Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    28/02/2017    1 recensioni
Ancora poco, solo qualche metro, e infine sarà libero.
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«Tu chi sei?»
«Boogeyman, e tu?»
«Katherine»
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emily Jane Pitchiner, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Strada Verso Casa'
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capitolo 46 – Divergenze




Sempre avvolti nella luce, Akh e Katherine ricompaiono all’interno del parco, per fortuna della bambina in una zona sgombra di gente e nelle dirette vicinanze dell’abetaia.


«Wow» mormora Katherine, impressionata. «Che forza».


Akh, per tutta risposta, ridacchia divertito.


«Felice che ti abbia soddisfatta» gongola. «Ora, da che parte andiamo, mia piccola amica?» si informa gentilmente.


Katherine solleva lo sguardo e punta il dito fra gli alberi lì a fianco.


«Lì dentro. Seguimi» esclama risoluta, incamminandosi spedita.


Akh avrebbe di gran lunga preferito volare ma, per come stanno le cose, dubita sia una soluzione praticabile, così si rassegna a camminare al fianco della piccola umana che, al momento, sbandiera il cipiglio poco rassicurante di un generale di armata; e lui, di armate e generali, ne sa qualcosa.


Vorrebbe imbastire un qualche genere di conversazione ma, suo malgrado, si sente un po’ intimidito dall’attuale atteggiamento della bambina. Decide quindi sia più saggio rimandare i convenevoli e le amenità a un momento in cui la tensione sia minore e si limita a seguirla in rispettoso silenzio.


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«Sei certa si trovi da questa parte?» si arrischia a domandare, dopo interi minuti di silenziosa camminata.


«Certo» ribatte asciutta, ritornando in un silenzio teso.


«D’accordo, però…» tenta Akh, prudente.


Katherine, senza fermarsi né rallentare, volta un poco la testa nella direzione dello spirito e lo squadra con sospetto.


«Hai detto che mi aiutavi» fa presente.


«Sì, l’ho detto» conferma, deglutendo nervosamente.


«Allora qual è il problema?» sibila Katherine. «Hai cambiato idea?».


«Cosa?» sussulta. «Ma… No, non ho cambiato idea. È solo che… è strano».


Gli occhi di Katherine si assottigliano in due fessure.


«Cos’è che è strano?».


«Beh, tutta questa situazione lo è» prova, gesticolando con le mani e scuotendo un po’ le ali.


«Non lo è affatto» sbuffa frustrata.


«No? Tutti i giorni vai a caccia di spiriti per soccorrerne altri?» ironizza Akh.


Katherine si ferma improvvisamente in mezzo agli alberi e Akh, due passi dopo, fa lo stesso, sorpreso e un po’ impensierito per l’aria poco felice che riflette il viso della bambina.


«Che cosa vuoi? Qualcosa in cambio? Vuoi un… premio?» ringhia arrabbiata.


Akh sgrana gli occhi, colto alla sprovvista, e indietreggia di un passo.


«Che… No! Hai capito male, io… Non è questo che intendevo» tenta di giustificarsi.


Katherine freme, le piccole mani serrate strettamente a pugno; poi le sue spalle si abbassano e rilascia un respiro tremolante.


«Forse… Forse ho sbagliato, forse non sei il segno che cercavo, magari tu stavi solo guardando il cielo e io…» scuote la testa.


Il pensiero di Pitch, da solo nel bosco, si fa più pesante nella sua mente. Volta le spalle allo spirito e riprende il cammino, questa volta di corsa; vuole arrivare da lui e lo vuole fare in fretta.


Akh rimane a osservarla correre via con le sopracciglia aggrottate. Quando la bambina scompare oltre gli alberi, si decide e spicca il volo, ritrovandola in pochi battiti d’ala. Quel posto non lo convince per niente, e lasciarla da sola lì dentro non la trova un’idea positiva.


I dubbi dello spirito trovano conferma nel momento in cui raggiungono una piccola radura in ombra. Akh spalanca gli occhi e, con una rapida virata, atterra bruscamente di fronte alla bambina prima che quest’ultima possa procedere oltre e avvicinarsi troppo a ciò che lo spirito ha individuato.


«Ehi!» protesta vivacemente Katherine. «Che ti prende?».


Cerca di aggirare l’ostacolo ma quello spalanca le grosse ali blu e le impedisce il passaggio.


«Spostati!» esplode infuriata.


«No, è pericoloso» ribatte graniticamente lo spirito.


