarei accasciato al pavimento, privo di ogni energia. Lui mi diede un bacio delicato sulla fronte, stringendo il mio copo magro, che non vedeva cibo da giorni, e sbuffò sonoramente.
-Cazzo Charles, capisco che tu non riesca a sopportare questa situazione, ma vuoi davvero morire anche tu? Giuro che se non mangi qualcosa non solo ti scordi che io ti aiuti a far evadere Egon dall'ospedale, ma puoi considerare la nostra relazione terminata qui. Perché io ti amo, ma non sopporto l'idea di stare con qualcuno che maltratti l'uomo che amo-
Era la prima volta dopo anni che lo vedevo sbottate in quel modo, Wolfgang è sempre stato un ragazzo serio e quasi taciturno, e quella reazione mi ha fatto esplodere il cuore in gola, chissà da quanto si teneva quella preoccupazione per se. Iniziai a singhiozzare come una bambina, e mi aggrappai alle sue spalle forti e ben definite. L'idea di perdere anche lui mi faceva girare vorticosamente la testa. 
-mangio, mangio. Non voglio perderti ti prego- 
La mia voce rotta dal pianto era la più flebile delle implorazioni. In quelle settimane tra ospedale e colpi di testa, mi ero imbottito solo di vino e di vodka, abbandonando qualsiasi altro bisogno fisico, mi stavo lasciando morire. Wolfgang decise così di mettermi davanti a questa realtà, con le parole più crude e chiare che il mio cervello, in quel momento tanto delicato, potesse recepire. 
-ora vestiti- 
Era freddo, e io solo in questo modo mi resi conto di tutto ciò che gli avevo fatto passare in quelle settimane. Tremavo ma non per il freddo, ma per il rimorso che avido mi stringeva lo stomaco. Cercai di stringermi a lui, da prima mi rifiutò, ma in seguito mi strinse a se e io mi abbandonai nel pianto più puro che i miei occhi abbiano mai conosciuto. 
Il bar dell'istituto d'arte era chiuso, così andammo a quello dell'ospedale. Wolfgang mi riempì di cibarie obbligandomi a mangiare tutto, io con riluttanza e con un leggero senso di nausea mangiai ogni cosa. 
Dopo la colazione ci devidemmo, io andai verso la stanza dov'era ricoverato Egon e lui a parlare con i dottori per richiederne il rilascio. 
Passai dal bagno prima di arrivare dal giovane pittore, la troppa agitazione mi fece vomitare ogni cosa che avevo mangiato. Mi lavai la faccia scoppiando in un nuovo pianto isterico, mi guardai allo specchio, il mio viso butterato dall'acne era scarno e pallido, e le occhiaie estremamente più evidenti del solito. Un rigolo di sangue mi colava dal naso, classica reazione dovuta a quella folle agitazione. Mi svitai il septum dal naso e mi lavai con attenzione dopo di che lo rimisi correttamente. Presi un grande respiro e mi allenai, sempre davanti allo specchio ad assumere un'espressione meno cupa e a dominare le lacrime.
La stanza di Egon era coperta da tendine bianche che impedivano a chiunque di vedere l'interno o al ragazzo di vedere all'esterno, presi un grande respiro ed entrai. Il cuore mi esplose quando vidi il lettino vuoto e molte delle macchine sparite. No, non poteva essere già morto, non poteva essere morto li in quel posto lugubre. Passarono minuti che a me sembravano eterni. Ero seduto accanto al lettino, con lo sguardo fisso sulla macchina cardiaca che di tanto in tanto lampeggiava ma senza più emettere suoni. Improvvisamente due infermiere irrupero nella stanza, con un barella dove giaceva il corpo dormiente del ragazzo. Mi asciugai due lacrime che ribelli si erano staccate dai miei occhi e un sorriso flebile illuminò il mio viso. 
Le infermiere mi fecero uscire qualche minuto, mentre riattaccavano il ragazzo alle macchine. Un'infermiera mi raggiunse, mi strinse le mani, il suo viso disse molto più delle sue parole, era sagnato da flebili ruge che aplificavano la sua espressione affranta.
