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Autore: Elizabeth_2206    02/03/2017    2 recensioni
"Hallelujah ci porta attraverso un immenso spettro di luoghi emozionali, spiegando quanti tipi di alleluia esistono, e che tutte le alleluia perfette e infrante hanno lo stesso valore. E' un desiderio di affermazione della vita con entusiasmo, con emozione. Chiunque la ascolti chiaramente scoprirà che è una canzone che parla di sesso, di amore, della vita sulla terra. L'alleluia non è un omaggio ad una persona adorata, a un idolo o un Dio. E' un'ode alla vita e all'amore."
1900, Casa Hawkeye. L'arrivo di una persona cambia per sempre il futuro dei suoi abitanti. E' l'analisi dell'adolescenza di Riza e di come si trova ad interagire con tutti i tipi di amore che esistono. Il racconto di come le vite di quella ragazzina e di Roy Mustang si sono intrecciate per sempre.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Berthold Hawkeye, Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Hallelujah'
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Hallelujah

#8 – Haircut
And she tide you to the kitchen chair
She broke your throne, and she cut your hair
And from your lips she drew the Hallelujah.

Il sole era tornato nel segno della Vergine, e splendeva opaco sulle campagne dell’Est, ancora squarciate dalla guerra. La bella stagione era al termine; ma il conflitto no.
Riza sorseggiava una tazza di thè, osservando il cielo fuori dalla finestra. Era ancora mattino presto, per cui la casa era tranquilla e silente.
La ragazza chiuse gli occhi, e si godette la sensazione di quiete che quel silenzio le dava.

Era stata un’estate lunga e travagliata. La guerra civile dell’Est aveva scandito le giornate, in particolar modo data la vicinanza del confine.
Nuove truppe e feriti si alternavano continuamente per le strade del paese, formando lunghe processioni. Molte case si erano svuotate, e con la fine del bel periodo chi le abitava non sarebbe tornato. Fra questi, molti coetanei di Riza, con le loro famiglie.

La ragazza si distolse da quei pensieri, sciacquò la tazza e si mise a fare il bucato. Sopra di lei, sentì dei passi, segno che anche Roy ormai si era svegliato.
Durante l’ultimo anno, il ragazzo aveva tirato fuori la parte più diligente di sé. Aveva studiato con precisione tutti i volumi che il maestro Hawkeye gli aveva presentato, anche i più complessi. Si era dimostrato un ottimo allievo, nella vana speranza che Berthold si decidesse finalmente a condividere la sua alchimia con lui ma, per quel che ne sapeva Riza, non era ancora successo. E il tempo stava per scadere.

Un’imprecazione richiamò l’attenzione della ragazza che, abbandonato il cesto di bucato ai propri piedi, corse verso il bagno del piano superiore.
Spalancò la porta, e si trovò di fronte Roy. Aveva un coltellino in una mano, mentre l’altra sanguinava. I capelli erano bagnati, e gocciolavano sulla maglia chiara.
“Cosa è successo?”
“Buongiorno, Riza. Stavo tentando di tagliarmi i capelli, ma ho fatto un pasticcio.”

La ragazza fissò concentrata la mano di Roy, per poi fargli cenno di sedersi.
“Lascia che ti medichi la mano. Poi, se vuoi, potrei aiutarti per i capelli.”

Il ragazzo annuì e si sedette, mentre le porgeva la mano.
Quando Riza ebbe finito di medicarlo, lo condusse in cucina. Lo fece accomodare sulla sedia vicino alla finestra, e prese un vecchio giornale. Stese dei fogli sul pavimento, attorno a lui, prese il coltello e si sistemò alle spalle del ragazzo.
Roy si voltò un’ultima volta verso di lei.
“Taglia tutto.”
“Tutto?”
“Si”

Non appena si fu voltato, Riza afferrò la prima ciocca.
“Posso fidarmi che non farai un disastro?”
La ragazza sbuffò.
“Sono anni che mi taglio i capelli da sola. Non hai di che preoccuparti.”

Non appena cominciò a tagliare, le ciocche nere caddero ai suoi piedi, formando lunghe scie scure sui fogli di giornale.
Rimase in silenzio, mentre quella folta chioma bruna diventava via via sempre più corta. Si fermò un attimo per controllare il suo operato e si morse il labbro.
Era così strano vedere Roy con quei capelli corti. Le lunghe ciocche scure erano ormai diventate un segno distintivo per lei, e le faceva quasi male vederle cadere una dopo l’altra. Si spostò e si mise di fronte al ragazzo per poter tagliare anche la frangia, e rimase senza parole.
Quello che aveva di fronte non era più il ragazzino che tre anni prima aveva bussato alla sua porta. Senza più la chioma sbarazzina, era un adulto.
Un adulto alto e forte che ora la fissava curioso.
“C’è qualcosa che non va, Riza?”
“La frangia la lascio così. E’ un problema?”
“No, tranquilla.”

La ragazza annuì, e si avvicinò al lavabo per sciacquare il coltello. Poi prese un panno, per asciugare i capelli di Roy.
“Sai... mi stavo chiedendo come mai avessi deciso di tagliarti i capelli.”

Anche se la frase era stata mezza sussurrata, arrivò ben nitida alle orecchie di Roy.
Fece un respiro profondo, e si mise a braccia conserte.
Decise di mettere le cose nero su bianco. I giri di parole erano inutili.
“All’Accademia i capelli vanno portati corti ed ordinati.”

