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Autore: StormyPhoenix    27/02/2017    3 recensioni
Los Angeles, primi anni del nuovo secolo. Quasi per caso si incrociano le strade di una ragazza sola e in fuga dal suo passato spiacevole e di una delle band più famose del posto; un sentimento combattuto che diventa prepotente salderà il legame.
(Prima storia sui SOAD, so che è un po' cliché ma vabbè.)
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daron Malakian, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Hello people! *3*
Eccomi ad aggiornare agli sgoccioli di un brevissimo tempo trascorso a casa mia, non sapendo precisamente quand'è che potrò aggiornare di nuovo... come sempre ringrazio lettori e recensori per tutto <3
Buona lettura!




 

-Nikki-
Arrivate lì troviamo lì ad aspettarci Hilary e Dan che continuano a chiacchierare fitto fitto e sorridere.
«Già qui?» chiedo, con un sorriso.
«Siamo arrivati tipo due secondi fa!» risponde Dan. «Allora, avete fatto questa chiacchierata immensa e segreta?»
«Certamente! L'interrogatorio di Georgia è stato duro ma sono sopravvissuta» scherzo, dando giocosamente una spallata alla mia amica.
Improvvisamente sento il mio cellulare squillare e mi affretto a prenderlo; sullo schermo ci sono nome e numero di Shavo.
«Pronto?»
«Hey Nikki!»
«Ciao! Come mai mi cercavi?»
«Volevo sia sapere se era tutto okay sia dirti che io e i ragazzi stiamo per uscire a fare un giro.»
«Ah! Tutto okay, tutto nella norma. Vogliamo incontrarci così poi torniamo a casa insieme? Beh, in realtà la mia amica vorrebbe anche conoscervi, essendo vostra fan...»
«Ahahah ma sì, dai, perché no? Dimmi dove sei
«Sono da Starbucks a Sunset Boulevard.»
«Perfetto, ti raggiungiamo fra poco, aspettaci lì.»
«A fra poco!» chiudo la telefonata, riponendo il cellulare in tasca; mi accorgo poi degli occhi sgranati di Georgia.
«Era uno di loro?» domanda, con un filo di voce.
«Sì, era Shavo» replico, sorridendo. «Stanno per venire qui, così prendiamo due piccioni con una fava, te li presento e poi vado via con loro.»
«Oddio! Non ci credo!» la ragazza inizia a saltellare e sclerare, abbracciando un po' me un po' Dan, simile ad una trottola impazzita.
«Aspetta e vedrai» le dico, sorniona; nel frattempo ci sediamo ad uno dei tavolini esterni del bar.
Dopo cinque minuti di attesa scorgo in lontananza la testa pelata e scintillante di Shavo, seguito dagli altri, e mi alzo per andare loro incontro; prendo letteralmente la rincorsa e quasi mi schianto addosso al bassista per poi abbracciare lui e gli altri a turno.
«Hai fatto la brava bambina?» mi fa Serj, picchiettandomi una mano sulla testa.
«Certo papino!» rispondo, con una linguaccia. «Venite» riprendo, con voce più normale «devo presentarvi una persona.»
Affretto il passo per tornare da Georgia, Dan e Hilary e vedo la mia amica sbiancare mentre le iniziano a tremare le mani. Sì, è decisamente emozionata.
«Ebbene, vi presento Georgia, mia amica e vostra fan» faccio le presentazioni, con un sorriso a trentadue denti. Lei rimane come di pietra, quindi con uno sguardo invito i ragazzi a facilitarle le cose e farsi avanti.
«È un piacere conoscerti» dice Shavo, ponendosi di fronte a lei e tendendole una mano che lei stringe mentre ancora trema visibilmente; gli altri seguono il suo esempio e addirittura Serj la degna di un baciamano che la fa diventare color peperone, forse Serj è il suo preferito della band.
«Poi ci sono Dan, amico di Georgia, e Hilary, ormai ex collega di lavoro» continuo «e due di voi, ovvero Serj e Shavo, la conoscono già, avendola incontrata con me quando mi hanno fatto la famosa proposta di lavoro.»
Una volta fatte le presentazioni ci incamminiamo insieme e, per esigenze di spazio, non possiamo camminare uno di fianco all'altro e ci dividiamo: Serj si avvicina a Georgia e inizia a chiacchierare con lei, Shavo e John fanno gli spiritosi tenendosi a braccetto, Dan e Hilary continuano come prima e io mi ritrovo a camminare al fianco di Daron. Devo ammettere che mi dispiace di avergli risposto sarcasticamente prima di uscire, potevo anche ignorare o stare allo scherzo ma le parole mi sono uscite di bocca prima di poterle fermare, come al solito... forse è meglio scusarmi. Per un po' camminiamo in silenzio e lo guardo di tanto in tanto con la coda dell'occhio, osservando la sua felpa da hockey dei Los Angeles Kings.
«Daron?» lo chiamo, incerta, sperando che non abbia deciso di ignorarmi.
Lui si volta e mi guarda, inespressivo. «Sì?»
«Scusa.»
«Per cosa?»
«Non intendevo essere sarcastica, prima.»
«Ah, per quello? Oh, tranquilla, è tutto okay. Piuttosto forse sono io a dovermi scusare, ti prendo in giro e ti rompo le scatole spesso ed è normale che poi ogni tanto sbotti.»
