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Autore: MAFU    02/03/2017    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 44

“Ragazzi… Non pensate che tutto questo sia… Assurdo?” Koneko aprì bocca rivolgendosi ai suoi compagni mentre si stavano avviando verso i dormitori dopo la chiacchierata con Mephisto. “Che mi sono perso?” Shima lo guardò confuso riuscendo a rammentare solo alcune parti di quanto avvenuto, essendo stato quasi dissanguato per un eccesso ormonale. Izumo guardò altrove stringendo i pugni arrossendo lievemente mentre Shiemi sembrava più seria del solito evitando comunque di guardarlo. “Lilith e Lamia sono due… Succubi.” Disse cupo Ryuji guardando l’orizzonte a braccia conserte, “E non due qualsiasi… Bensì sono figlie della regina a quanto pare.” “Fin qui ci ero arrivato pure io…” sospirò Shima, “Solo che poi ho avuto come una sorta di black out…” “Hai fatto il zozzone come tuo solito.” Kamiki evitò di guardarlo arrossendo ancora di più per il nervoso, “CHE COSA MI SONO PERSO!?” ripeté il ragazzo saltando sull’attenti mollando le spalle di Koneko riuscendo a camminare da solo per l’adrenalina. “Oh, vedo che ti sei ripreso…” disse il compagno per nulla sorpreso, “Hai cercato di saltare addosso a Lilith.” Gli rispose Shiemi con un velo di imbarazzo grattandosi una guancia distogliendo lo sguardo. “Davvero!? E lei?” “Ti ha quasi ucciso.” “Oh. Ora capisco perché mi gira la testa…” Shima si fermò massaggiandosi le tempie e Koneko tornò a dargli il suo appoggio. “Cerca di non agitarti… Hai perso molto sangue…” “Ma quindi che stavamo dicendo?” il poveretto alzò gli occhi su Ryuji, Izumo e Shiemi fermatisi anche loro alla luce di un lampione. “Non lo so… Per me la scoperta è stata così scioccante che… Non so nemmeno cosa pensare. Sono sempre state tra di noi e nonostante sentissi che qualcosa non andava, non mi sarei mai aspettato niente del genere.” Disse il primo guardandosi alle spalle scrutando le tenebre, “Insomma, se ci pensate il preside è sempre stato al corrente di tutto e forse anche Yukio Okumura.” “Non penso che Yuki centrasse qualcosa… Lui è mio amico da tempo, me lo avrebbe detto… Credo…” Shiemi abbassò la testa un po’ sconfortata, “Riguardo il preside ha detto che loro sono sotto la sua protezione, ergo… Mi chiedo che legame abbiano in realtà. Non penso che un demone autorevole come lui offrirebbe asilo a chiunque passasse. Anzi, le barriere poste attorno a questa Accademia avrebbero addirittura averle tenute lontano, potenti come dicono di essere.” Izumo incrociò le braccia torva, “Dubito poi che abbiano la nostra età.” Aggiunse seria. “Per me quelle due e Lord Pheles si conoscevano ben prima che arrivassero qua…” ribatté Ryuji guardandola negli occhi, stavano incredibilmente avendo un dibattito senza sbranarsi. “Ovvio, altrimenti non avrebbero potuto superare le misure di sicurezza. Deve aver sempre lasciato uno spiraglio aperto per loro… Ma perché? Perché le vuole aiutare a tutti i costi? Affari? Amore? Ne dubito…” s’intromise Koneko con ancora più dubbi per la testa, “E oltretutto domani dobbiamo addirittura partecipare a un matrimonio tra demoni, così all’improvviso… Non mi sento psicologicamente pronto…” “Matrimonio!?” “Shima non fare lo scemo, eri ancora cosciente quando ne hanno accennato…” Ryuji lo guardò storto, “Oh sì… Forse… Probabilmente pensavo alle tette di Lilith…” “Ci risiamo…” “Ma avete visto che le sono cresciute!?” “Shima per cortesia sii serio!” sbottò Izumo paonazza. “Ehrm ragazzi…” Shiemi alzò una mano titubante come se fossero tra i banchi di scuola, “Dicci, Moriyama.” Suguro