A Riza quasi scivolò dalle mani il panno. Rimase con la bocca semi-aperta, in un’espressione a metà tra il sorpreso e il triste.
Fece un passo indietro, mentre tentava di ricomporsi. Nonostante questo, non riuscì a proferire parola.
Il ragazzo si alzò in piedi, la ringraziò gentilmente e ripiegò il panno. Riprese il coltello e uscì dalla stanza, nel silenzio più assoluto.
Lei rimase lì, imbambolata, a fissare l’uscio vuoto dietro al quale era scomparso.

Un senso di inadeguatezza si impossessò di lei, salendo dallo stomaco fino alla gola. Si diresse verso l’ingresso, e usci dalla casa, nel mattino ancora silenzioso. Cominciò a correre verso il vecchio salice infondo al giardino, quello stesso salice dove tante volte si era appisolata insieme a Roy, mentre lui studiava.
Si accasciò sulle sue radici, stringendo le mani a pugno contro la corteccia. Una sola domanda le ronzava in testa.
Perché? Perché? Perché?

Eppure, non avrebbe dovuto essere così sorpresa. Sapeva che ormai un anno era quasi passato. Mancavano ancora due settimane al diciottesimo compleanno di Roy. Le aveva promesso che, entro quel giorno, se ne sarebbe andato.
Sapeva anche che suo padre non aveva ancora rivelato nulla al ragazzo. Più volte, quell’estate, li aveva sentiti litigare, ed ogni volta aveva temuto che lui se ne sarebbe andato via su due piedi. Ma ogni volta, era rimasto.
Lo aveva visto più e più volte fissare le truppe dell’esercito che marciavano per le strade, lo aveva visto ascoltare attentamente le notizie alla radio, perfino segnarsi su un taccuino quelle più importanti. Aveva visto l’armadio vuoto, le valigie piene ma aperte. Eppure, aveva fatto finta di nulla.
Perché non poteva restare lì?
Qual era il motivo per cui vivere in quella casa non bastava più, a Roy?
'Perché non puoi restare qua con me? '

Una parte di lei le disse che il motivo lo sapeva, ma lei negava a se stessa, o perlomeno, si rifiutava di accettare quella verità. Era così scomoda.






























Note dell'Autrice:
Yes, sono tornata. Dopo la fine del periodo, l'ASL, la febbre a 38 e inconvenienti vari, ci sono riuscita. So che non è un granché, ed è anche piuttosto corto, ma per questo periodo era il massimo che sarei riuscita a buttare fuori.
Siamo alla fine del terzo anno di studi a Casa Hawkeye, e Roy non ha ancora ottenuto nulla che possa renderlo Alchimista di Stato. Come aveva promesso a Riza in Changes, ha tutta l'intenzione di arruolarsi nell'esercito come soldato semplice.
La citazione di Hallelujah in questo caso ha diversi significati, legati alla storia, che mi piacerebbe farvi notare:
•) Nel testo, Cohen si riferisce alla storia di Sansone e Dalila. Sansone era un uomo fortissimo, la cui potenza derivava unicamente dai suoi capelli, che lui non tagliava mai. Odiava a morte i Filistei, ed era molto temuto da loro.  Però, un 'bel' giorno, si innamora di Dalila, che in realtà è sua nemica: questa lo convince a lasciarsi tagliare i capelli. Lui perde tutta la sua forza; i Filistei lo fanno prigioniero; gli cavano gli occhi e... insomma, finisce male. Vi dico solo che le sue ultime parole sono "Muoia Sansone e tutti i Filistei". Ma non è questo che ci interessa. Tagliandosi i capelli, Roy, come Sansone, rinuncia ad una parte importante di se stesso. Decide di staccarsi dal ragazzo che è stato fino a quel momento, per diventare un adulto. Per cui si potrebbe dire che, per contrasto, come Sansone ha perso la sua forza, Roy cerca di trovarne una nuova.
•) Da dove viene tutta quest'idea del taglio di capelli per entrare nell'Accademia? Allora, io non so quanti di voi abbiano visto l'OVA "Yet Another's Man Battlefield", che è ambientato proprio negli anni dell'Accademia di Roy. In una delle prime scene, quando tutte le reclute si trovano di fronte al sergente, si vede Roy con questo taglio di capelli corto e insolito. Così BAM è partita l'idea.
•) Le riflessioni conclusive di Riza. La povera ragazza, biasima se stessa per il fatto che Roy se ne vada. (Piccola cotta adolescenziale). Ha ancora quattordici anni, per cui, nonostante Roy abbia cercato di farglielo capire, non riesce a cogliere fino in fondo la volontà del ragazzo di proteggere la nazione; ha, piuttosto, un momento egoista in cui si chiede perchè lui non possa restare lì con lei. Ma non preoccupatevi: nel prossimo capitolo, anche Roy si porrà delle domande simili.
Ad ogni modo, in futuro Riza riuscirà a capire le scelte di Roy, anzi, si troverà a desiderare di esserne parte ma questo già lo sapete.
Per cui, ci vediamo al prossimo capitolo, in cui vedremo il POV di Roy a proposito della scelta di andarsene.
A presto!
-Elizabeth
   
 
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