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Autore: Eevaa    01/03/2017    2 recensioni
«Dimostrami che i saiyan non sono solo cattiveria e vendetta, dimostrami che i saiyan possono ragionare, dimostrami che sai controllare la rabbia! Non tornare ad essere l'aguzzino che eri un tempo: sei cambiato! Le questioni umane si gestiscono da terrestri e oramai fai parte di questo pianeta, che tu lo voglia o no. Dammene la prova!» (Cap. 8)
«Io non sono fatto così. Non sono paziente come te, non lo sarò mai. Io non sono una persona buona» bisbigliò nuovamente il principe alzandosi dal tappeto, tentando di non voltarsi ad osservare quello scenario surreale che lui stesso aveva creato. (Cap. 11)
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vegeta
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 19 - TORMENTO
 



I giorni passarono lenti e ricchi di frustrazione. Il funerale si svolse in una piccola chiesetta della Città dell'Ovest vicino al parco e tutti gli amici furono presenti, compreso Yamcha, il quale cercò di stare più lontano possibile da Vegeta. 
Il principe, affiancato dai figli, non rivolse la parola a nessuno per tutta la durata della cerimonia e della sepoltura, rinchiudendosi poi in casa alla fine della giornata. Trunks e Bra decisero di dormire nella stessa casa del padre per tentare di tenerlo d'occhio, ma ogni tentativo di dialogo risultava poco fruttuoso. Entrambi conoscevano il suo carattere e mai come in quel momento non si sarebbero sorpresi a vederlo partire per galassie lontane per tornare chissà quando. In quei giorni, però, non potevano permettersi di perdere anche il padre.
Tutti erano perfettamente coscienti che non ci sarebbe stata possibilità di riportare Bulma in vita in quanto le sfere del drago erano scomparse quando Goku aveva deciso di partire con Shenron, ed egli era diventato oramai un drago cattivo. 
Nessuno dei tre riusciva a sorridere, a mangiare, a parlare. Ci vollero parecchi giorni prima che il padre e i figli riuscirono ad avere una conversazione.
Trunks e Vegeta si erano decisi a alleviare i dispiaceri immergendosi nell'acqua bollente della piscina riscaldata, nel tentativo di rilassarsi.
«Come stai?» domandò il ragazzo al padre senza ricevere la risposta che arrivò solamente dopo qualche minuto.
«Tu come stai?»
Il vapore della grande piscina bollente ricca di schiuma all'essenza di lavanda impediva ai due saiyan di guardarsi negli occhi. Le lancette dell'orologio posizionato sopra la vasca rintoccavano con un suono snervante, ma il silenzio si infranse pochi minuti dopo.
«Malissimo» sospirò il ragazzo, portandosi le mani sulla faccia. Nello stesso istante anche Bra entrò nella piscina, avvicinandosi al fratello il quale continuò il discorso sotto gli occhi sbigottiti del padre «e sappiamo che stai male come noi, ma appunto per questo dovremmo starci vicini a vicenda. Sappiamo anche che non ti piace dimostrare affetto, ma ti prego in questo momento abbiamo bisogno di sapere che non te ne andrai, che non ti farai pendere dalla foga distruttrice, che non tornerai ad essere come quel guerriero spietato che eri un tempo»
Senza che fosse necessario dire altro Vegeta si avvicinò ai due figli facendosi strada nella schiuma, sedendosi vicino a loro. 
Non ci fu bisogno di parlare, perché il saiyan era cambiato ancora, sebbene già prima di tutti gli avvenimenti di quegli anni fosse già completamente diverso dallo spietato saiyan che era prima, il principe era nuovamente mutato. Se avesse voluto andarsene l'avrebbe già fatto da parecchi mesi, se avesse voluto realmente perdere il controllo ci avrebbe messo meno di un minuto, ma non era più così. Il principe dei saiyan se ne era reso conto oramai da troppo tempo: era diventato quasi un terrestre. 
Era inutile nasconderlo a sè stesso e soprattutto agli altri. Il suo carattere non si sarebbe mai ammorbidito più di tanto, mai sarebbe diventato una persona normale, un padre affettuoso; ma ciò non cambiava affatto la verità che si celava infondo alla propria anima: il suo posto era lì, e bastava guardarlo negli occhi in quel momento per capirlo.
«Non è colpa tua, papà» concluse Bra, asciugandosi le lacrime.
«Avrei dovuto perdornarla» commentò Vegeta amaramente, maledicendo il proprio orgogliosissimo carattere. 
«No! Non eri pronto a scusarla. Aveva sbagliato e anche di grosso. E' normale che tu non l'abbia perdonata dopo così poco tempo»
«Vostra madre mi ha perdonato un sacco di volte. Trunks, lo sai bene che razza di persona ero»
«I tuoi errori erano dovuti alla vita che avevi sempre fatto. Tu stavi cambiando. Ci vuole del tempo per cambiare. I tuoi errori erano per carattere, il suo è stato una debolezza. E' stata slealtà. E' diverso, credimi. Nemmeno un comune terrestre avrebbe potuto perdonare un tradimento in così poco tempo» incalzò Trunks guardando negli occhi il padre, il quale rispose allo sguardo incarcando un sopracciglio. Senza dire più nulla si alzò dalla piscina per andare ad asciugarsi, seguito dai ragazzi. 
 
