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Autore: WolfieIzzy    02/03/2017    1 recensioni
Aprile 1795. Eleanor Kenway è su una carrozza diretta a Parigi, dopo aver affrontato un viaggio partito quasi un mese prima da casa, in America. Vuole scoprire di più sulla sua famiglia. Vuole scoprire da dove viene. Vuole diventare un'Assassina come suo padre, Connor. In Francia la aspetta il suo destino, e il Maestro Arno Victor Dorian, che la addestrerà per farla diventare un'Assassina perfetta e con il quale combatterà per il futuro della Nazione. Ambientata dopo gli eventi di Assassin's Creed Unity.
NB: Questa storia cerca di essere il più possibile fedele sia ai fatti storici reali, che a quelli fittizi appartenenti alla storia di Assassin's Creed. Qualsiasi modifica apportata al "canone" storico reale e/o appartenente al mondo di AC è voluta ed è utile ai fini della storia. Buona lettura!
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arno Dorian, Napoleone Bonaparte, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivai in soggiorno completamente distrutta e zuppa d'acqua, desiderando solamente di lanciarmi su un divanetto, ma Arno mi afferrò per un braccio, facendomi scontrare con il suo petto. 
Me lo ritrovai a due centimetri dal viso, anche lui zuppo, con i capelli bagnati che gli ricadevano sul viso.

'Ti ho battuta.' mi disse, e mi sorrise. Gli sorrisi anche io.

'Facile quando non hai dieci chili di stoffa addosso e una rete metallica legata ai fianchi.' dissi in tono di sfida.

'Può darsi. Ma puoi fare di meglio.' mi rispose, e dal nulla iniziò a slegarmi i capelli, facendomeli ricadere ciocca a ciocca, umidi, ai lati del viso.

Si creò un silenzio che avrei potuto definire imbarazzante se non fossi stata distratta dal suo sguardo  attento, le labbra leggermente socchiuse, le sue dita che scorrevano tra le mie ciocche e toglievano le forcine che tenevano legata la complicata acconciatura di Heléne.

'Ti preferisco così, libre et belle.' disse alla fine, quando il suo indice aveva sciolto l'ultima ciocca di capelli e stava scorrendo sul lato della mia guancia.

Era così vicino, i suoi occhi fissi nei miei, che non riuscivano a staccarsi da quelle labbra.

'Arno...' mormorai, ma un secondo dopo le sue labbra erano sulle mie. 

L'unica cosa a cui riuscii a pensare fu "Finalmente". Finalmente stava succedendo. Erano due mesi che bramavo quel tocco delicato, non per correggermi o proteggermi in missione, ma semplicemente per me, su di me.

Risposi al bacio in ritardo, chiudendo gli occhi e soddisfando il desiderio delle mie dita, che si infilarono fra i capelli dietro la nuca di Arno, mentre la sua mano sinistra mi stringeva a lui dietro il corsetto che se prima mi soffocava, ora stava contenendo un'esplosione di emozioni che avevo solo sognato di liberare per settimane.

Non avevo idea di quanto tempo stesse passando, perché le uniche cose che riuscivo a percepire erano la mano di Arno che stringeva lievemente il mio punto debole al lato del collo sotto l'orecchio, il rumore della pioggia che batteva ancora persistente sulla ghiaia del cortile, e le labbra di Arno sulle mie,  che approfondivano il bacio ogni secondo di più. Maledetti francesi e la loro abilità nel baciare...

Non sapevo in che modo, ma trovai la forza per staccarmi, con non poca difficoltà, dal suo viso, poggiando le mie mani sul suo petto.

'Io... forse è meglio che mi tolga questo aggeggio infernale di dosso.' sussurrai, emettendo più aria che parole, ancora infiammata da quel contatto e con le ginocchia tremanti.

'Forse posso aiutarti. Girati.' mi disse Arno, con un sorrisetto soddisfatto e gli occhi socchiusi.

'Solo con i lacci, Arno...'

'Ma certo, lionne. Solo i lacci.' disse, e dopo che mi fui tolta la giacca iniziò a slacciarmi il corsetto da dietro, elegantemente e lentamente, senza darmi il modo di scoprire se fosse un esperto in quest'arte.
Quando finì e io fui in grado di respirare normalmente di nuovo, mi rigirai ritrovandolo alla stessa distanza di prima.

'Forse... è meglio... vado a cambiarmi.' dissi con gli occhi fissi a terra. 

