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Autore: MaDeSt    07/03/2017    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

THE SECOND TRIAL

Erano al chiuso ora, in una stanza circolare che andava via via illuminandosi sempre più di una luce soffusa di colore grigio, il colore di Aendail. Al centro, proprio sotto il globo di luce che rimaneva sospeso a diverse braccia d’altezza, c’era un tavolo di pietra, e colonne che sostenevano archi a tutto sesto separavano la sala centrale dal porticato sotto cui ora si trovavano. Non c’erano porte, erano chiusi dentro quella stanza senza vie d’uscita. C’erano cinque statue, sotto gli archi e tutte uguali, rappresentanti Aendail, la divinità della magia.
A Susan venne subito il panico e si schiacciò contro la parete alle sue spalle cercando di mantenere la calma. Layla si guardava intorno spaesata, ancora tremando, e si asciugò in fretta le lacrime prima che qualcuno potesse notarle.
Cedric le mise una mano sulla spalla e lei scattò come una molla per guardarlo, quindi lui sussurrò: «Sei stata brava, ma ora cerca di non pensarci più.»
«Ho fatto tutto io?» domandò in risposta, e il ragazzo si limitò ad annuire.
Perplessa, sorpresa, e inspiegabilmente felice tornò a guardare la stanza con un debole sorriso mentre si rimetteva i guanti: Andrew era accucciato accanto a Susan che tremava di paura e Jennifer studiava il tavolo di pietra sul quale vi erano delle rune raffiguranti ognuna qualcosa di diverso.
Mike si era allontanato per fare il giro di tutto il porticato passando dietro le statue, e una volta tornato al punto di partenza si affiancò a Susan e domandò: «E adesso?» tenendo le mani sui fianchi.
«Siamo bloccati qui!» esclamò subito Susan, la sua flebile voce tremante echeggiò nell’ampia stanza dal soffitto così alto da essere in ombra.
I due più grandi si misero a studiare le rune unendosi a Jennifer, mentre gli altri due cercarono di tranquillizzare Susan che si era seduta a terra con le ginocchia vicine al petto e tremava. Erano incise su delle pietre che stavano in una mano, tutte della stessa forma e dimensione, ma ognuna aveva un colore e un simbolo diversi. Ne riconobbero alcune: la runa del fuoco, una fiamma arancione; la runa della terra, una catena montuosa marrone; la runa dell’acqua, delle onde blu; la runa dell’aria, delle nuvole verde chiaro. Le altre erano meno intuitive: c’erano una boccetta da cui fuoriuscivano delle bolle, di colore verde; uno spicchio di luna di colore viola; un sole giallo; un fulmine di colore bianco; dei cristalli di colore azzurro; un fiore di colore rosa; uno strano simbolo di colore rosso; un altro strano simbolo con degli anelli color tuorlo d’uovo; una spada e uno scudo di colore grigio.
Layla richiamò l’attenzione di Mike Andrew e Susan, chiedendogli di unirsi a loro per cercare di capire cosa dovessero fare con quelle rune, e i tre ragazzini obbedirono avvicinandosi al tavolo. Insieme cercarono di identificare le rune che ancora non avevano capito cosa rappresentassero e fecero progressi: il sole poteva rappresentare il giorno o la stella stessa; la luna allo stesso modo poteva rappresentare la notte o i due corpi celesti; la boccetta verde poteva rappresentare una pozione; il fulmine bianco una tempesta o qualche fenomeno atmosferico; il fiore rosa poteva rappresentare la natura, Chada, o più semplicemente la flora. Delle altre rune non avevano davvero idee, i cristalli azzurri e spada e scudo non riuscivano a interpretarli, mentre gli ultimi due simboli non riuscivano nemmeno a capire cosa rappresentassero.
Mentre gli altri discutevano su cosa potessero essere le ultime quattro rune, Mike di nuovo fece il giro sotto al porticato, e poi osservò le statue di Aendail. La divinità pareva bellissima, avvolta in una lunga veste composta da un solo lungo velo che avvolgeva il suo corpo snello come mosso da un vento invisibile. Non aveva alcun oggetto magico nelle mani con il quale poter controllare la magia: lei era la magia. I lunghi capelli le ricadevano sulla schiena in morbide onde, solo leggermente mossi dalla stessa aria che dava vita alla sua veste, la cui monotonia era spezzata da una spessa cintura. Aveva pochi accessori tra cui alcuni bracciali su entrambe le braccia, e un diadema dalla fattura preziosa.
Dopo aver osservato la statua a lungo, finalmente si accorse che ai suoi piedi, appoggiata al piedistallo, c’era una targhetta di marmo bianco completamente vuota. La fissò a lungo ma non cambiò, né nulla di scritto comparve sulla sua superficie, allora la toccò e finalmente delle rune risplendettero di una luce grigia per poi diventare nere, come dipinte sulla targhetta con l’inchiostro.
Provò a leggere ma i caratteri erano troppo arzigogolati e presto rinunciò, chiamando invece Cedric e interrompendo la loro discussione riguardo le rune. Tutti e cinque si avvicinarono a passo svelto incuriositi, ma lasciarono spazio al più grande che si fermò accanto a Mike e come lui si piegò in avanti poggiando le mani sulle ginocchia per leggere dalla targa di marmo.
«Cosa c’è scritto?» domandò Susan impaziente, sulle punte dei piedi per vedere oltre la spalla di Jennifer.
«Sembra un indovinello, o un enigma.» rispose Cedric rialzandosi «La definizione in versi di qualcosa che noi dobbiamo indovinare.»
«Ovvero?» chiese Andrew «Potrebbe essere qualsiasi cosa, come facciamo?»
Layla notò una fessura piuttosto profonda sopra la targhetta, in cui chiaramente andava infilato qualcosa, e pensò di aver capito cosa. La indicò ed esclamò: «Lì! Scommetto che dobbiamo inserirci la runa giusta! Dobbiamo capire quale tra quelle rune sta descrivendo la targa!»
«Ma prima dovremmo capire esattamente cosa le rune rappresentano!» protestò Susan sconfortata.
«Forse lo capiremo meglio leggendo la descrizione.» ribatté Mike.
«Non è detto, dipende quanto la descrizione è enigmatica.»
«Leggila ad alta voce!» ordinò Jennifer a Cedric, e lui obbedì mentre tutti gli altri si zittirono istantaneamente per ascoltare con attenzione.
La targhetta recitava:

