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Autore: SweetAinwen    07/03/2017    3 recensioni
- Mi odi così tanto? - chiese a scatti.
- Oh, io non soltanto ti odio, - sorrise - ti disprezzo anche! - sbottò, il volto velato da una leggera follia di risentimento.
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Due migliori amici con una doppia identità neanche una volta rivelata l'uno all'altra, impauriti dalla reazione che potrebbe avere la persona di cui si fidavano più di chiunque altro. Volevano, senza riuscire nel loro intento. E questo, per loro, era un sollievo: non dovevano vedere l'espressione impressa nei volti di entrambi. Davvero una fortuna.
Ma non avrebbero mai immaginato che questo potesse essere... un segreto mortale.
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo.

 

Le nostre anime sono una cosa sola e se lo vuoi sapere, mai si separeranno.
(Nicholas Sparks – Le pagine della nostra vita.)






- Adrien! - corse nella sua direzione, poggiando la sua testa sulle cosce con delicatezza. - Adrien... Adrien, ti prego... - spostò lo sguardo sull'arma conficcata al fianco del suo stomaco e singhiozzò: - Oh, Cristo... Adrien... - enunciò a scatti, la mano tremante, indecisa se togliere o meno la lama. - Apri gli occhi, ti supplico... - posò la fronte sulla sua, dondolando su sé stessa. 
L'uomo osservava la scena con il cuore spezzato e le braccia caddero a peso morto lungo i fianchi. L'anello tintinnò sul suolo e Ladybug issò il capo, guardandolo con disprezzo e rancore. 

Beep-beep.

- Maledetto bastardo! - lui mosse un passo e una mano. - Non si avvicini! - strillò, inclinando il busto in avanti per abbracciare stretto il biondo. - Non riesco ancora a credere che sia lei. Tutto per cosa, signor Agreste?! Che cosa diamine ha in quella mente malata?!? -
- Io... - non riuscì a parlare, a causa del groppo in gola.
Non poteva crederci, Chat Noir era Adrien... suo figlio! Doveva essere un incubo, si sarebbe risvegliato e lo avrebbe trovato a fare colazione come ogni mattina prima di andare a scuola. Non poteva essere! 
Un lamento fuoriuscì dalle labbra del giovane, facendoli sospirare di sollievo. Era vivo! 
- Adrien! - 
Il citato cercò di aprire gli occhi, trovandosi il volto colmo di lacrime di Marinette.
- Ehi... - mormorò flebile, sorridendo lievemente. - Perché piangi? -
Lei ridacchiò, scuotendo la testa: - Stupido! Stupido! -

Beep-beep.

- Grazie mille. - lei strizzò i bulbi, mordendosi un labbro e Adrien spostò l'attenzione sul padre.
- Adrien, bisogna medicarti. - enunciò provato l'uomo, avvicinandosi, ma fu fermato dalla mano della ragazza a mezz'aria, con sguardo furioso. 
- Spiegami prima il perché. Cosa... - si portò le dita sulla ferita, premendo. 
Non poteva credere che fosse suo padre il cattivo dietro la maschera che per mesi aveva akumizzato e che cercavano di far uscire allo scoperto. Però eccoli lì, con lui sanguinante, Marinette a reggerlo e l'uomo ad osservarli con i rimorsi. Il mondo era piccolo e le persone crudeli, vero? 
Ladybug afferrò il manico del coltello, tuttavia l'occhiata del biondo la fece desistere dall'impresa. Per quale motivo non voleva che gli togliesse il pugnale? Voleva morire? 
- Adrien, ma cosa...? - 
Si posò l'indice della mano libera sulle labbra: - Shh. - osservò di nuovo il padre - Spiegamelo. -

Beep-beep.

