Film > Miss Peregrine - La casa dei Bambini Speciali
Segui la storia  |       
Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    05/03/2017    3 recensioni
[Miss Peregrine - La casa dei Bambini Speciali]
[Emma x Jake | Enoch x Olive | Miss Peregrine x Nuovo Personaggio]
Mesi sono passati da quando una delle più grandi minacce ai bambini speciali è stata sventata, Miss Peregrine ha costruito un nuovo Anello Temporale e le loro giornate – o meglio dire la loro giornata – si susseguono serenamente. Questo fino all’arrivo di una donna, una speciale con un particolare compito che riguarda quelli con le sue stesse capacità ipersensitive: cercare i bambini speciali e portarli nell’Anello Temporale più adeguato alla loro epoca. Tale Cercatrice, tuttavia, sembra avere dei precedenti molto particolari con Miss Peregrine, Abe ed il defunto Sig. Barron, precedenti che necessitano di essere chiariti e risolti, mentre attorno a loro qualcosa si sta risvegliando – meglio dire, tornando. La battaglia contro i Vacui e gli speciali considerati cattivi combattuta mesi prima non era, probabilmente, quella definitiva: non tutti i bambini sono stati portati agli Anelli, e non tutti desiderano la pace.
(La fanfic fa riferimento esclusivamente al film, i personaggi principali sono i medesimi, con l’aggiunta una “categoria” di speciali di mia invenzione: i Cercatori.)
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
3. La Ymbryn

L’alba era sorta da una decina di minuti, non di più, eppure si erano svegliati ben prima, pronti per partire.
Sì, erano consci che lasciare il loro Anello Temporale, luogo sicuro specie in un periodo che non era più tanto roseo quanto pensavano, non fosse la più brillante delle idee… eppure erano state l’avventatezza ed il coraggio a salvarli, non più di qualche mese prima, perciò non potevano più attendere che fosse Miss Peregrine ad arrendersi all’idea di spiegargli cosa stesse accadendo. Per quanto fossero solo dei ragazzi, avevano una discreta esperienza alle spalle e, soprattutto, parecchie abilità che gli sarebbero tornate utili nel caso in cui avessero incontrato i loro nemici.
«Una pessima idea. Come tutte quelle che ti vengono, dopotutto.» Enoch non si sarebbe risparmiato nemmeno quella mattina. Teneva nello zaino un po’ di cosucce, lanciando di tanto in tanto lo sguardo ad Olive alle sue spalle, come ad assicurarsi ch’ella fosse lì.
«Eppure continui a seguirmi, Enoch. Tanto schifo non devono farti!» rispose Jake, a tono, mentre si guardava attorno, avanzando verso un boschetto limitrofo. A fianco a lui, Emma scuoteva sconsolatamente il capo.
«Non abbiamo molte informazioni, se non quel poco che siamo riusciti a sbirciare dai taccuini della Cercatrice. E se dovesse scoprirci…»
«Ci taglierà la testa.»
«Enoch!» lo rimproverò la rossa con un sospiro.
«Ehi stavo scherzando!» si giustificò, sebbene il suo tono non fosse per nulla scherzoso.
Continuarono a camminare, passando attraverso un cespuglio e ritrovandosi, una volta oltre, a respirare un’aria quasi diversa. Per un attimo, gli tremarono le gambe. «Lo stiamo facendo per davvero?» domandò Olive, lasciandosi sfuggire uno sguardo alle spalle.
«Andrà tutto bene» cercò di rassicurarla Enoch, sebbene gli riuscisse ancora piuttosto difficile mostrarsi un minimo premuroso nei suoi confronti: avrebbe fatto qualsiasi cosa, per lei, eppure gli veniva sempre così difficile dimostrarlo per davvero. «Nel senso, peggio dell’altra volta non può andare, e ce la siamo cavata» scherzò, cercando di mascherare il disagio di quel tentativo. Olive, fortunatamente, sembrava riuscire ad apprezzare ogni singolo frammento dei suoi atteggiamenti, perciò gli sorrise appena e strinse la sua mano.
