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Autore: trenodicarta    03/03/2017    2 recensioni
Simone e Viola si avvicinano, lui le offre la sua amicizia e lei la accetta con diffidenza. Lei nasconde una storia tormentata e lui un segreto doloroso. Lei è ferita, lui è l'ultimo che possa guarirla. Il loro rapporto si fortifica ogni giorno sempre di più, fino a quando Viola non scopre la vera identità di Simone, da quel momento ogni sua certezza si distrugge, di nuovo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 11

Il sole le batteva sui capelli riscaldandole il viso magro e affaticato dalla corsa. 
Era da più di mezz'ora che Viola correva senza fermarsi, sfrecciando tra la gente che a malapena notava e fuggendo via dai suoi pensieri che pian piano diventavano solo un eco lontano. 
Le era sempre piaciuto correre, un tempo amava farlo quasi ogni giorno, diceva che l'aiutava a scaricare la tensione, a rilassarsi, a non pensare. Non pensare era proprio quello di cui aveva bisogno in quel periodo. 
Aveva cessato di andare a correre nel momento stesso in cui aveva incontrato Riccardo, al quale non andava molto a genio l'idea. Ora ritrovarsi lì in quel parco, con i piedi che battevano  scattanti sull'erba, era come una rivalsa per lei, un modo per dire: indovina un po' Ricky, vado a correre quando mi pare!
Fu una sensazione bellissima: per la prima volta in vita sua non ebbe paura, le venne persino da sbuffare quando si rese conto che era ora di tornare a casa. Camminando a passo sostenuto tornò nel proprio quartiere, rallentando leggermente nel notare una donna trafficare tra i citofoni della sua palazzina. 
La superò, lanciandole una leggera occhiata incuriosita. Le sembrava familiare, come se l'avesse già incrociata da qualche parte, ma dove?

- Mi scusi, sto cercando una ragazza...si chiama Viola. Abita qui? - 

Fu quando la donna le rivolse parola e i loro occhi si incrociarono che d'improvviso Viola ricordò dove l'avesse vista: tra le vecchie foto trovate a casa di Simone. 
Era la madre di quest'ultimo. Certo che lo era, avevano gli stessi occhi azzurri.
Cosa ci faceva lì? Cosa voleva da lei? Viola avrebbe potuto mentire, scrollare le spalle e dirle che la ragazza che stava cercando abitava altrove, sarebbe stato semplice farlo, eppure non lo fece.

- Sono io. - Rispose invece, ritrovandosi senza volerlo a rivolgere occhiate di diffidenza ad Elisa, la quale con eleganza le ignorò, per continuare a parlare:

 - è un piacere conoscerti, io sono... -

- Credo di sapere chi è lei. - La ragazza si rese conto di essere stata maleducata non appena la interruppe, tentò quindi di rimediare dicendole: - Senta io so perchè è qui, ma preferirei non parlare di suo figlio. Mi scusi, ora devo andare.- Tagliare le conversazioni sul nascere era tra le sue specialità, per cui non ebbe difficoltà nel rivolgere ad Elisa quella risposta fredda per poi incamminarsi verso il portone.

- Di quale dei miei due figli non vorresti parlare? - L'intento di Elisa con quella domanda non era di risultare pungente, ma lo fu.

Sembrava una domanda semplice, eppure Viola non seppe rispondere: era difficile per lei capacitarsi del fatto che Simone e Riccardo fossero imparentati. 

- Ti ruberò solo pochi minuti, lo prometto. - 

Di sicuro la tenacia doveva essere una caratteristica di famiglia, perchè Elisa non sembrava intenzionata ad arrendersi.

 
***

Mentre Viola apriva al porta del proprio appartamento, si ritrovò amaramente a pensare al fatto che ormai tutta la famiglia di Riccardo aveva messo piede lì dentro: lui, Simone ed ora Elisa. 
Avere quest'ultima in casa metteva a dir poco a disagio Viola, per non parlare del fatto che stava indossando una tuta sudata e sgualcita dalla corsa appena fatta. Si sentiva poco presentabile, a differenza di Elisa: pacata, elegante ed impeccabile. 
La fece accomodare sul divano, approfittando di una scusa per potersi rinchiudere in camera e cambiarsi, nel tentativo di migliorare il proprio aspetto.
Elisa approfittò di quei brevi momenti da sola per osservare il salotto, fin quando il suo sguardo non ricadde sul telefonino di Viola, il quale continuava ad illuminarsi. 
Il nome "Simone" brillava sullo schermo. 
La donna distolse lo sguardo sospirando, riportandolo immediatamente su Viola non appena quest'ultima comparve di nuovo nella stanza. 