- Io... dopo la scomparsa di... tua madre... ho sentito un vuoto dentro. - abbassò il capo - Non sono riuscito ad accettare il fatto che... non avrei più potuto vederla. -
Oh, entrambi gli adolescenti rammentavano quel tragico incidente di mesi prima, quando la signora Agreste fu vittima di un pirata della strada. Marinette era rimasta accanto ad Adrien per consolarlo e tirargli su il morale.
Sapeva quanto era buona, gentile e cortese. Ogni volta che aveva pranzato o cenato da loro l'aveva trattata sempre con dolcezza, affetto. Lo ammetteva in ogni istante che le mancava, come mancava ad Adrien, però non aveva mai pensato al dolore di quell'uomo continuamente con la mente e il corpo dediti al lavoro. Solo ora si rese conto che quel comportamento fu assunto proprio dopo la morte della donna e avvertì il cuore stringersi in una morsa. 
Era passato quasi un anno e... combaciava perfettamente con la loro comparsa come eroi parigini. Per quale diamine di motivo tali cose venivano a galla soltando adesso?! 
- Così, nel momento in cui ho scoperto dell'esistenza dei Miraculous, ho deciso che li avrei ottenuti per... per riaverla. - 
- Anche a scapito delle vite altrui? - digrignò i denti - La signora Agreste non avrebbe mai voluto questo! -
- Non puoi parlare di questioni che non sono di tua competenza. - sibilò, i pugni serrati. 

Beep-beep.

- Ho passato dei lunghi periodi con lei e mi ci sono affezionata talmente tanto da considerarla una seconda madre! - il signor Agreste sussultò e Adrien sorrise emozionato. - Quindi posso parlare quanto voglio. E so con certezza... che lei voleva stesse più vicino a suo figlio. - singhiozzò - Ciò che non ha fatto! - urlò, scuotendo il capo con vigore. - Per colpa sua ci troviamo in questa situazione e se non facciamo alla svelta Adrien non sopravvivrà! - decisa acchiappò l'impugnatura: - Ti levo questo coltello. Faccio piano, ok? - lentamente la lama venne fuori, mentre l'adolescente strizzava gli occhi per il dolore. - Scusami, scusami, scusami! - esclamò a raffica, il pugnale tra la mano. 
- Devi svolgere... l'ultimo compito. -
- No! Prima devo portarti in ospedale! -
- Se non metti un po' di ordine, come puoi farlo? Sarà distrutto. - protese in avanti l'indice, toccandole una tempia. - A volte, questa tua testolina - la picchiettò - non funziona bene. -
- Ti prego, non ti sforzare. - mormorò accorata, carezzandogli una guancia. 
- Avanti. Prima di detrasformarti. -
Abbassò lo sguardo: - M... Miraculous Ladybug. - dopo averlo lanciato in aria, l'oggetto si smaterializzò, diventando una specie di nube rosata che, pian piano, mise a posto la città e le persone immobili come statue furono liberate, potendo riprendere il controllo delle loro capacità motorie e guardandosi attorno. 



- Ragazzi! - la voce di Mylene li fece voltare nella sua direzione. - Ragazzi, guardate! - esclamò, il braccio allungato per indicare l'esterno.
Videro i palazzi avvolti dalla nube rosa ritornare intatti, le crepe richiudersi, i lampioni al loro posto, le macchine distrutte riapparirono integre... 
Ce l'aveva fatta!
- Ce l'ha fatta! Ce l'ha fatta! - saltellò Alya, abbracciando poi Nino, ridendo insieme agli amici e a Tom e Sabine per la felicità. 
- Nostra figlia è un portento. - commentò Sabine, raccogliendo le mani del marito tra le sue.
Lui gonfiò il petto, orgoglioso: - Ha preso da me! - 
La moglie e altri ridacchiarono a quelle parole e l'uomo si guardò attorno alzando le spalle, mentre Chloé metteva il broncio.
- Andiamo, Chloé! Sii felice! - la sgridò Kim, alzando un sopracciglio.
- Ha ragione. Persino in momenti del genere sei così egocentrica. - scosse la testa Rose - Sei incorreggibile! -
La bionda portò di lato la testa, con aria di superiorità: - Mhf! - 
I coniugi, Alya e Nino si osservarono a vicenda, facendo spallucce. Non sarebbe mai cambiata, poco ma sicuro. 



