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Autore: melloficent    01/03/2017    0 recensioni
[Shin Soukoku Week, perchè amo quei due insieme più di quanto li ami singolarmente]
27/02 ; day one: moonlight "Atsushi era l’unica persona accanto alla quale si fosse mai addormentato, con la luce della luna che illuminava entrambi come un placido conforto."
28/02; day two: highschool "Atsushi era un grande punto interrogativo, un enigma che Akutagawa non riusciva a svelare."
1/03 ; day three: birthdays "Il suo compleanno non era mai stato un giorno particolarmente importante per Akutagawa."
2/03 ; day four: hogwarts "Nella lista delle cose che Akutagawa odiava c’erano, nell’ordine: i Grifondoro, chi non riusciva a non ficcare la propria appendice nasale in faccende che non gli riguardavano e le persone che non gli lasciavano la sua privacy."
3/03 ; day five: feline "L’unica nota dolente era il suono persistente e meccanico che sembrava sentire solo lui."
4/03 ; day six: the town where the wind blows "Non aveva idea di cosa provasse per lui, non sapeva nemmeno chi fosse, ma era diventato una presenza indispensabile nella sua vita."
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsushi Nakajima, Ryuunosuke Akutagawa, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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The various fragrances of tea
 
prompt: birthdays ; coffee shop
shin soukoku week, day 3
implied relationship ; generale, un po’ fluff perché è il compleanno di mio figlio e deve essere felice
buon compleanno, Akutagawa!
 
 
Il suo compleanno non era mai stato un giorno particolarmente importante per Akutagawa.
La vita scorreva come suo solito, il massimo che riceveva era un caldo abbraccio di Gin, quando nessuno poteva vederli, e magari una qualche stampa per cui sicuramente sua sorella si era svenata.
Di fatto, il suo compleanno non era un giorno particolarmente importante, almeno per lui.
C’era stato un tempo in cui non sapeva nemmeno che giorno fosse, per cui scorreva tutto e monotono, e Akutagawa si era abituato a non festeggiare nulla.
Non gli piaceva nemmeno stare al centro dell’attenzione, non voleva feste o auguri o regali
Non ci sarebbe stato comunque nessuno disposto a farglieli.
Akutagawa non biasimava nessuno per quello, gli amici erano un lusso che non poteva permettersi, e non ne aveva nemmeno bisogno, in effetti.
Tutto quello che desiderava era che il primo marzo scorresse come un giorno normale –nei limiti del possibile, per lui-, come tutti gli altri.
Da quando aveva conosciuto Atsushi, però, la sua routine era messa alla prova duramente.
 