le dette il nullaosta e lei guardandosi le mani scrollò le spalle, “Mi madre mi sta aspettando a casa… Dovrei andare, si è fatto molto tardi e non vorrei si preoccupasse…” “Oh, certo… Ti accompagniamo.” “No, non serve… Mi basta trovare una porta…” “Veniamo con te.” Tagliò corto Kamiki sorprendendo tutti. “Che c’è? È pur sempre di una ragazza sola nel cuore della notte. Si tratta di semplice solidarietà femminile, non siamo amiche.” Sbuffò riprendendo a camminare per prima e gli altri la seguirono lanciandosi rapide occhiatine. “Stavamo dicendo?” rintavolò il discorso Koneko, rimasto col fiato sospeso, “Oh sì… Il matrimonio… Ma voi avete capito che dobbiamo fare?” domandò guardando gli altri, “Non proprio… So solo che con molta probabilità ci arriverà un messaggio dal professore Okumura o direttamente dal preside con istruzioni più dettagliate sul da farsi.” Rispose Ryuji grattandosi il mento, “Dobbiamo tenerci pronti a qualsiasi cosa. Per quanto ne sappiamo potrebbe essere un esame.” Aprì bocca Izumo senza voltarsi. “Che!? Un esame!?” sobbalzò Renzou che era tutt’altro che pronto ad essere esaminato, “Sì, non si può mai dire considerando l’imprevedibilità di questa scuola. Cerchiamo di dare il nostro meglio.” “Da quello che ho capito io… Lilith e Lamia sono nei guai… Per me la priorità dovrebbe essere aiutarle…” s’intromise Shiemi timidamente, “Sarà, ma essendo successo tutto così all’improvviso sono un po’ perplesso.” Confessò Koneko, “Possiamo davvero fidarci di loro?” “Non lo so ma se sono riuscito a fidarmi del figlio di Satana posso fare uno sforzo anche con quelle due.” Deglutì Ryuji aggrottando le sopracciglia. “E se il preside ha richiesto il nostro aiuto si vede che abbiamo un ruolo essenziale. Tanto vale far vedere quanto valiamo.” “Sì.” Rispose secca Izumo guardandolo di sfuggita. Il ragazzo arrossì lievemente guardando altrove vedendola così decisa. “Di sicuro impareremo molto da questa esperienza.” Aggiunse Koneko con un mezzo sospiro. “Puoi dirlo forte… Io credo di aver imparato a tenere le mani in tasca.” Ridacchiò Renzou colpito dall’ennesimo giramento di testa. “Eccomi, io sono arrivata” Shiemi si fermò davanti alla prima porta che incontrarono estraendo una chiave dalla tasca. “Buona notte ragazzi… Ci vediamo domani…” si voltò sorridendo pacata. “Buona notte.” risposero quasi in coro gli altri guardandola aprire l’uscio. “Mi raccomando riposatevi… Domani ci dobbiamo impegnare!” vi sparì dietro sorridendo con più decisione lasciandoli con un palmo di naso. “Invidio la sua grinta.” Sbuffò Shima. “Comunque ora che non c’è posso dire la mia in proposito di Okumura.” Kamiki si voltò a guardare i ragazzi mantenendo le distanze, “Per me lui sapeva tutto sin dall’inizio.” “Eh? Come fai a dirlo?” spalancò la bocca l’altro, “Sesto senso…” restò vaga guardando l’orizzonte, “Bene, io vado.” Girò i tacchi tagliando corto, “Aspetta, ti accompagniamo.” Si fece avanti Ryuji bloccandola, “Non serve.” Rispose lei restando di spalle, “E la solidarietà femminile?” chiese Shima innocentemente, “Voi non siete donne!” sbottò Izumo arrossendo e prese a correre nel buio sparendo dietro l’angolo. “A..Aspetta!” scattò avanti Suguro ma ormai l’aveva persa di vista. “Che tipa…” commentò Koneko sistemandosi gli occhiali, “Pazienza… Andiamo a dormire…” digrignò i denti l’altro facendo retro front. “In ogni caso, il discorso su Yukio mi sta confondendo parecchio…” disse Shima mentre il trio con molta calma era tornato a muoversi verso i loro alloggi, “Se il professore sapeva già tutto perché non ci ha detto niente per prepararci?” “Appunto… Per