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Autore: LilituDemoneAssiro    09/03/2017    4 recensioni
La scelta di Will è stata fatta: cadere e il suo bisogno di rinascere, portano lo spirito del cambiamento. La caduta, la perdita della grazia, e i nuovi occhi di Will si aprono al mondo. Le cose iniziano a prendere una piega inaspettata nel momento in cui il signor Graham comprende che la propria natura vive della sincerità delle proprie esternazioni, e il mondo ne avrebbe saggiato a breve uno spunto di tanto rinato gusto.
Genere: Horror, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedelia Du Maurier, Hannibal Lecter, Jack Crawford, Will Graham
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Il nostro arrivo sulla costa purtroppo si rivelò non uno dei più placidi, quando fu evidente che ad accoglierci avremmo trovato una perturbazione, amaro benvenuto del nostro mortale corteo.


Come se già quanto accaduto non fosse stato sufficiente, destino beffardo.


Hannibal silente giaceva dove lo avevo fatto coricare, un momento prima che perdesse i sensi: ma il fatto che neppure l’impatto con la sabbia fosse stato in grado di smuoverlo da quel cadaverico pallore, e il respiro sempre più flebile, non lasciavano presagire nulla di buono; i miei timori sempre più forti, tuonavano negli angoli dei miei incubi. Iniziai a guardarmi in giro sperando di intravedere quanto prima segni di un possibile rifugio e fortunatamente, nonostante la pioggia fitta che limitava parzialmente la vista, individuai neppure venti metri dalla spiaggia un piccolo chalet con gli esterni in legno, assai simile alla mia umile dimora, in quel di Wolf Trap.


Hannibal, se questo è un altro dei puzzle mentali in cui cerchi di farmi precipitare…. Ma non ebbi modo di concludere il pensiero. 


Quando lui per un istante ebbe trovato le energie per aprire gli occhi, annichilirmi con una carezza e pronunciare quelle parole pesanti come una condanna, prima di svenire di nuovo, vedere realizzato il cortocircuito nei miei pensieri, fu un tutt’uno.


“Lo sapevo che avresti trovato la strada Will: in un modo o nell’altro, mi raggiungi ogni volta...”


E giù di nuovo nel buio.


Non un minuto di più, vuota o meno quella catapecchia, lo avrei portato al coperto; doveva almeno essere riscaldato e giurai su me stesso, che avrei dato fuoco al mondo intero pur di non lasciarlo scivolare nell’altrove senza ritorno. Lo caricai sulle spalle come meglio mi riuscì e, dopo averlo trascinato fuori dalla barca, feci appello alla rabbia più cieca che dentro gli covavo avversa, per non avermi lasciato nella vacuità della mia vita precedente, forza necessaria per riuscire a tagliare lo spazio che mi separava dalla sua salvezza.


Chiyoh maledetta, dove sei… Quando devi renderti realmente utile, trovarti è un’impresa….


Non la detestavo davvero, su questo voglio esser chiaro. Ma in quel frangente penso avrei ucciso, distrutto, ridotto letteralmente in cenere qualunque cosa si fosse messa in mezzo o anche solo limitata a non fornire alcuna utilità, al raggiungimento del fine della salvezza di Hannibal. Non ora che lo avevo trovato, non in quel momento, perderlo poteva essere un’opzione. Perciò qualunque forza in campo in grado di aiutare sarebbe stata bene accetta, tutte le altre pedine della scacchiera erano pregate di sparire: avevo un compito.
Fortunatamente avevo inquadrato immediatamente la nostra destinazione, come mi fece notare il sorriso caustico della giovane sbucato dalla vetrata all’ingresso, non appena ebbi poggiato il primo passo sul patio all’ingresso.


“Vedo che sei quasi riuscito ad ammazzarlo… Mi complimento signor Graham, non è cosa da tutti.”, scosse la testa, prima di iniziare a spalancare le porte necessarie per condurlo in camera.

“Dovresti solo ringraziare che quel giorno avevo ordine di puntare alla spalla: avessi potuto, la tua testa sarebbe stata sparsa sul marciapiede e ora potrei parlare con lui, invece che con te. Portalo dentro, sbrigati, e spera che quanto ho portato sia sufficiente.”, Chiyoh sentenziò.