Di ogni creatura sono il fine ultimo,
mia sorella è mia nemica e il mio opposto,
giungo e riparto in un singolo attimo,
impedire il mio arrivo ha un alto costo.

Jennifer storse il naso al secondo verso in una smorfia a metà tra il disappunto e l’incredulità, esprimendo ciò che tutti pensavano. Non avevano idea di cosa quelle frasi stessero descrivendo né tantomeno riuscivano ad associarle a una qualsiasi delle rune del tavolo.
Ne discussero a lungo, ma non venendo a una soluzione decisero di passare a quella successiva toccando un’altra targhetta; come poco prima le rune comparvero magicamente nere su bianco, e Cedric lesse di nuovo, una nuova rima:

Per me il vento è gambe e voce,
la mia presenza difficilmente è notata e nuoce,
senza me tuttavia la vita è impossibile,
la mia mancanza porta a una fine terribile.

«Ma che razza di cosa è questa?» esclamò Susan irritata.
«Un enigma, genio.» ribatté Jennifer.
«Sì, ma... è impossibile capire cosa siano! ‘La mia mancanza porta a una fine terribile.’... mi prendete in giro?»
«Bisogna mantenere la calma e pensarci a lungo prima di dare una risposta.» disse Layla con un sospiro incoraggiante.
«E se sbagliamo?» domandò Mike preoccupato.
«Per questo dovremo pensarci con attenzione e dare una risposta solo quando siamo sicuri.» rispose la ragazza.
Quando si guardarono negli occhi Mike arrossì e si affrettò a girarsi dall’altra parte. Lo salvò dai sospetti soltanto il fatto che Susan parlò proprio nello stesso momento.
«Ma siamo bloccati qui! Finché non diamo la risposta giusta. Non possiamo pensare in eterno!»
«Non possiamo nemmeno correre il rischio di sbagliare, potremmo non essere ammessi alla scuola o peggio potrebbe scattare un meccanismo che potrebbe anche ucciderci!» esclamò Andrew agitato.
Prima che potesse scoppiare una lite, Layla ordinò a Cedric di proseguire con la lettura e lui non esitò a obbedire. Il ragazzo toccò la targhetta sotto la statua successiva, che recitava:

Siamo sorelle di differenti dimensioni,
di giorno dormiamo e di notte viviamo,
la nostra presenza regala emozioni,
siamo spesso vicine ma di rado ci incontriamo.

Come al solito i ragazzini girarono gli occhi e cominciarono a discutere, mentre Layla scuoteva la testa irritata rimanendo in silenzio e Cedric, anche lui zitto, rifletteva pensando di aver identificato le ultime due rune, ma non essendone sicuro ancora non disse nulla.
«Ne mancano altre due.» disse la ragazza più grande indicando la successiva con un cenno del capo «Leggile.»
Gli altri smisero di discutere appena si accorsero che Layla e Cedric si stavano avvicinando alla statua seguente, e li seguirono di corsa.
Susan commentò: «Non sarebbe meglio cercare di capire cosa rappresentino tutte le rune prima di leggere gli enigmi?»
«Già, non sappiamo nemmeno di cosa parlino!» assentì Andrew trotterellando alle spalle di Layla per assicurarsi il suo posto per vedere le lettere comparire sulla targhetta.
Prima illuminandosi di grigio e poi scurendosi fino a divenire nere, le lettere comparvero:

Sono freddo ma divengo presto caldo,
fuoco e tempo sono la mia sola debolezza,
chi di me fa uso spesso è spavaldo,
porto sia morte che salvezza.

Questa volta non si fermarono a dibattere, ma decisero di passare direttamente all’ultima statua, e con lei l’ultima targhetta, che recitava:

Sono il risultato di infinite possibilità,
mescola, pesta, taglia, bolli,
c’è chi dice io non sia scienza ma casualità,
comune errore commesso dai folli.

Jennifer s’illuminò ed esclamò: «Questa la so! È alchimia!»
«Ne sei certa?» le domandò Mike dubbioso.
«Mescola, pesta, taglia, bolli. Più chiaro di così!» ribatté lei con un largo sorriso.
«Sempre che abbiamo capito bene e quella runa rappresenti l’alchimia. Magari è veleno o... beh non so che altro, lo ammetto.» disse Andrew.
«Il discorso non cambia, sempre di alchimia si tratta.» disse la ragazza con voce sorniona.
«Torniamo al tavolo delle rune e studiamole bene in base agli indizi che abbiamo ora.» propose Layla, e nessuno ebbe da obiettare quindi si mossero tutti insieme.
Si riunirono attorno al tavolo di pietra illuminato direttamente dal cono di luce sopra di esso e disposero le rune ordinatamente in cerchio, quindi cominciarono a parlare e proporre le proprie idee cercando dapprima di identificare le quattro rune mancanti, ma i due simboli rosso e oro davvero non gli dicevano nulla, mentre il cristallo e il fulmine non riuscirono a ricollegarli a nessuno degli enigmi.
Quindi cercarono di concentrarsi sulle frasi pensando a quali potessero descrivere una qualsiasi delle restanti rune. A Cedric toccava ripetere spesso i versi senza il bisogno di rileggerli una seconda volta.
«Sorelle di diverse dimensioni che dormono di giorno e vivono di notte.» cominciò Susan «Cosa tra questi elementi dorme di giorno e vive di notte?»
«I cristalli potrebbero brillare di notte per quanto ne sappiamo.» disse Andrew.
«La runa oro ha due cerchi, potrebbero rappresentare le due sorelle?» domandò Jennifer più a se stessa che agli altri, Mike le rispose annuendo incoraggiante e lei proseguì: «Non sappiamo cosa rappresentino, ma sono in due...»
Layla sfiorò distrattamente la collana di sua madre e dopo qualche attimo ebbe l’illuminazione, si mise una mano sulla fronte ed esclamò: «Ma certo! È ovvio che sono Dela e Yra! Le Lune! Sono sorelle e di giorno poco visibili, è bello guardarle e s’incontrano una volta l’anno a fine inverno eclissandosi a vicenda!»
«Sì, potresti avere ragione.» disse Andrew «Mettiamo la luna da parte.» e così dicendo la prese e la spostò verso il centro, escludendola dal cerchio delle possibilità.
«D’accordo, potresti avere ragione.» ammise Mike.
A quel punto Cedric decise di esporre finalmente le proprie idee e disse: «Ho pensato che il secondo enigma possa parlare dell’aria, e sono d’accordo con Layla riguardo al terzo e con Jennifer riguardo l’ultimo.»
«L’aria, eh?» disse Susan pensierosa, fissando la runa verde chiaro con intensità e riflettendo sulle parole incise sulla targa bianca.
«Quindi in teoria mancano solo la prima e la quarta.» disse Andrew.
«Il fine ultimo di ogni creatura... vivere?» propose Jennifer.
«Impedire il mio arrivo ha un alto costo... potrebbe essere!» esclamò Susan. Al suono di quelle parole Cedric fece una smorfia, che nessuno notò.
«Sì ma dov’è la runa della vita qui?» precisò Layla.
«Il fiore!» esclamò Susan.
«Sarà una di quelle che non abbiamo identificato, e sua sorella nemica e opposta è la morte!» disse Andrew.
«Io credo sia all’inverso.» disse Mike, procurandosi le occhiate incredule di Andrew e Susan.
«Pensi parli della morte?» domandò Layla.
«Non credo che la vita direbbe questo, se parlasse di sé.» rispose il ragazzino.
«Il problema non cambia, quale tra queste sarebbe la runa della morte?» ripeté Jennifer.
«La rossa.» disse Cedric senza esitazione.
«O la grigia.» ribatté Susan «Le spade uccidono.»
«Ma non rappresenteresti mai la morte come una spada.» precisò Andrew «Vada per la rossa.»
«Aspettate, e se la morte è rappresentata col veleno e l’alchimia col fiore?» domandò Jennifer presa tutto d’un tratto dal panico; la sicurezza con cui abbinavano i significati delle rune ai versi delle targhette l’allarmava, si aspettava che sarebbe stato più difficile.
«Maledizione hai ragione.» disse Mike cupamente, tornando a guardare le rune sul tavolo di pietra.
«Prima di decidere quale delle due può essere l’alchimia, risolviamo l’ultimo enigma.» disse invece Layla con determinazione, e recitò: «Sono freddo ma divengo presto caldo, fuoco e tempo sono la mia sola debolezza, chi di me fa uso spesso è spavaldo, porto sia morte che salvezza.»
«Cosa è debole a tempo e fuoco?» si chiese Susan.
«Direi tutto.» disse Andrew, poi aggiunse: «Eccetto i Draghi.»
«Qualcosa che sia morte e salvezza insieme...» sussurrò Layla «La natura?»
«Credi la runa del fiore?» domandò Jennifer «Così non avremmo più il problema dell’alchimia!»
«Aspettate, la natura non torna.» disse Mike «Debole a tempo e fuoco, sì. Morte e salvezza, sì. Ma chi sarebbe spavaldo a farne uso? E non è fredda. E parla di sé al maschile.»
«Potrebbe non intendere fredda al tocco, ma fredda emotivamente!» obiettò Andrew «E si scalda in fretta se presa per il verso giusto e rispettata.»
«Io non credo.» disse Susan «Secondo me ha ragione Mike. Tu che dici Ced? Non stare zitto a farti gioco di noi.»
Lui annuì e disse: «Sono d’accordo con te. Se dovessi descrivere la natura non userei queste parole. Sembrano quasi minacciose più che benevole.»
«Era solo un’ipotesi.» si difese Layla scrollando le spalle.
«Ed è giusto così, dobbiamo provarle tutte.» la rassicurò Jennifer «Ma ora siamo daccapo.»
«Ricapitolando, abbiamo l’aria, le lune e l’alchimia. Dobbiamo decidere se il primo enigma parli della morte o della vita, e quest’ultimo non abbiamo idea di cosa sia. Da quanto siamo qui?» disse Andrew.
«Non da molto, mi sembra.» rispose Susan «Perché?»
«Non ha importanza... pensavo che potremmo avere un limite di tempo e ho paura che potremmo superarlo.»
«Non siamo lontani dalla soluzione, possiamo farcela.» ribatté Jennifer con decisione.
«Va bene, quindi a proposito di tempo non dovremmo sprecarlo parlando d’altro, giusto?» intervenne Mike impaziente che tornassero a riflettere sui restanti enigmi.
«Non abbiamo nemmeno ricontrollato se il secondo può effettivamente essere l’aria!» esclamò Susan incrociando le braccia sul petto.
«Beh quelle parole le si addicono, basta guardare il primo verso. Di che altro il vento potrebbe essere gambe e voce?» obiettò Mike.
«Del fulmine?»
«Ma la mancanza del fulmine non porta a una fine terribile, o sbaglio?» le disse con fare irritato, guardandola storto.
Susan si accigliò e stava per ribattere che il fulmine poteva anche rappresentare l’energia in ogni sua forma, quando Layla si mise in mezzo guardando prima uno poi l’altra severamente: «Non c’è bisogno di litigare! Susan ha espresso la sua legittima opinione e le si può dire che ha torto in modi più gentili! Ora torniamo a discutere pacificamente!»
Entrambi i ragazzini puntarono lo sguardo sul tavolo di pietra sentendosi in imbarazzo e finalmente calò il silenzio. Mike guardò Susan di sottecchi e le porse delle timide scuse che lei fu costretta ad accettare, dunque finalmente tornarono agli enigmi. Ripresero a scambiarsi le proprie idee soprattutto riguardo l’ultimo enigma e notarono con non poco fastidio che Cedric come al solito si era chiuso in se stesso, incurante di ciò che dicevano e riflettendo tra sé. Dovettero fare a meno del suo aiuto e passarono così altri preziosi minuti.
Finché con un verso bizzarro il più grande finalmente uscì da quella sua alienazione ed esclamò: «Metallo!»
Tutti lo guardarono interrompendo la discussione.
«Cosa?» fece Andrew perplesso.
«L’ultimo enigma, parla del metallo. La runa grigia.» spiegò, e così dicendo afferrò la runa con scudo e spada e la spostò al centro insieme alla luna viola.
«Aspetta un attimo, prima di darlo per accertato dobbiamo parlarne!» protestò Jennifer spostando nuovamente la runa grigia dove stava prima.
Cedric scosse le spalle con aria noncurante e disse: «Va bene, parliamone.»
«Ci sei arrivato da solo, escludendoci dal ragionamento. Come ci sei arrivato? E perché pensi che sia proprio il metallo descritto dalla targhetta?»
«Stavo pensando alle rune in realtà, a quali potrebbero rappresentare la vita o la morte, e di conseguenza ho pensato al primo enigma. Sono più propenso a pensare che parli della vita e non della morte, dunque mi sono perso pensando a quest’ultima e a quante volte abbia cercato di...»
«La versione breve esiste?» lo interruppe Layla impaziente, girando gli occhi.
«Ci stavo arrivando. Volevate sapere come ci sono arrivato, sbaglio?» ribatté lui guardandola con sufficienza.
«Sì ma non ha chiesto la storia della tua vita.»
«Va bene. Come ho detto, ci stavo arrivando. Ciò sopraccitato mi ha portato a pensare a mio... a Jorel.» si corresse con un ringhio, riprese in fretta l’atteggiamento di prima e continuò: «Che a sua volta, eviterò di dirvi come, mi ha portato a pensare al suo lavoro. Ed ecco qua. Nel fuoco si dà al metallo qualsiasi forma. Col tempo il metallo arrugginisce e si deteriora se non curato, un’armatura può salvarti la vita e un’arma la può togliere. E chi ha un’arma con sé o indossa un’armatura di solito si sente più sicuro, da qui l’atteggiamento spavaldo che l’enigma riporta. È tutto abbastanza chiaro?»
«Non credo di averti mai sentito parlare tanto.» sussurrò Jennifer per prenderlo in giro.
«Infatti. Per carità non parlare più, è tutto molto chiaro.» assentì Andrew.
«E in effetti il metallo come risposta non fa una piega, tra tutte quelle che conosciamo è di sicuro la più azzeccata.» disse Layla, quindi prese la runa grigia e la spostò definitivamente nel centro.
«Molto bene, allora... vita o morte?» domandò Mike guardando le rune restanti con perplessità.
Susan spostò la runa dell’aria al centro insieme a luna e metallo, poi disse: «Io resto dell’idea che sia la vita la risposta. Non si può impedire l’arrivo della morte, mentre si può impedire quello della vita con un alto rischio, ovvero il rimorso. Vivere è lo scopo di ogni creatura, e la sua sorella nemica ed opposto è la morte. È tutto perfetto.»
«Penso esattamente lo stesso.» disse Cedric con una nota malinconica.
«Tranne una cosa, la vita non viene e va in un attimo. La morte sì.» ribatté Layla.
«In realtà la morte è eterna, non pensi? La vita invece no, rispetto all’età del Mondo la nostra esistenza passa in un attimo.» disse Andrew.
«No, no! Il terzo verso non mi convince, e la tua interpretazione nemmeno!» esclamò Mike rivolgendosi ad Andrew «Giungo e riparto in un solo attimo. Non può essere la vita, andiamo!»
«Di questo passo non ne verremo mai fuori.» disse Susan con un sospiro, sconfortata «Sono entrambe opzioni molto valide! E chi ci dice che si parli in effetti di vita e morte e non di altro?»
«Già, magari siamo completamente fuori strada!» esclamò Andrew.
«Il fine ultimo di ogni creatura non può essere altro. Dobbiamo solo decidere quale effettivamente tra le due, secondo i maghi, è il fine ultimo.» disse Layla con decisione.
«Allora io dico morte.» disse Cedric.
«Cambi idea molto in fretta.» lo punzecchiò Susan imbronciata.
«La morte interviene laddove ritiene che una creatura non debba più vivere. Segna la fine di ogni cosa per ognuno di noi.» spiegò lui a sostegno delle sue ragioni.
«Arriva e se ne va in un attimo.» convenne Mike annuendo.
«Ed è il fine ultimo perché in questo mondo non c’è altro dopo essa.» continuò Layla.
«Forse la magia permette al mago di impedire o ritardare la morte di qualcuno, ma con un alto costo in termini di energie vitali. Forse a costo della vita stessa del mago.» riprese Mike.
La situazione cominciò a smuoversi a favore di loro tre mentre Andrew Susan e Jennifer si convincevano sempre più che la risposta all’enigma fosse la runa rossa, lo strano simbolo che pareva un serpente che separava due piccoli cerchi e si chiudeva mordendosi la coda. Discussero anche di quale simbolo potesse rappresentare l’alchimia, se il fiore o la boccetta verde, e alla fine dopo diverso tempo giunsero a una soluzione che mise tutti d’accordo: il primo enigma parlava della morte, la runa rossa; il secondo parlava dell’aria, la runa verde chiaro; il terzo delle lune, la runa viola; il quarto del metallo, la runa grigia; e il quinto ed ultimo dell’alchimia, la runa verde.
Presero le cinque rune e, una alla volta e tremando per l’ansia di aver sbagliato qualcosa, le inserirono negli appositi spazi sopra le targhette, dove s’incastravano perfettamente. Sembrava non succedere nulla, e nulla successe finché non inserirono anche l’ultima, quella dell’alchimia. Dopodiché tutte le rune brillarono e con un assordante rumore di pietra che sfrega contro altra pietra un varco si aprì dove i sei ragazzi si erano ritrovati appena giunti lì: era comparsa una porta dove prima c’era solo un solido muro.

  
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