- Adesso possiam... - le parole si bloccarono in gola, notando gli occhi chiusi dell'amato. - A... Adrien... Dài, non farmi questo scherzo, perché non è divertente. - 
Il silenzio li avvolse e il signor Agreste si avvicinò lentamente, privo di ogni forza, inginocchiandosi al lato del figlio poco dopo. Udì i rumori farsi ovattati, mentre vedeva la ragazza scuoterlo per le spalle e muovere le labbra, invocando il suo nome, invano. Suo figlio, il suo adorato figlio... 
- Mi avevi detto che sarebbe andato tutto bene, che nessuno sarebbe morto. - singhiozzò, per poi stringerlo tra le braccia, dondolando in avanti e indietro. - Non avrei dovuto darti retta e portarti direttamente in ospedale anche se era a pezzi! - 
Gabriel accarezzò la testa del ragazzo, osservando quel taglio che gli aveva inferto lui stesso. Le sue gote furono solcate da gocce salate, che lasciò libere di agire. Se era quello, il risultato, allora avrebbe fatto meglio a non desiderare di possedere quei maledetti Miraculous e stare con l'unico membro della sua famiglia!

Beep-beep.

Ladybug ritornò ad essere la ragazza goffa, pasticciona e allegra dietro la maschera. Con una semplice variabile: il cuore era a pezzi e le lacrime non smettevano di scendere. L'allegria, da quel momento, non avrebbe fatto più parte della sua vita. Il ragazzo che amava se n'era andato... per sempre.  
"Adrien... Adrien...", ripeté come una nenia, la guancia che sfregava contro quella del biondo.
Tikki assistette alla scena con dolore, finché non raccolse l'anello caduto a terra e lo mise in mostra. Marinette la guardò, tirando su col naso e, lentamente, trascinò il palmo verso l'alto. La kwami lo posò su di esso, successivamente chiuse gli occhi con le zampette al petto. La mora osservò per secondi interi, come il signor Agreste, quel cerchietto ormai diventato bianco, dopodiché lo strinse e se lo portò all'altezza del cuore, abbandonandosi di nuovo sul giovane, sfogando con un urlo la sua sofferenza. L'uomo spostò di lato il viso, non riuscendo più a reggere quella visione, seguito dalla creaturina in rosso. 
Tikki, poi, guardò la ferita, che aveva smesso di sanguinare e sbatté più volte le palpebre. Un momento! Non c'era... era... 
Un sorriso a bocca aperta si delineò sul suo piccolo volto e spostò l'attenzione su quello di Adrien, riempiendole il cuore di gioia.
- Lo sai che non mi piace vederti piangere. - sussurrò una voce a loro conosciuta e sia Gabriel che Marinette spalancarono i bulbi, guardandolo. - ... Ciao. - salutò, dopo aver aperto i suoi e sorridendo.
La mora mise le mani a coppa sul suo viso: - Adrien! - esclamò abbracciandolo e lui ridacchiò.
- Te l'avevo detto che nessuno sarebbe morto. - disse, facendole delle carezza sulla schiena, ricambiando l'abbraccio. 
- S-Sei... Sei... - balbettò, troppo emozionata di riaverlo accanto sano e salvo.
Sorrise: - Hanno compiuto un Miracolo. - Marinette allargò il sorriso, asciugandosi le lacrime incastrate tra le ciglia. 
La kwami l'aiutò, facendola ridacchiare e la prese tra le mani, sfregando la sua gota contro la sua testolina. Adrien spostò lo sguardo sul padre, rimasto senza parole e con la bocca semichiusa.
Ridacchiò: - Sembra che tu abbia visto un fantasma. - si ritrovò stretto dalle sue braccia e i suoi singhiozzi.
- Perdonami. Ti prego. Perdonami. - supplicò a scatti, nel momento in cui la mora e la creaturina in rosso si guardarono a vicenda, per poi sorridere con dolcezza e riportare l'attenzione sui due.
- Ehi, è acqua passata. - lo rassicurò il ragazzo, ricambiando la stretta. 