Quella sera i figli non parlarono più della madre ma tentarono di discutere di altro, di scuola, amici e interessi, proprio come una qualsiasi famiglia terrestre avrebbe fatto. Il principe dei saiyan, taciturno come al solito, lì ascoltò attentamente cercando di non perdere la pazienza e andarsene, partecipando ai convenevoli anche solo degnandoli di una presenza. Era perfettamente cosciente che quella dimostrazione sarebbe stata sufficiente per far capire loro che non sarebbe affatto fuggito altrove, ed era esattamente questo di cui avevano bisogno. Non era un tipo da pettegolezzi, il principe dei saiyan, ma si sforzò di proferire qualche parola ogni tanto. Parlarono del matrimonio di Trunks, del ragazzo di Bra (anche se per il geloso Vegeta era molto difficile riuscire ad accettare che la propria bambina avesse una relazione, soprattutto con quello svitato di Goten) ma non appena i loro figli nominarono Eva, il principe, con la scusa di essere stanco, si rifugiò in camera da letto. 
 
Eva si trovava seduta sui gradini di casa, osservando le stelle con aria pensierosa e una piccola cicatrice sul braccio sinstro. Più volte nei giorni precedenti si era domandata perchè Vegeta l'avesse respinta in quel modo, attaccandola fisicamente, per giunta. Voleva convincersi che sarebbe tornato, che la sua reazione fosse stata causata dal dolore e dal senso di colpa. 
Ella sperava che sarebbe tornato da lei, da lei che non riusciva a dimenticare quella notte insieme. L'avrebbe perdonato, se solo ne avesse avuto l'occasione.
Quattro mesi. Quattro mesi dopo ancora non era riuscita a staccare gli occhi dal cielo in attesa di vederlo tornare. 



Vegeta e Bra si erano trasferiti in una casa in riva al mare distante qualche chilometro da quella di Trunks, il quale aveva anticipato la convivenza con Marron, aspettando il matrimonio che si sarebbe celebrato due mesi più avanti. 
Il sole era caldo e afoso in quella splendente giornata di giugno e padre e figlia si trovavano nel giardino ad allenarsi per il torneo di arti marziali. Il padre aveva convinto l'azzurra ad aumentare la propria potenza, in modo da diventare super saiyan e poter fronteggiare i nemici insieme alla loro compagnia di combattenti.
«Papà, per oggi basta dai, devo prepararmi per uscire con Goten»
«Tsk. E va bene, vattene prima che cambi idea. Anzi, prima che uccida quel buono a nulla» sussurrò Vegeta accasciandosi sull'erba all'ombra di una palma. Ogni attimo che trascorreva da solo sembrava eterno.
Continui pensieri vagavano nella sua mente, continue sensazioni invadevano il corpo del principe rendendolo apatico e irascibile. 
La verità è che ogni volta che vedeva migliorare la figlia nel combattimento, si ricordava della donna più forte che avesse mai conosciuto, la donna saiyan dai capelli rossi. Ma ogni pensiero rivolto a lei corrispondeva ad un tormento, il senso di colpa per la morte di Bulma invadeva ogni cellula del suo corpo. 
Ripensava a quella notte con Eva ogni santo giorno, senza sapere il perché. Sentiva solo che quella donna aveva letteralmente sconvolto la sua vita, ma non riusciva a capire se fosse stata una cosa positiva o negativa per sè stesso. 
Non riusciva ad essere sereno. Non che fosse mai stato una persona spensierata, quel burbero principe dai capelli corvini, ma di certo non si sarebbe aspettato di provare un tormento così grande, paragonabile forse solo alla distruzione del suo pianeta d'origine. Non aveva mai avuto vita facile, sin da quando era poco più di un bambino. Se solo suo padre l'avesse visto così a terra per questioni "di cuore" l'avrebbe diseredato e ucciso con le sue stesse nodose mani. 
Sulla spiaggia poco distante dalla casa passrono un uomo e una donna con un piccolo bambino, distraendo il principe dal ricordo di suo padre.
«Owen, vuoi volare?» gridò l'uomo prendendo in braccio il piccolo, il quale rise divertito «volaaa! volaaaa» continuò a urlare facendo saltare il bambino sopra la propria testa, mentre la madre guardava divertita la scena «Owen, come sei bravo! Voli altissimo!»
La felicità. La felicità negli occhi dei tre era indescrivibile. 
L'esatto opposto si poteva intravedere negli occhi del principe, il quale osservava la scena poco distante. Ogni volta che guardava in faccia la felicità, ogni volta che poteva percepire del calore vicino a sè era come se si sentisse freddo come un macigno. Non era invidia, non era gelosia. Si sentiva apatico e stanco, come se non potesse nemmeno più sperarci di poter toccare con mano quella sensazione.
La situazione non era cambiata e, anche se esternamente dimostrava di essere forte, in realtà dentro moriva. Un ennesimo pensiero, un ricordo vagò nella mente del saiyan portandolo indietro di pochi giorni.
 