«Sicuro?»
«Oh sì.»
Gli sorrido e lui mi sorride di rimando, poi mi pizzica una guancia. «Sono un rompipalle seriale, sono abituato alla gente che sbrocca per questo.»
«Fai così con tutti i tuoi amici?»
«Certo.»
«E io non sono esente?»
«Da amica e ora anche parte del team tecnico di tour direi proprio di no, assolutamente no.»
«Che peccato» rispondo, prendendolo in giro; lui di rimando mi fa una linguaccia e poi poggia un braccio sulle mie spalle e mi avvicina a sé in una specie di abbraccio a metà. «Dopo tutto ti voglio bene, cosina.»
«Cosa?!» scherzo di rimando e fingo di divincolarmi dalla sua presa. «Aiuto, una piovra gigante mi assale!»
«Hey, la piovra gigante ti sta dimostrando il suo affetto!» il chitarrista non molla la presa, anzi, approfittando del fatto che i ragazzi si sono fermati per via di Shavo che è andato a rifornirsi di sigarette mi abbraccia davvero, stringendomi a sé con una certa energia; avvampo e, rassegnata, abbandono per qualche secondo la testa quasi nell'incavo del suo collo, fra la clavicola e la mascella, sperando che non percepisca il mio battito cardiaco che ha sensibilmente accelerato. Ha un profumo intenso e a tratti inebriante che mi piace troppo, sto così bene fra le sue braccia... no, Nikki, basta, riprenditi e ricomponiti, da brava.
«Posso azzardarmi a chiederti che profumo usi?» gli domando, una volta sciolto l'abbraccio.
«Profumo?» Serj si intromette nel discorso, con faccia sorpresa. «Perché, Daron profuma? Di solito puzza.»
«Pensa alla tua puzza, Tankian» lo rimbecca Daron, tappandosi il naso come se ci fosse seriamente un cattivo odore nei dintorni.
«Puzzo perché sto vicino a te, Malakian.»
Io e Georgia ci guardiamo e scoppiamo a ridere mentre i due continuano a punzecchiarsi com'è loro solito, poi le dico in labiale «Ordinaria amministrazione, è sempre così», con una mano davanti alla bocca.
Circa un'ora è passata quando qualcuno dei ragazzi chiede di tornare a casa perché stanco e la mia amica e Dan si rendono conto di dover rientrare, per cui ci salutiamo; stringo forte la mia amica in un abbraccio, non sentendomi molto pronta a lasciarla andare di già.
«Ci teniamo in contatto, okay?» mi dice, sorridendo.
«Contaci.»
Una volta che i due hanno beccato un taxi al volo per rientrare torno a camminare di fianco al chitarrista, silenziosa.
«Tutto okay, cosina?» mi domanda, osservandomi di sottecchi.
«Sì, tutto okay, è solo che mi manca già la mia amica.»
«Davvero?»
«Beh, l'ho rivista oggi dopo due lunghi anni... considerato che siamo amiche da molto tempo e siamo state sempre inseparabili fino a quando non si è dovuta trasferire altrove...»
«Oh... beh, mi spiace, posso solo immaginare come ti senti.»
Tacciamo entrambi per ancora qualche minuto e nel frattempo divago con la mente, tornando all'improvviso con la mente al dubbio del giorno prima, quello sull'origine dei due CD avuti in regalo: la calligrafia in cui era scritto il mio nome sul sacchetto mi ha dato una strana sensazione a proposito di chi potrebbe avere quella grafia e poi solo ora rivedo i ricordi di quella mattina nella mente e li ripercorro, accorgendomi dunque di come solo Daron abbia risposto allo scherzo del "pacco bomba" e di come fosse molto concentrato mentre ascoltavo per la prima volta il loro primo album... la mia mente giunge ad una conclusione. Che sia Daron il mittente di quel regalo? Lo scoprirò subito.
«Posso chiederti una cosa?»
«Mh? Certo.»
«Sei stato tu a regalarmi quei CD, vero?»
Il ragazzo sgrana gli occhi per un attimo, poi annuisce. «Come ci sei arrivata?»
«Mi è parso strano che tu sia stato l'unico a parlare quando si è scherzato a proposito di quel pacchetto e ti ho visto particolarmente concentrato, se non proprio teso, mentre Shavo metteva il disco nello stereo e poi mentre ascoltavo. Inoltre, non so perché, ma avevo come la percezione che la scrittura sul sacchetto non fosse né di Serj, né degli altri.»
Daron mantiene ancora l'espressione sorpresa, poi si gratta il mento e si risistema distrattamente la barbetta. «Sei perspicace, cosina.»
«Modestamente, ogni tanto questa testolina funziona decentemente» replico, con un sorrisino, prima di abbassare di nuovo la testa.
"Sì, funziona per bene finché non c'è lui di mezzo o finché non è a dieci centimetri da te" la solita vocina nella mia mente mi corregge, impietosa.
"Taci" la zittisco, scuotendo leggermente la testa.
Per il resto del percorso né io né lui proferiamo parola, ma mi accorgo che ogni tanto mi guarda di sottecchi sorridendo appena e io faccio lo stesso... dopo tutto è alquanto divertente.

  
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