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Autore: BooBoo_    09/03/2017    1 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
"Solitamente nei film la protagonista si scontra con un bellissimo ragazzo, che le rovescia il caffè e poi molto gentilmente si scusa e la invita a cena, tutto va per il meglio e questo diventa l’uomo della sua vita.
Peccato che la mia vita fosse tutt’altro che un film, perché quel tipo era sì, un bel – a dirla tutta proprio bellissimo- ragazzo, ma era tutto tranne che gentile e amichevole e soprattutto dispiaciuto! Poi il caffè non si era rovesciato, quindi probabilmente non avrebbe funzionato comunque, anche se fosse stato il Principe Azzurro delle favole. "
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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POV Samantha


Rimasi lì impalata a fissare Logan mischiare i colori, con un sacco domande nella testa: Era un artista? Cioè un pittore? O faceva altro? Da quanto tempo? Di certo non me l’aspettavo e lui non lo sembrava. O forse ero solo io che avevo stereotipi troppo banali legati alla categoria “artisti”, tipo vestiti coloratissimi e appariscenti, esattamente il contrario di Logan che vestita solo di nero o jeans. Dovevo proprio smetterla di farmi influenzare dai libri che leggevo o dai film non impegnativi che guardavo ultimamente.
«Ehi, sento gli ingranaggi del tuo cervello girare. Questo vale come “distrazione”.» Logan interruppe malamente il corso dei miei pensieri, che effettivamente stavano degenerando.
«Mi dispiace interrompere la sua creazione, maestro.» dissi sarcasticamente. Magari a forza di mandare frecciatine mi avrebbe svelato alcune risposte alle mie domande: era un piano astuto. Mi diedi mentalmente il cinque da sola. Sì, stavo degenerando.
«Divertente. Facciamo così, - e così dicendo si voltò un poco per guardarmi in faccia, sempre però stando accucciato vicino ai secchi – puoi farmi una sola domanda e ti risponderò sinceramente. Poi però la smetti di fare  Sherlock Holmes in gonnella tentando di estorcermi informazioni in modi banali e cominciamo a lavorare. Affare fatto?» Okay, forse il mio piano non era poi così brillante.
«Affare fatto. E comunque non stavo cercando di estorcerti nulla.» Negare sempre era diventato il mio motto.
«Come vuoi, allora la domanda? Il tempo sta scadendo.» Dovevo giocarmela bene dato che ne avevo a disposizione solo una. Ci pensai un momento e poi dissi: «Come hai iniziato a dipingere?»
Con questa domanda sperai di ricevere più informazioni, dato che lui non aveva parlato di pittura, fotografie, disegni o altro.
La domanda sembrò colpirlo perché in quel momento si alzò e fece qualche passo verso di me incrociando le braccia al petto e scrutandomi per qualche attimo.
«Perché lo vuoi sapere?» mi domandò continuando a scrutarmi.
«Hai detto che avresti risposto sinceramente, ma non lo stai facendo.» Sviai volutamente la domanda, perché non sapevo neanche io il motivo di quello che avevo detto. Forse volevo solo conoscerlo meglio, capire perché fosse così stronzo, se fosse davvero così o se quella fosse solo una maschera. Ma poi maschera per cosa? E avrei potuto scoprire tutte quelle cose da una semplice domanda sul suo passato? Probabilmente no, allora perché mi stavo facendo così tanti prob…
«Ehi! Okay ti rispondo! Basta che smetti di fare così.» esclamò Logan indicandomi con la mano.
Dovevo avere un grosso punto interrogativo dipinto sulla fronte perché lui continuò dicendo: «Ti estranei completamente dalla realtà quando pensi. Non sei più qua davanti a me, sembri in un mondo tutto tuo. E non ascolti nemmeno quello che ti si dice: io avrei potuto benissimo averti già risposto che tu nemmeno te ne saresti accorta.»
Ero impressionata: aveva ragione su tutta la linea e aveva capito tutto questo solo guardandomi qualche momento. Cercai di non farglielo capire minimizzando con una mano: «Non è vero, ero solo sovrappensiero. Sto ancora aspettando.»
«Come ti pare. Ho iniziato a disegnare alle elementari. Ad un certo punto ho perso interesse per tutte le cose che mi spiegavano e l’unico modo per non pensare era disegnare. Da quel momento non ho mai smesso. So che disegnare su un muro non è la stessa cosa, ma tentar non nuoce. Contenta?» concluse sospirando. Ero veramente colpita e sicuramente ancora più curiosa di prima.
«Quando e perché hai perso interesse alle cose che ti succedevano intorno?» chiesi senza neanche pensare.
«Nono. Non erano i patti. Ti ho già detto anche troppo e poi io non sono uno dei tuoi palloni gonfiati da intervistare, spiacente.» e così dicendo prese i secchi della vernice e si avvicinò al muro senza nemmeno degnarmi di uno sguardo. Era davvero arrabbiato: gli avevo fatto una domanda personale e lui aveva mantenuto la promessa aprendosi, ma poi la mia curiosità ha dovuto rovinare tutto come al solito. La giornalista che è in me non ha saputo trattenersi e l’ho trattato come se neanche avessi ascoltato quello che mi aveva detto, come se non avessi capito quanto gli fosse costato parlarmene. Complimenti, Sam. Acuto intuito.