«L’Anello Temporale dove sono stati visti l’ultima volta si trova a Berlino. Dobbiamo sbrigarci.» Emma reggeva tra le mani un paio di fogli su cui si era appuntata alcune informazioni utili, le ripassava continuamente nonostante fossero passati neanche dieci minuti da quando avevano lasciato la casa. «La stazione di Anversa dista una trentina di minuti, a piedi. Dobbiamo prendere un treno, o ci metteremo troppo per cambiare paese.» spiegò.
A fianco a lei, Jake sbirciava i suoi scritti, facendo strada con la cartina che teneva tra le mani. «Sicura che ci siano già dei treni che arrivano fino a Berlino? Siamo pur sempre nel 1943…» le fece notare, gli occhi azzurri che incontrarono immediatamente quelli ampi di lei.
«Questo… non lo so. E’ stata costruita nel 1905, quindi sicuramente dei treni ce ne saranno. Faremo dei cambi, se necessario.» Trovò immediatamente una soluzione, riuscendo a convincere gli altri. Superarono il boschetto, cominciando a percorrere una strada periferica della cittadina: la stazione si trovava da tutt’altra parte, fortunatamente non in centro, e questo consentiva loro di poter passare inosservati il più possibile, senza obbligarli ad interagire con la gente.
Non si fermarono, dunque, continuando a procedere a passo piuttosto spedito: come gli era giustamente stato fatto notare, Miss Peregrine si sarebbe ben presto accorta della loro assenza e, sebbene fosse sola ad occuparsi dei bambini, erano certi che avrebbe trovato un modo per trovarli e recuperarli.
«Voi… non vi sentite in colpa?» Olive tratteneva quel pensiero dalla partenza, eppure non ricevendo immediata risposta, o sguardi contrariati, comprese di non essere la sola ad averlo fatto. «A lei dobbiamo la nostra vita e la nostra sicurezza, e in cambia stiamo tradendo la sua fiducia…»
«Se lo aspettava» la interruppe Emma che, tuttavia, continuava a guardare avanti, trascinando le pesanti scarpe, come se non fermarsi fosse l’unico modo per non cedere alla tentazione di tornare indietro. Non per paura, naturalmente, ma per quei famosi sensi di colpa. «Voglio dire, è Miss Peregrine! Ci conosce da sempre, e non esiste persona più intelligente di lei, sicuramente è da un po’ che sa cosa abbiamo intenzione di fare…» Jake la guardava perplesso, come se non riuscisse a comprendere dove davvero volesse andare a parare, con quel ragionamento.
«Intendi dire che… voleva, che partissimo?»
«No, non credo questo. Ma…»
«Miss Peregrine ha capito che non può costringerci a stare tutta la vita in un luogo, non quando siamo a conoscenza di cosa c’è fuori.» Enoch, come al solito, sembrava essere giunto alla conclusione per primo. Emma fece un cenno di assenso col capo, mentre Jake continuava a guidarli sulla strada semi-sterrata. Solo in quel momento, tutti e quattro vennero colti da una strana angoscia: abituati ad essere protetti per tutta la vita, ritrovarsi consapevoli di non poterlo essere ovunque li aveva un attimo destabilizzati. Era una sensazione contraddittoria, eppure così forte: avevano voluto fuggire, in un certo senso, e sottrarsi volontariamente alla protezione di Miss Peregrine, ma rendersi conto ch’ella non li avrebbe probabilmente inseguiti per riportarli a casa li aveva fatti sentire… spaesati.
Per un attimo, si sentirono dei traditori.
«Non possiamo abbatterci, ragazzi» proruppe Jake nel silenzio che si era creato, cercando di tirare fuori quello stesso coraggio che li aveva spinti mesi prima a non arrendersi. «Dobbiamo fare la nostra parte e– » si fermò di colpo, allargando le braccia per fermare anche gli altri. I suoi occhi celesti, che così in profondità riuscivano a vedere, parvero pietrificarsi.
«Cosa c’è? Cosa… vedi?» Emma aveva intuito la risposta ancora prima di aver terminato la sua stessa domanda, ed il respiro le si era mozzato in gola.
Troppi, troppi incubi.
«Un Vacuo?» domandò schiettamente Enoch, mentre stringeva con maggior forza la mano di Olive.