me è sempre stato estraneo alla questione…” incrociò le braccia Suguro, “Eppure… Ricordo che Lord Pheles ci ha detto di averlo incaricato della lista proprio per condurci da loro…” rimuginò Koneko, “Possibile ma ciò non implica che lui ne fosse davvero al corrente.” “Ragazzi… Sono quasi le quattro del mattino, non è un po’ tardi… O presto per fare questi discorsi? Non capisco più niente…” si lamentò Renzou assonnato. Il vociare sommesso dei ragazzi, sempre più lontano smise di giungere alle orecchie di Izumo, rimasta dietro l’angolo a origliare. Nutriva grossi sospetti su Yukio e immersa nei suoi pensieri prese a mangiarsi le unghie staccandosi dal muro. Era quasi sicura che il professore sapesse già tutto ma ancora non si spiegava il perché avesse taciuto e ora che aveva messo la pulce nell’orecchio ai ragazzi doveva solo aspettare di ottenere indizi. Con questo dubbio, sparì definitivamente nell’ombra.
“Rin, smettila di fissare la porta, mi sembri un cane da guardia… Lilith arriverà.” Lamia si buttò sul letto di Yukio nonostante nessuno le avesse dato il permesso di seguirli in camera. Dopotutto non aveva fatto altro fino a poco prima quindi si sentiva in un certo senso autorizzata. Yukio si era fermato alla finestra ignorando completamente il fatto che il suo letto era stato occupato, ma d’altra parte chi sarebbe davvero riuscito a dormire quella notte? Si vedeva stesse pensando intensamente a qualcosa e per il solo fatto che si tanto in tanto buttava occhiatine a Lamia con la coda dell’occhio era evidente che centrasse lei. Si tolse la casacca buttandola sulla sedia. “Sono preoccupato… Non sono riuscito a dire praticamente niente e mi sento male per voi… Non doveva venire fuori così tutto in una volta, mi sono sentito inutile.” Confessò Rin abbandonandosi sul bordo del letto del fratello, rivolgendogli lo sguardo, “Per lo meno non è stata colpa mia…” sorrise imbarazzato grattandosi il naso. “Eccomi.” Lilith fece la sua comparsa sulla soglia completamente nuda facendo piombare i ragazzi nel più completo caos ormonale. “Lilith!” strillò Rin frenando un principio di sangue dal naso. Era talmente vicina che era impossibile non guardarla al che Lamia sbuffò scossando la testa sdraiata come se niente fosse. “L…L…Lilith… Stavamo parlando di… Te…” balbettò Rin cercando di guardarla negli occhi ma il suo sguardo continuava a caderle sul seno. “Che succede?” la ragazza inclinò la testa di lato confusa e lui divenendo paonazzo prese fiato alzando gli occhi sul soffitto. “N…Niente è solo che… credo mi distraggano le corna…” ridacchio, “Solo le corna?” Yukio alzò un sopracciglio lievemente arrossito. Lamia guardandolo storto si mise a sedere e prendendo il copriletto da sotto le chiappe di Rin, lo lanciò alla sorella, “Copriti.” La intimò seccata. “Oh… Capisco…” Lilith si avvolse nella coperta facendo un mezzo sorriso. “Hai fatto presto.” La studiò Lamia con una punta di malizia, “In che senso?” “Lasciamo perdere. Meno so di pizzetto e meglio è.” “Frena, frena, frena, non è successo niente! Altrimenti non sarei qui in questo momento…” arrossì Lilith mettendo il broncio. “Giusto, perché siete qui entrambe?” aprì bocca Yukio guardando prima l’una poi l’altra, “Io vi ho seguiti.” Rispose Lamia, “E io non volevo stare sola…” confessò la sorella. “Però… Capisco che vista l’ora vogliate dormire, quindi…” “No, non ti preoccupare. Personalmente ho troppi pensieri per la testa.” La fermò il ragazzo scossando il capo e lei si tranquillizzò. Involontariamente incrociò gli occhi di Lamia e deglutì sommessamente. La donna distolse lo sguardo