Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: PuccaChan_Traduce    03/03/2017    4 recensioni
Asahi e Nishinoya hanno finito il liceo e frequentano l’università. Asahi studia medicina dello sport e Noya gioca ancora a pallavolo. La loro amicizia pare salda come sempre, ma qualcosa sta per cambiare... specialmente dopo l’entrata in scena di una ragazza che sembra molto interessata al piccolo libero.
DISCLAIMER: questa fanfiction è una traduzione che io sto effettuando con il permesso del legittimo autore; tutti i personaggi citati appartengono ai rispettivi autori.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Asahi Azumane, Nuovo personaggio, Ryuunosuke Tanaka, Yuu Nishinoya
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Autore: Codango
Storia originale: And yet here you are

~

Asahi aggrottò la fronte. O almeno ci provò. “È un’idea orribile. Io non vengo.”
Nishinoya aggrottò la fronte a sua volta e si lasciò cadere sul suo grembo con fare melodrammatico. Asahi pensò che fosse un po’ ingiusto. “Sarà fantastico”, insistette il ragazzo. “Te l’immagini?”
“Immaginare Tsukishima e Kuroo a una festa? Insieme?” Asahi era contento che la sua voce non tradisse le farfalle che sentiva nello stomaco. Avere un sexy libero in grembo era qualcosa a cui non era ancora abituato. Dopotutto, faceva parte della sua vita da un giorno appena. “Mi sembra un disastro.”
Nishinoya mise il broncio, e anche questo era ingiusto. “Forse volevi dire ‘sembra un venerdì sera divertentissimo’.”
Asahi chiuse gli occhi e gemette. “Tsukishima troverà il tizio più insicuro e imbottito di testosterone là dentro e se lo farà nemico in circa venti secondi. E Kuroo gli darà manforte.”
“Lo so!” Nishinoya saltellò un poco e Asahi strinse i denti. “Come puoi non aver voglia di essere lì a vederlo?”
“Noya, non lo so–”
“Ok, il fatto è questo.” Nishinoya si passò una mano nei capelli. La ciocca bionda restò su un po’ più delle altre. “Dobbiamo tipo uscire dal mio appartamento.”
Asahi girò lo sguardo nel piccolo soggiorno. Era venuto lì dopo l’allenamento di Nishinoya, avevano mangiato una pizza, e al momento lui stava pensando a come fare in modo di indulgere in pomiciate più lunghe del giorno precedente. Fino a un paio di giorni prima, non aveva mai dato troppo peso a quell’attività. Adesso non riusciva a pensare ad altro.
“Dobbiamo proprio?” tentò.
”, ribatté Nishinoya con fermezza.
“Perché?” Asahi non aveva intenzione di arrendersi.
Nishinoya gli rivolse Lo Sguardo. Che dapprima si focalizzò sui capelli raccolti di Asahi, scese giù lungo il suo maglione dallo scollo a V, indugiò un po’ sulle sue cosce, e infine terminò con un sospiro frustrato e le palpebre abbassate. Nishinoya strisciò via dal suo grembo.
“Perché dobbiamo.” Raccolse i piatti e il cartone vuoto della pizza e li portò in cucina.
Asahi si appoggiò allo schienale del divano e incrociò le braccia sul petto. Non voleva andare a una festa. Voleva pomiciare con Nishinoya.
Nishinoya uscì dalla cucina e si fermò accanto al divano, ma non si sedette. Restò in piedi a passarsi le mani sulle cosce, senza guardare dalla sua parte.
Asahi inclinò il capo, la schiena ancora poggiata al divano. Nishinoya agitato era un po’ sconcertante, ma anche piuttosto carino. Asahi cominciava a sospettare che forse, ma solo forse, ne conosceva il motivo. Dopotutto non era completamente stupido.
Si morse l’interno della guancia per impedirsi di sorridere. Si alzò in piedi. Gli occhi di Nishinoya seguirono i suoi movimenti. “A–Asahi-san?”
Asahi lo oltrepassò e prese il giubbotto dall’attaccapanni vicino alla porta. Quindi lanciò a Nishinoya la sua giacca di pelle. “Hai vinto. Andiamo.”
“Oh. Uhm. Ok.”
Asahi attese finché Nishinoya si fosse infilato la giacca, ebbe preso chiavi e cellulare e si fosse avvicinato alla porta. “Un momento.”
Nishinoya si voltò, con aria interrogativa, e Asahi appoggiò un avambraccio sullo stipite sopra la sua testa. Non aveva mai pensato di essere grato della propria altezza, ma ovviamente Nishinoya stava cambiando anche questo.
L’altro ragazzo si appiattì contro la porta. Gli sfuggì un sospiro, così flebile e pieno di voglia che Asahi sentì il rossore risalirgli lungo il collo. Si chinò su di lui, mentre Nishinoya abbassava le ciglia sulle guance.
Non appena le loro labbra si sfiorarono, Nishinoya emise un cazzo di gemito, ma non staccò le mani dalla superficie della porta. Ad Asahi non sarebbe dispiaciuto se quelle mani gli si fossero attaccate al giubbotto o lo avessero stretto alla vita o qualsiasi altra cosa, davvero, ma c’era qualcosa di... nuovo ed eccitante nel non toccarsi da nessuna parte eccetto le labbra.
A giudicare dal modo in cui Nishinoya apriva la bocca e si lasciava sfuggire piccoli gemiti, Asahi immaginò che non sarebbe stato troppo difficile convincerlo a restare. Chinò la testa e gli mordicchiò la mandibola, contemplando quell’idea; sentì le unghie di Nishinoya graffiare la porta.
Asahiiii, ma che cazzo.” La sua voce suonava stridula, e Asahi chiuse gli occhi.
Si raddrizzò con un sorrisetto. “Sempre deciso ad andare?”
“Cos–” Nishinoya tacque e lo osservò con sospetto. “L’hai fatto apposta.”
Asahi sollevò le sopracciglia. “Cosa ho fatto apposta?”
“Tu–” Nishinoya gli puntò un dito sul petto. “Andiamo. Rimettitelo nelle mutande, Azumane.”
Asahi diventò rosso come un pomodoro. “Io... non sono mica l’unico”, ribatté, piuttosto assurdamente.
Nishinoya aprì la porta di scatto e, dall’espressione del suo viso, Asahi capì di non essersi sbagliato.