.....
«Perché non chiami Eva? Eravate diventati amici» gli suggerì Trunks durante la cena.
«Non voglio»
«Bra mi ha detto che in quel periodo stavi bene. Ti stavi rifacendo una vita ed era giusto così. Se non fosse successo quel che è successo..»
«Maledizione, Trunks! Bulma è morta, avrei potuto perdonarla, un giorno, e invece ho pensato di farmi i fatti miei»
«Quel giorno sarebbe stato comunque troppo tardi, papà. Non farti peso di colpe che non hai, il tuo posto non era più con la mamma. Se stavi trovando la felicità altrove, non vedo perché non ricominciare adesso»
«Smettila immediatamente! Se tua madre fosse ancora in vita sarebbe un altro discorso, ma è morta! Morta per colpa mia! Ora basta, ho detto che non voglio parlare mai più di quella maledetta saiyan!» urlò Vegeta sbattendo entrambe le mani sul tavolo, dileguandosi poi verso il buio della notte.

.....

Trunks si era accorto che suo padre stava morendo dentro, ogni giorno passato a convincero a ritornare a vivere non dava frutti e in quattro mesi non c'era stato segno di miglioramento. L'ultima discussione che avevano avuto, però, aveva acceso nel giovane una lampadina di speranza. Si svegliò in piena notte: sapeva perfettamente quel che avrebbe dovuto fare. 
Anche Vegeta ripensò alla discussione con il figlio. Non sarebbe mai potuto tornare da Eva dopo quattro mesi, non avrebbe mai perdonato la sua assenza e avrebbe avuto tutte le ragioni. E si sentiva troppo in colpa nei confronti di Bulma per poterlo fare.
Il principe non aveva più osato tornare al parco, non l'aveva più cercata nemmeno per chiederle scusa del suo comportamento all'ospedale. 
Svogliatamente si alzò dirigendosi, verso il bagno della grande casa illuminata dal tramonto, ma non appena salì le scale una strana musica proveniente dallo stereo in camera di Bra catturò la sua attenzione. Velocemente aprì la porta della cameretta senza bussare, trovando la figlia intenta ad arricciarsi i capelli. Il suono dello stereo invase la sua mente facendolo paralizzare per qualche secondo.
 
Damn, I'm still waiting
I'm standing here in front of the night
and meanwhile I hope
that will come the end of the fight
with yourself


L'atmosfera verdognola e nefasta rendevano quel luogo più inquietante nell'aspetto di quello che in realtà fosse. Due lune, due soli. Mai si sarebbe aspettato di potersi trovare nuovamente in un posto così surreale. Dopo tutto ciò che aveva vissuto anni prima aveva deciso di non intraprendere più "strade" così avventate, eppure gli eventi lo avevano portato nuovalmente in un viaggio oltre i confini di quella che lui stesso chiamava "casa". 
Questa volta però sarebbe stato più semplice, molto più rapido e soprattutto più contenuto.
Erano passati sei giorni e finalmente, immersa in un lago dal colore viola scuro, l'aveva trovata. La stava stringendo tra le mani.
Riflesso in quello specchio d'acqua appena sotto di sè, il ragazzo dai capelli lilla sorrise compiaciuto. 
Presto sarebbe tutto tornato alla normalità. 
  
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