fissando sorniona la sorella. “Rin…” Lilith si rivolse al ragazzo e scattò sull’attenti, “Sì?” “Non ti agitare… Ho visto che ci sei rimasto male ma era così che dovevano andare le cose…” chiuse gli occhi con un velo di rassegnazione, “Tu hai fatto tutto il possibile per aiutarci e ti ringrazio.” “Mia sorella che ringrazia qualcuno!?” “Lamia, per favore.” Si scambiarono rapide occhiatacce. “Io… In realtà avrei voluto fare di più.” Disse Rin guardando il fratello. “Volendo puoi… Domani.” Gli rispose lui, “Poi ti ricordo che una parte del segreto non è ancora stata svelata e ci terrei rimanesse tale.” Aggiunse incrociando le braccia appoggiandosi alla finestra. “Intendi forse il tuo patto con Lamia?” “Esatto.”. Rin deglutì rumorosamente per poi buttare l’occhio sulla sua Katana. La prese in mano giochicchiando col cordino della cerniera e sospirò. “Mephisto mi ha detto che domani il mio intervento sarà molto importante ma ancora non so che dovrò fare di preciso oltre tenervi alla larga dall’impurità.” “Credo che invece il tuo compito sia ben preciso.” Alzò un sopracciglio Lamia, “Devi appunto tenerci alla larga dall’impurità. Il come non importa. Poi ci saranno anche i tuoi amichetti ad aiutarti.” “Ma certo! È il lavoro di squadra che conta… Come all’ultima esercitazione!” gli occhi del giovane s’illuminarono, “Hey Yukio! Non è che anche questo è un esame per caso!?” si voltò di scatto verso il gemello che alzò le mani. “Ne dubito…” si schiarì la voce Lilith, “Fatto sta che comunque dobbiamo prepararci…” disse amareggiata. Rin di tutta risposta sbadigliò apertamente asciugandosi una lacrima di sonno col palmo della mano, “Scusate…” biascicò a stento. Yukio lo guardò serio per poi sbirciare ancora fuori dalla finestra le tenebre del cortile. “Propongo di tentare di dormire.” Disse infine sciogliendo le braccia. “Io… Credo che andrò a godermi ancora un po’ il cielo…” Lilith dette loro le spalle avvicinandosi alla porta, “Voi intanto riposatevi pure… A dopo.” “Lilith…” Lamia provò a chiamarla ma lei sparì dietro l’uscio. “Ah… è proprio depressa.” Sbuffò cascando all’indietro con la testa sul cuscino. Yukio la guardò ammutolito rubargli il posto letto ma non commentò. Rin in silenzio si alzò e stringendo i pugni uscì dalla stanza seguendo la ragazza. “E adesso dove va?” sbuffò Lamia alzando gli occhi al cielo, “Farebbe meglio a dormire.” Si rotolò su se stessa dando le spalle a Yukio che schiarendosi la voce attirò la sua attenzione, “Già, e così pure io.” Accennò al fatto di avere il letto occupato. “Oh… Certo…” Lamia lo guardò di sbieco sogghignando per poi girarsi a pancia in su. “Accomodati.” Lo stuzzicò ma lui contro ogni previsione non rispose alle provocazione bensì spegnendo la luce della lampada da scrivania, si sedette sul bordo del letto guardando il pavimento buio. Lamia si sollevò sui gomiti sbigottita da quella mossa per poi leccarsi i baffi, “Che ti prende? Ti vedo diverso dal solito…” inclinò la testa di lato studiandolo a fondo, “Stavo pensando a prima.” La voce del ragazzo ruppe la quiete suonando cupa nella notte. “È dura da ammettere ma hai sempre avuto ragione su tutto. Sono un egoista.” Sorrise amaramente. La succube strabuzzò gli occhi incerta di averlo sentito dire quelle cose per davvero ma non osò commentare in alcun modo. “Ti credevo un demone concentrato solo sul soddisfare i propri desideri ma a quanto pare non è così. La tua vita è votata a tua sorella e in questo ho notato che ci somigliamo molto. Per altro invece credo che dovrei imparare.” Yukio non sentendola intromettere nel discorso, continuò da solo fissando