Odiavo il fatto che una parte di me annuisse colpevole alle sue frecciate, ma nell’immediato avevo altro cui pensare, e preferii sbrigarmi nel trascinare Hannibal a riposo sul letto padronale anziché rispondere alle accuse neppure troppo velate; avremmo avuto tempo, poi, per disquisire al riguardo. Nell’immediato, vitale si rivelò rimuovere i suoi vestiti zuppi, asciugarlo con le coperte raccolte nell’armadio e scaldarlo come meglio fosse stato possibile, nell’attesa che Chiyoh fosse pronta con gli strumenti necessari a chiudere le ferite e limitare alla meglio, la probabile infezione già in corso che lo stava consumando.


Lui non fece una piega mentre prima con la pinza abbondantemente disinfettata, e poi con ago e filo, si tentava disperati di salvargli la vita. Gocce di sudore iniziarono a segnare il volto della giovane, corrugato nella concentrazione, mentre con la pinza affondata nelle sue viscere, tentava di estrarre quanto più possibile di quel maledetto proiettile. Quanto fosse arrivato in profondità, fu evidente dal fatto che i punti di sutura necessari a chiudere i lembi di carne andavano sia all’interno che all’esterno, quindi nonostante lo stato di semi incoscienza in cui versava, pregai Chyioh di iniettargli dell’anestetico, almeno locale.


Fu la prima volta in vita mia che mi ritrovai ad avere impressione del sangue. Quella ferita sul suo ventre era aperta come un fiore appena sbocciato, delicata marcescenza appena fiorita sulla porta dell’inferno, splendida scudisciata sul corpo immacolato del cavaliere catturato alla mercé dei suoi aguzzini. La vista di tanta delicata, profanante poesia mi toccò –intimamente, oso quasi pensare- e finché l’ultimo punto non fu chiuso, non sono certo di quale recesso della mente mi abbia dato la forza necessaria per non svenire. Avessi avuto necessità di massacrare ancora Francis l’avrei fatto, e in altri centinaia di modi diversi, senza inibizioni: a dir poco mi eccitava anche solo l’idea. Ma lui non doveva trovarsi lì, non in quelle condizioni, e non per causa mia… 

Lo trovavo esteticamente poco piacevole, nel contesto.


AH, ora inizi a ragionare come Hannibal…  Sussurrai a me stesso.


Come fosse stato possibile che la mia presunta innocenza l’avesse condotto tanto vicino al baratro, non lo compresi neppure guardandolo disteso in quel letto, fragile come un vaso di cristallo mentre nello sforzo di non svenire, mi ritrovavo ad avere gli occhi gonfi alla vista di quanto male gli avessi procurato.
D’altro canto per quel che mi riguardava ero sempre stato un vigliacco, quindi quando giunse il momento di rattoppare le mie ferite, chiesi a Chyioh di abbondare con l’anestetico che avesse avuto a disposizione: avevo solo voglia di mettere fine in fretta a quell’inutile spreco che era il mio sangue ancora sparso in giro, e stendermi accanto a lui per tentare di trovare del meritato riposo.


Vorrei solo riposare accanto a te, mio nero principe… 


Il silenzio tra me e Chyioh era denso come la nebbia settembrina che ti accoglie sull’uscio alle prime luci del mattino, quella che sa rendersi così pesante da impedire dove è più concentrata lo stesso respirare, come una patina che resta attaccata in gola finché non trovi riparo, giungendo nella tua destinazione. Ma non potei sopportarlo ancora a lungo, non rompere il silenzio imbarazzante che stava congelando il tempo tra di noi e intorno a noi mi era diventato quasi più difficile da sopportare del suo ghigno accusatore: dovevo chiederle. E approfittai del mentre che aveva iniziato a fare effetto l’anestetico sulla pugnalata accanto la clavicola destra, quando al primo punto che aveva iniziato ad allacciare sembrava troppo concentrata su ciò che stava facendo per avere tempo di continuare a detestarmi: l’animale addomesticato preferito di Hannibal, non avrebbe mai permesso a delle emozioni di avere la meglio sul bisogno che le era stato instillato di realizzare sempre e comunque un lavoro impeccabile. Trovai quello il momento migliore per approfittarne.


“Non mi importa cosa pensi di me, se non trovi sopportabile nemmeno la mia vista qui ed ora, se probabilmente stai solo sperando di vedere un cenno di Hannibal per piantarmi quel maledetto proiettile in testa… Ma ho bisogno di sapere. Si salverà…? Io…Io devo saperlo.”
Sussurrai, prima di abbassare gli occhi al pavimento, evitando di incrociare il suo sguardo.


