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Autore: Crystal eye    01/03/2017    1 recensioni
Tre anni dopo lo scontro con Ade, i cavalieri sono richiamati a combattere da alcune vecchie conoscenze. All'inizio sembra essere una battaglia come le altre, ma quando in mezzo si mettono l'amore e delle scoperte che lasciano senza fiato, l'unica cosa che possono fare è cercare di non farsi sopraffare. Tra battaglie, amori e nuove parentele, il destino del mondo si posa, come sempre, sulle spalle di cinque ragazzi.... ma saranno davvero da soli?
Dro questa è dedicata a te che mi hai dato la giusta ispirazione per scriverla!!! ti adoro!!!!!
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Andromeda Shun, Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTE DELL’AUTRICE: Buongiorno a tutti, cari lettori!!! Voglio scusarmi con voi per la lunghissima attesa… ma purtroppo lo scorso anno ho avuto un lutto in famiglia proprio mentre scrivevo questo capitolo e scriverlo non è stato facile…
Spero comunque che vi piaccia!!!
Ringrazio già ora tutti coloro che leggeranno, recensiranno, metteranno la storia tra preferiti/seguiti/ricordati e chi l’ha già fatto!!!
Un bacione e buona lettura
Cry
 
Capitolo 15
 
Ero preoccupata per quello che poteva aver visto Phoenix, non potevo fare altro che sperare che non avesse visto proprio quella cosa... avevo i brividi al solo pensiero, ma non avevo tempo per rimuginarci su o per cercare di estorcergli una risposta più esauriente.
Era arrivato il momento di convincere Nettuno a darci una mano e diventare nostro alleato.
Presi un respiro profondo, improvvisamente estremamente nervosa.
“Non preoccuparti, sarai perfetta!” mi sussurrò all’orecchio Phoenix, passandomi delicatamente un braccio intorno alla vita e conducendomi nella grande sala preparata per l’evento.
Estremamente spaziosa, era stato lasciato libero il centro, per permettere a qualche coppia di ballare, mentre altre chiacchieravano, bevevano e mangiavano.
Notai molte delle coppie cercare di integrarsi: Aphrodite e Death Mask ballavano al centro della pista, attirando molti sguardi di ammirazione e invidia; Shaka, Saga, Mur e Aldebaran stavano intrattenendo una conversazione con altre coppie, tenendo allo stesso tempo d’occhio tutta la sala in cerca di Nettuno o una minaccia di altro tipo.
Guardandosi intorno, Shaka ci notò e sorrise nella nostra direzione, sollevando leggermente il bicchiere di champagne, facendo un brindisi verso di noi.
Gli sorridemmo di rimando e Phoenix chinò appena il capo come saluto.
“Allora, che ne dici di mischiarci a tutti questi figli di papà?” mi domandò, guardando verso di me con un sorrisetto ironico.
“Andiamo!” risposi io, appoggiandomi al braccio che aveva teso verso di me.
Poi, insieme, ci immergemmo nella folla.
Scambiammo qualche parola con diverse persone, che ci fermarono commentando il mio vestito o la mia “bellezza” o il fatto che eravamo una bella coppia. Riuscii a giostrarmi molto bene in quegli scambi, sorridendo e annuendo o rispondendo agli altri invitati; ero più brava di Phoenix ad intrattenere conversazioni, riuscivo ad essere più spigliata, più aperta e disponibile e attirai molte attenzioni da parte dei giovani di buona famiglia e complimenti da parte di molti invitati. Molti mi chiesero di ballare.
“Buonasera, splendore! Posso chiederti di concedermi l’onore di questo ballo?” domandò l’ennesimo, lanciando un’occhiata sprezzante a Phoenix, che perse la pazienza.
“La signorina è con me! Perciò sei pregato di allontanarti da lei!” disse con tono così basso da farlo sembrare un ringhio.
Era leggermente più alto del giovane damerino che mi aveva invitato a ballare e molto più muscoloso, perciò, per evitare che la situazione degenerasse troppo, mi avvicinai di più a Phoenix e gli presi il braccio.