'Ti aspetto qui.' mi disse lui, alzandomi il mento con la mano. Annuii.

Mi fiondai camminando velocissima sopra le scale verso la camera di Elise, nella quale piombai sul letto sprofondando la faccia nel cuscino.
Era successo veramente. 

Dopo aver emesso un verso simile a un urlo nel cuscino, che mi aiuto a scaricare un bel po' di emozioni, mi alzai e mi tolsi prima la giacca, poi il corsetto, le gonne, quella maledetta rete metallica che mi aveva anche lasciato un segno rosso sui fianchi, e mi rivestii, per poi rimettere tutto a posto con cura.

Feci per legare i miei capelli di nuovo in una coda, ma poi sorrisi tra me e me ripensando a quello che mi aveva detto Arno, e li lasciai sciolti.

Scesi nell'atrio, dirigendomi verso lo studio di Arno. Lui era seduto su un divanetto a leggere delle lettere, si era tolto la giacca e sbottonato la camicia.

'Hei.' dissi entrando, e mi sedetti vicino a lui.

'Come va?' mi chiese.

'Per i miei fianchi, decisamente meglio.' dissi. 'Per il resto... bene, credo.'

'Eleanor... non so cosa mi sia preso prima.' disse lui. Aspetta, cosa...?

'Nemmeno io.' risposi di getto, non capendo cosa stesse succedendo.

'Mi dispiace, io non... vorrei rovinare il nostro rapporto.' disse, e mi prese la mano. Io mi irrigidii.

'Rovinare il nostro rapporto? Arno, di che rapporto parli esattamente?' chiesi, e ritrassi la mano. Che rapporto c'era fra di noi? 

'Di un rapporto di fiducia. Eleanor, io mi fido di te, e tu, spero, di me. Rischiamo le nostre vite tutti i giorni lì fuori, fianco a fianco, e se per caso dovessi perderti o dovessi perdermi tu, non vorrei soffrissimo ulteriormente.' Ma stava scherzando? 

'Ma certo.' sbottai io, alzandomi dal divano. Non potevo credere a quello che avevo appena sentito.

'Hai ragione. È meglio che me ne vada, ora.' presi le mie cose, e uscii dalla stanza, desiderando solamente di andarmene da quella casa.

'Eleanor, ti prego, non andartene così...' mi seguì alla porta.

Io mi girai di scatto, ritrovandomelo faccia a faccia.

'Mi dispiace che tu sia ancora così ancorato al passato, Arno. Spero per te che riuscirai a rifarti una vita. Ma se non sei disposto a rischiare nemmeno un po'... ho seriamente paura per te.' gli dissi, e fu quello che effettivamente avevo in testa, anche se probabilmente uscì di getto.

Lui infatti abbassò lo sguardo, e si allontanò, lasciandomi correre via sotto un cielo grigio dal quale arrivavano le ultime gocce di pioggia.

Fortunatamente, pensai, sotto quelle nessuno si sarebbe accorto che stavo piangendo.

Arrivata alla locanda Pierre mi passò una lettera che era arrivata per me da Winston.

'Tutto bene, Mademoiselle?' mi chiese, probabilmente notando i miei occhi arrossati.

'Si Pierre, grazie.' presi la lettera. 'Vado di sopra.'

'Buona serata, allora.' mi sorrise cordialmente.

Mi sedetti sul letto, sbuffando, e la aprii.

'Cara Eleanor,
ho sentito che sei entrata nella Confraternita e che ti stai dando da fare nelle attività in città, contro i realisti e i Templari. Sono orgoglioso di te. 
Ti scrivo perché tuo padre mi ha intimato di chiederti di trovarti un lavoro, qualcosa da fare in città di giorno oltre all'attività segreta nella Confraternita in modo da non destare sospetti, anche se ormai è un po' tardi. So bene che non sarai entusiasta dell'idea.
Indovina? Sono arrivato a Londra, per starti più vicino. In realtà è perché il Consiglio internazionale degli Assassini ha richiesto la mia presenza, ma sono felice di stare qui per qualche settimana, così potremo sentirci più assiduamente. Tra l'altro sono stato a casa tua, signorina, e ho visto che non hai rimesso a posto le stanze. 
Comunque, tornando alle cose serie, sono stato informato che un certo Lagarde, se non sbaglio si chiama così, ha fornito il tuo nome ad alcune bande di criminali realisti Parigini, che ti stanno cercando. Per questo non è più sicuro che tu stia in quella locanda, quindi ascolta il mio consiglio: cercati qualcosa da fare in città, fuori dai quartieri più agitati.
So che il Maestro Dorian è proprietario di un Cafè. Magari lui può aiutarti. 
Con affetto,
Winston'

'Maledizione!' dissi, sbattendo la lettera sul letto.