-non gli rimane molto, 48 ore massimo, so che tu sei l'unica famiglia che ha, per questo ti abbiamo chiamato- 
Io non risposi, mi limitai a stringerle le mani a mia volta, non volevo piangere, altrimenti non avrei davvero più smesso. Entrai nella stanza e guardai le infermiere con un sorriso che sembrava più ad ghigno tirato.
-se staccate tutte le macchine quanto può resistere?-
Donandai incurante del fatto che Egon si fosse svegliato, ero stufo di vederlo in quella situazione tanto umiliante. Tirai fuori dalla borsa dei vestiti sgargianti e fuori dell'immaginario comune che avevo comprato, con l'aiuto di Wolfgang, proprio per il ragazzo. 
-sono della tua taglia, oggi si esce da qui- 
Mi voltai verso il pittore che acquistò un'enorme sorriso, carico di riconoscenza. Le infermiere cercarono di convincermi in ogni modo che quello che volevamo fare era sbagliato, ma non servì a nulla, d'altronde eravamo due geni del male io e lui.
-ma così... morirà prima-
Sibilò un'infermiera contrariata. Egon alzò a fatica una mano magra, troppo magra per reggere a lungo quello sforzo.
-ma ciò non toglie che io morirò lo stesso, ospedale o non ospedale-
La voce roca del ragazzo rieccheggiò nella stanza come il colpo di una pistola, a quel punto una delle infermiere iniziò a spegnere le macchine e mi aiutò a vestire il giovane. Proprio in quel momento entrò Wolfgang con un documento in mano, e con un sorrisetto soddisfatto dipinto sulle labbra.
-Egon caro mio, se firmi questo non faranno storie per il tuo rilascio- 
L'entusiasmo del compositore mi travolse in pieno, facendomi sorridere come un bambino. Però Egon storse appena il naso, crucciando le sopracciglia. 
-non so se sono ancora in grado di firmare-
Io non gli permisi di lamentarsi oltre, presi una penna dalla mia borsa e gliela misi in mano. Lui con un fatica immane riuscì a mettere una sigla abbastanza leggibile. Consegnammo il documento alle infermiere, adagiandolo sulla sua "carrozza" avevamo deciso di trasformarlo in una sorta di Cinderella, al maschile e decisamente omosessuale. Usciti dall'ospedale con mio immenso stupore, trovammo un'auto, si il mio compagno aveva noleggiato un'auto per portarci all'ultimo ballo di del mio caro pittore. Per tutto il viaggio Egon dirmì tenendo la testa sulla mia spalla, stringendomi la mano con la poca forza che aveva. In giro di poco ci trovammo nella campagna fiorentina, anche da li si poteva vedere imponenza di Santa Maria del Fiore il bellissimo Duomo di Firenze. 
Sistemammo alcune coperte sul manto erboso, e con delicatezza adagiammo il ragazzo su una di esse, lui si svegliò sorridendo appena. Il suo viso provato mi faceva male, ma cercai di vederlo come il solito e stravagante Egon. Wolfy, nel mentre io tenevo il corpicino scarno del ragazzo, preparava l'ultima cena. Io forse ancora speravo in un miracolo, che Dio mi regalasse altro tempo da passare con lui. 
Egon quasi non toccò nè cibo nè vino, ci provò seriamente ma il suo stomaco non reggeva più nulla. Quella che seguì fu una scena molto Disney, molto da Re Leone, in quanto eravamo tutti e tre coricati sull'erba a trovare costellazioni assurde, il bello era proprio inventarsi immagini nuove. 
Passai tutta la notte ad osservarlo dormire e a coccolarmelo, mi sembrava un bambino indifeso. Era così freddo e magro che avevo il terrore di romperlo ad ogni mio movimento, l'avevo coperto con molte coperte, Wolfy aveva davvero pensato a tutto. Mi addormentai qualche ora, appoggiando la testa a quella di Egon.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Madama_Butterfly