Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    08/03/2017    5 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harlock afferrò la mano di Kei e iniziò a correre il più velocemente possibile verso la capsula.
“Che cosa succede?”
“Qualcuno sta attaccando l'Arcadia!”
“Ma... chi?”
“Non lo so. So solo che dobbiamo rientrare prima che quelli si accorgano della capsula!”
Sapevano entrambi molto bene che, una volta rinchiusi lì dentro, non avrebbero potuto difendersi e, se qualcuno avesse reciso il cavo di collegamento, per loro sarebbe stata la fine.
Per fortuna, i misteriosi nemici non si erano ancora accorti di nulla e l'Arcadia, con una manovra provvidenziale, riuscì a ridurre la distanza con la “nave del tesoro” per facilitare il recupero della capsula.
Harlock e Kei corsero subito in plancia.
Dalla vetrata era possibile avere una visuale completa della situazione. Il capitano spalancò l'occhio.
“Chi diavolo sono quelli?”
Un'enorme astronave di foggia sconosciuta si stagliava imponente e minacciosa di fronte a loro. Era dotata di innumerevoli file di cannoni che sparavano senza sosta contro di loro.
Yattaran era al timone e intanto impartiva ordini all'equipaggio di rispondere al fuoco con tutte le dotazioni dell'Arcadia.
“Bentornato a bordo, capitano! - gridò con voce tesa - Non ho idea di chi siano, ma non mi sembrano nostri colleghi!”
Harlock prese il suo posto al timone e Yattaran tornò alla consolle accanto a Kei. Soprattutto in quelle situazioni, nessuno come il capitano sapeva governare l'Arcadia. Tutti, ancora dopo tanti anni, restavano ammaliati da come la nave rispondesse docile al minimo spostamento del timone, come se fosse un prolungamento del suo corpo. Yattaran cercava spasmodicamente sul suo computer gli eventuali punti deboli di quella specie di mostro che li aveva aggrediti sbucando quasi dal nulla.
“Sono sicuro di non aver mai visto un'astronave come quella, eppure nello stesso tempo ha qualcosa di famigliare...” commentava intanto.
All'improvviso, la nave nemica vomitò fuori a velocità impressionante una miriade di agili navette, che in men che non si dica circondarono da ogni lato l'Arcadia. Si muovevano rapidissime ed era difficile centrarle.
“Ma questi..” esclamarono quasi all'unisono Harlock e Yattaran - questi sono i caccia che ci hanno attaccato quando Raflesia era a bordo!”
“Allora sono i mazoniani cattivi! Quelli che stanno cercando di prendersi il Voynich, che forse hanno ucciso Daiba e che con tutta probabilità hanno depredato l'oro e ammazzato quelle persone!” gridò Harlock.
“È un po' strano incontrarli di nuovo, e così lontano...” osservò Kei.
“Già... infatti io penso che non sia affatto casuale. Ci stavano aspettando!”
La battaglia durò a lungo, senza che nessuno dei due contendenti prevalesse sull'altro. Harlock non riusciva a capire quale fosse lo scopo degli aggressori, quindi per lui quel combattimento era un inutile spreco di risorse ed energie. In più, l'Arcadia stava riportando diversi danni, non gravi, ma comunque fastidiosi. E sembrava che anche gli altri fossero nella loro stessa situazione.
Il capitano aveva ordinato a Yattaran di provare a mettersi in contatto con loro e capire che cosa volessero, ma nessuno aveva risposto. A un certo punto avrebbe voluto disimpegnarsi e fare il salto nell'iperspazio, ma, come se avessero intuito le sue intenzioni, i piccoli caccia non davano loro tregua. Sembrava uno sciame di zanzare. La maggior parte di loro veniva falcidiata dai loro colpi, senza arrecare danni seri, ma dall'astronave madre ne continuavano a uscire di nuove. Parevano non finire mai, costringendoli a difendersi senza sosta e impedendo loro, di fatto, di allontanarsi e mettere in atto le procedure per passare alla navigazione in-skip. I suoi uomini erano sfiniti e lui sempre più furioso. Bisognava sottrarsi a tutti i costi a quell'assedio.
Ma, proprio in quel momento, ricevettero un messaggio: qualcuno chiedeva di comunicare con loro. A un cenno affermativo di Harlock, Kei aprì il canale. Una voce metallica, non si capiva nemmeno se fosse maschile o femminile, o addirittura di un robot, parlò usando la lingua intergalattica:
“Non avete scampo. Consegnateci il codice detto Voynich e non vi sarà fatto alcun male.”
