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Autore: Lady Five    01/03/2017    5 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harlock pochi giorni dopo chiese un colloquio con Raflesia. Voleva prima di tutto parlarle di Mayu, ma anche sapere come stavano andando le cose e come fossero usate le risorse che lui e il suo equipaggio avevano procurato.
Questa volta la regina era accompagnata da una dignitaria mazoniana che a lui sembrava di non avere mai visto prima. Si chiamava Gudrun e Raflesia la presentò come un membro del Consiglio Supremo. Probabilmente si erano già incontrati in occasione della sua prima visita sulla Dorcas, ma il capitano non aveva memorizzato il suo volto.
Le due donne lo accompagnarono in varie parti dell'immensa astronave, mostrandogli i lavori di riparazione che fervevano un po' ovunque, le mense che avevano ricominciato a funzionare regolarmente, e la zona ospedale, sempre meno affollata, su cui regnava ormai incontrastato il dottor Zero.
Harlock era molto soddisfatto. Chiese a Raflesia se poteva ospitare Mayu durante le loro spedizioni.
“Ma sì, certo... Posso sapere il motivo di questa richiesta? Non credo di esserle molto simpatica... visti i nostri trascorsi.”
Harlock sospirò.
“Ormai è acqua passata. La ragione è principalmente... diciamo sentimentale, e la cosa non mi fa molto piacere, visto che ha soltanto 15 anni, ma in questo momento fa comodo anche a me e...”
“Cosa significa sentimentale?” chiese la regina perplessa.
Ah già, che ne sa lei di sentimenti umani?
“Quando è stata qui, ha conosciuto un ragazzo dei vostri, uno che lavora come infermiere... Darragh, mi pare si chiami...”
L'accompagnatrice di Raflesia a quel nome sussultò appena. Harlock la guardò.
“Lo conosce?”
“È mio figlio.”
“Ah, bene - commentò Harlock, imperturbabile - Mayu mi ha parlato in modo molto lusinghiero di lui. Insomma, credo che i due si siano presi in simpatia. Spero di lasciare Mayu in buone mani e conto sulla sua collaborazione, signora.”
La Mazoniana annuì, ma il pirata ebbe la sgradevole sensazione che non avesse affatto colto l'allusione. Probabilmente pure lei, come Raflesia, non conosceva le dinamiche dei comportamenti umani e non aveva capito che la collaborazione richiesta consisteva nel controllare che il suo rampollo tenesse le mani a posto. Dovrò inventarmi qualcos'altro e chiedere l'aiuto di Clarice... che sarà impegnatissima con i suoi studi!
Raflesia lo distolse dalle sue preoccupazioni.
“Cosa intendevi dire che in questo momento ti fa comodo che Mayu stia sulla Dorcas?”
“Perché stiamo per affrontare una missione un po' più rischiosa delle altre e preferisco che lei non sia a bordo.”
Si erano intanto ritirati in un piccolo studio e Harlock illustrò brevemente alla regina e alla sua collaboratrice il loro prossimo obiettivo.
“Di solito non ci interessano carichi del genere, ma ho pensato che a voi potrebbero fare comodo in futuro.”
“Infatti... ormai le nostre casse sono vuote da tempo ed è questo che mi ha impedito di provvedere alle necessità del mio popolo come avrei dovuto.”
“Bene, allora siamo d'accordo - si congedò Harlock - Prima di partire accompagnerò qui Mayu. Ora vado a salutare Clarice. Non è necessario che mi accompagniate, ormai conosco la strada. Gudrun, è stato un piacere conoscerla.”
La Dorcas era enorme, ma Harlock aveva un ottimo senso dell'orientamento ed era allenato a registrare nella mente ogni possibile punto di riferimento. Trovò facilmente l'alloggio-studio di Clarice, ma lei non c'era. Domandò a una Mazoniana che passava di lì dove potesse trovarla e quella gli indicò come raggiungere la sala dove si riuniva l'equipe di studiosi. Harlock si chiese che cosa la gente comune sapesse della faccenda del Voynich. Nulla, verosimilmente. Di sicuro Raflesia non voleva creare pericolose illusioni.