«Sì, ma è… diverso. Sembra più umano.» Ed era perplesso anche lui, nel pronunciare simili parole, nell’osservare ciò che vedeva: aveva le sembianze di un Vacuo, la stessa bocca, le stesse lame al posto delle braccia, eppure era di dimensioni più ridotte e pareva, appunto, più umano.
Si perse ad osservarlo per qualche attimo di troppo, tanto che il mostro si accorse di loro: volse lo sguardo nella loro direzione, e Jake perse un battito, forse due. «Scappate!» gridò, e nel momento esatto in cui lo disse, il mostro cominciò la sua avanzata verso di loro. Correvano, sì, ma li avrebbe ovviamente presi, era molto più veloce di loro.
«Ottimo piano, direi!» commentò il più grande, continuando a correre il più velocemente possibile, senza lasciare la mano di Olive. Sfruttarono al meglio il loro vantaggio arrivando nuovamente al boschetto, Jake si voltava di tanto in tanto solo per constatare quanto quel Vacuo si avvicinasse: più lento di quelli che avevano affrontato, probabilmente a causa delle gambe più corte, ma li avrebbe comunque raggiunti. Come avevano fatto a cambiare in quel modo? Com’era stato possibile, dopo che l’ideatore di quelle strane modificazioni fisiche era stato ucciso, così come quella ristretta cerchia di Vacui capaci di tornare umani?
«Emma, prova a rallentarlo con l’aria!» suggerì il ragazzo. Emma parve esitare, gli volse uno sguardo ma inevitabilmente si fidò: era stato lui, a dare loro il coraggio per vincere la battaglia precedente, non avrebbe mancato di fare altrettanto anche in quel caso, ne era certa. Si fermò e si voltò, espirando con forza nella direzione indicatale da Jake. Anche gli altri due si fermarono a pochi passi dietro di loro, come se aspettassero una qualche idea brillante: non avevano armi, dopotutto erano solo dei ragazzi… come lo avrebbero sconfitto, un mostro del genere? Jake riusciva a vederlo, non riusciva a contrastare la forza del vento creata da Emma, eppure non ne veniva nemmeno ferito. Si guardò intorno, prese mano ad un ramo caduto a terra ma era certo di non poterlo ferire o fermare nemmeno con quello. «Olive… i guanti.» suggerì, sebbene fosse consapevole della follia di quell’idea.
La ragazza sgranò gli occhi. «Cosa?! Così brucerò l’intera foresta…»
«Ed il Vacuo, brucerai anche lui!» la esortò, gli occhi azzurri così intensi che continuavano a passare dalla rossa al Vacuo, ancora immobile a causa del vento che non lo faceva avanzare. La pelle del volto di Emma aveva cominciato ad assumere una colorazione vagamente violacea, più scura, segno che ormai non riuscisse più a resistere. Enoch si procurò un ramo a sua volta, più grosso, grazie ad una forza fisica leggermente superiore a quella dell’altro, sentendo che ben presto avrebbero dovuto affrontarlo, quel mostro, in un modo o nell’altro… e a lui il coraggio non mancava di certo.
«Olive!» gridò Jake di nuovo, Olive tentennava, incredula sul da farsi, mentre accennava a sfilarsi il guanto ma non completamente: la loro casa era proprio al limitare di quel bosco, e se fosse rimasta colpita dall’incendio? Jake aveva davvero considerato una simile ipotesi, oltre a quella di danneggiare la cittadina di Anversa? Non era convinta del buon senso di quell’idea, tentennò di nuovo, fin quando Emma non rimase senza fiato e fu costretta a fermarsi, inginocchiandosi a terra. Jake le fu subito vicino, ma il suo sguardo terrorizzato era rivolto al Vacuo: libero, ora, li avrebbe attaccati senza pietà.
E così fece: gridò, con quel suono così macabro e spiacevole che giunse alle orecchie di tutti e quattro, per poi cominciare ad avanzare con ferocia verso di loro. Jake strinse con forza quel legno, così tanto da sentire le dita dolergli quando qualcosa – o meglio qualcuno – non saltò da dietro un albero, tranciando con una certa forza il collo del mostro. Cadde a terra, morto, con la testa che rotolò a qualche passo, mentre davanti a loro tornava eretta la figura della Cercatrice con un affilatissimo coltello tra le mani. Il suo sguardo, ancora una volta glaciale, li pietrificò per un attimo.