C'era qualcos'altro che mi poteva andare storto, quel giorno? 
Ci mancava solo mio padre che mi tagliava i fondi e dei criminali che mi cercavano, adesso!
Beh, almeno Winston mi aveva scritto ed era a Londra, vicino a me. Ma questo non bastò a consolarmi.

'E ora cosa faccio..' piagnucolai tra me e me. Con Arno ci avevo appena litigato, non avevo nessun tipo di contatto in città che non fosse all'interno della Confraternita, e tra poco non avrei avuto più nemmeno un posto in cui dormire. 

Presa dallo sconforto e dalla rabbia, afferrai la mia spada, mi infilai il cappuccio e mi diressi alla Confraternita, uscendo dalla finestra. Non c'era alcun modo con cui potessi sfogarmi meglio in quel momento che richiedere qualcosa da fare per aiutare gli Assassini.

'Eleanor.' il Maestro Roussel mi salutò appena mi vide.

'Buonasera, Maestro. Sono qui per richiedere una missione.' gli dissi.

Lui sorrise, mentre metteva a posto delle carte. 
'Una missione? Hai voglia di mettere a posto qualche criminale?'

'Esattamente, Maestro.' 

'Ti vedo agitata, va tutto bene?' mi chiese.

'Certo che si. C'è qualcosa che posso fare, allora?'

'In effetti si. Alla corte dei Miracoli il Roi des Thunes ci ha chiesto aiuto perché degli estremisti minacciano i poveri nelle strade costringendoli a dargli quel poco che riescono a racimolare con l'elemosina. Forse tu puoi riuscire a sistemarli.'

'Lo farò volentieri, ma... questo Roi des Thunes sarebbe?'

'Sarebbe... il re dei mendicanti, un tale Marchese De Sade. È un libertino che sta destando non poco scandalo per le sue pubblicazioni erotiche.' 

'Un tipo interessante, quindi.' dissi, ridacchiando. 'Mi dirigo subito alla Corte dei Miracoli.' 

'Mi raccomando Assassina, stai attenta.' mi intimò il Maestro.

'Assolutamente, Maestro Roussel.' dissi, accenando un inchino e corsi via fra i tetti, diretta alla Corte.

Mentre mi dirigevo verso il quartiere, sentii qualcuno che mi seguiva sui tetti. Girandomi all'improvviso con la mano sulla spada, trovai qualcuno di familiare.

'Elenoire.' mi salutò Etienne, togliendosi il cappuccio.

'E tu che ci fai qui?' gli chiesi, e lo abbracciai.

'Il Maestro Roussel mi ha chiesto di accompagnarti. Testa dura che non sei altro, credevi di poter affrontare una missione del genere da sola?' mi scompigliò i capelli.

'In effetti hai ragione... grazie per essere venuto. Mi fa piacere vederti, oggi sono successe troppe cose.' 

'Aha, il tuo sguardo parla per te. Me le racconterai più tardi. Ora abbiamo una missione da portare a termine.' mi sorrise, e mi seguì al quartiere.

La Corte dei Miracoli era come ne avevo sentito parlare: un luogo degradato, frequentato da bande di criminali, mendicanti, clochard e prostitute. I palazzi qui non esistevano, c'erano solo case fatiscenti e maltenute, fumo che usciva dalle fognature in cui Dio solo sapeva cosa accadesse.

'Che posto.' dissi, mentre mi dirigevo con Etienne alla "corte" del Roi des Thunes.

'Stammi vicina, Eleanor. Come vedi, siamo in una zona decisamente malfrequentata, e nonostante siamo armati, è meglio tenere gli occhi ben aperti.'

Arrivati a una locanda con l'insegna sbiadita io ed Etienne entrammo, trovandoci uno spettacolo molto... particolare, davanti agli occhi.

Gente ubriaca e barcollante, uomini mezzi nudi, donne svenute sui divanetti, una rissa con persone che scommettevano in un angolo, una capra che mi passò accanto saltellando.