“Tesoro, perché non mi accompagni in balcone? Ho bisogno di prendere un po’ d’aria. Ci scusi.” Dissi, salutando con un cenno del capo il damerino, che aveva in viso un’espressione oltraggiata per essere stato rifiutato.
“Cerca di mantenere la calma!” dissi al cavaliere della fenice, appena fummo certi di essere fuori portata d’orecchio. “Ricorda l’obiettivo di tutta questa messinscena!” aggiunsi, guardandolo negli occhi.
“Scusa…” rispose di malavoglia, distogliendo lo sguardo, impedendomi di incrociare i suoi occhi. Poi mi diede le spalle, così da nascondermi completamente quello che pensava o provava. “È difficile rimanere calmi quando quasi tutti i ricconi là dentro ti guardano come se volessero mangiarti!” esclamò a bassa voce.
Aveva detto quelle parole con un tono strano, che non avevo capito, dovendo basarmi solo sulla sua voce.
Scossi la testa.
Non potevo perdere tempo a pensare a questo ora, dovevo pensare a restare concentrata e pronta a parlare con Nettuno.
Tornammo dentro la sala e cercai di interagire con la folla, venendo coinvolta, ad un certo punto, in una discussione con altre giovani donne, che mi portò ad allontanarmi un po’ da Phoenix, seppur consapevole che il suo sguardo non mi lasciava mai.
Commentai insieme a quelle ragazze quale fosse il vestito più bello, quale acconciatura fosse fatta meglio, o semplicemente come stessero alle persone che li portavano. Ci furono alcuni commenti anche su qualcuno dei cavalieri e io feci un piccolo sorriso nel sentire che erano pieni d’ammirazione e d’invidia.
“Avete visto quella là? Che ballava in mezzo alla pista, neanche fosse stata la reginetta della festa! Quanto mi sta antipatica! Anche se il suo vestito era stupendo! E la cosa peggiore è che le stava anche benissimo!” disse una, sussurrando come se stesse raccontando un segreto di stato e stringendo un piccolo ventaglio tra le mani talmente forte che sembrava volesse romperlo o forse avrebbe preferito avere il collo di Aphrodite tra le mani, pensai, cercando di mascherare la mia espressione divertita.
“Hai ragione! Ma non è l’unica! Ho visto una coppietta ballare più in disparte ed erano troppo carini insieme! E lei era così adorabile, dolce e timida!” fece un’altra in risposta, in tono un po’ meno maligno, anche se leggermente inasprito dall’invidia.
“Si, certo. Dolce, timida, adorabile… a me è sembrata parecchio giovane! Chissà che lui non possa preferire qualcuna più matura…” commentò acida e speranzosa una mora con un lungo vestito rosso cupo, guardando avidamente mio fratello e mangiandoselo con gli occhi.
Alzai gli occhi al cielo, mordendomi la lingua per non attirare troppa attenzione discutendo nel bel mezzo della festa.
“Non credo potresti piacergli tu, comunque, mi sono sembrati molto presi l’uno dall’altra. Mettiti il cuore in pace!” ribatté la prima che aveva parlato, di nuovo in un sussurro, scrutando la coppia in questione con occhio critico e sognante.
A quelle parole, sorrisi senza potermelo impedire, convogliando l’attenzione di tutto il gruppetto.
“Come mai sorridi? Sai qualcosa che non sappiamo?” mi domandò diretta una di loro, guardandomi in un modo che, secondo lei,  doveva essere minaccioso e indagatore.
“Oh? Nulla… solo, la coppietta di cui state parlando sono mio fratello e la sua ragazza.” Spiegai, con un’espressione innocente stampata in viso. Loro, per tutta risposta, mi osservarono con gli occhi di fuori, non credendo alle mie parole, ma non potendo negare le somiglianze tra me e il giovane biondo di cui parlavano.
