Cap 27
Spiegazioni – Parte Prima
Elena si
avvicinò al
letto dove Aris giaceva ancora addormentato.
“ehi,
ho preparato
la colazione” gli sussurrò a bassa voce
scuotendolo dolcemente, non lo voleva
svegliare in modo brusco.
“Aris?”
lo chiamò
ancora e il ragazzo sbadigliò aprendo lentamente gli occhi.
“buongiorno”
le
sussurrò con la voce ancora impastata di sonno.
I suoi occhi
lucidi
catturavano la luce del giorno e non appena si dischiusero fissarono
quelli di
lei per cercare di capire il suo umore.
“sei
ancora
arrabbiata…?” le chiese a quel punto.
Elena scosse la
testa facendo segno di no. “ne abbiamo passate tante,
supereremo anche questa”
gli rispose
Aris
cercò la sua
mano e poi la trovò, la strinse fra le sue e non ci furono
altre parole, ne avevano
davvero passate di tutti colori negli ultimi tempi, avrebbero
affrontato anche
questo piccolo scoglio.
Si alzarono ed
insieme si diressero verso la cucina.
“pronto
per questa
giornata impegnativa?”
“quando
vuoi” le
rispose sicuro di sé con la sua mano ancora stretta in
quella di lei.
*
“bene, adesso che siamo tutti riuniti possiamo parlare
schiettamente” Ursula
era seduta a tavola e stava imburrando un'altra fetta di pane tostato.
Rachel, la madre
di
Elena non sapeva ancora nulla di tutta quella faccenda né
che Aris fosse il
figlio di Eric, la ragazza voleva spiegarle qualcosa ma non proprio tutto, lanciò uno sguardo
disperato ad
Ursula sperando che capisse.
“si,
ci sono molte
cose da capire” aggiunse sua madre, “specialmente
perché una tranquilla gita in
campeggio si sia trasformata in un rapimento forzato.”
“vedi
mamma” Elena
interruppe Ursula prima ancora che potesse parlare. “non ti
ho detto proprio tutta
la verità riguardo al ragazzo che ho
conosciuto…” rivolse un’occhiata ad Aris
che era impegnato a mordere un biscotto con eccessiva disinvoltura.
“in realtà
lui è un parente molto stretto di Eric, il tuo ex
marito…”
La ragazza
tacque un
istante cercando di capire che effetto quella notizia avesse causato in
sua
madre.
Rachel
posò la tazza
di caffe che era rimasta sospesa a mezz’aria poi
iniziò a scrutare Aris.
“devo
dire che avevo
visto una certa somiglianza ma visto che ieri era molto buio non ci ho
fatto
troppo caso… e dimmi quanto stretto era il vostro
legame?”
I due ragazzi
rimasero in silenzio, a chi toccava dare l’infelice notizia?
“sono
suo figlio.”
Ammise infine Aris. Elena avrebbe voluto ringraziarlo a voce alta ma
quando
vide l’espressione sbigottita di sua madre capì
che forse era meglio tacere.
“suo…figlio?
Ma
come…com è possibile, quanti anni hai?”
“diciannove”
rispose
lui sicuro.
Rachel si
portò una
mano alla testa. “Eric non mi ha mai parlato di un figlio, io
non sapevo
nulla…”
“diciamo
che non
voleva che si sapesse della mia esistenza e di quella di mia
madre…”
“cosa
vuoi dire?”
Ursula Aris e
Elena
si guardarono, se Rachel era stata presa di mira dai cacciatori doveva
almeno
sapere il motivo.
“noi
siamo… diciamo
che abbiamo alcune particolarità di famiglia che ci rendono
emh… diversi dagli
altri.”
Rachel
guardò sua
figlia allarmata. “non avrai mica qualche morbo
rarissimo?”
La faccia seria
con
cui lo disse fece scattare Elena a ridere, era più forte di
lei. Si tappò la
bocca con la mano mentre Aris sorrideva a sua volta.