Il capitano bussò discretamente, sperando di non interrompere qualche importante riunione. Ma, entrando, scoprì che nella grande stanza, ingombra di scrivanie ricoperte di volumi e computer, c'erano soltanto Clarice e lo scienziato con cui l'aveva vista andare via la volta precedente, intenti a consultare delle carte.
“Harlock, ragazzo mio, che bella sorpresa! Vieni, vieni pure avanti. Ecco, ti presento il dottor Werner, esperto di storia mazoniana antica.”
I due uomini si strinsero la mano.
“È un piacere conoscere di persona il nostro salvatore!”
Harlock si schermì.
“Beh, mi pare un po' eccessivo... Come vanno le vostre ricerche?” chiese, per cambiare argomento.
Ma quello non mollò.
“Oh no, lei è un doppio salvatore, perché ci ha anche portato questa perla meravigliosa!” disse indicando Clarice, che arrossì come una ragazzina.
Ma che vogliono questi Mazoniani? Giù le zampe dalle mie donne!
“No, davvero, le conoscenze di Cla... della dottoressa Jones su Castel del Monte e sulla storia terrestre di quel periodo sono state preziosissime! Secondo me siamo a un passo dalla verità, e senza di lei non ce l'avremmo mai fatta!”
“Oh, Werner, sei un adulatore!”
Harlock si sentì improvvisamente di troppo.
“Bene... allora io vado. Buon lavoro! A presto, Clarice! Ah, dimenticavo: volevo anche avvisarti che Mayu starà qui sulla Dorcas per un po' e ti chiederei se puoi darle un'occhiata, ogni tanto...”
“Certo, caro, stai tranquillo.”
Ma lui non si sentiva affatto tranquillo. Clarice, come sospettava, aveva altro per la testa, e forse non soltanto riguardo ai suoi studi.

Rientrato sull'Arcadia, Harlock si dedicò a pianificare, con i suoi ufficiali, l'assalto alla “nave del tesoro”, come era stata battezzata da Yattaran. Approfittò di un momento di calma, in cui si trovò da solo con Kei e Meeme, per fare una domanda che aveva sul groppo da un po'.
“Quando eravate sulla Dorcas, per caso qualcuno vi ha importunato?”
Le due donne lo scrutarono perplesse.
“Qualcuno chi?” chiese Kei. In tanti anni Harlock non si era mai preoccupato di questo aspetto. Tanto non ce n'era bisogno. Sull'Arcadia nessuno si sarebbe mai nemmeno sognato di fare qualcosa del genere.
“Qualche Mazoniano o alieno che dir si voglia. Insomma, qualcuno vi ha fatto delle avances o dei complimenti fuori luogo... cose così?”
“A me no” dichiarò Meeme.
“Nemmeno a me - aggiunse la bionda - Ma... perché questa domanda?”
“No, così... questi Mazoniani mi sono sembrati un po' troppo... intraprendenti per i miei gusti.”
“Se ti riferisci al nuovo amico di Mayu, sei il solito esagerato!”
“No, non mi riferivo solo a quello! - replicò il capitano indispettito - Bah, lasciamo perdere e rimettiamoci al lavoro!”
Più tardi, in cabina, Harlock raccontò a Kei della sua visita sulla Dorcas e del suo incontro con il collega di Clarice. Come al solito, la ragazza cercò di sdrammatizzare.
“E che cosa ci sarebbe di male? Clarice è maggiorenne e vaccinata da un pezzo, è una donna intelligente e affascinante... saprà quello che fa, no? Magari il loro è solo un sodalizio intellettuale!”
“Mmpf... Per te non c'è mai problema, eh? Mayu perché è giovane e leggera, Clarice perché è matura... Ma questi sono alieni! Non ragionano e non sentono come noi!”
“Solo perché Raflesia sembra fatta di ghiaccio non significa che siano tutti così! Piuttosto, io non pensavo nemmeno esistessero, dei Mazoniani maschi. E se tutte le femmine sono come la regina e le sue accolite, ci credo che si rivolgono alle terrestri! Almeno noi siamo un po' più gentili!”