«Vi state divertendo?» domandò ironica, e con un briciolo di contrarietà. Ripresero fiato, tutti e quattro, come avessero appena visto la morte in faccia – o meglio, Jake l’aveva vista, mentre gli altri l’avevano solo percepita, ma gli era bastato.
«Noi…» azzardò il giovane Portman, fin quando la voce dell’amico non lo interruppe.
«Jake» asserì, indicando il punto in cui il mostro era appena stato ucciso. «Lo vediamo» disse, incredulo. Tutti e cinque si voltarono verso quella sagoma deforme ed inerme a terra, non senza un certo disorientamento. Enoch non si perse in chiacchiere, avanzò verso il cadavere di quel Vacuo così simile ad un umano, cominciando ad aprire lo zaino che teneva sulle spalle per estrarre chissà cosa.
«Com’è possibile? Non potevamo vederli nemmeno una volta morti…» Emma trovò la forza di parlare anche se ancora esausta, respirando con una certa fatica.
Alexandra fissava il mostro con scetticismo, per poi tornare a volgere lo sguardo ai ragazzi. «Sono cambiati, ma ancora non sappiamo il perché.» constatò, facendo qualche passo verso di loro.
«Ma lei, come…»
«Mi sono rimessa in viaggio poco prima della vostra scampagnata, poi vi ho sentiti urlare. E non sopporto i bambini che urlano.» si giustificò così, dando ben poca rilevanza a quanto successo. Li aveva appena salvati, uccidendo un Vacuo senza poterlo nemmeno vedere, al di là di un’ombra e dei suoni, eppure era controllatissima, in un modo quasi inquietante.
«Andare a caccia di Vacui non è un gioco. Senza armi, poi… una vera idea geniale.» Non si era trattenuta dall’elargire un qualche commento, salvo poi tornare ad avvicinarsi al mostro.
«Se è visibile a noi, lo sarà anche agli umani. Dobbiamo seppellirlo, o si allarmeranno.»



Quando la porta venne aperta, lo sguardo di Miss Peregrine era già serioso e particolarmente deluso. Ovviamente si era accorta di quella piccola fuga e, per quanto non l’avesse impedita, non le aveva fatto minimamente piacere.
«Miss Peregrine…» tentò Emma, non prima di venir zittita dalla donna, la quale aveva alzato un dito dinnanzi alle labbra. «Entrate.» disse semplicemente. Enoch ed Olive si diressero immediatamente nella mansarda, trasformata in un piccolo “laboratorio”, Emma accennò a dirigersi nella propria stanza ma si fermò quando Miss Peregrine poggiò una mano sulla spalla di Jake, con l’evidente intenzione di scambiare un paio di parole con lui. «Voglio fare due chiacchiere con te, Jake.» asserì seria, per poi portare le iridi blu alla donna ancora sulla porta: quello sguardo aveva la capacità di bloccarla per un istante di troppo, ogni singola volta.
«Devo ringraziarti di nuovo» fu tutto ciò che le disse. La bionda fece un semplice cenno di assenso col capo, intenzionata a congedarsi definitivamente, quando il telefono non squillò. Un evento nomalo, per quella giornata, tanto che l’espressione enigmatica sul volto di Miss Peregrine mutò lievemente. «Vogliate scusarmi» si scusò, allontanandosi per raggiungere la cornetta del telefono del salotto.
Rimasero soli.
Alexandra chiuse la porta alle proprie spalle con un sospiro, mentre Jake prendeva il coraggio necessario a volgersi verso di lei: c’erano domande, una in particolare, che proprio non riusciva più a trattenere. «Signorina Kaiser, io–»
«Era un codardo. Per questo lo detesto.» tagliò corto immediatamente, senza guardarlo in viso. Si appoggiò con una spalla alla parete, incrociando le braccia sotto il seno: amaro era il sapore che sentiva tra le labbra al sol pensiero di quell’uomo – di Abe – e nulla sembrava riuscire a dissuaderla. Il ragazzo non poté che dimostrarsi perplesso, specialmente dopo essere venuto a sapere della sua storia e della sua lotta a Mr Barron.