Mi avvicinai a lui che ormai aveva già iniziato ad imbiancare la parete dietro la televisione con uno dei miei pennelli.
«Logan, senti…» spostai il peso da un piede all’altro non sapendo bene continuare, ma lui sembrò non sentirmi nemmeno.
«Mi dispiace. Scusa.» sputai fuori tutto d’un fiato. Solo in quel momento vidi che abbassava il braccio con cui stava dipingendo e rilassava le spalle.
«Ti stai scusando con me? Wow. Sono di nuovo sorpreso.» disse voltandosi completamente verso di me e guardandomi negli occhi.
«Sì. Faccio sempre un passo indietro quando mi rendo conto di aver sbagliato e con te l’ho fatto, quindi scusa. La giornalista che è in me non è riuscita a trattenersi, ma non devo scrivere un articolo su di te. Ero semplicemente curiosa. Ma un patto è un patto. Dimmi cosa devo fare per pitturare.» dissi con un sorriso, abbandonando per un po’ la mia parte acida che in questi giorni era piuttosto frequente.
anche Logan sembrò seppellire l’ascia di guerra, perché mi fece un mezzo sorriso sbilenco che mi fece perdere qualche battito. Perché questa reazione? Non ebbi il tempo di rifletterci perché lui mi indicò con un braccio i pennelli sul tavolo e disse: «Prendi quello più grande: dobbiamo imbiancare la parete prima di poterla ripitturare.»
«Agli ordini» dissi imitando un gesto militare. Mi voltai  e feci quello che mi aveva detto, dopodiché mi avvicinai a lui e intinsi il pennello nella pittura bianca: adoravo l’odore della vernice, mi faceva ripensare a quando io e i miei genitori avevamo comprato una nuova casa. Avevo all’incirca sei anni e volevo a tutti i costi aiutarli a pitturare le nuove pareti, ma a quell’età ci si annoia facilmente ed infatti dopo qualche pennellata avevo deciso che era molto più divertente arrampicarmi sull’impalcatura che mio padre aveva costruito per arrivare al soffitto e immedesimarmi in una scimmia. Riuscivo ancora a sentire mia madre che mi implorava di scendere e mio padre che mi sorrideva scuotendo la testa.  Ah, papà.
«Comunque accetto le tue scuse.» fu la voce di Logan che mi riportò con i piedi per terra.
«Pensavo fosse sottinteso.» dissi facendogli l’occhiolino. Facendogli l’occhiolino?! Seriamente, Sam?!
Sentii la sua risata profonda e non potei far altro che girarmi a fissarlo imbambolata con il pennello a mezz’aria.
«Beh, sappi che la prossima  volta che mi farai arrabbiare non sarà così facile farti perdonare.» Stava per caso flirtando con me?
«Lo terrò a mente.» dissi riprendendo a dipingere.

Mezz’ora dopo la parete era bianca e splendente: Abbiamo fatto proprio un buon lavoro, constatai mentre la guardavo a braccia conserte.
All’improvviso sentii la voce squillante della mia migliore amica alle mie spalle: «Ed ecco un nuovo record!»
Mi voltai divertita e trovai lei e Jason che guardavano me e Logan con un’espressione soddisfatta: davvero non capivo, ma per fortuna il mio “partner per la giornata” chiese al mio posto di che diavolo stavano parlando (testuali parole!).
«Beh non abbiamo sentito urla e siete ancora entrambi tutti interi, ciò vuol dire che siete stati per quasi un’ora senza litigare!» Ormai Ellie aveva gli occhi a cuoricino guardandoci.
«Non esattamente, - ammise Logan scoccandomi un’occhiata – ma abbiamo risolto senza troppa fatica. Stiamo trovando un equilibrio, penso.»
«Era anche ora! Non se ne poteva più di voi due in guerra come gli USA e la Russia!» sbottò Jason facendo ridere tutti.
«Io ero sicuramente l’America.» dissi soddisfatta.
«Ah no eh! Io sono nato qui, quindi ero io l’America. Poi tu sei fredda come la Russia, quindi era perfetta per te!» concluse un Logan sbruffone.
«Come osi?!» dissi puntandogli un dito contro.
«No dai ragazzi! Non volevo farvi ricominciare!»
«Okay okay, sentite riporto Jason in corridoio, a questo punto il bianco si sarà asciugato.» Ellie tentò di recuperare la pace tra me e Logan, poi disse rivolta a Jason: «Certo che tu proprio non riesci a stare zitto, vero?!»
Logan ed io scoppiammo a ridere non appena i due furono spariti dalla nostra visuale: in quel momento riuscii a notare cose di lui a cui non avevo mai fatto caso, per esempio che quando rideva di gusto gli spuntavano le fossette ai lati delle labbra o che gettava la testa all’indietro, lasciandosi andare come un ragazzino.