'Dove diavolo siamo finiti?' mi chiesi ad alta voce.

'Benvenuti nel mio regno, giovani viandanti!' una voce maschile dal tono alquanto sospetto destò il mio sguardo al centro della sala, dove su una dormeuse sedeva un uomo apparentemente vestito con abiti da nobile, che a uno sguardo più attento si rivelarono grotteschi.

La camicia lacerata lasciava il petto scoperto, un nastro viola legato al collo e una parrucca spettinata completavano l'aspetto piuttosto viscido di quell'uomo che ci scrutava con uno sguardo incuriosito e un sorriso che non prometteva nulla di buono.

Io ed Etienne, che probabilmente avevamo avuto la stessa impressione, ci guardammo l'un l'altra con un sopracciglio alzato.

'Buonasera, voi dovete essere...'

'Donatien Alphonse François, Marchese De Sade.' disse, alzandosi dal divanetto, e fece un inchino a dir poco esagerato.

'...Appunto.' dissi io.

'Marchese De Sade, io sono Eleanor, e questo è il mio amico Etienne.'

Come se Etienne non fosse stato nominato, il Marchese cominciò a girarmi intorno mentre teneva una mano sotto il mento e con l'altra sorreggeva un bicchiere di vino, presumibilmente. Continuò a fissarmi per qualche secondo sotto il mio sguardo sbigottito, e quello giusto un po' alterato di Etienne.

'Molto, molto, molto lieto di conoscervi, ma cherie.' mi prese la mano e mimò un baciamano alquanto imbarazzante. Io la ritrassi a fatica, facendo finta di niente.

'Siamo Assassini, Marchese. E siamo qui per fornirvi aiuto.' disse Etienne.

De Sade alzò un sopracciglio e si risedette sul divanetto, dopo aver spostato una ragazza mezza svestita e probabilmente svenuta (speravo fosse svenuta) per il troppo alcool o assenzio.

'Ma certamente. Assassini. Ho un amico Assassino, Arno Dorian.' disse, e sorrise. 
'È un po' che non ho sue notizie.'

'Arno è il nostro Maestro, ma oggi ci siamo qui noi. E siamo venuti per fornirvi il nostro aiuto.' dissi risoluta.

'Una ragazza che sa quello che vuole. Non se ne vedono tante in giro, mia bella Eleanor.' sibilò.

'Comunque si, dei bruti realisti stanno importunando la gente del mio Regno... quartiere, insomma. E io di lotte non me ne intendo, a meno che non siano quelle sul letto.' disse e ridacchiò, non togliendo il suo sguardo da me.

Io cercai di rimanere impassibile a quelle frecciatine provocatorie, anche se distolsi lo sguardo deglutendo disgustata.

'E dove possiamo trovarli, questi bruti?' chiese Etienne.

'Tengono in ostaggio la povera gente nelle fognature, per costringermi a pagarli. Peccato che io di soldi non ne abbia, e quindi non sono in grado di aiutarli.' sorseggiò un po' di vino.

'Ottimo. Li elimineremo. Etienne, andiamo. Marchese...' lo salutai.

'Spero di rivedervi presto, Mademoiselle.' mi disse. 'Grazie per la vostra disponibilità. Sono sicuro che potrò ricompensarvi a dovere...'

'Ehm, a quello penseremo dopo.' dissi, anche se sapevo che finita la missione l'ultima cosa che avrei fatto sarebbe stata tornare da lui. 

'Bonne Chance, mes chevaliers!' disse a voce alta, mentre io ed Etienne uscivamo di fretta da quel bordel... posto.

'Pour l'amour du Christ, che tipo.' disse Etienne. 
'Mi sono trattenuto dallo spaccargli i denti un paio di volte, sappilo.' disse.

'Tranquillo Etienne, so come affrontare un pervertito... credo.' dissi, e lui rise insieme a me.

'Andiamo ora, dai.' 

Ci dirigemmo più o meno furtivamente all'ingresso delle fognature, eliminando qualche estremista.

'È strano che ce ne siano così tanti in giro qui.' constatò Etienne. 'Di solito stanno vicino alle piazze, dove c'è una gran massa di popolo.'

'Quel bastardo di Lagarde ce li ha proprio mandati, eh?' commentai io.

'Mi sa di si.'

Entrammo da un tombino e ci ritrovammo in una fitta e buia rete di fognature, illuminata solo da qualche lanterna che avevano appeso gli estremisti ai muri gocciolanti.