Sentii che per qualche secondo l’ago aveva smesso di viaggiare dentro e fuori di me, prima di riprendere il suo cammino quando lei cristallina si pronunciò.


“Avrei preferito vederlo morto mentre faceva a pezzi quanti più degli agenti dell’FBI che ormai ha alle calcagna, piuttosto che saperlo divorato centimetro per centimetro da te e da quello che gli stai facendo. L’ho sempre immaginato render gloria al ricordo della piccola Misha fino alla fine, potente e feroce come non mai…. Ma si trova qui, ora, esattamente dove lo hai voluto. Piccolo ometto venefico: che sopravviverà puoi starne certo, ma il fatto che sia un bene vista la tua presenza nei paraggi, non posso dirlo.”

…Grazie….

Sospirai. Cercai allora con lo sguardo la sua figura distesa sul letto, finalmente al sicuro, e la carezzai con gli occhi quanto più a lungo mi fu possibile. Ne fui tanto profondamente confortato, che l’idea di stendermi accanto appena cucito a dovere, e rendere realtà il condividere finalmente un momento di quiete, vennero da sé come conseguenza naturale l’una dell’altra.


A detta di Chyioh, io riuscìì a dormire quasi un’intera giornata: purtroppo dalla benda appoggiata sui punti alla guancia, del sangue era uscito lordando il cuscino su cui mi ero accomiatato – in quel momento, lo trovai poco piacevole alla vista, ai limiti dell’inappropriato- ma Hannibal seduto accanto a me con un vassoio sulle gambe dove gli era stato poggiato quello che dall’odore sembrava poter essere il pranzo, non sembrava averlo notato. O perlomeno, dallo sguardo che mi stava rivolgendo, sembrava che altro richiamasse la sua attenzione, permettendogli di soprassedere riguardo quello spiacevole fuori programma rispetto al candore delle lenzuola che sino a quel momento ci avevano accolto.


“Bentornato, Will. “


Sorrise, dolce, prima di allungare una mano per scostare le ciocche di capelli che mi coprivano il volto ancora annebbiato dal sonno ristoratore.
Non voleva perdere il benché minimo istante, di me. Ne fui immensamente grato.
Tentai di stirarmi mentre mi sollevavo per riprendere cognizione di causa, ma i punti tiravano non solo sulla pelle, ma anche e forse più stretti attorno la nuova forma che avevo ritagliato del mio Io, dopo le ultime vicende. Mentre lui finiva una sorta di minestra e Chyioh provvedeva a liberarlo dal vassoio, io trovai le energie per sedermi placidamente sulla coppia di cuscini che mi avevano tanto amorevolmente accolto sino a quel momento.


Teneva stesa una mano lungo il fianco che era dedicato al mio lato del letto; ne approfittai, e gliela presi stretta, con la mia.


“… Fa male, vero?”, chiesi indicando la garza tenuta con i cerotti medicali sulla ferita all’addome.


Sorrise quasi imbarazzato abbassando per un istante lo sguardo, prima di rispondere:” Non iniziare a dedicarmi queste attenzioni, se non sei pronto a renderle una costante. Sono un bambino capriccioso, dovresti saperlo.” Ammiccò, prima di proseguire:


“Al momento comunque posso dirti, meno di quello che sembra, ti ringrazio per avermelo chiesto. Gli antibiotici che la piccola Chyioh ha raccolto hanno impedito il progredire dell’infezione per cui la formazione di liquido infetto si è arrestata abbastanza in fretta, ed ora non mi resta altro che riposare. La tua guancia invece…?”, disse prima di aver allungato l’altra mano e iniziato ad accarezzare ogni punto, sapiente maestro di ogni mio desiderio.
…. Smettila di preoccuparti per me, maledizione. Sei mezzo morto per causa mia, finiscila….
 

L’empatia verso un simile mostro mi rendeva un mostro io stesso? Probabile. Curarmene ulteriormente delle implicazioni che ciò avrebbe comportato? Non più contemplabile.
Il sonno della ragione genera mostri, e la mia mente oramai vagava per lidi dai quali l’argentea luna illuminava seducente le zanne delle sirene che sugli scogli, attendevano gli incauti marinai dal loro canto ammaliati. Misere pietanze per creature divine, nate e cresciute solo per attendere il giorno in cui avrebbero potuto servire allo splendore della loro magnificenza, quel che ne restava poi una volta soddisfatto l’appetito, erano tra gli scogli solo carcasse putrescenti, iniqui rimasugli di una festa del sangue senza precedenti. Quello spettacolo nascosto nelle ombre avrebbe dissacrato il comune senso del pudore di chiunque.


Nell’orrore che dietro i miei occhi si celava, invece, io iniziavo a deliziarmi.


Sentendo le sue dita sfiorare la sutura chinai la testa come un cucciolo che chiede un momento ancora le attenzioni del suo padrone, ma mordace la risposta giunse presto sulla punta della mia lingua. Sollevai per un attimo la maglia che avevo messo prima di stendermi la mattina precedente e fissandolo dritto negli occhi, sogghignai indicando il sorriso che mi aveva lasciato:” Ho visto di peggio.”

“O di meglio, se mi concedi. Mai la mano mi fu tanto fedele, nell’impegno promanato nel realizzare un’opera d’arte, Will. E tu SEI la mia opera d’arte, Will…la più riuscita.”, soggiunse Hannibal, abile diavolo avvocato di sé stesso.

Il Wendigo nascosto sotto la sua pelle, si mostrò improvvisamente ai miei sensi spalancando enormi ali di pipistrello quando la stanza d’improvviso, si era fatta d’una solida tenebra. Timide lucciole, ricordo della sua infanzia, ebbero l’ardire di addentrarsi nei meandri di quella menace stanza all’interno delle nostre memorie, ed io non avevo nulla addosso se non la vergogna di esser tanto acerbo dinanzi un simile frutto della creazione. Il desiderio pulsò sempre più forte dentro di me, e mentre la mia pelle diveniva fiamma, non potei fare a meno che stringerlo dilaniati assieme, in quell’infinito tempo, in quell’infinito spazio.

Stavo annegando nell’immenso abisso che dai suoi occhi sgorgava, e mi sentii venir meno nel mentre: sarebbe stato mio, e io sarei stato suo completamente… almeno fino a che non fossimo stati in grado, alla fine, di porre fine finalmente l’uno alle terrene sofferenze dell’altro.

Poggiandomi sul gomito destro, mi sollevai quanto fu sufficiente per poterlo guardare dritto negli occhi:
“Stringimi adesso e riposa accanto a me. Le tue elucubrazioni al momento rischiano di rivelarsi un dispendio di energie inutile, riposiamo… Ora che ho lasciato le ultime vestigia della mia umanità sui resti martoriati del Grande Drago Rosso, il rischio che Achille perda Patroclo qui è scongiurato. Anzi aspetta, mi appoggio io accanto a te, i punti devono restare dove sono, non spostarti …” dissi, mentre con un gesto colmo d’amore, mi limitai a poggiare la testa sul suo petto, accanto al cuore.
Sì, amore.
Solo col senno di poi, divenni consapevole che probabilmente non avrei mai più amato nessuno come amavo lui. Dipingevo accanto alla sua figura con gli occhi iniettati di sangue, che sventrava un uomo per poterne prendere i reni e cucinarli fiammeggiandoli col brandy, quella di un uomo affettuoso, attento, paziente, che aveva fatto di tutto per salvare la nostra piccola Abigail prima che la mia mano decidesse di armare la sua e portarlo sul viale del tradimento.
Quando i più saggi erano soliti ricordare che la strada dell’inferno è lastricata delle buone intenzioni di chi la percorre, inconsapevolmente mi hanno dedicato più di un pensiero, nella loro vita.

Avrei solo voluto non esser tanto crudele da approfittare della fiducia che Molly e suo figlio intendevano riporre nel mondo, non esser tanto meschino da ignorare completamente quella disperata richiesta di attenzione che il povero Frederick nascondeva dietro tracotanza e finta autostima mettendolo puntualmente sul cammino dell’omicida di turno; avrei solo voluto che l’illusione dell’attrazione per la Dr.Bloom avesse potuto durare per sempre o forse avrei solo voluto non esser tanto annoiato da curarmi più umanamente, di tutto ciò.

Ma il bisturi aveva appena iniziato a dissezionare il corpo sul tavolo d’acciaio, ed io non ero sicuro del fatto che quel corpo fosse realmente privo di vita.

Non che questo, iniziasse più ad avere una qualche valenza, ai miei occhi.
   
 
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