“Anche tu e il tuo accompagnatore siete una coppia? Siete così carini insieme!” mormorò la giovane più timida del piccolo gruppo, con le guance rosse d’imbarazzo, senza malizia o invidia nella voce.
“Già! Fate coppia fissa? Lui è molto carino!” rincarò la prima che aveva parlato, guardando esplicitamente Phoenix, che guardava nella nostra direzione, o meglio, che guardava me, da poco lontano, appoggiato ad una delle colonne nella parte più esterna della sala.
Mi girai anche io nella sua direzione, arrossendo sotto lo sguardo intenso di quegli occhi blu.
Vidi due ragazzi dirigersi verso di lui e dirgli qualcosa, che non riuscii a capire, ma che lo fece irrigidire e rispondere con i denti stretti.
°°°
Pov Phoenix
 
Quando ci avevano informato sull’organizzazione della serata, non avevo capito che sarebbe stato così difficile sopportarla.
Avevo provato a chiarire con Kaeyla, ma scusarmi non era qualcosa in cui ero molto bravo e non avevo avuto neanche tanto tempo per provarci, prima dell’inizio della serata, perciò continuavo a non sapere come comportarmi con lei.
Avevo paura di allontanarla, di nuovo.
Mi ero messo un po’ in disparte, appoggiato ad una colonna, nel momento in cui lei aveva cominciato una frivola discussione sugli invitati e i loro vestiti con un gruppetto di giovani ragazze.
Vestita come loro, truccata, con i capelli in parte raccolti in uno chignon morbido, mentre rideva e commentava gli abiti o la bravura  nel ballo di diverse coppie, sembrava una di loro. E questo me la faceva vedere lontana anni luce.
Invece di avvicinarmi a lei, mi sentivo sempre più distante.
Ogni volta che notavo un suo sorriso, che vedevo o sentivo qualcuno degli invitati commentare la sua bellezza o esprimere apprezzamenti non sempre cavallereschi, mi sentivo digrignare i denti e stringere i pugni, affondati nelle tasche dei pantaloni eleganti che ero stato costretto ad indossare, per trattenere l’impulso di rovinare i loro maledetti sorrisi affabili, manipolatori, lascivi.
“Certo che non sarebbe male farsi una di quelle ragazze lì…” disse un ragazzo, poco lontano da dove mi trovavo io, rivolgendosi ai suoi amici i quali concordarono e scoppiarono a ridere, parlando di Kaeyla e il gruppetto con cui conversava.
“Come se tu ci potessi riuscire!” lo schernì uno di loro, ancora ridendo.
“Certo che potrei! Anzi, sono più che sicuro di poter invitare a ballare e poi ad uscire una qualsiasi di loro!” ribatté, gonfiando il petto, il primo che aveva parlato.
Io li guardai, staccando per un istante gli occhi da Kaeyla, sentendo già la mancanza della sua luce.
Ignorai quella sensazione e studiai i ragazzi, chiaramente di famiglie facoltose, con un grande desiderio di spezzare la monotonia delle loro vite con qualche stupidaggine.
Tornai a guardare la guardiana della luce, avvertendo il cuore perdere un battito nel vedere il suo sorriso.
Poi, senza preavviso, guardò verso di me e arrossì, proprio mentre uno dei figli di papà diceva.
“Bene, allora! Visto che sei così bravo, prova a conquistare la bionda con il vestito argento e portatela a casa!”
Inarcai un sopracciglio, sentendo la scommessa.
Lo sfidato si fece avanti, ma io lo fermai prima che potesse arrivare troppo vicino a lei.
“La giovane su cui state scommettendo è già impegnata! Fossi in te lascerei perdere!” ringhiai a denti stretti, con voce abbastanza alta da farmi sentire, senza neanche spostare lo sguardo verso di lui.
Lo sentii avvicinarsi a me e mettermi una mano sulla spalla.
“E sentiamo, saresti tu quello con cui è impegnata?” mi rivolse un sorriso di scherno. “Ma fammi il piacere! Può avere molto di più di un poveraccio come te!”