“Ma con chi credono di avere a che fare questi? - sghignazzò Yattaran - Siete voi a non avere scampo, bellezze!”
Harlock gli fece cenno di tacere. La nave nemica aveva cessato di bersagliarli e aveva anche smesso di vomitare fuori i piccoli caccia.
“Chi siete? Perché volete il Voynich?”
Ma la voce misteriosa ripeté la richiesta, nello stesso identico modo.
“Sembra una registrazione” osservò Kei.
Anche Harlock rifece la domanda, ma sempre senza ottenere risposta.
“Basta! - tuonò Harlock - Non ha senso tutto questo! Motori a tutta forza, anche quelli ausiliari, e tenetevi forti! Ce ne andiamo!”
Harlock, con una delle sue tipiche manovre, impresse al timone un violento movimento rotatorio. L'Arcadia deviò all'improvviso, approfittando di quella breve tregua, e riuscì così ad allontanarsi finalmente dal campo di battaglia.
Yattaran e Kei erano già pronti a dare le coordinate e in pochi istanti l'Arcadia entrò nell'iperspazio.
Harlock si lasciò andare sul suo scranno.
“State tutti bene?”
“Sì, Harlock. Non ci sono feriti, solo qualche contuso” lo aggiornò Kei, controllando sul monitor le informazioni che via via arrivavano dai diversi settori dell'Arcadia.
“Bene. Danni alla nave?”
“Ci sono due cannoni fuori uso, uno dei motori ausiliari danneggiato e qualche squarcio nei settori K1 e K6, ma comunque niente di serio. Possiamo ripararli subito senza problemi.”
“Ecco cosa mi ricordava quell'astronave! - esclamò Yattaran, proiettando delle immagini sullo schermo grande - È una versione diversa, forse più arcaica, della Dorcas!”
“È un'ulteriore conferma dell'identità dei nostri aggressori - rifletté il capitano - Sapevano qual era il nostro obiettivo ed erano pronti ad accoglierci. E, già che c'erano, hanno depredato il cargo e ammazzato quella gente senza pietà. E sapevano anche che il Voynich ce l'abbiamo noi! Ora, solo altre due persone, oltre a noi, erano a conoscenza della nostra missione: Raflesia e l'altra mazoniana..., quella Gudrun... che, tra l'altro, è la madre del ragazzo che ora sta frequentando Mayu! Devo parlare con Raflesia, subito! Tra i suoi collaboratori c'è un traditore!”
“Posso provarci, capitano - disse Yattaran grattandosi la testa - Ma lo sai che, quando si viaggia nell'iperspazio, le comunicazioni sono spesso disturbate. E soprattutto non sono sicure, perché le onde di trasmissione non seguono le solite leggi fisiche...”
“Tu tenta lo stesso, correremo il rischio! Mayu, Clarice e Zero potrebbero essere in pericolo, e forse l'intero popolo di Raflesia! E cerchiamo di aumentare il più possibile le velocità!”
In quel momento, anche i pochi giorni di viaggio gli sembrarono un'eternità.
“Ci sono altre cose che non mi quadrano... - proseguì Harlock - Io ho parlato con Raflesia e Gudrun della nostra intenzione di abbordare la nave del tesoro... ma non ho detto dove si trovava. Come hanno fatto quelli a scoprirlo? E poi... ci hanno tenuti impegnati in un combattimento lunghissimo... ma è come se non volessero davvero annientarci... avevano una potenza di fuoco impressionante, ma ci hanno fatto solo dei graffietti! Perché? Potevano farcela subito, la loro richiesta! Volevano spaventarci, per indurci a consegnare il codice? Mandarci un avvertimento? O forse volevano tenerci impegnati, mentre altri... magari attaccavano la Dorcas?”
Più ci pensava, più l'intera faccenda gli puzzava. E il fatto di non poter fare nulla lo faceva sentire impotente e furibondo.
Kai cercò di calmarlo.
“Forse Gudrun non c'entra... Lei o Raflesia potrebbero averne parlato con qualcun altro, magari nel Consiglio Supremo...”
“In ogni caso, devo mettere in guardia Raflesia il prima possibile. Rimane un mistero di come abbiano fatto a scoprire la posizione e la rotta del cargo... le conoscevamo soltanto noi!”
“Sì, però nello stesso tempo erano facilmente deducibili, per qualcuno con le stesse abilità di Yattaran. Una volta saputo il giorno in cui saremmo partiti, calcolando i tempi con la navigazione in-skip... non ci saranno state decine di navi in circolazione in questi giorni con quel carico!”
“Mmmh... il margine di errore era troppo grosso, non mi convince.”