~
 
Non fu difficile trovare Kuroo. Non era mai difficile trovare Kuroo. Non perché fosse particolarmente rumoroso o ciarliero, ma perché era...
Asahi cercò la parola giusta.
Carismatico.
Seguì Nishinoya mentre il libero si faceva strada a gomitate tra i giovani corpi alla ricerca del compagno di squadra.
Kuroo era circondato da giocatori di pallavolo, di basket, calciatrici, e tutti gli altri nel mezzo. Sorrideva a chiunque, e Asahi era sicuro che tutti si sentissero un po’ più speciali solo per questo.
Sensazione probabilmente mitigata dall’espressione glaciale dell’alto ragazzo biondo che si trovava accanto a lui.
“Tsukkiiii!” Nishinoya si cacciò nel crocchio e venne fagocitato in mezzo ai due allampanati giganti.
“Non chiamarmi così, per favore”, disse Tsukishima con un elegante sospiro. Inclinò appena il capo. “È un piacere rivederti, Nishinoya-san.”
“Lo hai sentito chiamarti così per due anni interi, Noya?” ridacchiò Kuroo. “Io sono Kuroo-san già da cinque ore!”
Asahi sorrise. “E sei contento?”
“Come un bambino a Natale!” Kuroo batté una manata sulla schiena a Tsukishima, e il giovane incespicò appena in avanti. Dal modo in cui strinse le labbra, era evidente che per lui non era affatto Natale.
“Allora, stai pensando di unirti alla squadra?” gli chiese Nishinoya con occhi brillanti. Asahi sorrise. Accidenti, era proprio figo quando si animava tutto a proposito della pallavolo.
“Chi è che si unisce alla squadra?” Shizuku scivolò accanto ad Asahi. Sorrise, con un certo imbarazzo, e gli diede un colpetto con la spalla.
“Shizuku–!” Ma l’allegro saluto di Nishinoya fu interrotto quasi immediatamente.
“Porca vacca.” Riri si affiancò a Shizuku e le mise un braccio intorno alle spalle. Quindi squadrò Tsukishima da capo a piedi. “Era per caso obbligatorio essere sexy per giocare nella vostra squadra, Azumane-san?”
“Ehi, andiamo.” Kuroo si mise davanti a Tsukishima e allargò le braccia. “Giù le mani. Cattiva, Riri. Cattiva.”
La ragazza si gettò i capelli vaporosi dietro le spalle e gli mostrò la lingua. “Quanto sei palloso”, protestò, ma Asahi sapeva che la sua era tutta scena. Tsukishima si sistemò gli occhiali sul naso, ma le sue guance si erano colorite leggermente. Quando voleva, Riri sapeva essere intensa.
“Shizuku, Riri”, riprese la parola Asahi. “Tsukishima era uno dei migliori giocatori a muro–”
“Già, perché gli ho insegnato io”, s’intromise Kuroo, gettando un braccio intorno alle spalle di Kirishima. “E adesso diventerà il secondo miglior giocatore a muro della mia squadra. Finalmente.”
“Kuroo-san, non ho ancora–” cominciò Tsukishima.
Kuroo si portò una mano alla fronte e fece finta di perdere i sensi. “’Kuroo-san’! Non mi stancherò mai di sentirlo.”
Tsukishima si tolse di dosso la sua mano prendendola tra pollice e indice. La lasciò ricadere platealmente. “Sono certo che potrai addestrare qualche altro kohai sprovveduto perché assecondi le tue inclinazioni.”
Asahi arrossì alla parola ‘inclinazioni’, ma Kuroo non batté ciglio. “Non è la stessa cosa, Tsukki, proprio no.”
“Me ne vado domenica mattina. Dovrai trovare un’alternativa.”
Kuroo aprì la bocca, ma Asahi non sentì la sua risposta. Nishinoya si appoggiò contro di lui, premendo con decisione la schiena sul suo addome. Gli prese le braccia e se le portò sul petto, incrociandole; Asahi trattenne il respiro. Quindi appoggiò la testa contro il suo mento. Come se si mostrassero così tutti i giorni in pubblico.
Asahi deglutì rumorosamente.
Kuroo lanciò loro un’occhiata laterale, ma non ebbe alcuna reazione a parte il sorriso un po’ più largo. Tsukishima s’interruppe nel mezzo di una tirata glaciale per osservarli da sopra gli occhiali. “Bene”, disse lentamente. “Vedo che finalmente è successo. Congratulazioni.” E riprese a parlare.
Oh merda oh merda oh merda. Asahi si leccò le labbra. Smancerie. Stava indulgendo pubblicamente in delle smancerie, nel bel mezzo di una festa del college, con Nishinoya Yuu. Guardò lungo il corridoio, ricordando vagamente la scalinata anteriore della casa. Stando alle sue (certamente incomplete) conoscenze, le smancerie a una festa potevano significare– oddio, vuoi stare zitto? Ti sta solo abbracciando, mica ti sta abbassando i pantaloni. Questo pensiero non lo aiutò neanche un po’. Era proprio un idiota.
Nishinoya tirò fuori di tasca il cellulare e iniziò a scrivere un messaggio. Non faceva niente per essere discreto e Asahi era letteralmente sopra la sua testa, perciò...
“Tanaka?” disse sorpreso. La musica giungeva più alta attraverso la casa, quindi dubitava che qualcun altro avrebbe sentito quello che gli diceva all’orecchio.
Nishinoya alzò il viso e gli fece l’occhiolino. “Non lavora stasera.”
“Ma–” Asahi lanciò un’occhiata a Shizuku. Stava ridendo a una qualche battuta sconcia di Riri. “Sicuro che vada bene?”
Nishinoya si accigliò brevemente, poi scrollò le spalle. “Non ha mai detto di non voler avere più niente a che fare con lui, no? Non gli sto mica organizzando un appuntamento al buio. Si troveranno solo per caso alla stessa festa.”
Asahi sporse le labbra in fuori, ma alla fine annuì. “D’accordo... però teniamola d’occhio quando si accorgerà che lui è qui, ok? E se non vuole vederlo, cerchiamo di fare in modo che non diventi troppo imbarazzante.”
“Oddio”, bisbigliò Nishinoya, “lo fai passare per uno stalker, da come ne parli.”
“Noya, è costretta ad avere a che fare con una specie di Psyco da chissà quanto tempo”, ribatté duramente Asahi. “È una brava ragazza.”
Anche Tanaka!” sbuffò Nishinoya. “Comunque ok, teniamoli d’occhio.”
“Bene.” Soddisfatto, Asahi tornò ad appoggiare il mento sulla testa di Nishinoya. “Finisci il messaggio.”