Guardai la sua mano, ancora poggiata sulla mia spalla, con aria omicida, che gli fece fare un passo indietro.
“Dici che merita di meglio. Questo è vero. Ma di sicuro il meglio per lei non sei tu!” risposi con voce gelida. “E ora…” cominciai, prima di sentire un cosmo famigliare avvicinarsi a me.
“Phoenix, forse dovresti andare dalla mia sorellina, prima che qualcuno te la porti via.” Disse scherzosamente Crystal, avvicinandosi con mio fratello al braccio.
Annuii nella loro direzione e lasciai lì l’allocco che pensava di poter conquistare Kaeyla, senza più prestargli attenzione, e mi avvicinai a lei.
°°°
Pov Kaeyla
 
Mi ero completamente estraniata dalla conversazione in corso su di me e Phoenix mentre lo osservavo comportarsi come se fosse davvero un fidanzato geloso. Se la situazione o il tempo fossero stati diversi, non mi sarei sorpresa di vederlo sfidare a duello il tizio che mi si voleva avvicinare e che non sembrava molto intelligente o anche solo minimante interessante, come era per me il cavaliere della fenice.
Mi aveva dato le spalle, per poterlo affrontare guardandolo negli occhi e io avevo trattenuto il fiato, preoccupata che potesse fare qualcosa a quel poveretto e che potesse mettersi nei guai.
Stavo per avvicinarmi, senza vedere che mio fratello e Andromeda avevano avuto la mia stessa idea, non che avessi davvero la possibilità di metterla in pratica.
Un uomo, infatti, mi fermò, afferrandomi un braccio con una presa salda, ma non troppo stretta.
Colta di sorpresa, cercai d’istinto di scostarmi, voltando il capo per vedere chi mi aveva bloccato in faccia.
Mi tranquillizzai nel riconoscere Kanon e allo stesso tempo mi tesi come una corda di violino, sapendo che se lui era lì, doveva esserci anche Nettuno.
Non ebbi il tempo di realizzare completamente il pensiero, che sentii un calore familiare avvolgermi e un braccio circondarmi la vita.
Sorrisi grata in direzione di Phoenix, felice di poter sentire di nuovo il suo appoggio.
In quel momento sentivo di poter fare qualunque cosa.
“Sarà meglio trovare Nettuno e porre fine a questa faccenda!” mormorò al mio orecchio e io annuii concorde. Era arrivato il momento di concludere la serata.
“Kanon, puoi avvisare tutti gli altri che Nettuno è arrivato e di tenersi pronti per ogni evenienza?” chiesi al cavaliere, forse nuovamente Generale dei Mari.
“Certo!” rispose, facendo per allontanarsi, poi aggiunse, “Lui dovrebbe essere vicino alla pista da ballo, assieme a Siria!”
Io gli sorrisi e presi un respiro profondo.
Phoenix mi portò alla pista da ballo e mi chiese di ballare, con mia grande sorpresa.
“Non avevo idea che sapessi ballare!” sussurrai al suo orecchio.
Lui mi guardò con leggero imbarazzo, prima di distogliere lo sguardo e ignorare le mie parole.
Ballammo per qualche minuto, poi un giovane uomo molto elegante picchiettò leggermente la spalla dell’araba fenice, che si fermò e lo osservò attentamente.
“Posso rubarti la dama per questo ballo, cavaliere di Atena?” domandò con una strana inflessione.
“Certamente Nettuno.” Rispose a denti stretti, posando la mia mano destra nella sua.
Lo squadrai attentamente, cercando di capire come fosse meglio comportarmi con lui, che mi dedicò un sorriso smagliante.
Gli sorrisi di rimando, dato che non volevo dargli l’impressione di avere paura di lui. Dovevo tirare fuori tutte le mie capacità di persuasione.
Cominciammo a ballare e per un po’ ci studiammo semplicemente a vicenda, prima che lui decidesse di rompere il silenzio.