“beh,
non è proprio
una malattia, parliamo più di peculiarità fisiche
ecco…”
“oh
santo cielo
quanti giri di parole!” sbottò Ursula addentando
un biscotto precedentemente
inzuppato nel caffè.
“sono
sirene!” disse
nella maniera più autoritaria possibile.
Rachel
guardò tutti
e tre soffermandosi poi su sua figlia.
Un sorriso prese
a
comparire dalle sua labbra fino a che non si trasformò in
una risata; prese il
caffe che ormai si era raffreddato e ne bevve un altro sorso.
“ok,
l’ammetto,
questo è il miglior scherzo che ti sia riuscito Elena,
davvero ben congeniato,
ci avevo quasi creduto!”
Aris e Elena si
guardarono per un istante incerti se insistere con quella versione o
lasciare
credere che tutto fosse uno scherzo.
Rachel si
alzò e
mise la tazza nell’acqua del lavandino.
“bene,
se voi adesso
mi volete scusare devo fare una chiamata urgente al carro attrezzi,
qualcuno
deve andare a recuperare la mia macchina!” fece per uscire
dalla porta quando
si fermò sulla soglia per rivolgere ad Aris un ultimo
sorriso.
“è
stato un piacere
conoscerti, Aris, non appena
avrò un
po’ di tempo mi racconterai sul serio la tua storia, sono
davvero curiosa di
conoscerti.” E detto questo sparì in soggiorno.
Elena si
rilassò
sulla sedia.
“forse
è meglio
così.” Sussurrò.
“già,
non avrebbe
retto tutta la mole di informazioni che avremmo dovuto dirle, alle
volte è
meglio tenere le cose nascoste per proteggere qualcuno” disse
Ursula con tono
saggio.
Tenere le cose
nascoste per il bene di qualcuno. Ursula non
parlava solo di sua madre, anche lei doveva essere complice
di Aris e del suo silenzio.
“adesso
ragazzi,
visto che finalmente siamo soli e fuori da ogni pericolo
sarà meglio che vi
racconti quello che so… Aris credo che tu abbia avuto modo
di sentire qualcosa
riguardo i Cacciatori di Sirene.”
“si zia”
Era la prima
volta
che Aris la chiamava così.
“bene,”
La strega si
rilasso
sulla sedia e si mise a fissare il soffitto con lo sguardo assorto,
stava
cercando di riportare alla mente dei ricordi ormai sbiaditi.
“Elena,
hai avuto
modo di conoscere la storia dell’origine
dell’ostilità tra umani e sirene da
come ho capito.”
“in
realtà,”
l’interruppe subito Aris.
“vorrei
spiegarle
meglio come sono andate le cose,”
“capisco”
la strega
lo guardò intensamente poi decise di alzarsi dal tavolo.
“forse è meglio che riprendiamo
l’argomento più tardi, vi lascio parlare con
tranquillità, io andrò a riposare
in camera.” e come fece Rachel, dopo aver messo la tazza
nell’acqua uscì anche
lei dalla stanza lasciando finalmente i due ragazzi davvero da soli.
“ne
vuoi parlare
proprio adesso?” Elena si girò e lo
guardò seria.
“si.”
“va
bene, però non
qui, andiamo in un posto più sicuro” La bionda si
alzò e si diresse verso il
giardino, lì nessun’altro li avrebbe potuti
disturbare.
*
La giornata era
bella, il sole era già alto nel cielo, Elena e Aris si erano
seduti nel
giardino all’ombra di un albero per poter parlare meglio;
appesa al salice vi
era un’altalena di corda che molto tempo fa Eric aveva
costruito per lei, ma
forse in fondo si era sempre sbagliata, tutte quelle attenzioni non
erano per
lei ma per la vera famiglia che credeva un giorno l’avrebbe
raggiunto.
“non
so cosa ti è
stato raccontato, né quanto ci sia di vero nella loro storia
ma dammi la
possibilità di raccontare anche la nostra
versione.”