Katherine sbuffa. Tra una piuma e l’altra riesce a intravvedere Pitch: è ancora disteso a terra, immobile. Spera con tutto il cuore che stia bene, ma con quel bellimbusto piantato in mezzo ai piedi non può esserne sicura. Ah, che pessima idea cercare aiuto in un tipo simile! Probabilmente avrebbe fatto meglio a trascinare Pitch a casa un centimetro alla volta; ci avrebbe messo un’eternità, ma sempre meglio che stare con le mani in mano a fissare torvamente quell’uccellaccio blu.


«No che non è pericoloso!» si impunta Katherine, pestando un piede a terra, decisa più che mai a far valere le sue ragioni. «Prima, quando c’erano in giro quelle Ombre orribili, sì che era pericoloso. Ma adesso non ci sono più, e io devo aiutare Pitch!».


Akh la fissa con un’espressione sconvolta e scuote la testa.


«Non posso permettertelo. Sarebbe rischioso, tu non hai idea di chi sia…».


«No. Tu non ne hai idea!» strilla, perdendo definitivamente la pazienza. «Adesso ti sposti, o ti prendo a calci».


Akh, confuso e costernato, rimane immobile senza sapere come reagire.


Katherine invece, notando la sua indecisione, coglie l’occasione per girargli attorno e raggiungere finalmente il suo Pitch. Si inginocchia al suo fianco e, piano, sfiora il suo petto, sospirando: il suo cuore batte ancora e la sua pelle è ancora calda; è un buon segno dopo tutto.


Sta per chinarsi su di lui e fargli sapere che è tornata, quando quel cavolo di uccellaccio guastafeste si risveglia dal suo sonno catatonico.


«Allontanati» lo sente ringhiare.


Quando si volta, decisa a dirgliene quattro per essere tanto fastidioso, sbianca vedendolo puntar loro addosso una freccia fissata a un arco teso (blu, per non smentirsi mai).


«Che cosa fai?» chiede incredula.


Akh assottiglia gli occhi. «Ti ho detto di allontanarti da lui».


Katherine ne ha decisamente abbastanza di quel tipo. Lentamente si rialza, senza però lasciare il fianco di Pitch.


«Sei stupido o cosa? Io, a te, non ti conosco» tiene a precisare. Poi allunga un braccio dietro di sé e punta una mano verso Pitch. «Invece lui è mio amico, e non me ne importa un fico secco se a te non piace, capito? Già te l’ho detto: se non mi vuoi aiutare, vattene».


La presa dello spirito sull’arco si fa meno sicura. Schiude le labbra, confuso, la sua voce ha un tremito quando torna a farsi sentire.


«Ma… Non mi avevi detto che era per lui» protesta debolmente.


Katherine fa scricchiolare i denti per la frustrazione.


«Ti ho detto che il mio amico spirito sta male. È la verità. Non ti basta? Che cosa dovevo dirti ancora?» sbotta stanca.


«Quello che tu vorresti soccorrere è il Nightmare King. È una creatura pericolosa» tenta, un filo di disperazione nella propria voce.


Katherine spalanca gli occhi e, finalmente, comprende. Pitch gliene aveva parlato, ma lei non gli aveva dato particolarmente ascolto, in effetti. Eppure eccola lì, la dimostrazione: nessuno vuole avere a che fare con Pitch. “Che maledetta ingiustizia!” si ritrova a pensare.


«Lui non…». Katherine ha deciso che deve tentare di spiegare, che dopo tutto un aiuto non sarebbe male. Ma è così difficile. «Tu non capisci. Lui non è come dici tu, non è quello che credi. Lui è… è mio amico, e sta male e… Ti prego, mi serve il tuo aiuto. Per favore».


«Pitch Black?» chiede per conferma Akh.


A Katherine sfugge un singhiozzo, poi stringe i denti e annuisce.


«Sì, è Pitch… Ma niente Incubi» precisa.


Lo spirito la fissa, incredulo e scuote leggermente la testa.


«Cosa? Stai… scherzando?».


Ha così voglia di prenderlo a calci, in quel momento. Ma ha anche bisogno di lui, e non sarebbe molto diplomatico picchiarlo e poi pretendere che le offra la sua collaborazione. Quindi, per amore di Pitch e del suo benessere, si trattiene (per ora).


«No. Non sto scherzando, non sono pazza e nessuno mi obbliga» borbotta. «Allora? Per favore» ringhia, decisamente impaziente a quel punto.


Akh la fissa insistentemente negli occhi per lunghi momenti; poi, piano, abbassa l’arco e trae un profondo sospiro.


«D’accordo, hai vinto tu».



"Tieniti al lato più luminoso del dubbio." (Lord Alfred Tennyson)


* * * * * * * * * * * * * *


"Ci sono verità che fanno dubitare più di tante menzogne." (Roberto Gervaso)






  
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