«Non è vero. Ha lottato e viaggiato tutta la vita per ostacolare Mr Barron ed i Vacui. Ha protetto questi bambini.» Lo difese, convinto delle sue stesse affermazioni e delle prove che ne aveva avuto.
«Quando ne aveva voglia.» fu la risposta amareggiata della donna, la quale volse il suo sguardo solo ora al ragazzo: disprezzo, vi si poteva leggere, sebbene fosse consapevole che la colpa non fosse del ragazzo. «Tu non sei forse la prova che si è divertito, nella sua vita?» Una provocazione piuttosto piccante, con un rancore forse ancora più profondo. Jake li aveva salvati, era vero, ma la sua nascita non era forse la prova, come diceva la Cercatrice, che nella propria vita Abe avesse fatto anche altro? C’era disprezzo, nel suo tono, come se non sopportasse l’idea che qualcuno che si definiva come loro, un “protettore” dei Bambini Speciali, in realtà se ne fosse occupato solo parzialmente, senza dedicare l’intera vita a quello scopo come lei aveva fatto, e come lei molti altri.
Jake non seppe cosa rispondere, dischiuse appena le labbra e non si dissero altro per qualche istante. «Io non sono come lui.» riuscì a dire dopo poco.
Alexandra quasi rise, volgendo lo sguardo altrove solo per riportarlo sul ragazzo qualche istante dopo. «No, infatti. Sei più imprudente, e probabilmente più determinato a rovinare la vita di questi Bambini di quanto non lo fosse lui.» Disprezzo, di nuovo. Sbuffò, senza lasciare il tempo a Jake di replicare. «Almeno hai fegato, questo te lo concedo.» concluse.
«Non mi interessa cosa pensa di me, o di mio nonno. Io non farò gli stessi errori.» Sicuro, deciso, avrebbe difeso con coraggio le proprie convinzioni. La Cercatrice non aveva riportato lo sguardo su di lui, nonostante sentisse quello del ragazzo addosso con una certa insistenza.
«E’ l’unico motivo per cui sei qui, immagino.» L’ironia era più velata, ma non per questo assente. «Oltre ad una considerevole dose di fortuna.» aggiunse, in riferimento non soltanto al suo fortuito e provvidenziale intervento neanche un’ora prima, ma a quanto accaduto in Inghilterra.
Il ritorno di Miss Peregrine distrasse entrambi da quella conversazione per nulla piacevole, i passi eleganti della donna riecheggiarono nell’ingresso, mentre sulle sue labbra rimaneva dipinta un’espressione non propriamente tranquilla. «Era il caro Abe.» comunicò, suscitando un immediato interesse in Jake ed una smorfia in Alexandra.
«Mio nonno? Perché avrebbe dovuto chiamare?»
«Ha scoperto alcune cose, voleva riferirmele. Vi dirò quanto– »
«Miss Peregrine!» la voce di Olive, proveniente dalle scale, la interruppe. Assieme a lei, Enoch scendeva rapidamente le scale, con una apprensione non indifferente.
«Enoch ha scoperto– »
«Noi abbiamo scoperto» la corresse, mancando di garbo come sempre, eppure Olive non poté non ricambiare quella correzione con un lievissimo sorriso, come se dopo così tanti anni vedesse finalmente riconosciuti i suoi sforzi, la sua stessa vicinanza al ragazzo. «- qualcosa di molto curioso, nel sangue del Vacuo che ci ha attaccati» disse, mentre entrambi raggiungevano il trio nell’ingresso.
«Ho trovato tracce consistenti di sangue di Ymbryn» sentenziò, senza un particolare tono nella voce.
Miss Peregrine dischiuse le labbra, colta di sorpresa, mentre Alexandra sgranava gli occhi, come avesse compreso più di quanto Enoch avesse detto. «Allora è in pericolo, Miss Peregrine!» La voce di Emma, che aveva evidentemente sentito, intervenne subito dopo, mostrando la figura della ragazza a qualche passo da loro. Miss Peregrine scambiò uno sguardo con la Cercatrice, prima di nascondere abilmente la preoccupazione e tornare ad assumere quel suo sorriso ambiguo eppure tanto rassicurante.