'Attenta, Eleanor!' Etienne mi avvisò all'ultimo momento e schivai un coltello che mi stava arrivando in testa.

'Non potete stare qui, luridi Assassini!' urlò uno di loro, venendoci addosso pronto alla lotta: erano tutti uomini piuttosto grossi, il che non mi entusiasmava affatto. La lotta a mani nude non era il mio forte, anche se me la cavavo decentemente a stordire.

Io ed Etienne riuscimmo più o meno ad atterrare i quattro uomini che ci avevano attaccato, con non poca fatica, pero'. 
E da quello che sembrava non eravamo nemmeno a metà del percorso.

'Maledizione.' imprecai, quando dopo aver percorso altri tunnel e gallerie ci trovammo di nuovo davanti uno stuolo di nemici.

'Etienne, come facciamo? Sono troppi, e sono forti. E io sto finendo le munizioni.'

Etienne mi guardava preoccupato, e come me era leggermente provato dagli scontri.

'Proviamo ad andare avanti. Possiamo farcela, Eleanor.' cercò di rassicurarmi, anche se non sembrava molto convinto.

Io annuii deglutendo, e sperai sarebbe andato tutto bene.

Purtroppo mi ricredetti poco dopo, quando nemmeno una bomba fumogena riuscì a impedire a due sgherri di riuscire a bloccarmi. 

'Lasciatemi, bastardi!' urlai, dimenandomi, e mollai un calcio sulle ginocchia di uno dei due che mollò leggermente la presa, dandomi la possibilità di muovere la mano e infilzargli il ventre con la lama celata. L'altro però era ancora ben saldo al mio braccio destro, e mi sferrò un pugno sul fianco che mi fece mancare il respiro per qualche secondo.

'Stai ferma, sgualdrina.' disse, mentre si assicurava che non riuscissi più a muovermi.

Nel frattempo erano arrivati altri uomini, non capii quanti, ed Etienne stava avendo molte difficoltà a gestire i due sgherri che continuavano ad attaccarlo: appena si accorse che mi avevano catturata, pero', si fiondò nella mia direzione.

'Eleanor! Eleanor, no!' urlò, ma fu bloccato dai due uomini che gli puntarono una pistola contro, e arrestò la sua corsa.

'È meglio che tu non faccia un passo in più.' quello che doveva essere il capo della banda arrivò da dietro di me a passi lenti, che rimbombarono sulle pareti della galleria.

Alto, grosso, portava abiti simili a quelli di tutti gli estremisti, cappellino rosso e pantaloni a righe. I piccoli occhi incastrati in quel volto truce mi guardarono, e un sorriso maligno si formò mentre la sua mano mi alzava il mento con il dito. Io mi ritrassi schifata da quel tocco ruvido e manesco.

'Oh, il signor Lagarde ce l'aveva detto che avremmo avuto a che fare con un tipetto particolare.' sibilò.

'Lasciatemi andare, e vi risparmieremo la vita.' dissi a denti stretti.

Gli estremisti scoppiarono tutti a ridere, il capo, l'uomo che mi teneva ferma e i due uomini che puntavano la pistola contro Etienne.

'Voi cosa? Hahaha, ma guardatevi. Siete in trappola.' mi disse, a un centimetro dal volto. Io mi dimenai, volevo solamente tirargli un cazzotto in faccia, ma non potevo muovermi.

'Portatela dentro.' disse poi, concentrandosi su Etienne.

'No! Lasciatemi, bastardi!' urlai.

'E tu, se non vuoi essere trapassato da due pallottole, sparisci.' disse ad Etienne.

Lui cercò di reagire. 'Eleanor, non ti lascio qui! Lasciatela andare, animali!' e corse verso di me, ma uno dei due uomini lo afferrò e lo buttò a terra.

'Vattene, se non vuoi morire!' gli urlò.

'Eleanor, stai tranquilla. Tornerò il prima possibile.' gridò e si alzò.

L'uomo a sinistra gli puntò la pistola in fronte, pronto a sparare.

'Etienne, per l'amor del cielo, vai via. Ti prego.' dissi, quasi scoppiando il lacrime.

Lui mi lanciò un'ultima occhiata dispiaciuta, poi corse via.

Gli uomini, dopo aver riso, mi strattonarono in un vicolo cieco e mi legarono al soffitto con una catena, che legarono ai miei polsi con delle manette. Quella posizione mi costringeva a stare con le braccia alzate, impossibilitata a liberarmi in qualsiasi modo.