“Proprio non ce la fai, a prendermi sul serio? Però è vero, non ne avevamo mai visti, di uomini, all'epoca della guerra. Del resto, Raflesia ce l'aveva confermato, che la loro è una società matriarcale.”
“Quasi quasi mi trasferisco...”
“Ehi, di che cosa ti lamenti tu?” chiese Harlock, puntandole contro l'indice e fingendosi offeso.
“Di nulla, capitano, scherzavo! Nessun alieno sarà mai magnanimo e seducente come te!”
“Volevo ben dire!”

Il giorno prima della partenza, Harlock accompagnò Mayu sulla Dorcas. Quando scesero dallo space-wolf, Darragh e sua madre andarono loro incontro. I due ragazzi si sorrisero, ma non osarono rivolgersi la parola, intimiditi dalla presenza degli adulti.
Harlock, dopo aver salutato Gudrun, si avvicinò al giovane e gli strinse vigorosamente la mano, fissandolo dritto negli occhi. I suoi avevano un curioso color ametista, ma lo sguardo gli parve limpido e onesto.
“Felice di fare la tua conoscenza, Darragh. Mayu mi ha parlato molto di te.”
“Grazie, signore.”
“Mayu vorrebbe rendersi utile in infermeria, ma non ha alcuna esperienza. Conto su di te perché il suo soggiorno qui sulla Dorcas sia positivo per tutti...” aggiunse con aria severa.
“Sono onorato della sua fiducia e farò del mio meglio, signore.”
Il ragazzo sembra beneducato...
Dentro gli risuonavano le parole di Kei “Non potrai proteggerla per sempre”.
Per sempre no, ma nell'immediato farò di tutto!
Intanto erano arrivati alla cabina assegnata a Mayu. Con sollievo del capitano, era accanto a quella di Clarice e comunicante con essa. La donna la stava aspettando e la ragazzina le corse incontro e la abbracciò.
“Mi raccomando, ascolta sempre Clarice e il dottor Zero e non fare colpi di testa. Non starò via molto, comunque.”
“Sì, Harlock, stai tranquillo!”
Nel frattempo li aveva raggiunti anche Raflesia. Non senza imbarazzo, si rivolse a Mayu.
“Benvenuta a bordo, Mayu. Spero che ti troverai bene qui con noi.”
La ragazzina si limitò a un cenno del capo. Ma nessuno si aspettava che il suo atteggiamento verso le Mazoniane cambiasse radicalmente dall'oggi al domani.
Harlock salutò tutti i presenti e si avviò nuovamente verso l'hangar.
Raflesia lo seguì per qualche passo.
“Harlock!” lo chiamò poco prima che scomparisse dietro la curva del corridoio.
Lui si fermò e volse solo il capo verso di lei.
Raflesia parve esitare.
“Stai attento!”
Il pirata fece uno dei suoi mezzi sorrisi, portando due dita al sopracciglio, e continuò a camminare con il suo inconfondibile passo cadenzato.

 

Il salto nell'iperspazio avvenne senza problemi, come al solito. I primi giorni di navigazione scorsero tranquilli. Yattaran seguiva sul computer di bordo la rotta della “nave del tesoro”. Secondo le informazioni che avevano intercettato, gli addetti alla sicurezza erano una ventina. Loro erano il doppio, avrebbero avuto facilmente ragione di loro. L'effetto sorpresa sarebbe stato determinante, come sempre.
Poche ore prima dell'abbordaggio, però, Yattaran chiamò urgentemente Harlock sul ponte di comando.
“Che cosa succede?”
“Non lo so ancora, capitano, ma la rotta di quella nave sta facendo delle strane deviazioni... forse ha semplicemente incontrato una fascia di asteroidi, ma in quella zona non mi risulta.”
Harlock e il primo ufficiale fissarono il tracciato per alcuni minuti. La rotta parve poi stabilizzarsi.
“Sembra che sia andato tutto a posto. Qualunque cosa sia successa, lo scopriremo presto, ormai manca poco. Prepariamoci.”