- Che ne dice di un tè? - 

Era la domanda più ridicola che potesse fare in quel momento, ma entrambe perlomeno sorrisero e poco dopo si ritrovarono sedute una davanti all'altra con una tazza bollente tra le mani.

- Simone sa che lei è qui? - Domandò Viola, pur immaginando già quale fosse la risposta.

- No, se lo sapesse mi arresterebbe. - Scherzò Elisa, sentendosi sollevata nel vedere Viola abbozzare un sorriso. Prese ad osservarla, senza farsi notare ovviamente: era una donna troppo educata per fissarla direttamente, si limitava a rivolgerle brevi sguardi casuali fingendo di osservare la stanza. Viola era esattamente come se l'era immaginata, anzi era anche più graziosa nella realtà. - Come stai? - Mormorò tutto d'un tratto, quando il silenzio divenne insopportabile.

Nessuno faceva quella domanda a Viola da molto tempo, tutti pensavano fosse stupido chiederlo: come poteva stare dopo tutto ciò che le era capitato? Ad ogni modo, quella domanda la colpì dritta al cuore, lasciandola senza respiro per qualche istante. 

- Non lo so. - Si concesse il lusso di rispondere sinceramente ed Elisa lo apprezzò.

- Volevo incontrarti da tempo, sai? -

Quelle parole provocarono una leggera risatina in Viola. Certo che lo sapeva: lei era una sorta di attrazione turistica no? Anche Simone aveva confessato di essere venuto in ospedale quella sera solamente per vederla, ormai era diventata una sorta di monumento a cui fare visita.

- Volevo incontrarti per domandarti scusa. - Quelle parole fuoriuscirono dalle labbra sottili della donna con difficoltà, causando un sussulto sorpreso in Viola: domandarle scusa per cosa?

Elisa dovette comprendere al volo il significato dell'espressione confusa della ragazza, poichè subito si affrettò a spiegare cosa intendesse dire: - Forse è stata colpa mia, forse avrei potuto fare qualcosa per evitarlo. Riccardo è vissuto sotto il mio tetto per dieci anni e io non mi sono mai sono resa conto di nulla. Era taciturno, riservato, alle volte si dimostrava aggressivo è vero, eppure era anche così bravo nel... -

- ... fingere. - Fu Viola a terminare la frase. - Sì, era bravo a recitare la parte del ragazzo perfetto. -

L'altra donna sospirò annuendo. - Mio marito lo ha sempre venerato. Era il figlio modello, quello che aveva completato gli studi, che sognava di diventare medico e avviare una propria carriera. Simone invece è sempre stato... sminuito. Non ho mai fatto nulla per evitarlo. -

Viola ricordava di aver già affrontato quell'argomento con Simone una volta: lui le aveva detto di essere sempre stato considerato la pecora nera di famiglia. Il ricordo di quel momento le scoppiò nella mente e la costrinse a scuotere leggermente la testa come a voler scacciare l'immagine del ragazzo da dentro di sè.

- Senta non si deve sentire in colpa, io non ce l'ho con lei. - Mormorò Viola, sentendosi nuovamente a disagio davanti a quella conversazione. Era la verità: non provava nessun tipo di rancore verso quella povera donna, forse era l'unica contro cui non avesse nulla. 

- Allora perchè ce l'hai con Simone? Nemmeno lui ha fatto nulla. - 

Il disagio crebbe ulteriormente, insieme all'irritazione. - Ha detto che non avremmo parlato di loro. - Le fece notare Viola, abbassando lo sguardo sulla tazza ormai tiepida tra le proprie mani.

- Anche tu hai detto di non volerne parlare, ma è una bugia: la prima domanda che mi hai fatto è stata su Simone. -

Quella donna era acuta nelle sue osservazioni, questo Viola doveva concederglielo. 

- L'ho chiesto solo per... - Le parole le morirono in gola. Viola smise di parlare nel momento stesso in cui Elisa le si avvicinò, prendendole una mano. Quel gesto la sconvolse, scutendo dentro di lei una serie di emozioni contrastanti: avrebbe voluto urlarle di allontanarsi, ma al tempo stesso non potè fare a meno di stringere la presa, come a volersi aggrappare a lei.  