“Ho sentito che sei una Guardiana della luce e anche la sorella di uno dei cavalieri di Atena…” disse in tono discorsivo.
“Già, sono la guardiana della luce e gemella di un cavaliere di Atena, ma sono anche cose che non sa e potrebbero sorprenderla.” Ribattei, sforzandomi per mettere la calma. “Comunque non siamo qui per parlare di me.” Aggiunsi, guardandolo dritto negli occhi.
La mia audacia sembrò sorprenderlo piacevolmente, perché sorrise di nuovo.
“Questo è vero, in parte!” mi concesse. “Il mio ex generale traditore mi ha informato che avete intenzione di combattere contro Shiva e la sua consorte, Kalì. Intenzione nobile, ma poco saggia.” Riprese.
“Può darsi, ma se li lasciamo agire come desiderano, permettendo che si liberino, chi garantirà che il genere umano sia salvo? Comprendo che abbia ben poca importanza per lei, che è dio dei mari, ma arriverà presto il momento in cui loro decideranno di attaccarla e sarà da solo, con il suo unico generale rimastole, contro due divinità molto potenti e il loro esercito.” Risposi con voce ferma.
Lui mi guardò con un sopracciglio inarcato.
“Pensi che mi debbano fare paura? Che non sia in grado di affrontarli?” domandò incuriosito.
La canzone finì e io smisi di ballare, facendogli cenno di seguirmi fuori nel balcone, per poter parlare in tutta tranquillità.
Phoenix, fino ad allora rimasto in disparte, ci seguì, tornando vicino a me e lo stesso fecero Kanon e Siria, che però rimasero un po’ a distanza.
“Vede, io non penso che non sia in grado di affrontarli. Da solo potrebbe anche avere successo, ma perderebbe tutto quello che possiede. Non potrebbe avere più il suo regno, o il suo popolo, o i suoi Generali. Shiva e Kalì non lo permetterebbero. E sarebbe costretto ad inchinarsi a loro, sempre che non voglia combatterli ogni volta che loro decideranno che deve sottomettersi ai loro voleri.” Dissi.
Il suo sguardo si incupì sempre di più mentre parlavo, fino a diventare quasi impossibile da sostenere. Il mio cavaliere se ne accorse e mi strinse tra le braccia, facendolo passare per un gesto casuale, dandomi la forza e il coraggio per continuare a parlare.
“Io so che insieme, come alleati, saremo in grado di batterli, forse per sempre, questa volta! E le posso assicurare che, anche se rifiuterà, il suo Generale dell’Atlantico del Sud ha già deciso che combatterà al nostro fianco, così come i cavalieri di Asgard. Perciò ora le propongo un accordo: lei combatte con noi, contro Shiva e Kalì, e le Guardiane si impegneranno per riportare in vita i suoi Generali!” proposi, con il cuore che batteva così veloce e forte che temevo potesse sentirlo.
Il viso del dio rimase impassibile e il suo sguardo sembrava quasi sfidarmi ad osare di più.
“I Generali si possono sostituire. Cosa hanno davvero da offrire, le Guardiane?” chiese. Siria, sentendo quelle parole si tese leggermente, perfettamente consapevole di aver rischiato grosso nell’accettare di combattere con noi, senza il consenso del suo signore, che avrebbe potuto vederlo come un tradimento.