L'Arcadia abbandonò la navigazione in-skip e comparve all'improvviso di fianco all'astronave, sparando nello stesso tempo le capsule di abbordaggio, attraverso le quali i pirati penetrarono all'interno con le armi spianate. Era una tattica che mettevano in atto da anni e, come al solito, l'equipaggio dell'Arcadia diventava un'unica, inesorabile macchina da guerra.
Fu presto chiaro, però, che quella volta c'era qualcosa di anomalo. Non incontrarono alcuna resistenza. Avanzarono con cautela, coprendosi le spalle a vicenda. Harlock aveva tutti i sensi all'erta.
“Non abbassate la guardia. Potrebbe essere una trappola” comunicò ai suoi.
Si diressero, sempre senza incontrare anima viva, verso l'area dell'astronave dove, secondo la planimetria trovata da Yattaran, dovevano essere ubicate le stive con il loro prezioso contenuto.
E lì capirono tutto.
Davanti ai portelloni spalancati giaceva un mucchio di cadaveri: le guardie erano state trucidate senza pietà. Alcuni pirati si aggirarono tra loro, controllando se ci fosse qualcuno ancora in vita, ma purtroppo dovettero constatare che non era così.
“Ecco la ragione di quella rotta anomala! Stavano cercando di fuggire!” esclamò Yattaran.
Kei era inorridita.
“Ma... chi può aver fatto questo?”
“Purtroppo non siamo gli unici pirati nell'universo. E spesso gli altri non agiscono come noi - commentò Harlock con amarezza - Piuttosto, cerchiamo di capire che fine ha fatto il resto dell'equipaggio, anche se non sono molto ottimista. Non credo che gli assalitori siano ancora a bordo, ma... non si sa mai, quindi… occhi ben aperti!”
“Le stive sono completamente vuote, capitano. Hanno portato via tutto” lo informò uno degli uomini.
Si diressero verso la plancia di comando. Lungo il tragitto, trovarono i segni di una furiosa battaglia: lamiere contorte, fili scoperti, vetri infranti. E altri morti. Lo stesso lugubre scenario li accolse anche sul ponte. Quello che doveva essere il capitano era stato sorpreso al suo posto, con una mano protesa verso il computer di bordo, in un estremo e inutile tentativo di chiedere aiuto. Se loro fossero già stati nei paraggi, forse avrebbero potuto soccorrerli e non ci sarebbe stata quella carneficina.
Chi aveva assalito il cargo non si era limitato a prendersi il suo carico: non aveva voluto lasciare testimoni. Non si spiegava diversamente tanta ferocia. Ma perché? si chiese Harlock con angoscia.
“Cerchiamo nel resto della nave se c'è qualche sopravvissuto.”
Ma non trovarono nessun altro, né vivo né morto.
“È strano però - disse Yattaran - Secondo i miei dati su questa nave dovevano esserci almeno una sessantina di persone, ma, tolte le guardie e i morti che abbiamo visto, qui manca un sacco di gente!”
Harlock fece una smorfia.
“Gli altri potrebbero essere stati fatti prigionieri...”
“A che scopo?” chiese Kei.
“Traffico di schiavi.”
Proseguirono il giro, si azzardarono anche a chiamare, se per caso qualcuno si fosse nascosto, ma senza risultato.
“Che cosa facciamo, capitano?”
“Rientriamo sull'Arcadia. Non abbiamo più niente da fare qui. Andate avanti. Vi raggiungo subito.”
“Vengo con te” disse Kei con decisione.
Mentre i pirati tornavano verso le capsule, lui e la ragazza si diressero di nuovo verso la sala comando.
Harlock digitò qualcosa sul computer davanti al capitano.
“Cosa fai?”
“Ho lanciato un segnale di SOS. Spero che qualcuno lo senta e possa dare degna sepoltura a quei poveretti. Qualcuno la starà aspettando, questa astronave...”
“Daranno la colpa a noi.”
“Non sarebbe certo la prima volta. Anche se noi non uccidiamo nessuno. Sbrighiamoci adesso.”
Imboccarono il corridoio che conduceva alla loro capsula, quando Harlock ricevette una chiamata da Yattaran.
“Capitano, rientrate immediatamente! Ci stanno attaccando!”

  
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