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Autore: ElfaNike    05/03/2017    1 recensioni
Cosa succede quando degli adolescenti, rifiutati dal loro mondo e dalla loro famiglia, si ritrovano a fuggire in groppa a un drago, per salvare un prezioso potere? Quando l'incontro di mondi diversi porta a crescere e a capire...
"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
Il Piccolo Principe
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dunque... c'era una volta una goccia di sole caduta giù dal cielo. E da quella goccia di sole era nato un magico fiore dorato. Aveva il potere di guarire i malati e i feriti.”
Flynn Rider


La giornata si preannunciava assolata. La finestra aperta lasciava entrare l'arietta fresca del mattino che si stava lentamente scaldando sotto i suoi raggi tiepidi. L'intera torre risplendeva al vento della valle, circondata da erbetta verde pallido e alberi dalle fronde più scure ma ugualmente lucenti. Il ruscello gorgogliava trasparente sui sassi grigi e levigati e gli uccellini cantavano e volavano da una parte all'altra nella gioia della loro libertà.
Rapunzel era affacciata come ogni giorno a osservare il cielo con aria sognante, fantasticando con la testa chissà dove. Non sapeva molto del mondo là fuori, anzi, quasi niente, ma questo non le impediva di avvalersi delle poche letture che sua madre le aveva fornito per viaggiare in contrade lontane, piene di montagne come quelle che la circondavano e piante, e uccellini, e di persone come lei e come dama Gothel.
Al pensiero della donna le ragazza ebbe un fremito di affetto: l'aveva sempre protetta, l'aveva sempre accudita educandola in maniera giusta e severa, e lei si rendeva conto che lo faceva per il suo bene. Solo per il suo bene. Le aveva sempre dato tutti i colori che voleva e le preparava sempre i suoi piatti preferiti. Veniva da lei tutti i giorni, nonostante lei fosse maldestra e balbettasse in continuazione: aveva sempre sopportato i suoi difetti e non l'aveva mai abbandonata! Spesso arrivava stanca, affaticata, e tutto quello che le chiedeva era solo un po' di sollievo, l'unica cosa che la ragazza potesse fare per lei. Eppure, di recente, il fatto di non poter uscire la faceva patire sempre di più e si sentiva un'ingrata ogni volta che si sentiva alle strette in quella torre. Da bambina non aveva mai notato quanto fosse piccolo, lì dentro. Adesso, invece... Ma no, non aveva il diritto di pensare una cosa del genere! Aveva già affrontato il discorso con sua madre, e aveva capito che quello era un argomento delicato e che sarebbe stato meglio non parlarne più.
Sentì qualcuno tirarle leggermente la manica: era Pascal, il camaleonte che condivideva con lei quella solitudine necessaria. Era arrivato un giorno di qualche anno prima, scalando con metodica lentezza la parete della torre, e si era stabilito in cima, in un angolino buio da cui usciva regolarmente per prendere il sole sul davanzale. All'inizio lei lo aveva studiato da lontano, poi aveva provato ad attaccare bottone. Lui l'aveva dapprima ignorata, poi aveva sopportato con pazienza, poi aveva ceduto ed era diventato suo amico, e le faceva anche da tutore, guardia del corpo, guida, con quella sua aria sempre annoiata e seria.
Ora la fissava dal basso, accanto al suo braccio, con espressione interrogativa.
-Cosa c'è?- gli chiese lei con un sorriso.
Lui le indicò l'orologio con un gesto imperioso.
-Lo so, lo so. Bisogna fare le pulizie. Ma non ti devi preoccupare! Tanto avrò finito prima che torni lei.-
Lui fece spallucce.
-Allora, giochiamo a qualcosa? Tipo... nascondino?-
Il camaleonte scosse energicamente la testa.
-Come no? Tu non dovresti avere difficoltà!- scherzò la ragazza.
Pascal le fece una pernacchia.
-Ok, ho capito. Cosa ti piacerebbe fare?-
Lui sorrise entusiasta e le indicò la valle con la coda.