La ragazza
annuì
strappando dall’erba una margherita e rigirandola tra le
dita. Il ragazzo si
sedette sull’erba, incrociò le gambe ed
iniziò quindi il suo racconto.
“Aidan
fu il primo
principe ad avere dei contatti diretti con gli umani, ti
sembrerà strano ma è
tradizione che tutti i membri della famiglia reale abbiano un nome che
inizi
con la lettera A,
“ma
tritone…?”
l’interruppe subito lei
“tritone
ha sposato
Atena, lei era la principessa e quindi ha preso il trono da
lei.”
“quindi
lui non è un
membro della famiglia reale?”
“Tecnicamente
è
diventato re per matrimonio non per nascita, questo lo rende ancora
più
attaccato al potere…” Aris ripensò a
tutto quello che aveva sempre fatto e alle
sue azioni prive di scrupoli pur di raggiungere i propri scopi, le sue
mani
regnavano su Atlantica ma erano macchiate di sangue.
“Aidan
conobbe Ayla
per puro caso, il lago che hai visto è collegato dal mare
tramite un tunnel
sotterraneo o almeno lo era, non so se oggi è ancora
così”
“da
quello che ci è
stato raccontato lui la salvò dall’annegamento e
quasi subito per entrambi quel
giorno scattò un colpo di fulmine; Ayla era fidanzata con un
altro uomo ma era
sempre in viaggio e lei non sembrava amarlo, quando finalmente dopo
molto Aidan
le propose di scappare con lui e di portarla nel suo mondo per vivere
assieme,
la notte in cui loro si dovevano incontrare qualcosa andò
storto.”
“lui
ci ripensò e la
uccise” completò Elena.
“No,
non è così.
Ayla gli morì praticamente tra le braccia ma prima che
potesse esalare il suo
ultimo respiro Aidan le prese il cuore; voleva che restasse con lui per
sempre
e solo così ha potuto forgiare il primo anello dei sette
anelli, lei era pura
come nessuno e infatti Purezza d’animo fu il primo.”
Elena non
riuscì a
parlare, magari era vero che lui non l’avesse direttamente
uccisa ma comunque
strappare il cuore alla persona che ami per forgiare un
anello…
“a che
scopo fare
tutto questo?” parlò dopo qualche minuto ma nella
sua voce c’era ancora un
alone di sconcerto, la margherita che teneva tra le mani ormai era un
grumo di
foglie e petali. Si alzò per andarsi a sedere
sull’altalena.
Aris le si
avvicinò
cauto. “Il tridente del re senza quegli anelli non vale
niente, è come se fosse
un semplice bastone; è da quelli che deriva la vera origine del potere.”
“dimmi
di più,
spiegami, voglio capire.” Lo guardò dritto negli
occhi quasi implorando di
raccontargli la verità.
“Il popolo del mare in origine non aveva mai
avuto poteri sul mare, era solo un suo abitante così come
gli esseri umani
erano abitanti della terra. Le cose cambiarono quando Aidan
forgiò il primo
anello, da esso scaturiva un potere che sirene e tritoni non avevano
mai visto,
un potere che conferiva il dominio sull’acqua.”
“in
che senso
dominio? Cioè potevano comandare
l’acqua?”
“si,
indossandolo poteva ordinare all’acqua di fare qualunque cosa
volesse, le correnti potevano cambiare flusso, le maree crescevano o
diminuivano a suo piacimento, ma il suo potere per quanto strabiliante
era
limitato e vincolato al tridente, quello era l’unico oggetto
che permetteva di
incanalare i poteri dell’anello, senza di esso diveniva un
comune anello di
metallo.
I principi
successori al trono provarono di generazione in generazione
ad accrescere quel potere che gli era stato mostrato, uno alla volta
carpirono
un cuore puro e provarono a forgiare un anello, ma non tutti ci
riuscivano, i
cuori puri sono estremamente rari.”
“come
capivano se
una persona aveva un cuore puro?”