- Simone ti ha mentito, fidati nessuno può capirti più di me in questo momento. Mio marito si ostina a voler proteggere Riccardo, senza riuscire a vedere la realtà. Hanno mentito anche a me Viola, so cosa significa essere traditi da coloro di cui ci fidiamo. Mio marito ha aiutato a fuggire Riccardo quella sera, ma non me l'ha mai confessato. Se avessi saputo la verità su quella notte avrei domandato il divorzio molto prima. -

Forse quelle parole fecero sentire Viola più vicina ad Elisa, poichè la ragazza le rivolse uno sguardo di comprensione. 

- Mentire è sbagliato, ma devi saper distinguere chi mente per ferirti e tramarti alle spalle e chi invece lo fa per proteggerti. La mia famiglia ormai è distrutta, ma tu... -

- Non posso farlo. - La interruppe Viola, lasciandole la mano e alzandosi di scatto. La tazza si sfracellò a terra con un rumore secco, ma Viola a malapena lo sentì, era troppo impegnata a parlare freneticamente: - Vorrei tantissimo stare con Simone in questo momento. Però... non posso farlo ora che so chi è. Se io stessi con lui mi basterebbe guardarlo, sfiorarlo o anche solo pensare a lui per ... rivedere Riccardo. è come se fossero collegati, ogni volta che penso ad uno mi viene il mente l'altro, è come un circolo... io davvero non posso. - Una volta pronunciate quelle caotiche parole, Viola prese ad osservare la macchia di tè ingrandirsi sul tappeto. - Ha fatto male. - Sussurrò piano, senza sapere bene a chi si stesse riferendo: a Simone o a Riccardo?

- Oh, mia cara... - Mormorò Elisa, sentendosi il cuore stringersi nel petto dal dispiacere. - Farà ancora più male se non riesci a perdonare. -

- Ho perdonato Simone, davvero. -

- Non parlo di Simone. - Elisa si alzò avvicinandosi a lei. - Parlo di perdonare te stessa. - 

- Ma che di che parla? - A Viola quella frase sembrò un'assurdità, fino a quando non ascoltò le seguenti parole. 

- Credi che sia colpa tua vero? Continui a domandarti cosa sarebbe accaduto se non ti fossi fidata di Riccardo. Probabilmente non ti sarebbe accaduto nulla di male, invece incolpi te stessa di esserti lasciata ingannare, di aver ceduto all'amore. Lui ti sembrava perfetto, credevi fosse quello giusto e ci sei cascata. 
Viola non è vero che non riesci più a fidarti degli altri, il problema è che non riesci più a fidarti di te stessa, del tuo metro di giudizio sulle persone. Temi di sbagliare ancora, come hai fatto in passato, quindi preferisci rinchiuderti in questo bel appartamento fingendo che il mondo non esista. Il mondo però esiste. - A quel punto le sfiorò la spalla in una carezza. - Non è colpa tua. - Le disse con tono sicuro. - Sai però cosa sarà colpa tua? La tua infelicità. Prova a darti una seconda occasione, prova a perdonarti. -

Viola non disse nulla, le parole di quella donna l'avevano colpita diritta al cuore, togliendole la capacità di parlare, di reagire o anche solo di pensare. 
Aveva ragione. 
La infastidiva a morte che un'estranea fosse stata in grado di esprimere in pochi minuti qualcosa che lei non riusciva ad ammettere a se stessa da mesi.

- Quello che Riccardo ha fatto, mi ha fatto comprendere quanto poco lo conoscessi. Però posso affermare con sicurezza di conoscere benissimo Simone e voglio solo dirti che...Hai il diritto di essere arrabbiata con lui per tutto il tempo che vorrai, Simone lo capirà e sarà lì quando vorrai parlargli. Non è tipo da arrendersi facilmente. - Elisa le rivolse un sorrisetto incoraggiante nonostante Viola non la stesse nemmeno guardando: fissava un punto nel vuoto davanti a sè. 

- Sarà meglio che vada. - Mormorò la donna allontanandosi lentamente verso la porta. - è stato un piacere conoscerti, avrei preferito farlo in altre circostanze. -

Con volto rammaricato, Elisa aprì la porta per uscirne, ma si bloccò immediatamente. 

- Aspetti un attimo! - Esclamò Viola, voltandosi finalmente a guardarla.




Angolo autrice
Mi scuso per il ritardo, stavolta mi sono fatta attendere devo ammetterlo. Non è stato per mancato interesse nei confronti della storia, anzi, ma solo per impegni personali e scolastici. 
Grazie per le recensioni positive lasciate, davvero e a presto con un nuovo capitolo (prometto di non far attendere troppo com'è successo stavolta) ^.^
   
 
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