“Magari erano appostati in più punti dell'universo... noi in fondo non sappiamo nulla di quella gente, di quali risorse dispongano...”
“Proprio così... per quanto ne sappiamo, possono essere anche in grado di introdursi nel nostro sistema informatico.”
“Ma sicuramente il computer centrale se ne sarebbe accorto!”
“Anche questo è vero...” assentì Harlock, un po' rassicurato.
“C'è un'altra possibilità...” aggiunse Kei dopo qualche secondo di riflessione.
“E sarebbe?”
“Che in realtà sia tutta una manovra di Raflesia per venire in possesso del Voynich senza perdere la faccia con te.”
“Cioè che quelli siano suoi complici?”
“Sì, o mandati direttamente da lei.
Harlock scosse la testa.
“No, io non credo... Non ha le risorse per organizzare una spedizione del genere...”
“È quello che ci sta facendo credere, ma non è detto che sia davvero così... Avanti, Harlock, lo sai anche tu che ne sarebbe capace! Vuole a tutti i costi quel maledetto codice, ma nello stesso tempo ha bisogno di noi, di Clarice, di Zero, quindi non può minacciarci direttamente!”
Per quanto gli costasse ammetterlo, Kei aveva ragione. Non si poteva escludere a priori uno scenario simile. Tutta quella storia era stata un gioco d'azzardo fin dall'inizio. Eppure...
“In realtà Raflesia ce l'ha già ciò che le serve: Clarice ha tutto il testo del codice in formato digitale e lo sta studiando con gli scienziati mazoniani. La regina può farselo consegnare in qualsiasi momento. Lei vuole la copia originale solo per impedire che finisca nelle mani sbagliate, e finché ce l'abbiamo noi questo non accadrà. E poi c'è il fatto dei caccia... sono gli stessi che ci hanno attaccato quando Raflesia era a bordo, ed era evidente che lei non se l'aspettava. Ma l'unico modo per scoprire come stanno le cose è affrontare la questione direttamente con lei.”

Finalmente, dopo diversi tentativi infruttosi, Yattaran riuscì a stabilire un contatto, abbastanza stabile e sicuro, con la Dorcas.“Non so per quanto tempo reggerà, quindi fai in fretta, capitano!” si raccomandò.Appena l'immagine tremolante di Raflesia apparve sullo schermo della sala comando, Harlock andò subito al punto.“Tutto bene, Harlock?” chiese la donna, un po' perplessa per quella chiamata inaspettata.
“No, non molto. Non posso parlare più chiaramente, perché la trasmissione potrebbe essere intercettata. La nostra missione è fallita. Stiamo cercando di arrivare lì il prima possibile, ma ci vorrà comunque qualche giorno. Intanto, non prendere alcuna decisione e non ti fidare di nessuno! Come stanno Mayu e gli altri?“Stanno bene, stanno lavorando tanto... ma... che cosa sta succedendo, Harlock?” chiese la donna, preoccupata.“Non lo so ancora e comunque non è il caso di parlarne adesso. Ti spiegherò ogni cosa quando ci vedremo di persona, e da soli.”Harlock a malincuore chiuse la comunicazione. Avrebbe voluto essere più esplicito, ma la possibilità che il nemico li stesse ascoltando era concreta, ed era meglio non correre rischi inutili. Contava sul fatto che Raflesia fosse abituata a gestire situazioni di pericolo. Anche se in quel caso il pericolo era vicino a lei, e non aveva volto!

Il viaggio proseguì senza incidenti. Appena usciti dall'iperspazio, Harlock prese una navetta e raggiunse la Dorcas. Ormai la sua presenza a bordo non era più un problema per nessuno e non ritenne necessario farsi annunciare. Nel breve tragitto che lo separava dalla nave di Raflesia, passando in mezzo alle astronavi piccole e grandi che formavano la carovana mazoniana, non notò alcuna anomalia. Eppure si sentiva inquieto. Se quelli avevano trovato così facilmente l'Arcadia a migliaia e migliaia di chilometri spaziali di distanza, quanto ci avrebbero messo a trovare loro? Anzi, come mai non li avevano ancora trovati, se davvero avevano un infiltrato o un traditore tra le file di Raflesia? Era molto più probabile che conoscessero benissimo la loro posizione, e stessero solo aspettando il momento più propizio per agire. Sì, ma per fare cosa?
Appena sceso dal veicolo nell'immenso hangar della Dorcas, chiese a uno degli ufficiali di guardia di annunciare a Raflesia il suo arrivo.