- Perdonatemi. - 
Non lo chiedeva soltanto a loro, ma anche alla sua amata moglie. Perdono per non aver mantenuto la promessa fatta prima del suo decesso, di prendersi cura del suo unico figlio, di non trascurarlo e di scherzare, ridere, divertirsi con lui... 
"Oh, amore mio... perdonami, se puoi.", pensò, nascondendo il volto nell'incavo del collo del giovane. 
Marinette gattonò fino a raggiungerli e poggiò una mano sulla spalla dell'uomo, che si staccò dall'abbraccio quanto bastava per poterli vedere entrambi: - Noi lo abbiamo già fatto. In fondo... era mosso dai sentimenti che provava e prova tuttora per sua moglie, gli abitanti di Parigi penso non capirebbero. - si sfiorò la punta del naso e le labbra con l'indice, mentre Tikki fluttuò al loro fianco. - Sarà il nostro piccolo segreto. - e gli fece l'occhiolino. - Ci basta solo sapere che lascerà perdere. -
Il signor Agreste sbuffò una risatina lieve e acconsentì. Erano incredibili la bontà e la dolcezza di quella ragazza! Ora capiva perché Adrien era così preso da lei e gli ricordava tanto... la sua adorata. 
Adrien gli picchiettò una spalla, mostrando i denti: - E poi sono vivo. L'importante è questo, no? - l'uomo annuì. 
Adrien non poteva avercela con il padre, come aveva specificato Marinette: era il dolore a muovere le sue azioni. Gli voleva lo stesso bene. Sempre.
- Ma come facevi ad esserne sicuro? - domandò Marinette, attirando la loro attenzione. 
- Di cosa? -
- Che il mio potere ti avrebbe curato. -
- Be'... ho pensato... se è in grado di riportare alla normalità la città... - si osservò intorno, dopodiché riportò lo sguardo su di lei. - è capace anche con una ferita. -
Sospirò: - Dirmelo prima di farmi crepare di paura? - lui rise, ricevendo un'occhiataccia. - Oh, stavo per dimenticarmene! - gli fece vedere l'anello - Il tuo kwami sarà in pensiero. - sorrise, mettendoglielo tra la mano.
Adrien lo infilò all'anulare e immediatamente comparì la creatura in nero, che urlò.
- Adrieeen! - esclamò, tirandogli una ciocca bionda.
- Au! Plagg, che ti prende?! - gli chiese, corrugando la fronte e afferrandolo dai lati della testolina.
Mosse le zampette a casaccio, cercando di liberarsi: - TU, emerito im-be-cille! Se non avesse funzionato, il tuo piano, ti saresti ritrovato in una ba-ra! - 
- Su, su, Plagg! Quietati, ormai è tutto finito. - provò a calmarlo Tikki, avvicinandoglisi.
- Tutto finito? Tutto finito?! - sbraitò, dissolvendosi e apparendo pochi secondi più tardi davanti alla sua compagna fin dai tempi antichi. - Ci ha lasciato praticamente le penne! Doveva essere meno impulsivo! -
- Vi conoscete? - parlarono all'unisono i ragazzi, con il signor Agreste che sorrise lievemente a quella scena esilarante.
- Da secoli. - rispose il kwami, le zampette incrociate. - Fallo di nuovo e sarò io, la prossima volta, a spedirti al creatore! - lo minacciò, riducendo gli occhietti a due fessure.
Tikki scosse il capo. Era un caso senza speranza. 
- Meglio se andiamo dai vostri amici e dai genitori di Marinette. - consigliò, cambiando discorso. - Avevi promesso che sareste tornati insieme. - si rivolse alla mora, che annuì.
- Sì, è vero. - si alzò e protese le mani: - Vi aiuto. - i due accettarono e si issarono, poi Marinette lasciò la presa sull'uomo e strinse quella del ragazzo, che le baciò la fronte, soffermandosi su essa.
Si guardarono intensamente e Marinette le passò le dita tra i capelli: - Credevo di averti perso, lo sai? - lui sorrise.
- Sono qui, ora, e non ho intenzione di andarmene. -