“Che belle parole, dette da un dio! E poi ci si chiede perché tu e i tuoi Generali siete stati battuti da dei ragazzini! Ma non te ne accorgi neanche, vero?” ironizzai ad alta voce, passando dal lei al tu, stupendolo con la mia schiettezza. “Vedi?” domandai, indicando Siria, ancora visibilmente preoccupato dalla piega che stava prendendo la discussione. “È spaventato da te, perché, nonostante ti sia rimasto fedele anche dopo la sconfitta, nonostante ti sia rimasto accanto in questi anni, proteggendo il tuo corpo umano, è “sostituibile”, come hai appena detto.” Continuai, tenendo gli occhi fissi nei suoi. “Ma ti sbagli, perché potrai trovare un altro che abbia le sue capacità, o che ti sia fedele come lui, ma non sarà mai la stessa cosa, non sarà mai come lui. Perché una persona non è sostituibile. E vale per lui, come per ogni cavaliere di Atena o di Asgard o chiunque altro! Nessuno di noi è sostituibile!” mi infervorai, indicando con un cenno tutti i cavalieri, radunati vicino alla finestra per controllare la situazione. “Potranno avere allievi, trasmettere le loro conoscenze e colpi segreti, lasciare le loro armature a qualcun altro, ma non saranno mai sostituibili. Non avranno mai delle brutte copie, né loro lo saranno mai di altri. Mai!” mi bloccai, per prendere fiato e calmarmi, mentre Nettuno sembrava stupito dalle mie parole e rimase in silenzio, come per riflettere su ciò che avevo detto, ma la mia pazienza e calma erano finite.
Quella trattativa doveva finire, e doveva farlo subito.
“La vita dei tuoi Generali non è abbastanza? Allora lascia che ti dica questo. Noi vinceremo questa guerra, con o senza di te, ma ricorda che, anche se noi ti ignoreremo, lo stesso non faranno i nostri nemici. Anche adesso loro ci stanno spiando, cercando di scoprire i nostri segreti, i nostri piani. Sanno che ci siamo incontrati e sanno che, anche se solo per un secondo, tu hai pensato di accettare questa alleanza. E puoi star certo che non ti daranno tregua per questo. Ora, dato che ti ho rivelato anche troppo, non intendo continuare questa conversazione. Spero prenderai la decisione giusta per tutti. Buona serata!” dissi, con voce piena di gelida determinazione, prima di dargli le spalle e allontanarmi dal dio dei mari, con Phoenix sempre accanto.
Ero quasi rientrata nella sala, quando Nettuno parlò.
“Sai, quando ti ho visto, ho pensato che Atena volesse muovermi a pietà per farmi accettare questa alleanza, per questo voleva parlassi con te e non con lei. Così delicata, eterea, quasi angelica. Non sembravi affatto una guerriera. Invece, ti sei rivelata molto più di un bel faccino, Guardiana della Luce! Inizio a chiedermi quanto di questa sera sia stata opera tua e quanto Atena rientri in questa organizzazione.” Disse, perforandomi la schiena con i suoi occhi. “Riportami i miei Generali, Guardiana, e avrai la tua alleanza!” affermò.
Gli diedi le spalle, ascoltandolo, mentre i cavalieri gli lanciavano sguardi sospettosi, speranzosi e indagatori. Quando concluse, mi girai lentamente, sorridendogli.
“Avrai i tuoi Generali, Nettuno, ma ricorda, se ci tradirai, lo saprò!” lo rassicurai, tornando dentro, seguita da tutti i cavalieri.
Mio fratello e Andromeda mi raggiunsero subito, ansiosi di sapere com’era andata.
“Allora? Ce l’hai fatta o…?” domandò Crystal, guardandomi dritto negli occhi.
Io gli sorrisi in risposta, ancora incredula di aver davvero avuto successo. “Ha accettato! Ora devo solo parlare con le Guardiane e l’alleanza sarà sancita!” dissi.
E le guardiane si avvicinarono, come se le avessi evocate.
“Devo dedurre dal tuo sorriso che hai avuto successo?” domandò Jasmine, scrutandomi con i suoi occhi verdi.
“Si, ma manca prima una cosa. Accetterà l’alleanza solo quando i suoi Generali saranno di nuovo al suo fianco.” Risposi.
“Bene. mentre voi sarete ad Asgard, ci occuperemo di questa faccenda. Ora scusatemi, devo scambiare due parole con lui.” Disse, sorridendoci e allontanandosi verso il dio del mare.