Ma, prima di incontrarla, decise di andare a salutare Mayu. Si recò nella zona ospedale, la vide... e per poco non gli venne una sincope. La ragazza si aggirava tra i lettini con un fagottino in braccio... un fagottino da cui spuntavano un visetto e due manine paffute. Ebbe una specie di mancamento... Per un attimo credette di essere finito in uno di quei tunnel spazio-temporali di cui parlavano gli antichi romanzi e film di fantascienza, e che in realtà fosse stato via non pochi giorni, ma alcuni mesi.... Io quello lo ammazzo! Ebbe appena il tempo di formulare questo pensiero, quando una giovane donna si avvicinò a Mayu, prese il piccolo in braccio, sorridendogli teneramente, e se lo portò via. Harlock riprese a respirare, sentendosi improvvisamente un po' stupido, mentre lei, avendolo notato, gli correva incontro e gli saltava al collo, come quando era piccola. Forse, in cuor suo, sperava di essere ancora il suo preferito, se non proprio l'unico... almeno per un altro po'.
“Harlock, sei tornato!”
“Sì, sono tornato! Tutto bene, piccola?”
Gli occhi di Mayu scintillavano.
“Sì, tutto benissimo! Sto imparando un sacco di cose, e qui sono tutti gentili con me e...”
“Clarice come sta?”
“Oh, anche lei sta bene, non è che la veda spesso, è sempre chiusa in quella stanza con tutti i suoi libri e quegli strani tipi!”
“E Darragh?” non poté fare a meno di chiedere.
“Oh, è in giro da qualche parte... Si dà sempre un sacco da fare. Vuoi salutarlo?”
“Ora non posso, magari più tardi. Salutamelo tu, intanto.”
“E voi? Com'è andata?”
Harlock ebbe un attimo di esitazione.
“Ci sono state delle... complicazioni, ma stiamo tutti bene.”
“Siete tornati per restare?”
“Non lo so ancora, ma probabilmente per un po' sì. Ma puoi rimanere qui sulla Dorcas ancora per qualche tempo, se ti fa piacere” aggiunse, avendo intuito le intenzioni della ragazzina.
“Oh sì, grazie, Harlock! Ora vado, il dottor Zero mi sta aspettando!”
Mayu lo abbracciò di nuovo e si allontanò trotterellando.
Harlock avrebbe voluto chiederle qualcosa anche di Gudrun, ma non voleva allarmarla, magari inutilmente. Si chiese se, alla luce dei nuovi avvenimenti, non fosse il caso di riportarla sull'Arcadia. Ma qualunque mossa avrebbe potuto insospettire il traditore. Mentre era essenziale che si sentisse al sicuro e non prendesse ulteriori precauzioni.
Si diresse verso la sala del trono, sperando di incontrare Raflesia. Si rese conto di non essersi accordato con lei su dove incontrarsi. Ma la sua intuizione si rivelò esatta, perché la incrociò poco dopo lungo il tragitto. Era sola.
“Eccomi” disse semplicemente. Non era mai stata un tipo espansivo. Come lui, del resto.
“C'è un posto dove possiamo parlare al riparo da orecchie indiscrete?”
“Ma... possiamo andare nella sala del trono o nei miei alloggi.”
“No, potrebbero non essere sicuri. Ho un'idea migliore.”
Se davvero il nemico si annidava tra i collaboratori di Raflesia, quelli erano i primi posti da evitare.
Raflesia alzò appena un sopracciglio, perplessa, ma lo seguì docilmente.
“Andiamo nell'hangar” le spiegò Harlock
“Nell'hangar? Ma c'è sempre una confusione, e poi il rumore...!”
“Appunto. Nessuno baderà a noi e nessuno riuscirà a sentire quello che ci diciamo.”
Camminarono in silenzio fino all'hangar e si appartarono in un angolo relativamente tranquillo.
Il capitano raccontò alla Mazoniana quello che era accaduto e le espose i suoi sospetti sulla presenza di un possibile traditore, o forse anche più di uno. Omise, naturalmente, di riferirle le considerazioni di Kei. Anche perché si era convinto che in tutto questo la regina non c'entrasse nulla.
Raflesia gli parve sinceramente costernata.
“Con chi altri hai parlato della nostra spedizione?”
“Solo con Lavinia... lei è il mio braccio destro, le dico sempre tutto...” quasi si giustificò.
“E cosa mi dici di Gudrun? Se non è direttamente coinvolta, anche lei potrebbe averne parlato con qualcun altro...”
