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Autore: Roiben    07/03/2017    1 recensioni
Ancora poco, solo qualche metro, e infine sarà libero.
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«Tu chi sei?»
«Boogeyman, e tu?»
«Katherine»
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emily Jane Pitchiner, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Strada Verso Casa'
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capitolo 49 – Risposte




Katherine ha deciso che, dopo tutto, non può essere un’idea tanto malvagia raccontare la storia della Luce a quell’uccellaccio blu. Così, poiché non intende muoversi da lì fino a che Pitch non avrà riaperto gli occhi e l’avrà riconosciuta, Katherine si mette comoda, poggiando la schiena alla spalliera del letto ricoperta di cuscini e passando piano le dita fra i capelli di uno spirito, mentre inizia a narrare all’altro ciò che conosce di tutta quella vicenda.


Akh, dal canto suo, rimane docilmente ad ascoltare la bambina e ciò che ha da dire riguardo al Nightmare King, o almeno a ciò che ne rimane. Ma quando, dopo aver faticosamente cercato di seguire il confusionario resoconto di Katherine, la narrazione ha termine, Akh si sente ancora decisamente incredulo e spaesato.


«Tutto questo non ha senso» ci tiene a far presente, beccandosi l’ennesima occhiataccia dalla bambina.


«Sei proprio insopportabile, sai. Io sto qui a raccontarti quello che so e scommetto che tu non credi nemmeno a una parola. Beh, io non so che farci. Quello che è successo, te l’ho detto. Se ci vuoi credere, oppure no, a me non importa. Basta che lasci in pace Pitch» borbotta scocciata.


«Non ho detto che non ti credo» fa impacciatamente notare Akh.


«No. Però è quello che sembra».


«Nessuno spirito oscuro può portare la Luce dentro di sé» insiste Akh.


Katherine sbuffa spazientita. «Ma lo vedi che non mi ascolti! Pitch non è uno spirito oscuro. Sono quelle cose che erano dentro di lui che sono oscure».


Akh però scuote la testa, per nulla persuaso.


«Affatto. Io l’ho visto, secoli fa. E si dà il caso che avesse tutta l’aria di un maledetto spirito oscuro, con tanto di servi ai suoi ordini».


Si squadrano in cagnesco per diversi secondi, infine Katherine sbotta «Non capisci niente!» voltandogli le spalle, arrabbiata, e Akh leva gli occhi al cielo e ribatte «E tu sei la bambina più sconsiderata e impertinente che abbia mai incontrato».


«Ah sì? Beh, questa è casa mia e posso essere quello che mi pare» ringhia.


Sotto le sue dita avverte un lieve fremito e, rapida, sposta lo sguardo su Pitch. I suoi occhi sono ancora ostinatamente chiusi e non sembra essersi mosso; eppure, ora, la sua pelle ha di nuovo una sfumatura molto più umana. Katherine sospira e spera che possa svegliarsi presto, rassicurandola sulle sue condizioni.


Un pensiero, improvvisamente, le sovviene, deviando ancora una volta la sua attenzione.


«Non capisco: se lo odi così tanto, perché mi hai aiutata a portarlo fino a qui?» domanda incuriosita.


Akh storce le labbra in una smorfia amara e si sofferma a osservare, ancora una volta, quella che dovrebbe essere una creatura maligna, per quanto al momento non ne abbia affatto l’aspetto.


«Non potevo certo lasciarti sola in quella situazione» fa presente.


«Potevi, invece. Non mi pare che t’ho costretto, no?».


«No, non l’hai fatto, in teoria. Ma in pratica sì».


«Questo non è vero» si impunta Katherine. «Mi serviva un aiuto ma, se non volevi, potevi dire di no. E comunque mi sembra che sei ancora qui, invece potevi pure tornare a… boh, fare quello che facevi prima».


«Avrei potuto, certo. Ma a che scopo? Sai quand’è stata l’ultima volta in cui ho potuto parlare con un essere umano?» chiede d’un tratto Akh.


Katherine, colta alla sprovvista, si limita a scuotere la testa in segno di diniego.


Akh stiracchia le labbra in un tentativo di sorriso mal riuscito.


