Si allontanò dagli altri uomini. L'aria della tomba era stantia e soffocante, e le coefore avevano acceso numerose candele profumate per far luce. Si nascose, per evitare altre domande e preoccupazioni, dietro a una delle tante pile di doni da parte delle famiglie: un miscuglio fitto di vasi, coppe e botti piene di vino. Lì si adagiò, tenendo le gambe e le braccia strette al corpo, come per abbracciarsi, e avvolgendosi ancora di più nella sua tunica. Coricò il capo sulla pietra fresca della tomba e chiuse gli occhi, lasciando che rivoli di sudore freddo gli attraversassero la fronte. Glice, Glice, Glice. Intanto il poeta continuava, piangendo la bontà e bravura del re.