«Mi stai fissando, di nuovo.» A quelle parole mi ricomposi immediatamente, ma era troppo tardi: un sorriso beffardo aveva preso il posto delle fossette e Logan mi guardava impertinente.
«Assolutamente no. Ero sovrappensiero, di nuovo.»
«Guarda che non mi da fastidio, però dovresti ammetterlo.» disse strizzandomi l’occhio e avviandosi verso un’altra parete da imbiancare. Stronzo presuntuoso.
Lasciai cadere la questione senza rispondergli, perché sapevo che sarebbe andato avanti fino a quando l’avrebbe avuta vinta e io non intendevo accontentarlo o ingigantire ancora di più il suo ego già smisurato.
Cominciammo a dipingere e dopo qualche minuto di religioso silenzio iniziai a sentirmi a disagio e anche un po’ annoiata. Non perché volessi parlare con lui personalmente, ma dato che era l’unica persona presente nella stanza mi sarei accontentata… giusto? Era per questo motivo che mi stavo facendo un sacco di domande su di lui e che stavo cercando qualcosa da dire, qualsiasi cosa. Penso. Spero.
«Ci vorrebbe un po’ di musica.» sbottai senza pensare.
«Mh, hai ragione. Ho dovuto staccare la televisione per spostarla al centro della stanza e non abbiamo una radio.» rispose lui pensieroso. Poi improvvisamente riprese con una strana luce negli occhi: «Però... pensandoci bene abbiamo qui con noi una cantante internazionale, di fama mondiale, giusto Beyoncé?!»
Non appena finì di pronunciare la frase diventai paonazza per l’imbarazzo: si ricordava della mia performance musicale di una settimana fa. Mi sentii male.
«Adesso arrossisci?! Non ce n’è motivo! Abbiamo visto tutti la tua bravura, non sei neanche male come ballerina!» continuò lui ammiccando.
Dopo il momento di imbarazzo il mio cervello sembrò finalmente riprendersi e scattare sulla difensiva: «Smettila! Ho solo bevuto qualche bicchiere di troppo, succede a tutti.»
«Oh certo certo! – Continuò lui sghignazzando – Com’è che facevi? I’m a single lady, I’m a single lady!» esclamò intonando qualche parola della canzone e cercando di imitare malamente la mia voce. Non potevo crederci!
«Vaffanculo Logan! Non facevo così!» Cercai di difendermi, ma questo servì solo a peggiorare la situazione perché Logan iniziò anche ad imitare quello che secondo lui era stato il mio balletto, al che non resistetti più e lanciai il pennello nel secchio di pittura, infuriata. Feci centro, ma nel farlo schizzai completamente Logan che era a pochi passi dal secchio. Questo sembrò spiazzarlo per qualche secondo: aprì un po’ le braccia e si studiò attentamente i vestiti, cercando di calcolare il danno. Io rimasi immobile con le mani sulla bocca che avevo spalancato non appena avevo realizzato il disastro, aspettavo solo la reazione di Logan, che, lo sapevo già, non mi sarebbe piaciuta.
Lui si riprese dallo shock iniziale e puntò i suoi occhi azzurri su di me: «TU. QUESTA È LA TUA FINE.»
«Logan, oddio, mi dispiace, davvero! Non è stato intenzionale, te lo giuro!» Ma lui ormai non mi ascoltava più: lo vidi intingere il pennello completamente nella vernice e fissarmi come un leone guarda la sua preda. Capii al volo le sue intenzioni e iniziai ad implorarlo: «Nono, ti prego, Logan, non farlo. Per favore.» Ma lui si avvicinava sempre di più e in un secondo mi ritrovai completamente ricoperta da macchie bianche, come un dalmata al contrario.
«Così va molto meglio.» lo sentii dire soddisfatto.
«L’hai fatto apposta! Io no!» Senza pensarci due volte corsi verso il secchio di pittura a recuperare il mio pennello e lui scattò per precedermi, ma era troppo tardi: entrambi armati cominciammo una guerra di schizzi e spennellate sui vestiti tra grida e minacce.
Sentendo tutta quella confusione Jason ed Ellie si precipitarono in salotto e trovarono me e Logan sporchi  fino alla punta dei capelli.
«Ma che diavolo succede?!»
«Oh. Mio. Dio.» Ellie ci guardava allibita dalla porta del corridoio, stando ben attenta a non avvicinarsi.
«Logan, Samantha, avreste dovuto dipingere il muro, non voi stessi.» Jason in versione “papà arrabbiato” era molto credibile, probabilmente perché era abituato ai comportamenti di Logan, il quale non perse tempo a rispondergli: «Hai ragione, papà, ma ha cominciato lei.» E così dicendo finse un broncio infantile.
Jason sospirò rassegnato, ma in quel momento Ellie scoppiò a ridere e tutti ci voltammo a guardarla.
«Sapete, siete proprio una bella coppia voi due.»

 

  
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