'Lurida bestia.' dissi all'uomo che chiuse le manette.

'Se non stai zitta, per te finisce male.'

'Maledetti!' urlai. 'Che cosa volete da me, bastardi! Voi e il vostro capo, quel figlio di puttana di Lagarde, vi meritate di essere sgozzati!' 

'Piano, piano con queste parole, signorina.' un uomo basso si avvicinò a me, vestito in uniforme. Lagarde.

'Finalmente vi siete degnato di farvi vedere, vigliacco.' dissi.

'Non ho tempo da perdere, signorina Kenway. Ditemi dove sono quelle lettere, e vi lasceremo andare.' 

Io risi, nervosa. 'Dovrete passare prima sul mio cadavere.' 

'Io vi avverto. Se non parlate, è solo peggio per voi. Jacques!' disse, e lo scagnozzo che mi aveva appeso al soffitto tornò.

Non feci in tempo a prevedere la sua mossa, purtroppo, perchè in un secondo mi sferrò un pugno allo stomaco che mi fece mancare il respiro, e sentii delle ossa incrinarsi, provocandomi un dolore spaventoso.

'Luridi... bastardi...' mormorai. 'Se pensate che percuotermi mi farà aprire bocca, dovrete tenermi chiusa qui per mesi.'

'Tornerò più tardi, signorina Kenway.' disse Lagarde, senza guardarmi in faccia. 'E sarà meglio per voi dirmi dove sono, a quel punto.' se ne andò.

Lo scagnozzo mi sputò ai piedi e si sedette su una sedia vicina. Era lì per controllarmi.

Io non potei fare altro che riflettere, e pensare vorticosamente a cosa fare per liberarmi. Mi avevano disarmata, ed ero appesa a una catena d'acciaio fissata al soffitto. 
Mi venne da piangere a pensare in che situazione mi stavo trovando, per colpa della mia impulsività. La verità era che avrei voluto dare la colpa ad Arno, perché se ero qui era solamente perché quel cretino mi aveva fatto innervosire.
Ma in realtà era tutta colpa mia, della mia immaturità. Ed ero stata doppiamente stupida perché ora sicuramente sarebbe finita male per me in ogni caso. 

Sentii di nuovo una fitta terribile allo stomaco sulla destra, dove avevo ricevuto il pugno. Strinsi i denti, e cercai di consolarmi all'idea di quello che stavo per passare. Probabilmente, sarebbe stato meglio morire subito... ma no. Io ero Eleanor Kenway. Non potevo abbattermi in questo modo. Dovevo reagire, resistere. In un modo o nell'altro, sarei riuscita ad uscire di qui.

*Arno's POV*

Mi ero diretto alla Confraternita di mattina presto, perché quella notte non ero riuscito a dormire. Era da un bel po' di tempo che non mi succedeva, ultimamente non avevo avuto di questi problemi, e non bevevo da tempo. Ma quella notte, purtroppo, ricaddi nei miei pensieri più bui. Non volevo perdere Eleanor, a lei tenevo troppo. Ripensai ad Elise, a quello che avevamo passato, al fatto che l'avevo persa, e a quanto ancora mi mancava... e al fatto che ancora, dopo più di un anno da quando era morta, non fossi riuscito a dimenticarla. Il fatto era che tornare con la mente nel passato era per me una cosa terribile, appena proiettavo i miei pensieri all'indietro non riuscivo più ad uscirne, se non imbottendomi di alcool. Ma era come se ne dipendessi. Come se fossero l'unico luogo in cui potevo rifugiarmi nei miei momenti di sconforto... eppure, invece di darmi la forza per andare avanti, mi trascinavano sempre verso il fondo, che ormai avevo toccato cosí tante volte che per me era diventato familiare.

Scossi la testa, cercando di concentrarmi sul presente, ovvero l'unica cosa che avrei dovuto avere in testa.

Alla Confraternita, da quello che vidi, c'era fermento: vidi Etienne sudato che cercava di riprendere fiato, seduto al tavolo del Consiglio.

'Cosa succede?' chiesi, e mi tirai giù il cappuccio. 

'Arno, la tua protégé...' disse Roussel, guardandomi preoccupato.

'Eleanor? Dov'è? Cosa le è successo?' dissi agitato.