un punto vuoto nel buio. “Ma non sperare che io lo ripeta due volte, sia chiaro.” Serrò la mandibola. “Ammetto di non riuscire ancora ad accettare pienamente il nostro patto né tanto meno di volere che si sappia in giro. Anche perché gli effetti di cui risento sono a volte insopportabili ed è vero che ti odio ma ti ammiro anche.” Si sforzò di guardarla negli occhi, completamente spalancati e attoniti. “Non fare quella faccia o mi rimangio tutto.” A quelle parole, Lamia chiuse gli occhi cercando di mantenere una perfetta cera inespressiva una volta riaperti. “Dunque questo è quello a cui ho pensato dal momento in cui ti ho visto chinare il capo a tua madre.” Si slacciò il cravattino buttandolo per terra, “E in previsione del domani suppongo tu abbia bisogno di riprenderti.” Lamia lo fissò sbottonarsi la camicia a poco a poco sempre più sulle spine, “Coraggio, mordimi.”. Nel frattempo, Lilith aveva raggiunto il tetto del dormitorio e seduta in bilico sulle tegole avvolta nella coperta guardava le stelle in silenzio. Si mise a contarle una ad una, immaginando forme e disegni collegandole con la fantasia. Cercò con tutta sé stessa di memorizzare la loro brillantezza e il nero del cielo, per non rischiare di dimenticarseli. “Li… Lilith!” Rin annaspando riuscì ad inerpicarsi sul tetto interrompendola. La ragazza lo guardò ergersi in piedi sfidando il suo equilibrio per poi sorriderle. Portava la Katana legata sulle spalle e si era quasi strangolato col cordello mentre si arrampicava. “Rin… Che ci fai tu qui? È tardi, dovresti riposare.” “Anche tu! Non vorrai avere le occhiaie domani!” si sforzò di essere simpatico nonostante la stanchezza. La succube accennò a un sorriso per poi tornare a scrutare l’orizzonte, “Vorrei, ma non ci riesco… Sono troppo agitata…” sospirò e il ragazzo in silenzio le si accucciò accanto prendendo in mano il fodero della sua spada. “Sono venuto qui per questo. Voglio farti una promessa.” “Una promessa?” lei alzò la testa per guardarlo confusa al che lui strinse ancora più forte la Katana facendola tremare, “Sì, io prometto di salvarti. Non importa come ma ce la metterò tutta. Lo giuro sulla mia spada che poi sarebbe… Il mio cuore di demone…” “Oh Rin… Non devi.” “Devo eccome, mi sono sentito troppo in colpa per non aver mosso un dito mentre quella Eva ti… trattava in quel modo… E non posso perdonarmelo. Lasciami almeno provare a rimediare.” Seguì un lungo silenzio. Lilith sfiorò il fodero senza dire una parola e solleticando con i suoi artigli le dita del ragazzo lo fece rabbrividire. “Se la metti così… Grazie.” Fu tutto quello che disse guardandolo dritto negli occhi prima di ritrarre il braccio sotto la coperta. Chiuse gli occhi sorridendo beata e in un certo senso si sentì più tranquilla. “Ora va un po’ meglio.” Sorrise al cielo, “Eh? D…Davvero?” Rin era lievemente arrossito per quell’improvviso contatto, però scossando la testa tenne i piedi per terra alzando il pollice facendosi serio, “Puoi contare su di me.” Sorrise con determinazione, facendola di nuovo voltare. “Lo so.” Sospirò lei sommessamente osservando il paesaggio sotto di loro prendendo tempo, “Adesso però vai a dormire, dico davvero.” Lilith lo guardò con la coda dell’occhio al che lui si alzò di scatto tendendole la mano, “Concordo, andiamo!”