- Eccoli, eccoli, eccoli! - ripeté Juleka e si fiondarono fuori dalla boulangerie.
I tre rimasero stupiti nel vederli tutti lì. Marinette fu subito abbracciata dai genitori e sorrise.
- Siamo fieri di te, Marinette. - 
- Grazie, Mamma. Grazie, Papà. -
- Signore, sta bene? - chiese Nathalie, dopo essersi avvicinata all'uomo, che annuì.
- Sì, Nathalie. Non si preoccupi. -
Dopodiché i giovani si trovarono avvinghiati da Alya e Nino, che li strinsero talmente forte da non riuscire a respirare. 
- Ragazzi, siete rimasti. - constatò sorpresa Marinette, dopo essersi liberata dall'abbraccio stritolatore.
- Ovviamente! - rispose offesa l'amica, mettendosi a braccia conserte. - Non siamo come una certa persona, che pensa solo a sé stessa. - guardò Chloé, che spalancò la bocca oltraggiata.
- Meno male che sei tornato normale! Lo sapevo che Marinette ci sarebbe riuscita! - 
Adrien, notando l'euforia e la convinzione con cui Nino disse quelle parole, si stranì, mentre Marinette deglutì. Il biondo non sapeva ancora che i ragazzi erano a conoscenza della sua identità segreta e della sua akumizzazione.
- Allora, avete sconfitto Papillon? - domandò Alix, le mani sui fianchi, sorridendo.
- Ma di che cosa state parlando, ragazzi? - 
- Ah, non c'è bisogno di nasconderlo. - lo rassicurò Rose - Sappiamo tutto. -
- Tutto? - ripeté sgranando gli occhi.
Aveva capito male?
Max annuì: - Sì. - 
- Non ti sarai fatto akumizzare per la scena muta di Marinette? - Adrien guardò Nino senza capire come ribattere - Se avessi aspettato, lo sconvolgimento iniziale sarebbe diventato un: << Anch'io ti amo! >>. - imitò la voce della giovane, facendo ridere i presenti e Marinette diventò rossa come un pomodoro, seguita da Adrien.
- Maaariiineeette! - 
La ragazza, sentendo il tono contrariato dell'amato, iniziò a picchiettare tra loro le dita delle mani, guardando nella direzione opposta: - Sanno chi siamo. -
- Che?! - sbottò, celando l'anello con il palmo.
- Ho dovuto! Tikki me lo ha permesso. -
- Tikki, non cambierai mai, eh? - domandò retorico Plagg, uscendo allo scoperto.
- Era una situazione critica. Avresti fatto lo stesso. - rispose la citata a zampette conserte. 
- Se lo dici tu. - osservò Adrien - Voglio il mio camembert! -
- Camembert? Bleah! - commentarono disgustati i ragazzi.
- Ehi! Se offendete il mio camembert, offendete me! - li guardò storto - Tsé! Insensibili! - ci fu risata generale, che gli fece mettere il broncio: - Non c'è niente di divertente! -
Tikki fece spallucce: - Chi è quello che non cambierà mai, ora? - ridacchiò e lui girò la testa di lato.
Mentre tutti ridevano, Adrien poi osservò il padre con un sorriso, venendo ricambiato.

La guerra era totalmente conclusa... finalmente.









*Angolino dell'autrice*
Ed eccoci arrivati all'epilogo! Mi mancherà questa storia, sul serio. xO La gioia, la tristezza... tutte emozioni che mi ha suscitato solo questa storia, per la prima volta una mia mi emoziona! Da non credere! xD
Spero vi sia piaciuto e che, se mi verranno in mente altre cosette xD le leggerete. Ringrazio di cuore chi l'ha inserita nelle preferite, nelle seguite e nelle ricordate. Mi rende immensamente felice! Non vi ringrazierò mai abbastanza anche solo per aver aperto il link della storiella e letto i primi righi. *__* Stra-felice! Ok, la smetto. xD
Anche se è l'ultimo capitolo, ci sarà un extra, ponendo fine definitivamente alle 'avventure' dei nostri eroi. xD 
A presto!
Da: SweetAinwen. 
  
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