'Arno, mi dispiace, io... erano in troppi...' disse Etienne.

Io lo presi per il colletto del cappotto, sollevandolo dalla sedia.
'Etienne, dove diavolo è Eleanor?' dissi a voce alta, preso da una rabbia incredibile.

'Corte dei Miracoli. Eravamo in missione, noi... Lagarde ci ha teso una trappola. L'hanno presa loro.' disse, stava tremando.

Io lo mollai facendolo ricadere sulla sedia, e mi girai, mettendomi una mano fra i capelli. Cosa diavolo aveva combinato?

'Alza quel culo immediatamente e seguimi!' gridai ad Etienne e corsi via da lì, rimettendomi il cappuccio. Se le avessero torto un capello, non me lo sarei mai perdonato.

*Eleanor's POV*

Non mi resi conto di quanto tempo passò da quel momento, perchè mi ero mezza addormentata. Mi destai dal sonno, dopo aver sentito dei rumori provenire dalle gallerie.

Lo scagnozzo si alzò dalla sedia, dove si era addormentato anche lui, e alla vista di Lagarde si avvicinò a me di nuovo.

L'uomo mosse qualche passo nella mia direzione, con un sorrisetto maligno in volto.

Lo precedetti a parole. 
'Come vi ho già detto prima, è tutto inutile. Potete anche ammazzarmi. Non scoprirete mai dove sono le lettere. MAI.' enfatizzai l'ultima parola a voce più alta, e Lagarde si avvicinò ancora di più al mio volto.

'Troppo tardi. Abbiamo scovato il tuo nascondiglio, douceur. Credevo che i miei avvertimenti ti sarebbero stati utili, ma... a questo punto non mi servi più.' disse, e prese la sedia, spostandola davanti a me in modo che potessi vedere meglio il suo meschino volto. 

Lo guardai negli occhi, sporgendomi in avanti il più possibile.
'Voi, e tutti quelli come voi, siete la rovina di questo Paese.' dissi, mossa da una scarica di adrenalina. Ormai non avevo più nulla da perdere.

'Credete di poter fermare il progresso. Di mantenere l'Ordine. Di togliere la libertà al popolo. Siete solo dei megalomani. Il vostro Ordine non rinascerà, lo giuro sulla mia testa. Non riuscirete a salire di nuovo al potere. Non finchè io sarò viva.' Lagarde, se prima appariva sicuro di sè, ora aveva cambiato espressione.

Visibilmente corrucciato e innervosito, si alzò dalla sedia e la lanciò al muro.

'Jacques, finisci quello che avevi iniziato!' esclamò scocciato, e se ne andò.

Io cercai di ritrarmi, ma mi beccai solo uno schiaffo fortissimo in faccia, che mi fece sentire il sapore ferroso del sangue in bocca. 
Tossii, e sputai il sangue a terra.

L'uomo si stava preparando per darmi un altro pugno, quando si sentirono delle urla e del rumore di lame che cozzavano all'esterno. 
Si girò, preoccupato, ma mezzo secondo dopo uno sparo lo fece cadere a terra.

Io non riuscii nemmeno ad alzare la testa, ancora scossa dal bruciore dello schiaffo, ma sentii qualcuno afferrarmi e sollevarmi delicatamente fra le sue braccia.
Un profumo familiare giunse alle mie narici, e le mie braccia furono liberate da altre due mani.

'Sono qui, lionne. Sei salva.' era Arno...

Mi baciò la fronte, mentre mi portava fuori da quel posto. Io scoppiai a piangere per un secondo, stringendo debolmente al suo collo le braccia che sentii di nuovo parte del mio corpo, grazie al sangue che cominciò a ricircolarvi. 
La vista familiare del suo profilo che sporgeva dal cappuccio, finalmente, riuscì a rassicurarmi e chiusi gli occhi, perdendo i sensi.


*Angolo dell'autrice*

Salve miei cari! Allora, eccoci qui con un nuovo capitolo che definirei movimentato, e sono sicura sarete d'accordo con me hahahah.
Spero vi abbia fatto piacere un po' d'azione, nonostante lo screzio di Eleanor e Arno! Il nostro Assassino Francese, a quanto pare, è ancora sensibile al suo passato. Ed Eleanor purtroppo presa dallo sconforto si è andata a infilare in un pasticcio... come andrà a finire? Scopriremo insieme come continuerà la storia nel prossimo capitolo! Un bacio,
Izzy
  
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