“oh
avevano delle
conoscenze tramandate da coloro che li avevano
“carpiti” ma nel caso in cui
prendessero …emh… il cuore sbagliato questi, una
volta scaldato nel fuoco
magico diventava cenere.”
Elena
abbassò il
volto coprendosi la bocca con la mano per non urlare o peggio, vomitare
dal
disgusto.
“se
gli anelli sono
solo 7 vuol dire che…non avete trovato così tanti
cuori puri, giusto?”
“sono
circa 50 anni
che non viene forgiato un nuovo anello e per quanto ne so io, arrivati
al
settimo anello nessun erede maschio è stato più
mandato alla ricerca di cuori
puri. Non so il motivo, forse negli ultimi 50 anni le discendenze sono
state
solo femminili… a pensarci bene non ne ho proprio idea del
motivo.”
“Perché
solo i
discendenti maschili possono forgiare anelli?” A quanto
pareva anche nella
storia delle sirene c’era un periodo di discriminazione
femminile.
“Beh,
il primo a cui
era stato conferito il potere era stato un tritone quindi si
è sempre pensato
che fosse un compito per i principi, a quanto pare riusciamo meglio a
conquistare la fiducia delle giovani umane”
La ragazza
abbassò
lo sguardo non per imbarazzo, non voleva far vedere ad Aris quanto le
sue
ultime parole l’avessero turbata. Il pensiero che i cuori di
centinaia di
ragazze fossero stati strappati da ragazzi altrettanto belli e
seducenti le
fece venire i brividi, come si poteva commettere un atto di tanta
crudeltà?
Rivolse lo
sguardo
verso l’orizzonte, quella linea bianca dove il cielo e il
mare si confondevano
sembrando un tutt’uno, non avrebbe mai immaginato che sotto
quell’aspetto così
calmo il mare nascondesse creature tanto crudeli.
“Tritone
li possiede
tutti?”
Aris
seguì il suo
sguardo
“Solo
4, gli altri
sono andati perduti, ti sembrerà strano ma ci sono cose che
nemmeno io so, e
l’argomento degli anelli è considerato molto
riservato.”
“però
perdere 3
anelli… se fossero stati davvero importanti il re avrebbe
fatto il diavolo a
quattro per recuperarli, o sbaglio?”
“forse
Ursula può
dirci qualcosa in più, sono sicuro che avrà
sentito qualcosa in merito”
Elena
parlò dopo
diversi minuti, si era chiusa in un silenzio tombale mentre rielaborava
la
storia che lui le aveva appena raccontato. Aris le diede una leggera
spinta per
fare oscillare l’altalena, la bionda puntò i piedi
per terra bloccando il
movimento, si sentiva rigida e tesa e... triste.
“Pensi
che l’abbia amata…?”
Aris prese fra
le
mani la corda dell’altalena pensieroso.
“credo
di sì, credo
che ne fosse davvero innamorato. Dopo quell’episodio ha
deciso che non si
sarebbe mai sposato, infatti alla sua morte il trono è
passato al fratello
minore.”
Lei
appoggiò la sua
schiena contro il suo corpo facendo un respiro profondo, aveva bisogno
di
solidità adesso, non era in grado di sentirsi
così spensierata da poter
dondolarsi nel cielo come nulla fosse.
Il suo sguardo
vagò
sulle mani di lui che tenevano la corda dell’altalena
sfiorandole le braccia, d’un
tratto sollevò una mano per incontrare la sua mentre i suoi
pensieri
continuavano a vagare immaginando le sue mani farsi artigli per scavare
nel suo
petto in cerca di un cuore.
Il ragazzo
l’aveva
lasciata fare in silenzio “non ti farei mai del male El, tu
questo lo sai
vero?” c’era disperazione nella sua voce e lei non
l’aveva mai sentito così.
Elena si
aggrappò
con entrambe le mani al suo braccio che adesso la cingeva le spalle. Vi
nascose
il suo viso contro incapace di rispondere.
Aris la cinse
anche
con l’altro braccio avvolgendola da dietro in un abbraccio
tormentato.