~
 
Un buon numero di fans di Kuroo iniziò ad allontanarsi quando divenne chiaro che i vecchi legami del liceo si stavano ricomponendo. Asahi si sedette sul pavimento con Nishinoya in grembo, Kuroo si appoggiò contro un muro e Riri si reclinò sulle gambe incrociate di Shizuku, che era seduta sul tappeto relativamente pulito. Persino Tsukishima alla fine si adattò a sedersi per terra, con una birra ancora in mano.
Sinceramente, Asahi era un po’ stupito che Riri fosse ancora insieme a loro. Era piuttosto sicuro che non fosse interessata a Shizuku, anche se lui non era il miglior giudice in faccende del genere. Ma la musica era forte, diversi ragazzi ballavano in soggiorno ed era iniziata anche la danza dei flirt. Il fatto che Riri non fosse in mezzo alla calca – o non stesse cercando di portarsi dietro qualcuno – era quantomento strano.
Comunque, lungi da Asahi l’escludere chicchessia. Si assicurò di sorridere alla ragazza come sorrideva a tutti gli altri, mentre lei si accontentava di scherzare con Shizuku, provarci sfacciatamente con Tsukishima e rispondere a tono alle battute di Kuroo. Andava tutto bene.
Finché a quel ‘tutto bene’ spuntarono un paio di ali e volò fuori dalla finestra del soggiorno.
Asahi vide Riri cambiare di colpo espressione. Poi Shizuku si raddrizzò stringendo le labbra. Entrambe le ragazze fissavano un punto oltre la sua spalla. Notò che Tsukishima e Kuroo alzavano lo sguardo, a vari livelli di disinteresse.
“Guarda un po’ quante belle vagine addormentate ci sono qui.”
Nishinoya s’irrigidì in grembo a lui. Asahi chiuse gli occhi. Cazzo. Era riuscito a eludere Kibikino già due volte. Ma stavolta c’era molta più carne al fuoco e non credeva che Nishinoya sarebbe stato in grado di conservare il sangue freddo ancora per molto.
“Ooh, e cos’altro abbiamo qui?” Kibikino si piegò sopra loro due. “Azumane ha finalmente deciso chi scoparsi del suo harem? Ma che dolce, sul serio.”
“Oh, ma vaffanculo”, sbottò Riri, sebbene la sua voce tremasse un po’. “Lasciali in pace.”
“Impossibile, tesoro.” Kibikino allargò le braccia. In una mano teneva mollemente una bottiglia di birra. Asahi non era in grado di valutare correttamente il suo livello di sobrietà, ma molto probabilmente quello non era il suo primo drink. “Bisogna esplorare il territorio, bisogna fare domande. A meno che...” Le rivolse un sorriso osceno. “Non voglia rispondere tu a tutte?”
“D’accordo, Kibikino, l’ora delle stronzate è finita.” Kuroo agitò una mano. “Ma in cortile dovrebbe esserci l’after-hour, perché non vai a dare un’occhiata?”
“Fai parte dell’harem anche tu, Kuroo?” Kibikino si coprì la bocca con una mano, fingendosi scandalizzato. “Oh, no, aspetta.” I suoi occhi si spostarono su Tsukishima. “Sembra che stasera abbia provveduto tu stesso. D’altra parte, come si dice, c’è chi preferisce le bionde.”
“Beh, questo posto mi piace già.” Tsukishima si alzò in piedi. Finalmente era all’ultimo anno del liceo, e con ogni probabilità sfiorava i due metri di altezza. Asahi e Nishinoya si sporsero in avanti senza ritegno, per assistere alla reazione di Kibikino.
Tsukishima si allontanò dal gruppo e si fermò vicino a lui. Il capitano della squadra di basket cercò di mantenere un ghigno strafottente, ma era difficile quando avevi accanto una persona che ti sovrastava di parecchi centimetri.
“È divertente quando gli stronzi strisciano fuori dal loro buco per rivelare chi sono esattamente.” Tsukishima rivolse a Kibikino un sorrisetto rapido e pungente. “Vado a prendere un’altra birra. Qualcuno vuole qualcosa? No?” Si allontanò senza voltarsi indietro.
Il silenzio regnò per almeno tre secondi. E venne interrotto, naturalmente, da Kibikino.
“Wooow!” Si ficcò le mani in tasca e si girò in maniera esagerata a guardare la figura del ragazzo che si allontanava. “Ma dove l’hai trovato quello, Kuroo? Facciamo a metà? Lascia perdere. A più tardi, coglioni.”
E, strattonandosi la collottola con fare teatrale, seguì Tsukishima in cucina.
Kuroo si reclinò contro il muro e si portò una mano sul cuore. “Cazzo, mi sono innamorato.” Poi si alzò in piedi. “Non mi aspettate, bambini.”

~
 
Hiyori si lasciò cadere seduta vicino a Riri. Asahi non sapeva con certezza da quanto non si vedessero più Tsukishima e Kuroo, ma aveva cominciato a misurare il tempo dalle birre di Nishinoya. Era già alla terza e a ogni sorso si accoccolava sempre più in grembo a lui.
“Sono passata dal garage”, disse Hiyori a mo’ di saluto. “Dove credo che Mister Merdoso stia avendo una specie di epifania.”
“Mister...?” Shizuku sollevò le sopracciglia.
“Scommetto un burrito che è Kibi-cazzone-kino”, borbottò Riri nel proprio bicchiere di birra.
“Dieci punti a Grifondoro.” Hiyori fece scorrere una mano tra i capelli bruni dell’amica. “È raggomitolato in un angolo, con una birra in mano, e chiede a chiunque passi di lì perché i giocatori di pallavolo sono tutti così belli.”
Asahi, Nishinoya, Shizuku e Riri alzarono la testa all’unisono e la fissarono.
“No”, sussurrò Riri. “Non può essere– si è comportato da perfetto stronzo con ogni ragazza che– Kibikino?” terminò con voce un po’ stridula.
“Kibikino”, ripeté Shizuku con tono piatto. “Lo stesso Kibikino che sta all’appartamento accanto al mio. Che negli ultimi tre mesi mi ha chiesto almeno un milione di volte di succhiarglielo.”
Asahi la fissò, inorridito. “Cos’ha fatto?”
La ragazza si scostò i biondi capelli da una spalla e roteò gli occhi. Nishinoya ringhiò qualcosa tra i denti.
“Non è mica il primo ragazzo in conflitto che cerca di ripiegare sulla mascolinità di basso livello.” Hiyori annuì convinta. Lanciò un’occhiata ad Asahi, ancora abbracciato a Nishinoya. “E... voi due avete risolto tutti i vostri... malintesi, mi pare di capire?”
Nishinoya si divincolò nel suo abbraccio e nascose il viso sotto il suo mento, lasciandosi sfuggire un verso soffocato.
Asahi rivolse un sorrisone all’amica. Si rendeva conto di apparire probabilmente un idiota, ma al diavolo. “È il mio ragazzo”, disse. Stupidamente. Scioccamente. Gioiosamente. Qualunque avverbio andava bene, tranne forse intelligentemente.
Nishinoya s’immobilizzò tra le sue braccia.
Shizuku si portò le mani alla bocca; Riri squittì; Hiyori sorrise e si tolse qualcosa di tasca. “Prendi.” Porse un pennarello a Nishinoya. “Prima regola del college: scrivere sempre il tuo nome sopra le cose che non vuoi gli altri tocchino.”
Hiyori”, protestò Asahi mentre Nishinoya afferrava avidamente il pennarello. Per poco non ingoiò la lingua quando il ragazzo lo baciò sotto la mandibola.

~
 
Riri era appena riuscita a trascinare Hiyori in pista quando comparve Tanaka, proprio vicino a dove si trovavano Asahi e Nishinoya. Teneva ancora in mano le chiavi. Asahi notò che aveva la maglia al rovescio e si chiese come avrebbe potuto dirglielo.
“Scusa, Noya, non sono riuscito ad arrivare prima.” Tanaka sembrava un po’ sfiatato. “Papà ha voluto che rifornissi il frigo dei liquori al ristorante. Ciao, Shizuku!”
Punti bonus per la calma. Asahi cercò di non fissare troppo Shizuku. Era arrossita, ma era anche vero che stava bevendo. E poi, bisognava dire che quella ragazza arrossiva parecchio in generale.
“Hai cavato qualcosa di interessante dall’ultima spedizione?” chiese Nishinoya. Asahi era fiero di lui. Conversazione casuale, tienili occupati, teniamoci leggeri–
“Lo stesso di sempre. Ho cercato di convincere papà a provare qualcosa di nuovo, ma dice che la clientela non è pronta.” Tanaka si strinse nelle spalle e sorrise. “Non so perché non vuole mollare. Tanto accadrà comunque.”
Asahi e Nishinoya annuirono. C’erano alcuni fatti inevitabili nella vita: la morte, le tasse, e poi c’era Tanaka che ogni tanto se ne usciva con roba nuova.
“Sul serio, dopo che hai seguito quel corso di ballo latinoamericano per tre mesi, non so proprio perché non vuole lasciarti fare le tue cose.” Nishinoya incrociò le braccia sul petto.
“Tu hai preso lezioni di ballo latinoamericano?” Shizuku si raddrizzò, puntando le mani sul pavimento.
“Accidenti a te, Noya.” Ma Tanaka la guardò risoluto. “La musica è forte, perciò... ho pensato di provare.”
“Come no!” esclamò Nishinoya. “Hai preso lezioni solo perché quella ragazza–!”
Asahi gli chiuse la bocca con una mano e sorrise a Shizuku, sollecito. “Ti interessa la musica latinoamericana, Shizuku?”
“Oh.” La ragazza si riaccoccolò sui talloni, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Beh, io... ascolto un sacco di roba diversa, e la settimana scorsa sono stata a una specie di, uhm, lezione di salsa.”
Asahi e Nishinoya si girarono a spiare la reazione di Tanaka. Povero ragazzo.
“Hai mai–” Tanaka si leccò le labbra e si schiarì la gola. “Hai mai ascoltato della bachata?”

~
 
“Il mio ragazzo.”
Asahi si girò a guardare Nishinoya da sopra una spalla. A quanto pareva il suo limite era cinque birre, e in quel momento era costretto a portarlo sopra la schiena.
“Tu sei il mio ragazzo”, insistette Nishinoya.
Asahi inspirò profondamente per calmare le farfalle che gli svolazzavano nello stomaco. Era una fresca nottata primaverile. Dopo essersi accorto che letteralmente tutti i loro amici se l’erano svignata in silenzio, aveva deciso che era tempo anche per loro di levare le tende. Ovviamente, a quel punto, Nishinoya era bello che cotto e qualunque immagine di pomiciate appassionate era tristemente scivolata via dalla mente di Asahi.
“Giusto, Asahi-san? Noi stiamo insieme.” Il respiro di Nishinoya era caldo vicino al suo orecchio.
“Mi sembra corretto.” Asahi raddrizzò la presa e spinse il ragazzo un po’ più su lungo la propria schiena.
“Sembra cazzutamente perfetto. Ecco come sembra.” Nishinoya emise un singhiozzo. Restò in silenzio per un minuto, poi riprese: “Casa tua o casa mia?” E ridacchiò come un dodicenne che dice ‘pene’ per la prima volta.
Asahi sorrise suo malgrado. “Casa tua. E poi io tornerò a casa mia.”
“Cheeeee?” Nishinoya si reclinò all’indietro e Asahi incespicò sotto il nuovo baricentro dell’equilibrio. “Cazzate sono queste?”
“Noya...”
“Tu resti da me.”
“Noya, sul serio, sei ubriaco. Di nuovo–”
“Le scuse non ti salveranno stavolta, bomba sexy.”
Noya!” Mordendosi un labbro, Asahi si guardò intorno. Come sempre alle due di notte, il quartiere era deserto e silenzioso.
“Dico sul serio!” Nishinoya cercò di fare il duro, fallendo miseramente grazie alle cinque birre. Si riappoggiò pesantemente contro la schiena di Asahi e gli buttò le braccia al collo. “Tu resti con me stanotte, cazzo.” Le sue labbra si muovevano contro la sua pelle.
Asahi rallentò. Chiuse gli occhi e alzò il viso al cielo. Quindi sospirò. “Hai uno spazzolino extra?”
Nishinoya non aveva, come scoprì più tardi, uno spazzolino extra.
Asahi occhieggiò l’unico spazzolino nel bicchiere sopra il lavandino. Era ancora bagnato. Guardò attraverso la porta del bagno nella camera da letto, delle dimensioni di un francobollo. Vedeva a malapena un piede di Nishinoya che spenzolava fuori dal letto nell’oscurità. Però lo sentiva russare chiaramente.
Tappi per le orecchie. Se questa cosa del dormire insieme si ripeterà, mi serviranno tappi per le orecchie. Asahi stese con determinazione una mano verso lo spazzolino di Nishinoya. E uno spazzolino.
Quando spense la luce del bagno, si rese conto che quella notte avrebbe dormito nello stesso letto con Nishinoya. Non sapeva bene come comportarsi in proposito. Supponeva di poter dormire anche sul pavimento. Asahi sollevò un sopracciglio. Peccato che non sapesse dove teneva le coperte in più, per non parlare del fatto che con ogni probabilità non c’era un futon extra e che Nishinoya era un pessimo padrone di casa.
No, non avrebbe dormito sul pavimento.
Asahi strinse fra le dita un angolo del piumone di Nishinoya e inspirò il più profondamente e silenziosamente possibile. Bene. Si sdraiò sul materasso. Nishinoya restò immobile come un morto. Sempre che i morti russassero e odorassero di birra.
Sospirando, Asahi lo spinse con tutta la delicatezza possibile verso il lato opposto. Non era così che aveva immaginato la sua prima notte insieme al suo nuovo ragazzo. Tuttavia – si raggomitolò dietro Nishinoya, a un capello di distanza da lui ma senza toccarlo – anche così non era tanto male.
Subito prima che i suoi occhi si chiudessero, Asahi si accorse quanto era rilassante sincronizzare il proprio respiro con quello di Nishinoya.

~
 
“Porca puttana.”
Asahi aprì gli occhi a fatica, incerto se il buio che vedeva era perché era ancora notte o teneva le palpebre abbassate. “Mmf?” riuscì a mugugnare.
Nishinoya era seduto nel centro del letto e lo fissava. “Merda”, ansimò.
“Noya?” Asahi si scostò i capelli dagli occhi e cercò di metterlo a fuoco.
Ommioddio.” Nishinoya si schiarì la gola. “C–ciao! Asahi... san.” Un angolo della sua bocca si contrasse in quello che probabilmente voleva essere un sorriso.
“Ciao.” Asahi tossicchiò, cercando di parlare con tono normale. Lanciò un’occhiata alla finestra della camera. Anche con gli scuri abbassati, si capiva che fuori era ancora molto buio. “Qualcosa ti ha svegliato?”
“Uhm?” Nishinoya si tirò il collo della t-shirt che indossava con entrambe le mani. “Non proprio. Forse? Vado a prendere un po’ d’acqua. Vuoi dell’acqua?” Saltò giù dal letto e corse fuori dalla porta prima che Asahi riuscisse a elaborare la domanda. Qualunque risposta gli venisse alla mente evaporò come neve al sole non appena notò che oltre alla t-shirt Nishinoya indossava solo un paio di boxer azzurri.
Asahi si risistemò il piumone addosso. Lui non era conciato molto meglio – maglietta, c’era, boxer, c’erano. Grazie al cielo sono quasi nuovi...? Non gli era sembrato un grosso problema mentre Nishinoya era praticamente svenuto e lui si preoccupava dello spazzolino da denti. Ma adesso...
La stanza diventò ancora più buia; Asahi alzò lo sguardo e vide la sagoma di Nishinoya che si stagliava contro l’ingresso. Reggeva in mano due bicchieri d’acqua e gliene porse uno senza dire una parola.
Asahi si mise seduto e ne bevve la metà, pensando a cosa diavolo poteva dire. Nishinoya vibrava quasi di energia nervosa. “Noya–”
“Mi dispiace!”
Asahi batté le palpebre. Nishinoya si strinse al petto il proprio bicchiere e fece un goffo inchino.
“Non faccio che combinare stronzate, e tu devi riportarmi a casa, e adesso sei–” Nishinoya gli lanciò un’occhiata, e Asahi sentì i suoi occhi vagare su di sé prima che li chiudesse, strizzando le palpebre. “Sei qui così, e io–”
“Noya.” Asahi posò il bicchiere d’acqua per terra e gli tese una mano. “Shh.”
Shh?!” Ma Nishinoya accettò la sua mano e si lasciò trascinare a letto, sistemandoglisi in grembo. “Scusa tanto, eh, stavo un attimino sclerando.”
“L’ho notato.” Asahi lo strinse tra le braccia e gli appoggiò il mento su una spalla. “Perché?”
“Io... io.” Nishinoya si dibatté un po’, testando la sua stretta. “Mi ero completamente scordato che eri qui, d’accordo? È stato tipo uno shock svegliarmi e trovarti lì.”
“Svegliarti accanto a me è uno shock?” disse Asahi con ironia. “Questa è la cosa peggiore che tu mi abbia mai detto, Noya.”
“Svegliarmi accanto a te dopo essermi ubriacato vergognosamente non era proprio la mia idea di come dovevamo fare questa cosa, scemo”, borbottò Nishinoya, dando un altro strattone alle sue braccia.
Asahi non si spostò. Poggiò le labbra sul collo del suo ragazzo, sperando con tutto se stesso che non si accorgesse di quanto gli batteva forte il cuore. “Come volevi farlo”? sussurrò.
Nishinoya s’irrigidì.
Forse sto correndo un po’ troppo. Asahi allentò la stretta.
Nishinya si girò nel suo abbraccio, puntò le mani sulle sue spalle e lo spinse all’indietro. Con un sussulto, Asahi si ritrovò premuto sul materasso, la testa che rimbalzava sul cuscino sottile e le braccia al di sopra.
Nishinoya montò su di lui a cavalcioni, con un ginocchio contro ciascun fianco. “Coglione”, ringhiò. “Come volevo farlo? Sei proprio un cretino.” Con una mano gli afferrò i capelli, con l’altra un bicipite. Asahi chiuse di scatto gli occhi quando sentì i suoi denti sul collo.
“Avevo intenzione di aspettare un altro paio di settimane.” Le labbra di Nishinoya si spostarono sulla clavicola di Asahi. “Ti avrei portato a cena fuori. Vino, candele, tutto il fottuto pacchetto.” Succhiò la curva tra il collo e la spalla e Asahi si lasciò sfuggire un gemito. “E sarei stato super disinvolto ed elegante su tutta la linea.” La sua lingua guizzò sul lobo dell’orecchio di Asahi, scatenandogli un brivido. “E poi–”
“E come– come sarebbe un Noya disinvolto ed elegante?” Asahi cercò con tutte le sue forze di non gemere più forte.
Nishinoya si fermò, probabilmente non prima di avergli lasciato un altro segno sul collo. Si raddrizzò, sedendosi sui talloni. “Che stai cercando di dirmi, Asahi-san?” Sollevando un sopracciglio con aria di sfida, si sfilò la t-shirt dalla testa. Ad Asahi occorsero un paio di secondi prima che il suo cervello elaborasse un accidenti...
Nishinoya tornò a sdraiarsi su di lui, premendogli le spalle contro il materasso. Asahi colse l’occasione per ammirare il suo corpo snello e agile. I muscoli compatti rispondevano a ogni suo movimento – trapezio, deltoide, pettorale, addominale, obliquo, persino l’anteriore, che cazzo, questo era ridicolo. Che razza di allenamento faceva la squadra di pallavolo in quel periodo?
“Mi stai fissando, Asahi-san”, sussurrò Nishinoya.
Gli occhi di Asahi tornarono di colpo nei suoi. “N–non è vero.”
“Voglio fissare anch’io.” Nishinoya infilò una mano sotto la sua t-shirt. Fece scorrere il pollice giusto sopra la fascia dei boxer.
Asahi premette la testa sul cuscino, mentre la maglia gli veniva sollevata sopra le costole. Appoggiò le mani sui fianchi di Nishinoya. “Non sono messo bene come te”, mormorò. “Scusa in anticipo.”
“...Non ti degnerò neanche di una risposta.” Nishinoya sollevò completamente la t-shirt. Asahi alzò appena la schiena dal materasso e se la sfilò.
Nishinoya la prese, deglutendo rumorosamente. “Ah. Sì, è... davvero deludente.”
Asahi riabbassò la testa sul cuscino, seguendo con lo sguardo la traiettoria della sua t-shirt che cadeva a terra per non dover guardare Nishinoya. “Pensavo che non volessi degnarmi di una risposta.”
“Già, beh, ho cambiato idea. Certe volte le cavolate che dici sono troppo stupide.” Nishinoya piantò le mani sui suoi addominali, e Asahi si lasciò sfuggire un grugnito involontario. Le mani di Nishinoya risalirono lungo i suoi fianchi, passarono sullo sterno e sul petto. “Sì.” La sua voce era bassa. “Sei un idiota.”
Asahi avrebbe voluto registrarlo come insulto, ma era troppo distratto dalle sue mani. “Sai proprio come adularmi, tu.”
Chiuse gli occhi e si concentrò su quel che sentivano le proprie mani. I fianchi ossuti di Nishinoya, la sua pelle calda. Il modo in cui la sua cassa toracica si espandeva leggermente al suo tocco. Fece scorrere le mani alla cieca lungo la schiena di Nishinoya, sul suo collo, sulle sue spalle. C’erano curve lisce e muscoli sodi ovunque e, cazzo, Asahi voleva sentire tutto.
“Io... oddio. Asahi?”
Asahi aprì un occhio. Poi tutti e due. Li spalancò.
Nishinoya si sorreggeva sopra di lui, le braccia bloccate, la testa reclinata all’indietro fra le scapole. Gli occhi strettamente chiusi. Di nuovo, si stava mordendo il labbro inferiore. “Asahi”, sussurrò ancora. Era quasi un gemito.
Asahi alzò una mano verso la sua bocca e con il pollice gli tirò in basso il labbro. Nishinoya girò il viso nel palmo della sua mano, morse il pollice nella parte più carnosa, e gemette. Un verso che andò dritto all’uccello di Asahi.
Merda.
MERDA.
Questa cosa non sarebbe finita in fretta come le altre volte, vero? “Noya...?”
Nishinoya si sedette sul suo stomaco senza aprire gli occhi. Gli baciò il palmo, stringendogli il polso per tenerlo fermo. Prese l’altra mano di Asahi, che era sempre sul suo fianco, e se la portò sul petto, inarcando la schiena e guidandola poi lentamente verso il basso, lungo lo sterno. Per poco Asahi non schizzò su dal materasso. Di nuovo Nishinoya si portò la sua mano sul petto e poi, dondolandosi piano, la guidò giù verso l’orlo dei suoi boxer.
Cazzo, adesso Asahi riusciva a sentirlo. Lo sentì quando inarcò la schiena, lo sentì quando rifece quella dannata cosa con i fianchi.
Asahi si rizzò a sedere, togliendosi di dosso Nishinoya. Si fissarono entrambi, con il respiro affannoso, in ginocchio sul letto disfatto di Nishinoya.
“Noya...” Asahi gli prese il viso tra le mani. Sentì quanto erano umidi i suoi capelli, vide quanto erano diventati profondi quegli occhi dorati. Nishinoya gli afferrò i polsi, le sue mani erano calde.
Aggrottò la fronte. “S–scusa, io... volevo solo–”
“Dimmi che cosa vuoi, Noya.” Asahi passò il pollice su un sopracciglio, cercando di spianargli la fronte. “Perché io... io voglio–” Le parole erano stupide. Non funzionavano mai. Con un sospiro impotente, Asahi lo baciò su una guancia. “Solo... dimmi se vuoi che mi fermi”, sussurrò.
“Fermarti?” Nishinoya si scostò e lo fissò. L’incredulità era evidente sul suo viso. “Che... che cosa di quanto ho appena fatto ti fa credere che voglio che ti fermi?” Il suo petto si alzava e si abbassava rapidamente, il suo respiro era ancora affannoso.
“Ok, sì, beh.” Asahi sporse le labbra in fuori. “Argomentazione valida. Ma volevo solo–”
Nishinoya gemette ad alta voce. S’inginocchiò di nuovo e gli mise le mani sulle spalle, rivolgendogli un’occhiata fulminante. “Tu vuoi fermarti?” domandò a voce bassa.
Lo sguardo di Asahi corse dalle ginocchia di Nishinoya fino ai suoi occhi, con una pausa piuttosto lunga sul rigonfiamento nei suoi boxer. “No”, gracchiò.
“Già.” Nishinoya gli prese il mento con una mano. Si mise a cavalcioni di una delle sue cosce e avvicinò le labbra alle sue. “E se non mi tocchi al più presto... giuro che ti vengo sulla gamba.”
Asahi si lasciò scappare una risatina, un suono molto poco elegante durante un bacio. “Le tue minacce sono penose.” Lasciò scorrere le dita giù lungo l’anca di Nishinoya. Oltrepassarono i boxer di un azzurro sbiadito, si fermarono sull’orlo, dove s’intrufolarono. Dio, la coscia sembrava andare a fuoco. Il calore gli riempiva la mano e Asahi voleva toccarlo, voleva ascoltarlo.
Non appena le dita di Asahi lo sfiorarono, Nishinoya trattenne rumorosamente il respiro. Scivolò giù dalla sua coscia, allargando le ginocchia sul materasso. La mano di Asahi lo seguì, lo palpò sul tessuto dei boxer; si godette i suoi brevi sussulti. Nishinoya gli afferrò i bicipiti, e Asahi sentì le sue unghie graffiargli la pelle.
Non era proprio sicuro al cento per cento di come dovesse andare la cosa, ma cominciò ad abbassare i boxer di Nishinoya. Poi lo aiutò a toglierseli, un ginocchio alla volta, e porca puttana. Adesso sorreggeva gran parte del suo peso e aveva una visuale chiara della sua schiena. Il sedere di Nishinoya era la perfezione
“Oddio, Asahi.” Nishinoya strinse i denti. “Che cosa stai facendo?” Allargò le gambe ancora di più, ansimando, e piantò le unghie nelle spalle di Asahi.
Borbottando delle scuse incoerenti, Asahi premette una mano sulla parte bassa della sua schiena. Mentre con l'altra mano riduceva Nishinoya a una massa informe di mugolii, allargò le dita dell’altra sul suo sedere. I muscoli erano sodi, resistevano alle sue dita, e Asahi si accorse con imbarazzo di aver cominciato a unire anche la sua voce ai gemiti di Nishinoya.
“Asah... sì, cos–” Nishinoya tirò indietro i fianchi, aggiungendo tensione ai movimenti di Asahi. Questi chiuse gli occhi e avvertì il cambiamento, seppe che ci era vicino. Noya. Noya, avanti, lascia che lo faccia bene per te, ti prego. Continuò a muovere la mano, passò il pollice sulla punta; le dita di Nishinoya erano come sbarre d’acciaio piantate nei suoi bicipiti.
Nishinoya puntò con forza la fronte contro il suo petto ed emise un verso strozzato e acuto. Asahi lo sostenne per le spalle, sentì il suo sudore sotto i palmi. Era praticamente certo che gli sarebbe occorso un niente per seguirlo, ma adesso...
Adesso.
Chiuse di nuovo gli occhi e affondò il naso nei capelli di Nishinoya. Avvertì odore di sudore e letto non rifatto e niente di particolarmente intrigante né sexy; ma era l’odore di Nishinoya. E lui gli aveva appena fatto–
Oddio. Asahi strizzò forte le palpebre e cercò di impedirsi di arrossire. Avevano appena– beh, Nishinoya per lo meno... uhm.