«Circa ottocento anni fa» rivela.


Katherine spalanca sia gli occhi che la bocca.


«Sono… tantissimi» rantola sconvolta.


«Sì, lo sono. E pensare che l’ultima volta sono stato scambiato per un angelo» borbotta offeso.


La bambina solleva un sopracciglio, scettica.


«Non ci somigli per niente. Gli angeli non dovrebbero essere così… arruffati».


«Ehi! Io non sono affatto arruffato!» protesta vivacemente Akh.


Katherine si esibisce in un ghignetto provocatorio e poi ridacchia.


«Certo, come no. Hai tutti i capelli e le piume scompigliati. Sembra che hai appena litigato con qualche altro grosso uccellaccio».


Akh si imbroncia, arrossendo di imbarazzo suo malgrado.


«È il vento» prova, poco convinto.


«Uh, sì sì, ci credo» garantisce lei, ridacchiando ancora.


ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ


«Akh» bisbiglia Katherine, dopo molti minuti trascorsi in tranquillo silenzio.


«Sì?».


«Perché nessuno ti può vedere? Perché io posso, invece? Non riesco a capire, e Pitch non ha voluto spiegarmelo. Nemmeno lui lo vedono. Ma io sì: vedo lui, come vedo te. Perché? Tu lo sai, vero?».


«Sì» sospira Akh «lo so. Ma non è facile, non lo è mai veramente stato».


«Spiegami. Ti prego».


Lui rimane a lungo in silenzio, osservandola e spostando di tanto in tanto l’attenzione sull’altro spirito.


«Posso avvicinarmi?» rompe improvvisamente il silenzio Akh.


Katherine si irrigidisce e soppesa la richiesta con attenzione.


«Per fare cosa?» indaga indecisa.


«C’è un particolare di cui ancora non ti ho accennato: io sono uno spirito della Luce».


Lei lo fissa con occhi grandi e sconvolti e si ritrae appena.


«Tu… Sei stato tu a mandare quelle cose?» gracchia inorridita.


Akh, sorpreso, scuote la testa. «No, certo che no. Agiscono di propria iniziativa, senza nessun bisogno di una guida esterna».


Torna un momento in silenzio, fissando lo sguardo in quello di lei che, ora, appare un po’ spaventato.


«Ti assicuro che non ho cattive intenzioni. Devo solo… Voglio solo controllare una cosa. Non gli farò alcun male, hai la mia parola».


Katherine sospira. È piuttosto evidente che non sia affatto convinta. Eppure lui sembra sincero, e non ha mai avuto sentore che le stesse apertamente raccontando menzogne.


«Va bene, ti credo e… puoi avvicinarti e controllare quello che ti pare» acconsente, anche se di malavoglia.


Akh la ringrazia con un piccolo, esitante sorriso e, cauto, si lascia scivolare a terra e raggiunge, con pochi passi, la bizzarra coppia che occupa attualmente il grosso letto al centro della stanza. Lentamente, si china sull’altro spirito e osserva da vicino ciò che già aveva notato in precedenza. Tuttavia, non può accontentarsi di un esame così superficiale; per questo, dopo aver lanciato una rapida occhiata a Katherine, allunga su di lui entrambe le mani, appoggiandone una sul petto e l’altra sulla fronte. Non ha però il tempo materiale per concentrarsi su nulla; nel momento stesso in cui i suoi polpastrelli poggiano sulla pelle dell’altro, un inatteso bagliore dorato emana da entrambi e, istintivamente, Akh se ne separa e balza verso il soffitto, allontanandosi e rimanendo sospeso in aria a metabolizzare l’accaduto.


Katherine, dal canto suo, stava per mettersi a gridare ma, a conti fatti, tutto si è concluso prima ancora che ne trovasse il tempo. Ora fissa accigliata lo spirito della Luce che svolazza agitato sul soffitto.


«Che cos’è successo?» pretende di sapere.


Akh sposta l’attenzione su di lei e freme leggermente, confuso.


«La mia Luce ha… reagito a qualcosa».


«Qualcosa tipo?» insiste Katherine.


«Ehm… Credo sia entrata in risonanza con quella all’interno del tuo amico» ipotizza scombussolato.