“Sei stata bravissima, bambina!” mi disse Selenia, abbracciandomi. “Ora, se volete, potete anche tornare al Grande Tempio e riposare. Domani dovrete alzarvi molto presto!” aggiunse, notando gli sguardi stanchi che avevamo io e Phoenix.
Le sorrisi grata e il mio cavaliere mi porse il braccio per uscire e tornare a casa. Crystal e Andromeda ci seguirono, insieme alle altre giovani coppie, mentre i cavalieri d’oro sarebbero rimasti ancora un po’, per tenere sotto controllo la situazione e mandare via le persone invitate.
Appena fuori dalla sala, Phoenix si fermò, costringendomi a fare lo stesso.
Lo guardai confusa e lui semplicemente mi abbracciò stretta.
“Sei stata eccezionale questa sera. Qualunque potere tu possegga, ricorda che la malvagità non ti appartiene. Tu sei fatta di luce.” Mi disse dritto all’orecchio, facendomi piangere per la gioia e allo stesso tempo preoccupare, perché, se mi diceva quelle parole, aveva visto qualcosa che avrei preferito non vedesse nessuno.
“Cosa… cosa hai visto?” domandai, con la voce che si spezzava per il magone che avevo in gola.
“Non ha importanza cosa, devi solo ricordare che tu non potrai mai essere malvagia!” mi rispose, lasciandomi andare dopo avermi stretto un’ultima volta.
Poi impedì agli altri di avvicinarsi finché non arrivammo al Grande Tempio, dandomi il tempo di recuperare un po’ di autocontrollo e scatenando un po’ di proteste e prese in giro rivolte a lui e al suo comportamento da “fidanzato geloso e possessivo”.
Gli sorrisi grata, stringendomi al suo braccio.
Appena mi lasciò andare, gli altri mi abbracciarono e si congratularono con me per aver avuto successo, facendomi arrossire.
“Sei stata bravissima!” mi disse Sirio, abbracciandomi.
Lo stesso fecero tutti gli altri, portando le mie guance a diventare rosse come pomodori maturi.
“Dai, ora arrossisci? Hai appena sfidato un Dio!” esordì Death Mask con voce pesantemente divertita dal mio imbarazzo.
“E hai anche ballato con lui!” rincarò la dose Aphrodite, ancora avvolto nel vestito, ma senza le scarpe ai piedi.
In risposta arrossii ancora di più e feci la linguaccia in direzione di entrambi, scatenando le risate di tutti i presenti.
Sophia, non appena riuscì a riprendere fiato, salutò tutti e disse che andava a dormire, dato che era molto stanca e il giorno successivo quelli di noi che sarebbero partiti per Asgard avrebbero dovuto alzarsi presto.
Andromeda colse quell’occasione per defilarsi ed evitare di parlare con Crystal, non volendo discutere ancora di quel viaggio, anche se mio fratello, testardo quanto me, non l’avrebbe lasciato andare così facilmente.
Sorrisi nel vederli allontanarsi insieme; speravo davvero tanto che si dessero una possibilità di stare insieme.
“Soph ha ragione, è meglio che anche io vada a dormire o domani non sarò mai in grado di alzarmi!” esclamai, salutando tutti.
Si complimentarono di nuovo con me e potei finalmente ritirarmi.
Ero quasi alla mia stanza quando sentii provenire delle voci dalla camera di Crystal, doveva aver convinto il giovane cavaliere a parlargli o almeno a starlo ad ascoltare.
“Basta! Per favore, basta! Smettila di farmi promesse! Domani e per chissà quanti altri giorni sarai con lei, non puoi sapere cosa accadrà! Torna a cercarmi, se quando tornerete qui, sarai ancora convinto di ciò che dici. Ora, per favore, lasciami andare.” Disse Andromeda con voce esasperata e sull’orlo delle lacrime.
“No! Aspet...” fece poco dopo, lasciando sfumare la voce in un gemito.
Sorrisi di nuovo tra me e me e scossi la testa, per poi proseguire verso la mia camera e crollare addormentata subito dopo aver posato la testa sul cuscino.
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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