Le luci del minuscolo appartamento così in ordine da far pensare che non ci vivesse nessuno erano ancora accese, a pochi minuti dalla mezzanotte.
C’era una sagoma seduta compostamente sul divano, impegnata a leggere un chissà quale spesso tomo dall’aria consunta e invecchiata, con le pagine ingiallite dal tempo e la copertina rilegata che doveva aver visto giorni migliori.
Benché molte persone alla Port Mafia pensassero che fosse un androide senza interessi, ad Akutagawa leggere piaceva molto, sin da quando era bambino e cercava di intrufolarsi il più possibile nella biblioteca di Yokohama.
Aveva anche scoperto di essere l’omonimo di un famoso scrittore, la cosa lo divertiva sempre un po’ quando ci pensava.
Una delle cose che più gli davano fastidio era quando lo disturbavano mentre leggeva.
Cosa che, per inciso, stava facendo lo squillo ininterrotto del telefono.
Akutagawa guardò l’orologio, constatando che era appena scoccata la mezzanotte del primo giorno di marzo.
Chi era il maniaco che lo chiamava a mezzanotte? –sicuramente qualcuno con un istinto di autoconservazione molto basso. Puntava su Dazai, o Atsushi.
Il numero non era registrato, ed era tentato di lasciar squillare a vuoto il telefono.
Senza un motivo particolare, però, rispose, sentendo la voce di Atsushi, resa più squillante dal telefono, dall’altro capo.
-come hai fatto ad avere il mio numero?- fu la prima domanda che gli venne in mente. Del tutto legittima, per di più.
-non è tua abitudine salutare, Akutagawa?- chiese Atsushi, che dal tono sembrava vagamente offeso.
-ciao, Jinko. Ora dimmi, perché hai avuto la brillante idea di chiamarmi a mezzanotte e chi ti ha dato questo numero?- chiese, cercando di rimanere calmo.
Quel ragazzo gli faceva ribollire il sangue nelle vene ogni volta, era più forte di lui.
-me l’ha dato Dazai-san.- rispose il ragazzo all’altro capo del telefono.
Maledetto Dazai.
-comunque, ho saputo che oggi è il tuo compleanno… e volevo essere il primo a farti gli auguri, ecco.- aggiunse abbassando il tono della voce, come se fosse a disagio.
Akutagawa rimase per un po’ in silenzio, cercando di elaborare quello che il più piccolo gli aveva detto.
Gli aveva appena fatto gli auguri per il suo compleanno. Era davvero già il primo marzo?
Non aveva motivo di farli gli auguri, dato che fino a poco tempo prima si consideravano nemici giurati.
Voleva essere il primo. Supponeva che ci fossero altre persone pronte ad augurargli buon compleanno.
Supponeva male.
Doveva calmare quella fastidiosa sensazione di farfalle nello stomaco e combattere con l’impulso di sorridere.
Gli era dato di volta il cervello. Era l’unica spiegazione possibile.
-Akutagawa? Ci sei?- chiese ancora Atsushi, facendo trasalire l’altro.
-come hai fatto a sapere che oggi è il mio compleanno? Non lo ricordavo nemmeno io, onestamente.- disse, cercando di mantenere un contegno.
‘dignità, Ryunosuke, dignità’
-come fai a non ricordarti del tuo compleanno?- chiese Atsushi, sinceramente stupito.
Akutagawa fece un mezzo sorriso che doveva essere di scherno, pensando che l’altro doveva essere quel tipo di persona che andava in giro ad annunciare il grande giorno partendo dalla settimana prima.
-non è un giorno così speciale, in realtà. Non è speciale per nulla.- disse cercando una posizione più comoda sul minuscolo divano.
-vuoi dire che non hai mai festeggiato il tuo compleanno?- quasi sbottò Atsushi dall’altro capo del telefono.
-no, Jinko. Mai festeggiato.- rispose l’altro laconico.
Ci furono alcuni secondi di silenzio, seguiti dal sospiro del più piccolo.
-prima di tutto, ho un nome e gradirei che lo usassi. Secondo, domani tieniti libero, mi mette tristezza sapere che passerai il tuo compleanno relegato in casa.- disse deciso.
Akutagawa inarcò un sopracciglio –se così si poteva definire- dubbioso: chi si credeva di essere per avere tutta quella confidenza?
-chi ti ha detto che starò relegato in casa?- chiese aggrottando le quasi inesistenti sopracciglia.
-perché, non è così?- ribatté Atsushi, e il più grande era sicuro che stesse sorridendo.
L’avrebbe ammazzato. L’avrebbe ammazzato e ci avrebbe fatto un lampadario da appendere in soggiorno.
Il silenzio che ne seguì valse più di mille parole.
-allora è deciso, domani tieniti libero. Ti passo a prendere da… quello che presumo sia il tuo posto di lavoro. E non accetto rifiuti.- disse Atsushi, deciso come non mai.
Ecco che quelle maledette farfalle tornavano.
Era influenza intestinale, senza ombra di dubbio.
-…non penso avrei rifiutato in ogni caso.- borbottò a mezza voce Akutagawa, senza connettere la bocca al cervello prima di parlare.
Sperò con tutto il suo cuore che non l’avesse sentito.
-cosa?- chiese il più piccolo sorpreso. Era sicuro di aver sentito tutto distintamente, anche se dubitava che l’altro l’avrebbe ripetuto, anche sotto tortura.
-nulla, assolutamente nulla.- rispose deciso. Come volevasi dimostrare.
Un altro sospiro, questa volta dalla sfumatura più divertita e forse anche intenerita.
-allora a domani. Buonanotte, Akutagawa.- concluse Atsushi con un tono un po’ più allegro.
-buonanotte, Atsushi. E grazie per gli auguri.- rispose Akutagawa.
L’aveva chiamato per nome. Era completamente andato.
Da ricovero immediato, se avesse avuto un minimo di amor proprio si sarebbe diretto al reparto psichiatrico dell’ospedale da solo.
-di nulla, era il minimo.- ribattè Atsushi prima di chiudere.
L’altro rimase ad ascoltare un paio di squilli a vuoto, prima di rimettere il telefono al suo posto.
L’ombra di un sorriso si era fatta spazio sul suo volto.
 
 
 
 
 
 
 
 
melloficent says
Questa cosa è scritta molto di getto e mi piace davvero poco, però è il compleanno del mio bimbo speciale e qualcosa devo pur fargliela.
E no, non me ne importa nulla che oggi è anche il compleanno di Yuri Plisetsky –e anche di Justin Bieber, ma è una notizia inutile e irrilevante.
Oggi è festa nazionale perché è il compleanno di Akutagawa.
Non ho poi molto da dire, a parte il fatto che mi sono dimenticata di accendere il condizionatore e ora ho freddo o che sono finiti i pangoccioli aka la mia unica ragione di vita.
Probabilmente se avessi avuto i miei amati pangoccioli questa roba sarebbe stata un po’ meglio.
È tutto migliore con i pangoccioli.
Il mio solito invito è a lasciare una recensione, anche giusto per minacciarmi di morte.
Al prossimo capitolo,
-Akemi
  
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