“Asahi?” Nishinoya alzò la testa, respirando forte dal naso. “Come... ok, oddio, vedo ancora tanti puntini luminosi.” Scosse il capo. Si risollevò di nuovo sulle ginocchia, puntellandosi sulle spalle di Asahi.
Questi lo sostenne per i gomiti, un po’ preoccupato. Era la loro prima volta, dubitava fosse andata così bene. “Noya, va tutto–?”
“Voglio succhiartelo, ok?”
Asahi spalancò gli occhi. Era quasi certo che tutto il colorito gli fosse sparito dalla faccia; il suo pisello, invece, prese nota della richiesta con un certo entusiasmo. “Uhm. Eh?”
Nishinoya lo spinse leggermente per le spalle, e Asahi si lasciò cadere sul materasso. Non si era reso conto di aver sudato tanto finché le lenzuola non gli si appiccicarono alla pelle.
“Ok, dunque.” Nishinoya gli puntò un avambraccio sul petto mentre con quello libero armeggiava per sfilargli i boxer. “È l’ora delle confessioni.”
Asahi deglutì. La voce di Nishinoya era ancora un po’ roca e, con le sue mani che vagavano dappertutto, non era sicuro di poter prestare attenzione a cose come le confessioni per molto.
“Da circa, ah, due anni ormai, ho sempre, sempre voluto–” Nishinoya si sedette sui talloni e gli sfilò del tutto i boxer. “Uhm. Wow.” E restò là incantato.
Asahi si leccò le labbra. “W–wow? È una... cosa buona, no? È un wow buono?”
Nishinoya sollevò un sopracciglio e inclinò la testa di lato. “Scusa. Mi ero distratto. Sì. Stavo dicendo, uhm. Dannazione, Asahi, se non vuoi che lo faccia, farai meglio a dirlo subito. Perché, cazzo.”
Asahi torse il collo all’indietro e si coprì gli occhi con un braccio. “Accidenti, Noya, vedi di–” Sentì le mani di Nishinoya sulle cosce e deglutì rumorosamente.
“Vedi di...?” lo incoraggiò il ragazzo.
Asahi non si fidava a parlare. Annuì. Rapidamente, con le braccia che gli coprivano il viso. Sentì Nishinoya prendere un sospiro profondo e rilasciarlo con una risatina.
“Sì, ok.” La sua voce suonava pericolosamente vicina al suo bacino. “Non l’ho mai fatto prima, perciò, ecco, dimmelo se qualcosa non ti piace.”
“Noyaaaaaaah–” Asahi inarcò la schiena, cercando di tenere il sedere sul materasso. Oh cazzo, oddio, non durerò un cazzo. Oh merda, merda, oh merda. Caaaaaazzo, questo è–
Asahi ebbe circa due secondi (o almeno fu questa la sua impressione) per riflettere su quanto sarebbe stato umiliante venire così in fretta.
Poi ci fu un momento di breve eternità in cui ebbe la sensazione che nel suo petto si stesse creando un nuovo sistema solare.
E poi ci furono quei tre secondi in cui sentì il bisogno di avvertire i vicini che stava facendo sesso alle cinque di mattina.
E infine, sperimentò almeno venti minuti di imbarazzo travolgente e infernale.
Quando il suo respiro scese di nuovo al di sotto di un ritmo non-olimpionico, e dopo che fu più o meno certo che la sua faccia non rilucesse nell’oscurità, Asahi sbirciò da sotto un braccio. Nishinoya era tornato a sedere sui talloni, a cavalcioni delle sue cosce, e si passava il dorso di una mano sulla bocca. Fissandolo come se fosse stato una specie di trofeo nazionale.
“Augh.” Asahi afferrò un cuscino e lo usò per coprirsi la faccia.
“Che? No, no, no.” Il cuscino gli venne strappato dalle mani e Nishinoya si gettò sul suo petto. Inducendo Asahi ad emettere un grugnito molto poco sexy.
Asahi abbassò lo sguardo su di lui. Quegli occhi color castano dorato, quel sorrisone assurdo che lo faceva sentire come se fosse alto quanto una montagna. In senso buono. Sentì un certo calore pungergli gli occhi (no. Non adesso, accidenti. No) e fece scorrere le dita tra i capelli sconvolti di Nishinoya. “E adesso?” sussurrò.
Sul volto di Nishinoya si diffuse un lento sorriso. Asahi lo osservò. Quattro anni di amicizia, due giorni che stavano insieme, un incontro sessuale; ormai aveva imparato a diffidare di quel sorrisino.
Nishinoya si contorse all’improvviso e gli si arrampicò sul petto, stendendo un braccio fuori dal letto e armeggiando come alla ricerca di qualcosa.
“Noya?” Era un po’ scomodo, ma Asahi non aveva intenzione di lamentarsi, visto che al momento aveva una visuale da prima fila del sedere di Nishinoya.
“Trovato!” Nishinoya si issò in posizione verticale, in uno sfoggio niente affatto spiacevole della tonicità dei suoi muscoli. Stringeva in mano un pennarello.
“Cosè?” Asahi si tirò su puntellandosi sui gomiti. “Non sarà–?”
“Ho pensato di dover seguire il consiglio di Hiyori-san.” Nishinoya tolse il tappo al pennarello con un gesto plateale. “Asahi, il tuo braccio, prego.”
“Il mio braccio. Vuoi scrivere il tuo nome sul mio braccio come se fossi una scatola per il bento o roba simile?”
“Preferisci che te lo scriva sul pisello?” Gli occhi di Nishinoya lampeggiarono. “O sul culo?”
Asahi lo fissò a bocca aperta. Poi, con un sospiro, gli porse il braccio. L’odore del pennarello riempì la piccola camera, insieme alle risatine divertite di Nishinoya.
“Ma si vedrà da sotto i vestiti”, obiettò Asahi, incerto.
“E che fa? Al limite puoi sempre lavarlo via, domattina.”
Dormirono stretti l’uno all’altro come cucchiai sudati in un cassetto minuscolo. Al risveglio trovarono nei rispettivi cellulari cinque chiamate perse, ventidue sms e tredici emoji oscene da parte di Tanaka, Shizuku e Kuroo. Cominciarono la giornata con baci lenti, cattivo alito mattutino...
...e la scoperta che il tratto di pennarello non si lava via tanto facilmente.

FINE

~~~
 
(nota della traduttrice) Grazie per avermi seguito in questa piccola incursione nel fandom di Haikyu!, dedicato alla coppia AsaNoya. È la mia otp, li adoro proprio questi due *-*
Dopo questa fiction ho intenzione di tradurre anche il suo seguito, che sarà incentrato su TANAKA e SHIZUKU. Eh sì, non posso proprio lasciare che le cose tra loro restino in sospeso! Se anche voi siete curiosi di sapere com’è andata a finire, non vi resta che seguire la mia prossima traduzione! ;)
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: PuccaChan_Traduce