“L'ho sempre considerata una persona assolutamente fidata, ma... a questo punto non so più che cosa pensare! Una congiura... Mi stai dicendo che potrebbe esserci una congiura ai miei danni, in combutta con i discendenti dei congiurati di allora... Ma perché? Come hanno fatto a entrare in contatto?”
“Purtroppo noi possiamo soltanto fare delle congetture. Ora la priorità è capire chi è, o chi sono, le persone coinvolte e neutralizzarle. Sono propenso a pensare che sia qualcuno molto vicino a te, o che ha facilmente accesso a certe informazioni. Quelli che ci hanno attaccato, oltre a sapere dove trovarci, sapevano anche che noi avevamo il codice. A questo punto, temo che Clarice e i tuoi studiosi possano essere in pericolo. Potrebbero rapirli e costringerli a lavorare per loro. Bisogna proteggerli, a tutti i costi. Poi do per certo che loro sappiano benissimo la vostra posizione e non siano lontani... stanno aspettando qualcosa, forse solo il momento propizio per attaccare o per ricattarti. Sinceramente, non riesco bene a capire che cosa abbiano in mente. Perché il Voynich è così importante anche per loro?”
Mentre lui parlava, Raflesia appariva sempre più cupa e preoccupata. Aveva tenuto duro per tutti quegli anni, aveva superato lo smacco della sconfitta, era rimasta alla guida della sua gente, malgrado tutto... e ora si sentiva improvvisamente stanca e sfiduciata. Stava perdendo la voglia di lottare.
“Noi... non siamo più in grado di difenderci, in caso di attacco... e non posso più permettermi la perdita di civili innocenti...”
“Non è vero! Intensificheremo i lavori di manutenzione, concentrandoci ora sulle armi e sui mezzi militari. Ti manderò tutti i miei uomini, se necessario. E faremo nuove spedizioni. Quel cargo ci è sfuggito, ma ce ne saranno altri e...”
“Ma se ci attaccano mentre voi siete lontani, per noi non ci sarà scampo!”
Harlock a quelle parole ebbe come un'illuminazione. E se fosse proprio quello lo scopo? Costringere l'Arcadia ad allontanarsi per poter attaccare indisturbati? Ma, se le cose stavano davvero così, erano finiti in un circolo vizioso. Qualsiasi scelta avessero fatto, i loro nemici ne avrebbero tratto vantaggio.
“Dobbiamo scoprire chi è la talpa - concluse gravemente - È più che mai necessario. Solo così capiremo le loro vere intenzioni. Intanto sfrutteremo al massimo le risorse che abbiamo. Parlerò con il mio capo ingegnere e ti sottoporremo un nuovo piano di lavori. Ce la faremo, vedrai!”
“C'è un particolare che proprio non capisco: come facevano quelli a sapere esattamente dove eravate diretti, dal momento che non l'avevi detto nemmeno a me?”
“Questo destabilizza anche noi... Abbiamo delle ipotesi, ma in realtà non ne siamo venuti a capo.”
“Forse sono riusciti ad accedere ai vostri dati, al vostro sistema informatico...”
“Sì, ci abbiamo pensato, ma ci sentiamo di escluderlo.”
“E perché?”
“Il nostro computer centrale avrebbe rilevato l'anomalia.”
“Non puoi conoscere il loro livello di tecnologia, potrebbe essere superiore perfino al nostro.”
Il capitano suo malgrado sorrise. Raflesia pensò che si stesse burlando di lei e reagì indispettita.
“Che hai da sorridere? Ti sembra il caso?”
“Sto solo pensando che, quando è cominciata questa storia, avevamo fatto un patto. E io ti avevo promesso di dirti tutta la verità sul nostro computer centrale... così capiresti perché sono convinto che nessuno abbia violato il nostro sistema.”
La donna fece un gesto con la mano.
“Non me ne ricordavo nemmeno più... con tutto quello che è successo dopo, ti assicuro che è l'ultimo dei miei pensieri. Rimandiamo a quando ne saremo fuori. Intanto io scoprirò il traditore, non ti preoccupare. Siamo piuttosto bravi in queste cose...”
Harlock vide di nuovo nei suoi occhi lo stesso sguardo gelido e spietato che aveva imparato a conoscere ai tempi della guerra.
“Come pensi di fare?” chiese, improvvisamente allarmato.
Raflesia fece un sorriso che gli procurò un brivido lungo la schiena, e non di piacere.
“Tu hai i tuoi metodi, io ho i miei. Non fare domande di cui preferisci non sapere la risposta...” rispose con le stesse parole che aveva usato lui prima di partire per la prima spedizione. Poi fece un cenno di saluto e si allontanò verso il cuore della Dorcas.

  
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