«Ah, quindi adesso ci credi?» domanda sarcastica.


«Sarebbe piuttosto difficile non farlo, a questo punto» ammette Akh.


Lentamente, torna con i piedi per terra. Qualcosa è cambiato; qualcosa di grosso, a giudicare dai recenti accadimenti.


ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ ҩ


«Dimmi, Katherine, hai mai visto il vento?».


«Il vento?» chiede perplessa. «Non si può vedere il vento. È trasparente» obbietta.


Akh annuisce piano e siede cauto sul bordo del materasso, facendo scorrere lo sguardo lungo la nera figura di Pitch.


«Sì, lo è. Gli spiriti sono un po’ come il vento: invisibili all’occhio. Ma qualcuno, di tanto in tanto, è in grado di avvertirne la presenza, proprio come è possibile sentire il vento. E poi ci sei tu; i tuoi occhi possono vedere e le tue mani toccare ciò che il tuo cuore e la tua anima già avevano percepito».


Katherine riflette sulle parole di Akh e infine scuote la testa.


«Non capisco» ammette dispiaciuta.


«Lo so» concede lo spirito. «Proverò a spiegarlo meglio, ammesso che ne sia in grado» dubita con una smorfia. «Noi esistiamo, nello stesso spazio e nello stesso tempo degli esseri umani, ma su piani differenti. Non tutti gli spiriti sono uguali, non tutti sono della stessa natura. Alcuni nascono autonomamente, creati dall’energia stessa della Terra o dell’Universo. Altri sono il frutto dell’energia degli esseri umani; voi la chiamate immaginazione, o in altri casi fede. La mente umana è molto potente, tanto da dare vita a creature come gli spiriti».


«E tu» chiede Katherine, guardandolo incuriosita «di che tipo sei?».


«Appartengo alla seconda categoria. Io sono il frutto di generazioni di umani che credevano nell’esistenza di determinati spiriti, i quali dovevano fungere da guida e fulcro del potere. Loro lo hanno voluto e noi siamo comparsi sulla Terra».


«E loro… potevano vedervi?».


«Sì, molti di loro potevano vederci. Non tutti, solo chi possedeva la conoscenza, certo. Ma comunque un nutrito numero di esseri umani. E tuttavia… La vita degli umani è così breve; il loro tempo non dura che pochi battiti d’ali. Il trascorrere del tempo, il succedersi di generazioni, ha fatto sì che gli esseri umani dimenticassero ciò in cui credevano in passato: la nostra esistenza. Così… noi continuiamo a esistere ma, di fatto, siamo scomparsi, per la maggior parte di voi».


Katherine rimane a lungo in silenzio. Si limita a mordicchiarsi nervosamente un labbro e a osservare lo spirito, addolorata.


«E… Pitch?» domanda infine, cauta.


Akh, a quella richiesta, aggrotta le sopracciglia e si fa pensieroso.


«Posso ipotizzare che il suo sia un ulteriore caso; che non appartenga a nessuno dei due già citati. Da quanto mi hai narrato, lui non è nato come spirito, lo è divenuto in seguito, da… vivo. Per questo è lecito supporre che non lo sia divenuto a seguito di un accumulo di energia, come invece succede nella maggior parte dei casi. O forse… forse sì, ma in modo differente. La nascita di questo particolare spirito è avvenuta nel momento in cui entità di natura oscura si sono unite» pondera Akh, pensieroso.


«Però lui è ancora uno spirito» obbietta Katherine. «Anche se non ci sono più le Ombre che c’erano prima».


Akh annuisce e riflette. «Sì, probabilmente lo è ancora poiché il vuoto lasciato dalle Ombre è stato riempito dalla Luce».


«Ha senso?» dubita Katherine.


«Ce l’ha» conferma Akh.


Lei lo fissa un momento, solleva un sopracciglio, scettica, infine soffia una mezza risata.


«Se lo dici tu» ironizza.



"La cosa più insensata è di ritenere che ogni cosa debba avere un senso." (Alessandro Morandotti)


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"Solo coloro che possono vedere l’invisibile, possono compiere l’impossibile!" (Patrick Snow)






  
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