"ti prego, ho
bisogno di sentirtelo dire" il suo tono era supplichevole contro il suo
collo.
"Io"
iniziò lei "ho avuto davvero paura ieri, ho desiderato con
tutta me stessa
che tu fossi lì con me a proteggermi." Gli occhi le si
inumidirono, sbattè
più volte le palpebre per ricacciare indietro le lacrime.
Voltò
lo sguardo per
vedere Aris che aveva affondato il viso nei suoi capelli.
"ed io ti ho
ascoltato " le soffiò sui capelli.
"poi con tutta
questa storia degli anelli e di Ayla…” si
portò una mano sugli occhi per
cancellare le lacrime. “perdonami,” gli disse,
“ma mi ha davvero
sconvolto,"
Il ragazzo
lasciò le
sue spalle e con due rapidi passi le si mise davanti, Elena aveva
entrambe le
mani che le nascondevano il viso, voleva trattenersi ma le lacrime
continuavano
a scendere, la paura e l’orrore si erano mischiate in un
momento e il panico
aveva preso il sopravvento.
"per questo non
te ne volevo parlare " si inginocchiò davanti avvicinando
l’altalena dalle
corde, cercò il suo sguardo dal basso ma senza successo.
“volevo proteggerti da
tutto questo, ma a quanto pare sembra che io abbia fallito.”
concluse
abbassando nuovamente lo sguardo.
Dopo qualche
istante
la ragazza ritrovò un po’ di calma per poter
parlare, “non riesco a non pensare
a quanto la storia che mi hai raccontato su Ayla e Aidan somigli alla
nostra.
Sembra un incubo”
Passò
qualche
istante di silenzio, quella discussione sembrava interminabile.
“sin
dal primo
momento in cui ci siamo incontrati tu mi hai messa in guardia,
conoscerti è
stata la cosa più pericolosa della mia vita, adesso me ne
rendo conto.”
Aris che aveva
mantenuto lo sguardo verso il basso in un istante puntò i
suoi occhi azzurri
verso di lei, non capiva cosa stesse dicendo e dove volesse arrivare
davvero.
Elena posò le sue mani su quelle di lui che ancora
stringevano la corda,
“ma
per quanto pericoloso sia, non tornerei mai
indietro”
Il rosso
lasciò
andare la corda e strinse le sue mani mentre entrambi si alzavano in
piedi, tra
i due c’era un centimetro di distanza quando Elena
alzò un mano all’altezza del
suo cuore.
"…se
anche
dovessi strapparmi il cuore" iniziò lei.
Aris poggio una
mano
sulla sua guancia "questo non accadrà mai"
"avrai la
certezza che mi sono fidata di te fino al mio ultimo respiro"
sussurrò
commossa.
Il ragazzo non
aspettò più, la strinse forte a sè,
era la cosa più bella che avesse mai
sentito, con quelle parole aveva abbattuto quell’ultimo muro
di incertezza,
sapere che lei si fidava di lui lo rendeva in grado di poter affrontare
qualunque altra cosa. Si sentiva forte e pieno di energia come se
quelle parole
avessero avuto un effetto curativo sul suo spirito. Le prese il mento e
lo
avvicino alla sua bocca e le diede un bacio lungo e dolce mentre
l’aria
salmastra gli riempiva i polmoni.
"non
permetterò
più a nessuno di farti del male."
Lei
annuí.
"nemmeno io" rispose
con gli
occhi pieni di nuova vita.
“Elena,
i cacciatori
sono molto pericolosi ed è importante restare sempre in
guardia,” la sua voce
si fece seria e solenne.
“questo
lo so” gli
rispose lei sorridendogli.
“faranno
di tutto
per arrivare a te,”
“a me?
Perché? Non
gli ho fatto nulla!”
“perché
sei l’unica
che tiene in piedi tutto il gioco. Tritone farebbe di tutto per
riavermi, ed io
farei di tutto per te.
Se prendono te
hanno sotto scacco il re.”