«Tornate nelle vostre stanze, miei cari.» disse loro con garbo, come avesse tuttora a che fare con dei bambini. Emma non parve rassegnarsi, anzi, nessuno di loro ne aveva l’intenzione, ma prima che potessero nuovamente parlare la donna li zittì. «Per cortesia.» aggiunse, con più durezza nel tono. Si scambiarono uno sguardo, per poi ubbidire: avevano già sufficientemente disobbedito alla loro beniamina, ebbero il buon senso di lasciarle qualche attimo di riflessione.
Rimaste sole, Miss Peregrine prese a massaggiarsi le tempie con insistenza, spostandosi nella camera a fianco, il proprio ufficio, seguita a ruota da Alexandra che richiuse immediatamente la porta alle loro spalle. «Cos’hai intenzione di fare?» le domandò schiettamente, il volto improvvisamente tirato in una evidente preoccupazione – un’emozione che aveva celato per qualsiasi cosa, sino a quel momento.
«Ci sposteremo.» disse. «Quel Vacuo era troppo vicino, potrebbe riuscire a trovare l’Anello Temporale ed i bambini– »
«I mostri stanno cercando le Ymbryn, Alma. Cercano te.» lo sottolineò con rabbia, raggiungendola e ritrovandosi a pochi centimetri da lei, dal suo viso, con i muscoli tesi ed uno sguardo tremendamente penetrante. «Se vi muovete, vi troveranno. Potranno attaccarvi nello spostamento.»
«E’ un rischio che devo correre, Alexandra. Sono troppo vicini a scoprire la nostra posizione.» si giustificò, ma in quell’esatto momento si ritrovò le dita della bionda ad afferrarle i polsi, con quelle labbra rosse troppo vicine alle sue e gli occhi che non le davano tregua.
«Se si azzardano a toccarti, io li ammazzo. Tutti quanti.» Rabbia, una rabbia cieca e probabilmente un profondo rancore verso se stessa, per non esserci stata quando avrebbe potuto fare qualcosa. Alma la fissò, per nulla stupida da quella reazione: era la passionalità di quella donna ad averla sempre attratta, quella grinta, quel furore così vivo e perennemente in lotta. Si avvicinò, senza distogliere lo sguardo dal suo, socchiudendo appena le iridi nel momento in cui le labbra toccarono quelle della Cercatrice.
Dieci anni erano passati dall’ultima volta che aveva potuto bearsi di quel contatto, del sapore di quelle labbra e di quel calore che improvvisamente le aveva invaso il petto.
Alexandra non reagì subito, ma non esitò che qualche attimo prima di spingerla contro il muro, con una decisione priva di pazienza, mentre approfondiva il bacio con impeto, come se rivelasse solo ora – dopo tutta quella freddezza – il bisogno che aveva avuto di sentirla sua a propria volta.
Fu intenso, quel bacio, Miss Peregrine si trovò a ricambiarlo d’istinto, mentr’ella premeva il proprio corpo contro il suo, quando i passettini di qualche bambino al piano superiore la riportarono alla realtà, costringendola a fermarsi – a fermare entrambe. «Fermati» bisbigliò, in un tono che cercava di essere ancora autorevole, ma che risultò inevitabilmente spezzato dalla passione di poco prima.
Alexandra la fissò immediatamente, comprendendo, seppur con amarezza. Si distanziò da lei, lasciandola, con quell’intensità ancora così forte nello sguardo. «Verrò con voi.» sentenziò. Miss Peregrine si ricompose, lasciando che il suo solito sorriso ambiguo – particolarmente accentuato quando si trattava della Cercatrice – delineasse le labbra sottili.
«Non avevi fretta di andartene?» la provocò, non potendo fare a meno di prendersi una piccola ripicca. Alexandra palesò una smorfia divertita.
«Non mi provocare, Alma. La prossima volta potrei non fermarmi.» e sapevano bene entrambe che fosse vero.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Miss Peregrine - La casa dei Bambini Speciali / Vai alla pagina dell'autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly