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Autore: Seagull83    08/03/2017    3 recensioni
Raccolta di momenti One-shot per risolvere un puzzle particolarmente complicato...le Calzona. Un percorso ipotetico tra le scene che non abbiamo mai potuto vedere e che dissipano la matassa che la coppia ha tessuto negli anni tagliandosi le gambe. Non saranno in ordine cronologico ma sparso.
Potrebbero esserci SPOILER anche sull'ultima stagione.
Tasselli che tornano al proprio posto...i pensieri di Arizona e Callie quando qualcosa riportata alla mente frammenti di passato dolorosi e sopiti.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più stagioni
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Buon 8 marzo a tutte le donne!
Un po' di nostalgico romanticismo. Siamo nella puntata 12x08. Un tassello che forse non tutti hanno visto.
Buona lettura






“Mi sono schiantata!”

 

Sorrido ancora alle parole che ho detto a Richard.

Mi sento euforica e vagamente triste. Forse ferita nell’orgoglio.

Dio quella donna pompiere era uno schianto, certo fa ridere che dopo il divorzio la prima volta che mi espongo mi trovi davanti una felicemente in coppia.

Forse è normale.

Però brucia.

 

Vita che cosa mi hai fatto?

Dopo tutto questo tempo, mi sento insicura, fragile, io che ero una tomber de femme, io che baciavo le sconosciute in un bagno.

Callie che cosa mi hai fatto.

Forse è questo.

Forse è stata lei a prendere quell’immatura dagli occhi azzurri e trasformarla nella donna che ci tiene, che si sacrifica, che non scappa.

La donna che sono ora, migliore di certo, ma così dannatamente spaventata.

 

E’ solo che io…so cos’è l’amore, so che ti apre le braccia fino a romperle, so quanto può essere magico e crudele, so che un cuore spezzato brucia come l’inferno.

Conosco l’amore, l’ho provato, ho provato le sue altezze e anche il suo fondo. Ancora lo graffio con le unghie…o forse è lui a graffiare me.

 

Terrorizzata si, perché forse avevo pensato, sperato, sognato che lei fosse l’unica, l’ultima. Non avrei più avuto bisogno di cercare, espormi, provare. E ora inizia tutto da capo e io ho paura, paura perché so a cosa può portare.

 

Così sono qui appoggiata alla balaustra del passante nell’atrio, mentre guardo uscire ed entrare nell’ospedale una moltitudine di persone, ognuna con la sua storia, ognuna con il suo cuore rattoppato, spento, bruciante. E il mio batte all’impazzata, ferito, orgoglioso e purtroppo ancora sanguinante che torna indietro e mi dice di scappare.

Mi supplica di non provarci ancora.

Mi chiede di proteggerlo.

E io invece ho voglia d’altro, ho voglia di risentire quelle altezze, perché merito di meglio che avere paura, merito di essere felice.

Lo merito?

Dopo tutto quello che ho fatto, dopo tutto quello che ho distrutto, perso, lo merito davvero?

Mi mordo le labbra perché non lo so e questo fa molta più paura.

Potrei rimanere sola.

Sola.

E il mio cuore forse non lo troverebbe così sbagliato. Tristemente sola, ma al sicuro.

Non so se c’è via d’uscita da se stessi.

 

-Ehi.-

-Ehi.-

L’ho sentita arrivare, la sento sempre, da sempre. E’ il suo odore che la tradisce, lo percepisco appena si avvicina. Ho sempre trovato fosse fantastico, una nota della sua essenza che conoscevo solo io, screziata dalle viole del suo shampoo e dal profumo dell’ammorbidente del suo camice, inconfondibile e ora dannatamente malinconico.

Si è appoggiata alla balaustra al mio fianco, guarda anche lei di sotto, vedo con la coda dell’occhio le maniche arrotolate che porta sempre, vedo le sue dita intrecciate di quando pensa concentrata a qualcosa. Ha un sorriso strano quando mi giro per guardarla.

-Che c’è?-

-Oggi…dopo un sacco di tempo, mi è stato chiesto di noi.-

-Di noi?-

Annuisce distogliendo lo sguardo, capisco che non le è stato chiesto della nostra parte migliore, di quella più recente sembra, di quando ancora anche se straziato un noi c’era.

Non ho voglia di parlare di questo, non ora, mai più, perché me lo sta dicendo?

-Sofia vuole andare alle giostre domenica, se non riesco a cambiare turno la porti tu?- chiedo distrattamente deviando il discorso, ma mi ignora, lo prevedo già dal modo in cui si sfiora le labbra con la lingua, cosa che ancora mi divora dentro anche se cerco di non mostrarlo. Lo fa senza accorgersene, lo fa da sempre.

Conosco troppi suoi sempre e mi rendo conto ora che ne conoscerò sempre meno e questo fa male, ma non quanto il fatto che lei ha avuto il coraggio di non avere paura, di meritarsi una nuova felicità.

La odio un po’ per questo, la odio per tutto. Eppure no…non posso.

-Non so perché te lo dico…mi hanno chiesto della terapia e…del sesso.-

-Oh…- mi scappa lento, mentre la mente ignora volontariamente la disastrosa esperienza che ci ha divise e tra tutte le volte che abbiamo fatto l’amore riarrotola il film di quell’ultima notte, dell’alba di quel trentesimo giorno.

L’ultima volta.

Il nostro addio.

Qualcosa nel modo in cui l’ha detto mi dice che di quello si parla e mi infastidisce.

-Ricordi?Abbiamo infranto le regole.-

Certo che lo ricordo Calliope, come posso scordarlo, è lì che è successo, lì mi hai lasciata. L’ho capito troppo tardi. Lì mi hai spezzato il cuore.

Non rispondo.

-E’ stata…credo…la migliore.- lo dice e io chiudo gli occhi, vorrei la smettesse.

So che lo stiamo ricordando insieme e non vorrei, perché dev’essere successo qualcosa lì, lei ha deciso lì che non era più abbastanza. Lo so che è sciocco pensarlo, che c’era altro, lo so, che è stato un percorso, ma il mio ego dice che ho sbagliato lì qualcosa e ora Callie mi sta dicendo che è stato del sesso grandioso.

Sesso.

Ecco cosa mi ha infastidito.

Sesso.

Solo stupido grandioso sesso.

Le mie mani l’hanno avuta l’ultima volta, ho gridato che era mia quella notte, ho spinto finchè c’è stata forza, ho venerato ogni centimetro della sua pelle, respirato il suo respiro, accolto le sue dita, urlato il suo nome. Ho accarezzato ogni piega della sua essenza, succhiando via ogni sudato succo della sua anima.

Ed è stata la migliore si.

Perché conoscevo ogni curva del suo essere, ogni pensiero erotico, ogni desiderio.

E lei non è stata da meno, mi ha fatto impazzire, mi ha reso tremante e senza fiato, mi ha tenuta su un dito e sono stata sua in modi che nemmeno avrei potuto immaginare. Mi ha idolatrata con le labbra e osannata con le mani, mi sono sentita in cima al mondo, regina e schiava. Mi ha aperto il cuore e…

Sesso.

Ha detto sesso.

Il migliore.

Che cosa, cosa ho sbagliato?

Dannato ego.

-Volevo dirti una cosa…nonostante il dopo, nonostante com’è finita.- è nervosa si tormenta le mani. Callie che stai facendo?

-E’ stato la volta migliore…perchè non è stato sesso. E’ stato straordinario fare l’amore con te quella notte. Non che valga qualcosa ora, forse è stupido, ma per me…era importante dirtelo.-

Mi guarda e sorride imbarazzata.

-Siamo state straordinarie noi due…spero tu lo sappia.- non parla più solo di quella notte.

-Oltre ad ogni immaginazione…- soffio con un sorriso che mi riempie gli occhi.

Mi fissa per un secondo e forse siamo di nuovo noi in quel bar, giovani, limpide, per un secondo.

-Oltre ad ogni immaginazione si.- lo dice allontanandosi di un passo, prende le distanze da quel secondo e io faccio lo stesso.

Spezziamo l’attimo perché questo gioco è pericoloso e lo conosciamo fin troppo bene.

Se ne sta andando, cammina all’indietro e non smette di fissarmi, poi si ferma, inclina la testa.

-Mi sento stupidamente male a dirlo ma…chiunque sarà, sarà dannatamente fortunata Arizona.-

 

E’ andata via.

Me ne accorgo ora.

Se n’è andata.

Ha disteso con le dita le mie pieghe, i miei dubbi, i miei sconforti ed è andata via.

Non ho più paura.

Straordinarie ha detto bene.

Lo posso essere ancora, diversamente, ma ancora.

Si, io lo sono.

 
  
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