-Ah-ha, mi spiace. Sai quali sono le regole. E poi, c'è sempre tanto da fare qui, no?- ironizzò la ragazza, correndo nella stanza e cercando scopa e mocio. La vita rinchiusa là dentro le aveva fatto sviluppare delle abitudini molto radicate che le permettevano di passare il tempo senza annoiarsi troppo: dapprima puliva i pavimenti, poi faceva il bucato, spolverava, si spazzolava, e poi leggeva, dipingeva e giocava come una matta col suo amico Pascal, in attesa che sua madre tornasse.
Fu durante un'intensa partita a scacchi che vide, d'improvviso, la stanza oscurarsi, quando un'enorme sagoma nera atterrò sul suo davanzale. Nel giro di pochi secondi si era già eclissata dietro una tenda e si muoveva silenziosa per le travi e i sostegni del tetto per allontanarsi il più possibile.
Con un agile balzo, la creatura entrò nella torre e dal suo dorso scesero due persone. Rapunzel, con Pascal sulla spalla, si sporse un po' avanti con curiosità: era la prima volta che vedeva qualcuno che non fosse sua madre.
Una dei due aveva la testa piena di riccioli arancioni, due grandi occhi azzurri e un visetto tondo e pallido, ed era vestita di un abito azzurro e oro tutto stracciato e sporco. L'altra persona non era come lei, come la ragazza dai capelli arancioni o come sua madre, per cui immaginò essere un ragazzo come ce n'erano nei pochi libri che aveva letto. Era alto come la ragazza accanto a lui, vestito di verde e di pelliccia, con i capelli castani e gli occhi un po' all'ingiù. Aveva un'espressione molto perplessa mentre accarezzava la versione gigantesca, alata e nera di Pascal.
-Ok, siamo arrivati.- diceva la ragazza -Adesso puoi chiedere a Sdentato come mai ci ha portato qui?-
-Non lo so... sembra che l'abbia guidato qualcosa. Ti ricordi quando siamo partiti da quella città sulla costa? Ad un certo punto si è distratto.-
-Distratto?-
-Sì, non te ne sei accorta?-
La ragazza sbuffò e cominciò a girare per la torre a braccia incrociate e con l'aria annoiata, mentre l'altro ragazzo si metteva a parlare a Sdentato.
Rapunzel agganciò una ciocca di capelli ad una trave e lentamente si calò verso il caminetto, approfittando del fatto che la rossa curiosava altrove e il ragazzo era coperto dal Pascal gigante. Afferrò al volo una padella e si issò nuovamente sulle travi un istante prima che quello girasse la sua testa piatta proprio verso dove lei si era trovata. Aveva l'aria perplessa e si avvicinò silenziosamente al camino, annusando qua e là.
-Oh andiamo Sdentato, che c'è?- il ragazzo gli afferrò una cinghia e cercò di tirarlo via, ma una folata di vento birichino scostò la tenda che copriva l'ultimo affresco che Rapunzel aveva dipinto sopra la mensola e che teneva nascosto agli occhi intransigenti della madre.
-Eh no, accidenti. Questo non vale!- mormorò lei. Non sapeva chi fossero, ma credeva di aver capito chi o cosa li avesse condotti lì.
-Ehi Merida! Vieni a vedere!- urlò il ragazzo.
Merida scese le scale senza troppa voglia, preferendo continuare a guardarsi intorno: -Cavolo, Hiccup, qui ci abita di sicuro qualcuno. Ho trovato una camera da letto di sopra e...- lasciò la frase in sospeso quando vide ciò che Hiccup le indicava: in un cielo notturno, che sovrastava una foresta di alberi stilizzati di un verde scuro e intenso, una colonna di luci gialle si alzava sopra una sagoma femminile, seduta di spalle, che sfoggiava dei capelli biondi eccessivamente lunghi.
-Secondo te chi è?- sussurrò Hiccup.
-Non lo so. Ma non credo esista. Quella cascata di capelli è innaturale.-
-Anche Sdentato e i fuochi fatui lo sono.-
-Loro sono soprannaturali, è diverso.-
Mentre loro continuavano a discutere, Sdentato aveva alzato il muso per studiare l'ambiente. All'improvviso emise un verso stupito per poi lanciarsi con tutta la sua stazza verso il soffitto spiovente. Saltò da una trave all'altra, mentre Hiccup, che non era riuscito a bloccarlo, lo guardava preoccupato, quando si udì un urlo e un sonoro clangore. Sdentato cadde con un guaito e si portò le zampe alla testa.
-Oh mai dai!- lo rimproverò Hiccup -Che è successo? Chi ti ha colpito?-
Mentre il ragazzo si chinava sul Pascal gigante Rapunzel studiò i suoi movimenti e quelli della sua amica. Non sembravano aggressivi, non avevano i denti affilati (quello Sdentato non li aveva neppure, i denti!) né lo sguardo cattivo, ma piuttosto l'aria perplessa e un po' persa. Credeva di sapere chi li aveva portati lì, anche se non riusciva a immaginare come, e lei si fidava di questa persona. Di conseguenza, non riusciva a ritenere quei due davvero un pericolo... no?
Intanto, cercando di capire cosa fosse successo, Merida aveva alzato la testa e, ovviamente, aveva notato la massa dei suoi capelli: -Non ci credo...- mormorò a mezza voce, avvicinandosi lentamente.
Rapunzel prese allora coraggiosamente il respiro: -Sono stata io.- e atterrò silenziosamente in mezzo alla stanza, brandendo la padella.
I due ragazzi non risposero. Avevano gli occhi sbarrati e la bocca spalancata.
-Chi siete? Chi vi ha condotto qui? Sappiate che qualunque cosa facciate non avrete i miei capelli!- minacciò lei. In ogni caso, non doveva dimenticare gli insegnamenti di sua madre.
-E chi li vuole i tuoi capelli!- esclamò infine Merida: -Mi bastano i miei! E poi, scusa, ma è possibile una cosa del genere? Come fai al mattino, si può sapere?-
Rapunzel ritrasse la sua temibilissima arma: -Non... non siete qui per questo?-
Hiccup rise perplesso: -Oh no! In realtà, sai... è stato Sdentato a portarci qui.- indicò il lucertolone -Ad un certo punto è impazzito e non abbiamo potuto impedirglielo.-
-Impazzito?- Rapunzel abbassò lo sguardo su Sdentato.
-Sì... come... come seguisse qualcuno. Non so spiegare...- Hiccup si portò una mano dietro la testa, smarrito.
Merida lo guardava roteando gli occhi.
-Oh...- rispose invece Rapunzel: -Credo di aver capito...- si rivolse a Sdentato: -Seguivi qualcuno, non è vero? Per caso qualcuno che porta il freddo?-
-Ehi, ma... cos...?- Hiccup rimase senza parole a vedere il suo amico fare le fusa sotto i grattini della ragazza.
-Tu sai chi ci ha portato qui?- indagò Merida.
-Sì... no. Quasi.- Rapunzel ridacchiò e fece spallucce. Ma all'occhiata perplessa e al sopracciglio alzato dell'altra ragazza continuò: -È arrivato quando ero piccola e ora torna regolarmente, anche se non è inverno. Porta la neve nella torre e gioca con me tutto il giorno. Ma è dispettoso e non sta mai più di un giorno o due...-
-A chi ti riferisci?-
-Non lo so. Non so chi sia o cosa sia, ma so che c'è. Viene sempre...-
Hiccup corrugò la fronte e Merida scoppiò a ridere: -Ma dai! Un uomo delle nevi? Impossibile, non può esistere!-
Rapunzel la guardò per un secondo, poi, con un sorriso sicuro e le braccia incrociate con autorità, rispose: -Ah sì? E invece scommetto che posso convincerti.-
Merida sentì qualcosa sotto i suoi piedi e nel giro di un secondo fece uno scivolone che le fece battere il sedere per terra: sotto di lei si estendeva una spessa lastra di ghiaccio fredda e dura.
-Visto? Ve l'avevo detto io! E scommetto anche che è qui in questo momento.-
Sul tavolo accanto a Rapunzel, in bilico sulla punta dei piedi, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e il bastone appena ritirato sulla spalla, Jack se la rideva a osservare la rossa che si agitava cercando di rimettersi dritta. Li aveva notati subito, mentre girava per il regno di Corona, volare sul loro drago. In realtà aveva deciso di tirare loro qualche scherzo divertente ma il lucertolone l'aveva visto (poteva vederlo?!) e lui aveva preferito non rischiare. Quando erano atterrati nel bosco in prossimità della capitale e avevano lasciato lì Sdentato per andare in città, lui li aveva seguiti in cerca di un'occasione per divertirsi un po'. Tuttavia, quando li aveva sentiti parlare dei loro genitori e di come fossero fuggiti (alla rossa piaceva lamentarsi di sua madre), aveva pensato che potessero essere una buona compagnia per Rapunzel, anzi, un buono stimolo per farla venire via da dov'era.
Jack aveva fatto visita alla sua amica per anni e col passare del tempo non aveva potuto fare a meno di notare come lei crescesse diversamente da tutti gli altri piccoletti con cui lui giocava. Nonostante fosse una bambina solare e sorridente, sicuramente portata alla compagnia, a causa del lavaggio del cervello di quella strega di sua madre non aveva mai avuto l'occasione di scoprire tanti bellissimi aspetti dell'infanzia. Nella sua natura di spirito dispettoso e sprezzante delle regole, aveva provato, dopo qualche anno che andava da lei, a farla uscire, anche solo per qualche ora. Aveva pensato a tutti i dettagli, ne aveva avuto tutto il tempo: con i suoi poteri avrebbe potuto fare attenzione all'entrata della caverna così da avere il tempo di riportare Rapunzel in cima alla torre prima di essere scoperta da sua madre, avrebbe potuto giocare con lei a palle di neve in maniera sicuramente più entusiasmante che dentro quella stanzetta troppo piccola, avrebbe potuto farle fare delle scivolate che non si sarebbe mai dimenticata!
Purtroppo, nonostante lei sapesse di non essere sola, non era mai riuscita a vederlo né a parlargli, e lui aveva provato chissà quante volte a comunicare attraverso i disegni sui vetri appannati o sui mucchi di neve. Lei aveva capito i suoi intenti, ma era irremovibile: l'amore per sua madre era troppo forte e lui non riusciva a risultare abbastanza convincente. E il fatto di essere analfabeta non lo aiutava affatto!
Completamente perso nei suoi ragionamenti, quella mattina si era diretto ancora una volta verso la torre, quando il flusso dei suoi pensieri si era interrotto alla vista di qualcosa che non si aspettava: i due viaggiatori in groppa al drago. Altro che sorpresa!
Adesso che li aveva guidati lì, dopo che la rossa si era barattata con tutta calma un abito in miglior stato del suo con un medaglione di apparente valore e si erano rimessi in volo, sperava di aver fatto la scelta giusta.
-Secondo voi si tratta di uno spirito maligno?- chiedeva intanto Hiccup. In tutta risposta si prese una palla di neve in faccia -Va bene, a quanto pare l'ho offeso.-
Rapunzel ridacchiò, ma Merida, che per precauzione si era seduta per terra, rifletté sottovoce: -Che sia un fuoco fatuo?-
-No, non è possibile. I fuochi fatui si possono vedere.- considerò Hiccup.
Rapunzel li guardava scervellarsi su un problema che in tanti anni non aveva mai avvertito come tale e poi sospirò: -Be', se intanto che pensate e non sapete cosa fare, potreste restare qui a mangiarvi una torta, che ne dite?-
-Una torta? Fantastico!- Merida si tirò magicamente in piedi e in men che non si dica furono tutti e tre seduti a tavola. Lì continuarono a chiedersi chi fosse il loro spirito guida, con Jack seduto accanto a loro che se la rideva e ogni tanto gelava qualche piede, per poi parlare di Sdentato e Pascal, che un po' più in là facevano conoscenza, e poi, mentre Merida si appartava in camera di Rapunzel per mettersi l'abito appena acquistato, di stoffa verde smeraldo più robusto e più comodo di quello che aveva prima, ormai ridotto ad uno straccio, Hiccup affrontò l'argomento che a Jack stava più a cuore:
-Ma quindi vivi qui da sola?-
Rapunzel scosse la testa: -Vivo con mia madre.-
-E lei adesso dov'è?-
-È uscita. Dovrebbe tornare a momenti.-
-Non ti ha portato con te?-
Rapunzel scosse la testa con un sorriso: -Assolutamente no! Non permetterebbe mai che io mi metta in pericolo così!-
Hiccup si grattò la testa: -Così come?-
-Esponendomi ai rischi del mondo di fuori.-
-I rischi del mondo di fuori? Ma scusa... quindi non esci?-
-Non esco.-
-Mai?-
-Mai.-
-Mai?!- Merida comparve in un turbine infiammato: -Come sarebbe a dire che non esci mai? Ma che razza di madre terrebbe sua figlia chiusa in casa tutto il giorno senza farla muovere un po' come si deve?!- nessuno poteva vederlo, ma alle sue parole Jack annuiva vigorosamente.
Rapunzel, che si era ritratta spaventata, riacquistò subito il suo abituale sorriso: -Sì be'... per vari motivi... se uscissi sarei in pericolo. Per cui lei si occupa di me e mi protegge tenendomi qui.-
Merida e Hiccup si scambiarono un'occhiata, lei esterrefatta, lui preoccupato: -Ma quindi, se tua madre ci trovasse qui non sarebbe contenta... vero?-
-E chi se ne frega, Hiccup! Questa ragazza passa le sue giornate chiusa qui, dentro queste mura! E tutto perché ha una madre iperprotettiva!-
-E... questo è un male?- domandò “questa ragazza”.
-Ma certo! Non hai mai provato ad uscire, nemmeno di nascosto?-
-Be' no, certo. Sarebbe disubbidire...-
-E tu non hai mai disubbidito a tua madre?!-
Rapunzel scambiò uno sguardo perplesso con Pascal: -No?-
Merida la indicò a braccia tese a Hiccup, con un'espressione che gli chiedeva di dire qualcosa, per favore!
Hiccup cercava di raccogliere le idee: -Ma scusa, Rapunzel, se non ti ha mai fatto uscire, quando te lo permetterà?- e continuò, davanti allo sguardo dubbioso della sua interlocutrice: -Non penserai di passare qui dentro tutta la tua vita, non è vero?-
-No... mia madre mi porterà di sicuro fuori, quando sarà il momento adatto...-
-E quando sarà il momento adatto?- esclamò Merida.
-Non saprei... forse... il mio compleanno?- sorrise incoraggiante Rapunzel.
Merida sbuffò sonoramente e si lasciò cadere con la testa sul tavolo, incredula.
Intanto Jack, che voleva a tutti i costi che nessuno interferisse in quel discorso, si era appostato sul davanzale della finestra e faceva attenzione alla grotta d'ingresso della valle. Fu per questo che Gothel non li scoprì. Appena la vide comparire dal buio e avviarsi attraverso il prato, Jack si precipitò su Sdentato e lo portò alla finestra. Il latrati del drago attirarono i tre ragazzi che si accorsero del pericolo.
-Presto! Dovete nascondervi!-
-E come facciamo? Se usciamo dalla finestra ci vedrà di sicuro.-
-Non c'è un'altra uscita?- domandò con un certo sangue freddo Hiccup.
-No, quella è la sola finestra abbastanza grande.- Rapunzel si guardò intorno: -Presto, nell'armadio!-
-Cosa?- protestò Merida.
-E Sdentato?- si preoccupò Hiccup.
Rapunzel gli indicò il soffitto: con la luce del pomeriggio il cono del tetto non prendeva più direttamente il sole e rimaneva in penombra: le bastò attivare un gancio perché i lucernari si chiudessero e Sdentato potesse mimetizzarsi senza problemi. A quel punto Hiccup prese una recalcitrante Merida e si infilò nell'armadio nell'istante in cui una voce cantilenante giungeva dall'esterno: -Rapunzel... sciogli i tuoi capelli!-
Rapunzel corse alla finestra e tirò su la madre: -Oh Rapunzel, come riesci a fare questa cosa ogni giorno dell'anno senza alcuna eccezione! Sembra un'attività così estenuante, tesoro...-
-Oh... è una cosa da nulla.-
-E allora non capisco perché ci voglia tanto...! Oh, cara, sto scherzando!- le sorrise la donna strizzandole una guancia.
Merida, che sbirciava da una fessura dell'armadio, ebbe un fremito di ribellione (quella donna le era già stata antipatica dai racconti della figlia, figurarsi poi se le parlava così!) e fu trattenuta a stento nel silenzio da Hiccup.
-Allora, madre, c'è una cosa che volevo chiederti...-
-Dopo, Rapunzel, dopo. Adesso tua madre è molto stanca. Vorresti prepararle qualcosa di caldo da bere?-
-Sì madre!- la giovane si lanciò con entusiasmo per la sala e in poco tempo le servì una tazza fumante: -Ecco, madre, io volevo chiederti...-
-Ascolta, tesoro, non adesso. Ho avuto una giornata molto faticosa. Ne riparleremo più tardi, va bene?-
Rapunzel lanciò un'occhiata preoccupata all'armadio e si fece coraggio: -Volevo sapere quando potrò uscire dalla torre con te.- disse tutto d'un fiato.
Gothel alzò lo sguardo dalla tazza e sembrò vederla per la prima volta da quando era tornata. Sembrò valutare se ignorare la sua richiesta o affrontare il discorso per porvi fine una volta per tutte. Alla fine scelse la seconda: -Pensavo che l'argomento fosse chiuso, tesoro.-
-No, madre. Vedi, tu credi che io non sia abbastanza forte per cavarmela da sola là fuori...-
-Oh, cara. Io so che tu non sei abbastanza forte per cavartela...-
-Ma senti come le parla!- s'indignò sottovoce Merida, mentre Hiccup le sibilava all'orecchio con un dito davanti alla bocca.
-Se solo tu..- continuò la ragazza davanti a sua madre.
-Rapunzel, ne abbiamo parlato abbastanza.-
-Fidati di me, io so di che cosa...-
-Rapunzel- il tono della voce della donna era spaventoso: -Rapunzel!-
-Veramente...-
-Basta con questa storia, Rapunzel! Tu resterai chiusa dentro questa torre... tutta la vita!-
A quella frase, Rapunzel sembrò spegnersi. Abbassò lo sguardo e raccolse le mani davanti al suo grembo, senza proferir parola.
-Ah, fantastico. Adesso io sono la cattiva.- mormorò madre Gothel lasciandosi cadere stancamente sulla sedia da cui si era alzata nella foga del litigio, appoggiandosi al tavolo.
Rapunzel non disse niente per qualche secondo, poi passò lo sguardo dall'armadio al soffitto, a sua madre. Infine mormorò con un filo di voce: -Io... volevo solo trovare delle mele, madre. Per prepararti quella torta che ti piace tanto.-
Gothel sollevò la testa e la guardò con diffidenza: -Volevi farmi una torta di mele?-
-Sì... la tua preferita. Siccome sei sempre buona con me, volevo farti una sorpresa io, per una volta.-
-Perché non me l'hai detto subito? Avrei potuto procurartele io.-
-Perché non sarebbe stata la stessa cosa. Io... volevo che fossi fiera di me.-
Gothel sorrise e le si avvicinò: -Tu sai che la miglior ricompensa per me è di averti qui. Vuoi ancora quelle mele?-
-Ma certo, madre.-
La donna sospirò: -E va bene, tesoro. Le vado a prendere subito. Se mi sbrigo, sarò di ritorno prima che faccia completamente buio.- Si preparò in fretta e si fece calare dolcemente a terra. Rapunzel la osservò andare via. Quando sua madre fu sparita nella grotta, con un colpo esperto agganciò il meccanismo e riaprì i lucernari. A quel segnale, Sdentato si lasciò scivolare sul pavimento e Merida e Hiccup uscirono dall'armadio.
-Direi che non ci sono più molti dubbi. Quella donna non ti vuole permettere di andare via.- commentò la ragazza.
Rapunzel, che si era lasciata sedere su un basso sgabello, si passò la manica sul naso e la guardò con i grandi occhioni verdi spalancati e tristi. Hiccup lanciò un'occhiataccia alla sua compagna di viaggio e si inginocchiò davanti a lei: -Perché non vuole che tu te ne vada?-
Rapunzel non disse niente e scosse la testa.
-Ti tiene forse qui senza chiederti nulla in cambio?- Merida fu zittita di nuovo da Hiccup, ma Rapunzel strinse una ciocca sottile dei suoi capelli e sembrò riflettere.
-Lei è mia madre. Lo fa perché mi vuole bene...- mormorò infine.
-Non devi venire via per sempre.- la confortò il ragazzo.
Nel mentre, Jack, che aveva seguito disgustato la conversazione fra madre e figlia, scalpitava di impazienza a vedere che i due viaggiatori non arrivavano dove voleva lui. Evocò dei fiocchi di neve che mandò contro Hiccup per scuoterlo un po'. Il ragazzo scrollò le spalle, immaginando che, se davvero c'era un essere soprannaturale invernale nella stanza, i suoi brividi dovevano essere dovuti a quello.
-Dai, facciamo un giro!- propose con un sorriso, richiamando con un gesto Sdentato. La sua amica diede un'esclamazione di entusiasmo e lo seguì a ruota. Rapunzel li guardava montare sul drago senza dire una parola. Fu solo quando Merida si accorse che non era mossa da dov'era che le fece segno di avvicinarsi: -Vieni, andiamo.-
-Voi... andiamo?-
-Sì, ehm...- Hiccup si rese conto della situazione scomoda in cui si trovava la ragazza e scese dal drago: -Senti, ti portiamo in città. Solo per una volta!-
Rapunzel sembrava spaventata: -E se invece non fosse una buona idea? ...potrei perdere mia madre...-
Il ragazzo parve riflettere per un attimo: -Ok, ascolta. Facciamo così. Stasera non possiamo andare, perché lei tornerà a momenti e ti scoprirebbe. Se partissimo domani, quando lei è uscita... nel caso ce ne fosse bisogno, Sdentato potrebbe riportarti velocemente a casa. Se le cose andassero male potresti tornare senza che lei se ne accorga.-
Rapunzel annuì, silenziosa: -Tornate domattina all'alba. Di solito lei esce molto presto e ogni tanto torna verso l'ora di pranzo. Se riesco, mi assicuro che stia fuori tutto il giorno.-
Hiccup annuì e rimontò su Sdentato: -Allora ci vediamo domattina.- e con un balzo furono fuori.
Rapunzel corse alla finestra per vederli sparire oltre le montagne e guardò disorientata il suo camaleonte: -Oh Pascal. Tu non sai quanto vorrei che tutto questo fosse solo un brutto sogno.- e si appoggiò malinconica al davanzale.
Come promesso, dama Gothel fu di ritorno poco prima che il crepuscolo cedesse completamente il posto alla notte. Aveva trovato delle mele belle grandi e Rapunzel preparò sovrappensiero la torta per lei, ma il suo silenzio non passò inosservato.
Sua madre le lanciò uno sguardo perplesso: -Rapunzel, cosa c'è? Stai male?-
Lei interruppe il suo lavoro per un secondo, poi riprese e intanto disse: -Stavo pensando che sto finendo colori per i miei affreschi, madre.-
La donna sospirò: -Vuoi che vada a prendertene?-
-Se ne hai voglia, madre.-
-Quali ti mancano?-
-Il bianco perla... ti ricordi? Quello che mi avevi portato una volta.-
-Ma Rapunzel, è molto lontano... Sarà un viaggio di almeno tre giorni.-
-Sì, be'... pensavo che in questo modo avrei sempre molto da fare... qui. Senza annoiarmi troppo.-
Gothel prese un attimo per decidere, poi sorrise: -Starai bene qui, tutta sola?- disse abbracciandola.
-Non preoccuparti.- Rapunzel posò il coltello e ricambiò la stretta.
-Oh, tesoro. Ti voglio così bene...!-
-E io di più.-
-E io più del tuo più.-
Il giorno dopo Gothel si mise il pesante mantello da viaggio e prese il cestino carico di frutta, di formaggio e di avanzi della torta che Rapunzel le porgeva. Si congedò con un bacio sulla testa della ragazza e, una volta all'imboccatura della grotta che portava fuori dalla valle nascosta, si girò e agitò la mano in segno di saluto.
Rapunzel ricambiò con un sorriso poi, appena la donna fu scomparsa, dovette scansarsi per permettere a Sdentato di planare nella stanza.
Hiccup e Merida smontarono con un salto davanti a lei.
-Allora- chiese Merida -Sei pronta?-
Lei guardò Pascal con coraggio poi, gonfiando il petto, annuì.
-Perfetto. Ti porti dietro qualcosa?- chiese a sua volta Hiccup.
Rapunzel mostrò la sua fidata padella e il suo camaleonte.
Il ragazzo annuì e saltò su Sdentato, porgendole la mano. Lei si sistemò di traverso davanti a lui, mentre Merida prendeva posto dietro.
-Forza amico. In partenza!- esclamò entusiasta Hiccup.
…ma il drago non si mosse. Le ragazze lo guardarono perplesse, mentre lui si scrollava di dosso i tre passeggeri e si lasciava cadere per terra protestando. Fu così, fra un'imprecazione di Merida e le mani nei capelli di Hiccup, che scoprirono che Sdentato non portava più di due persone.
-Va bene.- stabilì allora il ragazzo -Dovremo fare due giri e poi muoverci a piedi. Scendo una prima volta con Rapunzel, poi vengo a prenderti, ok?-
Ma, mentre Merida sbuffava, Rapunzel li interruppe: -Non preoccupatevi per me.- Sorrideva, in piedi sul davanzale, con Pascal su una spalla, la padella in una mano mentre l'altra stringeva i capelli, saldamente agganciati all'uncino sopra la finestra -Io sono pronta!- e con una risata si lanciò fuori.
Hiccup e Merida si scambiarono un'occhiata prima di saltare a loro volta su Sdentato e scivolare agilmente per la finestra.

 




Angolino dell'autrice:
I quattro grandi... tutti insieme! Infine li ho riuniti... la storia entra nel vivo! (finalmente, direte voi... all'alba del quarto capitolo...!)
Giusto un paio di piccole note a piè di pagina: l'idea iniziale era di introdurre Rapunzel e passare a seguire poi Jack da quando incontra Hiccup e Merida fino a quando li guida alla torre, e poi qui seguire loro due mentre cercano di capire che mistero vi si nasconda. Non l'ho fatto perché ho consacrato i due capitoli precedenti ai due viaggiatori del nord e adesso volevo riequilibrare incentrandomi sull'unica dei “quattro grandi” che non avevo ancora approfondito.
A proposito della bella bionda: anche in questo caso ho estratto alcuni dialoghi direttamente dal film per contestualizzarla ma, siccome lo scopo non è citare l'intero copione originale, ne ho messo solo uno più un paio di battute all'inizio. Il resto, nonostante segua più o meno fedelmente il cartone animato, l'ho voluto riscrivere (pigra sì, ma non esageriamo...! XD). Potrà sembrare una mancanza di fantasia, ma questa è una rivisitazione personale dell'opera Disney (e Pixar e Dreamworks) per cui ho deciso consciamente di inserire il maggior numero di elementi originali possibile, rimescolati e adattati (come l'armadio, l'idea del piatto preferito, il compleanno e il color perla).
Poi... un altro elemento che può dare adito a discussioni: Sdentato è un essere soprannaturale o meno? Secondo come vengono trattati in Dragon Trainer (usando la nomenclatura italiana), i draghi sono considerati come animali “naturali” a pieno titolo, senza farli rientrare nell'ambito delle leggende. Essendo però totalmente estranei agli altri tre universi, ed essendo presente in questi altri tre universi il “soprannaturale” a vari livelli, non ho esitato a far fare al nostro lucertolone preferito un salto di categoria. Per cui, fuori dal suo contesto originale, vedere un drago provoca la classica reazione stupita/spaventata eccetera eccetera. Inoltre, per pietà per la povera schiena di Sdentato, ho immaginato che lui non potesse portare più di due persone per volta, un po' perché così per gli spostamenti non diventa troppo facile (se potessero volare dall'inizio alla fine, che divertimento ci sarebbe??), un po' perché nel primo film io non ricordo averlo mai visto portare nessun altro oltre Hiccup e Astrid.
Un'ultima curiosità che ho dimenticato di inserire nell'angolino dell'autrice del terzo capitolo a proposito dei nomi “Dalriada” e “Opplandene”: non li ho inventati io, ma li ho trovati su internet (grazie Wikipedia!) e sono i nomi del regno di Scozia all'epoca di Merida e della regione norvegese all'epoca di Hiccup. Consiglio a chi ancora non l'ha fatto di darci un'occhiata, per scoprire un sacco di cose interessanti!
Detto questo, spero continuiate ad apprezzare! Ringrazio tanto chi legge e chi recensisce!
A presto!

  
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