. La succube inclinò leggermente la testa studiando il profilo di quelle dita pallide che le venivano offerte e senza esitare oltre le afferrò saldamente tirandosi in piedi a sua volta. “Grazie per la chiacchierata.” Accennò a un inchino e con molta eleganza, scese per prima dal tetto infilandosi nella finestra lasciata aperta. Intanto Lamia, tre piani più in basso, interruppe il contatto con Yukio finalmente sazia. Alla fine aveva ceduto e lo aveva morso. Gli leccò i fori sul collo con delicatezza come se fosse un cucciolo ferito e non contenta, gli lasciò anche un piccolissimo bacio lì accanto. Non si udì nemmeno lo schiocco da quanto era leggero ma il ragazzo lo aveva sentito benissimo. Si lasciò cadere all’indietro sul cuscino storgendosi gli occhiali esausto. Ma poco gli importava in quel frangente di riuscire a vedere dal momento che la vista gli si stava annebbiando. I suoi pensieri non erano che un insieme di cotone ovattato e tra le ciglia scorse la sagoma scura di Lamia come in un sogno. Dopodiché sentì un improvviso calore su una guancia ma ormai lontano non aprì nemmeno gli occhi per vedere cosa fosse. La succube si era chinata su di lui per dargli un secondo bacio nel silenzio. Vedendolo sulla via del sonno, si fermò qualche istante a guardarlo addormentarsi sistemandogli le coperte fino al petto. Infine si alzò con tutta calma e uscì dalla stanza senza aggiungere altro. Si chiuse l’uscio alle spalle stando attentissima a non sbatterlo mordendosi un labbro per la concentrazione. “Oh. Lamia.” Non appena alzò il capo, si trovò davanti la sorella di ritorno ma la donna posandosi un dito sulle labbra la intimò di stare in silenzio. “Shhh…” sibilò guardandola negli occhi. “Lamia?” Rin sbucò alle spalle della ragazza e lei ripeté il gesto scollandosi dalla porta in punta di piedi. Si avvicinò a Lilith prendendola per mano poi facendo un cenno di capo al ragazzo gli dette la buona notte portandosela via sotto il suo naso. “Buona notte…” bisbigliò lui un po’ confuso e Lilith voltata verso di lui lo fissò senza rispondere finché non scomparvero nel buio. “Lamia, che è successo? Ti vedo… Incredibilmente in serena…” Lilith aprì bocca solo quando furono nella loro stanza ma ammutolì immediatamente. Il caos che aveva lasciato prima di partire era ancora lì e la ragazza si sentì un groppo in gola. Aveva lasciato quella camera per un appuntamento galante e ne era ritornata per andare in contro al suo destino. Buffa la sorte. Lamia scavalcando i vestiti accartocciati andò verso i loro letti ancheggiando e si fermò lì davanti posando una mano sul legno del mobile dando le spalle alla sorella. “Non è successo niente.” Disse calma voltandosi con un mezzo ghigno. Lilith in piedi in mezzo al marasma si strinse nella coperta guardandosi intorno e deglutì di nuovo turbata. “Lilith… Coraggio… Vieni qui.” “Eh?” “Ho detto vieni.” La succube allungò un braccio verso di lei con una pace in volto che non le aveva mai visto prima. Senza farsi domande, vista la stanchezza cominciò allora ad avanzare evitando ostacolo per ostacolo finché non arrivò a prenderle la mano. “Domani, vinceremo noi.” Le disse non appena furono vicine. “Lamia… Posso dormire con te stanotte?” le chiese Lilith timidamente. L’altra alzò un sopracciglio per poi ridacchiare sommessamente. Senza rispondere a parole, si sedette sul letto della ragazza tirandola per il braccio al suo fianco finché non trovarono il giusto incastro raggomitolandosi come due gatti. La coperta di Lilith era impregnata dell’odore di Yukio e del calore del suo corpicino, al che Lamia la strinse forte annusandola a pieni polmoni. Lilith senza farci caso, assorbì tutte le energie positive di quell’abbraccio cercando di rasserenarsi. A poco a poco il torpore si fece largo nei meandri della sua mente. “Lamia…” “Che c’è?” “Me la canti una ninna nanna?” “Adesso chiedi troppo.” “Dai…” “No.” “Ti prego…” “Guarda che ti butto per terra.”. Silenzio. “Nemmeno se ti pago?” “Cosa mi dai?” “Ecco vedi, sei sempre la solita!” strillò la ragazzina ma la sorella stritolandola con più vigore la zittì. “Dormi.” “Ma…” “Dormi…” Lamia addolcì i toni accarezzandole la testa. “E pensa a una frase ad effetto che dirai a nostra madre quando avremo la meglio. Però per il momento…”. La donna sospirò col naso premuto tra la coperta e i capelli di Lilith chiudendo gli occhi, “Dormi.”.  In quell’esatto frangente, Mephisto era di tutt’altra idea rispetto al riposarsi. Era ricurvo sulla scrivania del suo studio intento a scrivere vagonate di mail ed sms in preparazione del matrimonio. Doveva pianificare tutto nei minimi dettagli e non tralasciare nemmeno il particolare più insulso. Schioccando le dita fece comparire numerose buste con le partecipazioni e senza indugio chiamò il suo servitore affinché le spedisse. “Belial.” Tuonò e l’uomo comparve sulla soglia, “Per cortesia, manda queste in quel lì di Gehenna.” “Subito, signore.” “E contatta Amaimon da parte mia dandogli questo messaggio: Fratello, non appena avrai sbrigato la tua parte raggiungimi alla residenza. Firmato Samael.” “Sissignore, desiderate altro?” “No, per il momento può bastare.” Belial fece un mezzo inchino uscendo con le buste in braccio mentre il demone alzandosi dalla scrivania sospirò sistemandosi i polsini, “Ahh… Spero che il caro papà non se la prenda per non essere stato invitato…”. Infine con uno schiocco di dita scomparve in una nube per poi riapparire nel bel mezzo dei resti della sua antica dimora, dove Lilith aveva morso la mela. Il frutto giaceva ancora a terra, dov’era caduto. In completa solitudine raggiunse il centro del salone in rovina e spalancando le braccia prese una grossa boccata d’aria cominciando a tramutarla in una sfarzosissima cappella. Il pavimento polveroso lasciò spazio a una distesa di marmo lucidissimo e pregiato che scintillò d’oro non appena il soffitto fu percorso da riccioli dorati che si snodarono attorno ad affreschi delicati. Le colonne tornarono al loro antico splendore, ornate da capitelli rococò. In fondo al salone comparve l’altare rialzato e un lungo tappeto lo collegò all’ingresso scivolando lungo la navata principale. Vi era un portone imponente come nuova entrata primaria e altre due porte alle pareti ai lati come secondarie. Sopra alla prima porta si stagliava una vetrata raffinata arricchita con vetro colorato che rispecchiava quella tripartita dietro l’altare. Infine invece di disporre le panche in modo tradizionale, creò due sorte di platee ai lati della stanza, rivolte verso il corridoio così da non essere d’intralcio ai suoi piani. Ogni demone sarebbe stato incastonato lì dentro con apparentemente poco margine d’azione. Nella sua testa aveva già preso tutto forma, quell’ambiente era stato plasmato esattamente come immaginava. In alto il foro circolare sul soffitto era rimasto ben evidente mentre dietro l’altare spiccavano croci e orpelli barocchi. Sogghignò alla vista dell’opera compiuta e con tutta calma giunse le scale che portavano all’edicola facendovi comparire sopra una tovaglia di pizzo candida come la neve. Sfiorandone la superficie coi guanti con un ultimo sforzo creò due calici d’argento arzigogolati che vi posò sopra con eleganza. Sospirando alzò poi il capo alla luce della luna e spalancando le braccia rivolto verso il fondo del salone scoppiò a ridere. “Benvenuti, benvenuti… Al matrimonio dell’era.” Citò la frase di Eva con un ghigno malvagio, facendo le prove per l’indomani.
   
 
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